Ancestors: The Humankind Odyssey – Recensione
Chi siamo? Dove andiamo? Ma soprattutto...Da dove arriviamo? È proprio questo il senso di Ancestors: The Humankind Odyssey. Ecco la review!
Esistono giochi che puntano sullo sbalordimento visivo e giochi che puntano su di una trama complessa. Ma anche titoli che puntano sullo spingere il videogiocatore al limitare del “daydreaming”: una sorta di catalessi cosciente, un “vedo non vedo”, un continuo tuffo dal reale all”irreale. In questi casi, si parla di meta-gioco perché imprigionare queste perle nella semplice affermazione “Hey, questo è un giochino” è semplicemente un’offesa.
Ancestors: The Humankind Odyssey, è esattamente questo: una produzione non perfetta dal semplice punto di vista ludico, ma che ha comunque la forza di “sfondare” il muro che separa la finzione dalla realtà.
Ancestors: The Humankind Odyssey è un gioco d’azione in terza persona, con forti elementi survival e pseudo-ruolistici: facendoci interpretare diversi tipi di primati, ci consentirà di percorrere la cruda e ruvida storia evolutiva dell’uomo che – all’inizio – altro non è che una “scimmia un po’ più intelligente della norma” che dovrà ritagliarsi il proprio ruolo nel terribile e crudele ecosistema primordiale. Da questa manciata di parole è facile comprendere la profonda ambizione meta-ludica del gioco: l’obiettivo non è solo quello di farci giocare, ma anche di farci comprendere la difficoltà e la “magia” che ci attornia, frutto del sudore della fronte e dell’ingegno di chi è venuto prima di noi.
Il gioco, all’inizio, ci farà interpretare un ominide risalente a 10 milioni di anni fa: per farla breve, qualsiasi cosa cercherà di ucciderci. Sfruttando meccaniche non troppo dissimili dagli standard imposti da Assassin’s Creed (d’altronde, il creatore è Patrice Désilets, creatore proprio della succitata saga, N.d.R.) a livello di esplorabilità su doppia asse x/y, il nostro peloso alter-ego dovrà esplorare e saggiare con mano la natura che lo circonda, per comprendere se quel frutto o quella pianta possa essere d’aiuto o meno.
Il nostro alter-ego, oltre a potersi arrampicare e muovere con la comoda pressione di un tasto, potrà quindi esplorare e soprattutto imparare da ciò che lo circonda: ogni azione ci farà progredire in un particolare campo e ci farà “salire di livello”, seppur il gioco abbia abilmente mascherato e modificato gli standard ruolistici. Nel corso dell’esplorazione otterremo “Energia Neuronale” che ci consentirà di sbloccare via via nuove abilità: dalla comunicazione al movimento, alla capacità di costruire armi e attrezzi. Ma, l’acquisizione di questa energia sarà direttamente correlata al numero di “infanti” che avremo nella nostra tribù: infatti, nella stra-grande maggioranza del tempo, potremo scegliere di portare in spalla un piccolo della nostra tribù, che servirà da catalizzatore proprio di questa energia.
Il clan potrà poi evolversi in base ad alcuni “milestone” e eventi specifici raggiunti: l’evoluzione dipenderà dalle nostre azioni e ci consentirà di avanzare velocemente nella storia, il che ci consentirà di vivere l’evoluzione dell’uomo in altri posti e modi.
Per questo motivo, la morte in Ancestors: The Humankind Odyssey è definitiva: quando qualcuno muore è perduto e come è lecito immaginare se il clan muore, il gioco termina. La feature – per quanto non innovativa – ci metterà in un costante stato d’allerta e quindi i piccoli del clan saranno fondamentali così come sarà appunto fondamentale difenderli dalle asperità della vita primitiva. Nel gioco avremo anche facoltà di accedere a un crafting basilare e che sfrutterà la capacità del nostro alter ego di “unire i puntini”, provando in sostanza ad “alterare” componenti diversi in base alla logica: in questo modo ad esempio, potremmo produrre da un ramo d’albero, privato dei rametti, delle pseudo lance con cui affrontare alcuni pericolosi predatori, che potranno essere eliminati sfruttando degli eventi “quick time”.
La cosa, per quanto divertente, stona con l’animo tendenzialmente action del gioco che sembra “urlare” proprio un qualcosa di simile ad Assassin’s Creed. Senza contare che, lo stesso sistema di combattimento, non sarà esente da problematiche (soprattutto all’inizio in cui il tutto si ridurrà a un continuo “evento schiva schiva”). Naturalmente la componente survival del gioco si svilupperà anche in una continua ricerca di cibo e acqua, o nel ripararsi dagli agenti atmosferici piuttosto che nel dormire per recuperare le energie e nel difenderci costantemente da predatori ostici. Potremo per fortuna sfruttare le nostre capacità innate e superiori da animali, concentrandoci nell’ascolto, aguzzando la vista o affidandoci ai nostri sensi superiori da animali.
Avremo anche la capacità di farci seguire dai membri del nostro clan anche se, data un’intelligenza artificiale non particolarmente sveglia, l’opzione potrebbe divenire presto una sorta di suicidio voluto. In linea di massima, Ancestors: The Humankind Odyssey non è un gioco semplice e gli sviluppatori non ci hanno certamente agevolato. Avremo modo di sviluppare e esplorare il territorio per tutto il tempo che desidereremo ma fortunatamente capiterà piuttosto di rado un senso di disorientamento totale nonostante una strutturazione del gameplay non immediatamente intuibile o una serpeggiante sensazione di star compiendo scelte sbagliate.
Il valore aggiunto del gioco – al di là del supporto futuro che avrà e delle ipotetiche espansioni contenutistiche e che sarà fondamentale per espandere il gameplay complessivo del gioco che può diventare meccanicamente ripetitivo dopo poco tempo – è una base d’appoggio notevole per creare una community e scambiare i propri ritrovati e le proprie strategie.
Tecnicamente parlando, il gioco offrirà un comparto estetico di pregevole fattura, seppur lontano dalle produzioni tripla A. In generale Ancestors: The Humankind Odyssey ci presenterà ambienti piuttosto ricchi di dettagli e che simulano la varietà dell’ecosistema primitivo ottimamente. A livello di performance, il titolo è stato testato con un PC di fascia medio/alta, con il quale si è riusciti a giocare a in modo piuttosto fluido a tutte le principali risoluzioni, senza eccessivi cali di frame. C’è ancora, com’è lecito aspettarsi, un lavoro di ottimizzazione tecnica da fare e che, in futuro, potrebbe migliorare un comparto che è di già più che valido.
Unica nota dolente, dal peso principalmente “scenico”, è una simulazione della vita primitiva non particolarmente convincente: tutti gli esseri viventi che incontreremo daranno l’impressione d’esser “lì per noi” e non di “vivere” autonomamente.
Ancestors: The Humankind Odyssey è un action survival sui generis, il quale cercherà non solo di farci divertire, ma anche comprendere e per certi versi pensare. Una struttura di gioco un po’ troppo aperta e disorientante, unitamente ad alcuni problemi tecnici, non gli consentono però di raggiungere il voto pieno, ma di attestarsi però a una votazione sicuramente elevata.
Pro
- Un meta-gioco
- Action game con notevoli punte survival
- Estrema libertà d'azione...
Contro
- ... che produce un po' di disorientamento
- Intelligenza artificiale migliorabile
- Gameplay ripetitivo