Anna – Recensione Anna
Il ritorno del vecchio Horror
Il genere horror nel campo videoludico non ha mai avuto un’evoluzione vera e propria, e spesso viene facilmente confuso con un thriller, un action, o uno sparatutto, proprio perché al giorno d’oggi grandi titoli come Resident Evil o Silent Hill ne hanno rimodellato il significato. Non è un caso dunque che il mercato non sia più in grado di soddisfare pienamente quella fetta giocatori appassionati di survival horror da brivido alla "Penumbra-Black plague" o il più recente "Amnesia" del 2010.
Arriviamo a luglio 2012. Una software house made in Italy – i Dreampainters – debuttano nel mondo videoludico con un horror in prima persona: "Anna", ambientato in un luogo che esiste per davvero: una segheria in Val d’Ayas, ai piedi del Monte Rosa. Inizialmente il titolo passa un po’ in sordina, ma in un contesto simile, "Anna" è un figliol prodigo. Rappresenta il ritorno alle origini che rispolvera la vecchia usanza con cui questo genere era solito presentarsi ai nostri schermi: la paura dell’ignoto. E luci di casa categoricamente accese.
Una storia vera. Ma vera per davvero.
Gli sviluppatori, prima di iniziare qualsiasi lavoro, si sono recati sul luogo scattando foto e raccogliendo informazioni. Il risultato è stata una fedelissima riproduzione virtuale dell’ambientazione e una storia proveniente da una leggenda che si narra da tempo in Val d’Ayas; ben inteso, una storia vera. Difatti vestiremo i panni di un professore universitario che, spinto dal ritrovamento di alcune foto misteriose, si ritroverà davanti ad una segheria abbandonata a seguito di un’amnesia. Riaffiorano i primi ricordi: una storia d’amore lontana e un nome – Anna – che comincia a riecheggiare nella mente del protagonista. Spinto dalla voglia di riportare alla luce quei fatti decideremo di entrare nella segheria, che pare sia la soluzione del mistero.
Ma per entrarvi dovremo risolvere il nostro primo enigma, e col passare del tempo capiremo che i deliri del nostro protagonista saranno la chiave per risolverne altri che per loro natura risulteranno sovente senza filo logico e a tratti frustranti. Ci capiterà spesso di dover usare l’istinto più dell’ingegno, quando in realtà si avrebbe tutto il tempo di pensare. Ma fare i conti con rumori sinistri, porte che sbattono e voci lontane improvvise portano ad azioni tanto inconsuete, quanto spaventose per le loro conseguenze. Ogni evento verrà generato in maniera casuale e – indizi a parte – tutto il resto sarà totale abbandono ad un’atmosfera ed una trama più che evocative.
Nonostante l’intreccio della storia sia in grado di far sussultare anche i più coraggiosi, essa non manca di alti e bassi. I dialoghi, così poco curati, danno l’impressione di essere solamente un elemento in più per aumentare il crescente senso di oppressione, o per portarlo al suo culmine. Anzi, a volte sono gli indizi cartacei che troveremo sparsi per la segheria che ci aiuteranno a dare un senso ad una trama sì inquietante sin dall’inizio proprio per la sua totale mancanza di punti di riferimento, ma scarna.
Aprite pure quella porta, grazie.
"Anna" si distingue dagli altri titoli del suo genere proprio per la presenza di fenomeni paranormali calati in un contesto reale. Ogni informazione, ogni oggetto che troveremo durante la nostra esplorazione verrà aggiunto ad un inventario personale che potrà essere richiamato per interagire con l’ambiente.
Come già abbiamo anticipato risolvere gli enigmi è spesso complicato, sia perché a volte si va per tentativi (o per sfinimento), sia perché il sistema di gestione dell’inventario è macchinoso, lento, a cui però ci si dovrà subito adattare.
Ad ogni modo non si cade mai nel banale; raramente le azioni saranno ripetitive o scontate, tantoché spesso si rimane bloccati. E dunque via di nuovo alla ri-esplorazione di ogni anfratto, con la speranza e la paura di trovare qualcosa in più per poi ritornare all’enigma e completarlo chiedendosi alla fine "tutto ciò con quale criterio?" Ma questa è la storia del professore, non la nostra. E siamo obbligati ad assecondare ogni sua elucubrazione mentale che nel gameplay si traduce con l’obbligo di esplorare e la voglia di andare avanti, di scoprire nonostante ci si dovrà spostare di stanza in stanza semplicemente camminando, anche quando viene voglia di correre il più lontano possibile.
"Anna" è un survival horror fino al midollo, e per questo l’unica arma che avremo in dotazione sarà la nostra forza della disperazione. Non ci serviranno pistole; avremo qualche accendino o qualche coltello che troveremo per la via per un uso solo ed esclusivamente finalizzato a completare enigmi. Enigmi, enigmi, enigmi: questo è il vero cuore del titolo. Il nostro obiettivo sarà proseguire con la forza della logica, prima che il tormento prenda possesso delle nostre azioni.
Pochi bug, tante sorprese
Graficamente "Anna" è un ottimo lavoro. Grazie anche ad una colonna sonora magistrale, le qualità tecniche del prodotto ci lasceranno spesso a bocca aperta, soprattutto in alcune parti, dove assisteremo in prima persona ad oggetti che roteano per le stanze, terremoti, tetti scoperchiati e rumori angoscianti. Insomma, anche l’aspetto tecnico si amalgama coerentemente all’armonia d’insieme che i ragazzi di Dreampainters hanno voluto dare.
Se c’è una cosa che colpisce immediatamente, è il modo in cui subiremo gli stravolgimenti paranormali dell’ambiente circostante in prima persona. Un mix di colori cangianti e pareti che spesso ci danno la percezione di avere una creatura a fianco a noi. Ovviamente non è così.
Il segreto della buona qualità grafica di "Anna" sta nella sua semplicità. Il motore grafico non richiede enormi calcoli di rielaborazione – per lo meno non come un Resident Evil – ed è più semplice concentrare tutta la potenza in quelle trasformazioni ambientali che giovano sicuramente alla trama, oltre che agli occhi del giocatore. Inoltre non sono stati trovati bug, di nessun tipo. E questo è un obiettivo importante. La qualità delle textures aiuta sicuramente la causa; sono essenziali laddove non vi è necessità di curare i particolari, ma altrettanto poco curate quando si parla di dettagli – specie nel rendering degli oggetti da mobilio.
Tutto un altro discorso quando si arriva alle famose deformazioni ambientali. Sarà il clima, sarà la componente musicale azzeccatissima sotto tutti i punti di vista (doppiaggi esclusi), sarà il panico che comincia a salire, ma quelle piccole imprecisioni scompaiono quasi totalmente, facendo spazio a scenari da brivido solo a guardarli.
L’esordio vincente di Dreampainters
"Anna" è un survival da vivere intimamente, e per questo a volte si fa fatica a rimanere razionali. Forse il motivo è dato dal fatto che qualunque giocatore decida di affrontare quest’avventura si accorgerà presto di dover far fronte a piccole inquietudini difficilmente controllabili di fronte ad un prodotto emozionale più che tecnico.
Risulta essere un prodotto che stupisce per il modo in cui trama, ambientazione, direzione artistica e tecnica vengono magicamente legate dalle note della colonna sonora, uno degli elementi più riusciti del gioco. Un eccellente debutto per i ragazzi di Dreampainters, che sono riusciti a trasportare su piattaforma una leggenda da tempo incastonata tra le silenziose rocce del Monte Rosa.