An Everyday Story RECENSIONE
Uno degli aspetti che preferisco delle produzioni indie è la loro (relativa) libertà dalle logiche di mercato, il non avere bisogno di ostentare delle avventure che debbano infiammare e rincorrere i gusti di più utenti possibili. È in questa fascia di produzione che so di poter trovare storie dalla grande umanità che proprio per questo sono capaci di emozionarmi in modo più intimo, anche senza adoperare un impianto gameplay complesso; titoli come That Dragon, Cancer, The First Tree e molti altri.
Per questo motivo non potevo non tenere d’occhio An Everyday Story, primo titolo del team di sviluppo bergamasco Cactus Productions uscito da pochi giorni che mi ha tenuto incatenato davanti allo schermo e che si è rivelato un’esperienza intensa, pur nei suoi limiti.
An Everyday Story, ma neanche troppo
Il gioco ci mostra la storia di un uomo italo-americano, storia che egli stesso racconta con una carezzevole malinconia nella voce. Il racconto parte dalla sua infanzia e si dipana fino all’età avanzata, toccando gli eventi principali che hanno segnato la sua vita: il rapporto coi genitori, l’incontro con la sua futura moglie, la nascita del figlio…
Il racconto è nostalgico ed estremamente introspettivo, quasi una lunga confessione sulle pagine di un diario, ed è narrato con una convinzione e una credibilità di stati d’animo tali da farmi seriamente pensare che fosse tratto dalla vera storia di uno degli sviluppatori.
Le vicende del protagonista possono essere definite comuni, ma allo stesso tempo non sono banali od ordinarie. Nella loro mondanità, sono esperienze dalla forte carica emotiva che inevitabilmente mi ha portato a sentire vicino il protagonista.
Anche se gli eventi che narra sono ben diversi dal mio vissuto personale, i sentimenti che esprime hanno risuonato dentro di me con malinconico vigore, ricordandomi che persone con passati diversi possono comunque avere una connessione emotiva di fronte ai grandi temi della vita: la perdita, la dedizione, l’accettazione.
Tre frammenti di memoria
Anche se gli eventi della vita del protagonista sono al centro dell’attenzione, non è attraverso i suoi panni che avanzeremo in An Everyday Story. Prenderemo infatti il controllo di tre suoi giocattoli: un soldatino di latta, una barchetta di legno e un pipistrello origami; ciascuno è molto importante agli occhi del protagonista ed è associato a figure importanti della sua vita: il padre, la moglie e il figlio.
I giocattoli hanno ovviamente caratteristiche e capacità differenti: il soldatino di latta è quello più versato all’azione e può sparare, planare col suo paracadute e usare determinati appigli per aggrapparsi e dondolarsi col suo rampino; la barchetta di legno è più utilizzata per i puzzle ambientali ed è capace di spostare oggetti pesanti (come le porte) e tirare con la sua ancora elementi mobili; il pipistrello origami è specializzato per le sessioni platform, dato che è quello che può raggiungere le altezze più elevate saltando, è capace di planare per lunghi tratti e può appiattirsi a terra per passare sotto vari pertugi.
A livello gameplay An Everyday Story è sostanzialmente un platform-puzzle con avanzamento 2,5D, ovvero: i personaggi si muovono in ambienti tridimensionali, ma solo in senso longitudinale. Sono previsti comunque dei punti specifici in cui potersi muovere nel senso della profondità “cambiando binario” (se avete giocato a Disney’s Hercules su PS1 capirete al volo).
Ovviamente lo stile di gioco cambia abbastanza a seconda del giocattolo che controlliamo, ma in generale si tratta di completare livelli semplici ambientati in contesti casalinghi o urbani (la casa del protagonista, lo scantinato, il parco, ecc.) che non distraggono dal flusso della narrazione.
Devo dire che il level design lascia un po’ a desiderare, non tanto per la semplicità in sé, che non sarebbe un problema, ma per occasionali situazioni in cui l’organizzazione degli ambienti è poco chiara e ci si perde in un bicchiere d’acqua senza capire come andare avanti.
Il gioco inoltre presenta diversi bug che affliggono in particolar modo i livelli con la nave di legno, dove spesso mi sono ritrovato bloccato dal gioco senza possibilità di proseguire; e purtroppo l’opzione per ripartire dall’ultimo check-point non ha aiutato. L’unica soluzione è stata quella di ricominciare daccapo il livello. Fortunatamente i livelli sono piuttosto rapidi da attraversare, quindi non ho perso troppo tempo, ma quel pizzico di frustrazione e l’interruzione del flusso narrativo inevitabilmente guastano l’atmosfera.
La scatola dei giochi
L’aspetto visivo dei livelli di An Everyday Story è semplice e minimalista, e ricorda molto le produzioni dei primi anni ’90. Ovviamente la scelta estetica è dettata in prima battuta dal budget limitato dello studio, ma devo dire che l’effetto rétro si accosta sorprendentemente bene all’innocenza di quei giocattoli “di una volta” ed esalta la purezza dei sentimenti coinvolti nella narrazione.
Gli autori hanno comunque curato diversi tratti grafici collaterali che si lasciano notare piacevolmente, come gli effetti del tempo sull’aspetto dei giocattoli, o il graduale cambiamento della palette che sottolinea il passare del tempo, mostrandoci colori saturi e brillanti quando il protagonista rievoca la sua giovinezza, per divenire sempre più spenti e opachi con l’avanzare dell’età.
Tra un livello e l’altro, la storia viene rappresentata da illustrazioni disegnate a mano davvero ben fatte, che celebrano l’atmosfera genuina che la pervade, dandole un piacevole carattere da libro di favole.
Un plauso infine all’accompagnamento musicale a opera del compositore Rodrigo Noales che, senza esagerazione, è uno degli aspetti più potenti di tutto il gioco. La sua colonna sonora, placida, melanconica ma nondimeno pregna di energia, accompagna ottimamente ogni tipo di situazione, dalla più calma alla più concitata, e si accosta perfettamente alla voce narrante, esaltando in modo straordinario l’emotività di ogni attimo.
An Everyday Story è decisamente il frutto di un buon concept, anche se si mostra chiaramente imperfetto, frenato dai limiti delle risorse alla sua base. È un titolo che in alcuni momenti mi ha innervosito, incagliato nella stessa stanza per diversi minuti o bloccato da un bug. Ma è anche e soprattutto un titolo che mi ha fatto riflettere sul valore dei ricordi e della famiglia, sulla transitorietà della vita, accompagnandomi per mano ai titoli di coda con un nodo alla gola e gli occhi umidi. E questo dovrebbe parlare da sé.
Un'esperienza emotiva imperfetta, ma potente
Pro
- Narrazione emotiva e coinvolgente
- Eccezionale accompagnamento musicale
- Illustrazioni a mano molto ispirate
Contro
- Qualche incertezza di level design
- Diversi bug