Aliens vs. Predator – Recensione Aliens vs. Predator

Tra il 1986 e il 1987 approdavano nei cinema di tutto il mondo due film che avrebbero scritto la storia dei fanta-horror di fine anni Ottanta: parliamo naturalmente di Aliens – il secondo capitolo della saga, diretto da un certo James Cameron – e Predator – uno dei primi film a in cui si poteva vedere Schwarzenegger indossare i panni del supersoldato che l’avrebbe reso famoso in molte altre pellicole future. Negli stessi anni Rebellion sviluppava uno dei primi giochi su Predator. Con il passare del tempo gli universi di Aliens e Predator si sono evoluti e si sono incontrati, generando film e serie a fumetti in cui si è abbondantemente approfondita la conoscenza delle due razze e dell’antico legame che le rende destinate a sanguinosi scontri dall’alba dei tempi. Fa piacere scoprire che, dopo più di un decennio, è sempre Rebellion – con alle spalle un colosso come SEGA – a portare alieni e predatori sulle consolle di nuova generazione. Il risultato è uno sparatutto in prima persona con qualche acciacco grafico ma godibile, che farà la gioia di tutti i fan di lunga data.

 

Tra Aliens, Predator e Marines la bolgia è garantita!

 

 

Tre personaggi, una storia

Come nelle precedenti produzioni per Pc, anche in questo Aliens Vs. Predator impersoneremo tre razze: un povero novellino appena reclutato nei marines coloniali, un coriaceo lucertolone alieno che proprio non vuole fare la cavia da laboratorio, e un predatore tanto potente quanto letale.

La trama alla base della vicenda narrata nel gioco è abbastanza scarna e priva di grossi colpi di scena, e si rifà più ai vecchi fumetti che ai blockbuster cinematografici dedicati alla serie: i Predator, come al solito, girano per lo spazio seminando uova di alieno sui vari pianeti, per poi combatterli e mettere alla prova il loro valore di cacciatori. La situazione degenera quando le pericolose uova finiscono su un pianeta popolato da esseri umani: invece di scappare a gambe levate come il buon senso suggerirebbe, i nostri pronipoti iniziano a condurre esperimenti genetici sugli Aliens. Naturalmente questo non sarebbe un fanta-horror se le cose non peggiorassero irrimediabilmente, e quando questo accadrà avremo la possibilità di visitare le varie ambientazioni del gioco impersonando i tre protagonisti principali, assistendo così all’evolversi della vicenda dai loro punti di vista diametralmente opposti.

L’avventura è suddivisa in vari livelli per ogni personaggio. Alla fine di ogni livello è possibile decidere se continuare con la stessa razza o giocare il prossimo livello con una delle altre due. Il nostro consiglio tuttavia è quello di completare le tre campagne nell’ordine suggerito dal gioco (Marine, Alien e infine Predator), per godersi meglio la storia e per assaporare il senso di potere che si prova a comandare creature sempre più forti e letali.

 

Nei panni del marine ci vogliono parecchi colpi per abbattere un alien… figuratevi per il Predator!

 

 

Tre personaggi, tre stili

Se la vicenda è uguale per tutti, assolutamente differente è il modo con cui questa verrà vissuta nei panni dei tre diversi personaggi controllabili: nei panni del marine il compito principale sarà portare a casa la pelle, magari senza farsi infettare dai cucciolotti alieni che cercano in ogni momento di farci ingoiare un loro futuro simile; come Alien, avremo il compito di fuggire dal laboratorio nel quale gli scienziati ci hanno rinchiuso, combattendo i soldati e i Predator che ci danno la caccia; nei panni di questo, infine, la missione consisterà nel dare la caccia agli alieni, facendo a pezzi gli eventuali marines che nel frattempo avranno la faccia tosta di intralciare il nostro cammino.

Tutti e tre i protagonisti si comandano con la visuale in prima persona classica degli sparatutto, con la telecamera ad inquadrare le mani (o gli artigli) del personaggio. Naturalmente in base alla razza cambierà radicalmente l’approccio all’ambiente di gioco, così come le azioni che sarà possibile svolgere: il marine potrà, e dovrà, fare affidamento solo sull’arsenale bellico a sua disposizione, che per sua fortuna gli garantirà una buona potenza di fuoco grazie anche ad armi futuristiche in grado di individuare la presenza dei nemici nascosti. L’alieno si limiterà, si fa per dire, al combattimento corpo a corpo usando gli artigli e l’affilatissima coda, e avrà dalla sua un’agilità fuori dal comune grazie alla quale sarà possibile arrampicarsi sulle pareti, correre sui soffitti, nascondersi nell’ombra e piombare dal nulla sugli ignari nemici. Nei panni del nero lucertolone potremo disporre anche di un sesto senso in grado di indicarci le vie di fuga o le strade percorribili, molto utile quando si tratterà di sgusciare tra gli stretti condotti dell’aria delle costruzioni umane. Per quanto riguarda il Predator, infine, è il personaggio che più ci farà sentire onnipotenti: marines e alieni avranno ben poche speranze contro la sua tecnologia e le sue doti atletiche, che gli permetteranno di rendersi invisibile e di colpire improvvisamente con precisione chirurgica e potenza inaudita.

 

Il Predator è senza dubbio il personaggio più letale del trio di protagonisti del gioco

 

 

Tre personaggi, una colonna sonora (da oscar)

Sorprendente anche il comparto audio, che colpisce per intensità e pathos, accompagnando l’azione del giocatore con una colonna sonora degna dei colossal hollywodiani ai quali AvsP si ispira. Non stiamo parlando di particolari effetti dinamici che variano in base alle azioni intraprese ma solo di un sottofondo che, nella sua semplicità, è in grado di riportare alla mente la sensazione di suspance claustrofobica tipica dei primi Alien: violini che stridono, improvvisi squilli di trombe e terrorizzanti tappeti di archi, accompagnati da una sinfonia di urla aliene in lontananza capace di far salire qualche brivido su per la schiena anche ai marines più coraggiosi.

 

 

Soprattutto nei panni del marine, gli alieni che attaccano in gruppo danno filo da torcere

 

Tre personaggi, una brutale bolgia online

Il titolo Rebellion si merita anche due righe volte a sottolinearne la bontà dell’online: fino a 18 giocatori possono sfidarsi contemporaneamente in una moltitudine di sfide differenti, alcune più classiche e altre maggiormente legate alle specificità dei personaggi. Sono presenti, a titolo di esempio, una modalità in cui un solo giocatore impersona un Predator e va a caccia degli altri giocatori-marine; o ancora, particolarmente interessante una opzione in cui i giocatori che impersonano gli Aliens devono infettare (tramite il solito schifoso insettone dalle lunghe zampe) tutti gli altri giocatori umani. La forza del multiplayer di AvsP è insomma insita nelle potenzialità delle tre diverse razze da impersonare: ogni giocatore potrà scegliere il suo personaggio sulla base della strategia da intraprendere, e butttarsi allo sbaraglio con il mitra spianato, attaccare dall’alto e dalla lunga distanza con artigli e coda affilata, o affondare colpi mortali con un predatore reso (temporanamente) invisibile dai sui congegni high-tech.

Avendo già discusso ampiamente la gestione dell’online di questo titolo in sede di Hands On risalente a Gennaio vi rimandiamo all’articolo per maggiori dettagli: Il multiplayer di Aliens vs Predator.

 

 

Quando si impersonano gli Aliens, quei poveri marines coloniali indifesi fanno quasi pena…

  

Sparatutto vecchio stile

Fin qui tutto bene, purchè siate fan sfegatati degli improbabili alieni e dei loro violenti cacciatori. Sì, perchè guardando ad Aliens Vs. Predator come a un semplice sparatuttto in prima persona si scopre come il suo essere "vecchio stile" non si riveli del tutto un punto di forza: ogni aspetto del gioco sa infatti di già visto, catapultandoci in situazioni che ricalcano i cliché del genere senza mai aggiungere qualche novità. Soprattutto nei panni del marine coloniale, più e più volte la mente ritorna alle atmosfere horror di Doom 3: dopo qualche sezione al buio, con solo una torcia a profondità ad illuminare il cammino, è facile scambiare un alieno per un Hell’s Knight tanto le ambientazioni dei due giochi si assomigliano. Questo non è necessariamente da considerarsi un limite: come si diceva più sopra i fan della serie adoreranno le atmosfere cupe e claustrofobiche tipiche dei loro film preferiti. Allo stesso tempo, però, chi è in cerca di uno shooter di alto livello rimarrà deluso trovandosi di fronte a un buon prodotto, che non riesce però a distinguersi dalla massa con una qualche caratteristica di innovazione.

Probabilmente è il comparto grafico il più grave tallone d’achille di questo sparatutto: scene intense e inquadrature particolarmente ispirate si alternano con interni monotoni e privi di spunti interessanti (soprattutto per quanto riguarda la campagna dell’alieno) e bisogna ammettere che l’impatto generale – dalle texture alle animazioni, passando per l’interazione con gli scenari di gioco – meritavano sicuramente una maggiore cura da parte degli sviluppatori. Per essere un gioco del 2010, infatti, AvsP non regge il confronto con gli FPS di maggior spessore usciti negli ultimi 12 mesi, e questa può rivelarsi una grave mancanza per chi, nei prodotti next-gen, ricerca anche una fedele riproduzione di un mondo vivo e credibile.

 

 

I marines non sono certo avvantaggiati contro alieni e predatori…

 

 

For fans only?

Non necessariamente. Chi cerca un gioco visivamente spettacolare dovrà guardare altrove, tenendo comunque presente che AvsP non è da buttare semplicemente perchè il suo comparto tecnico non è al passo coi tempi: impersonare i tre personaggi dona un buon livello di differenziazione al gameplay, e benchè le fasi nei panni dell’alieno siano un po’ ripetitive, la possibilità di scegliere con quale protagonista proseguire alla fine di ogni livello tiene alta la tensione e lontano la noia. Se siete fan dei film di Ridley Scott, James Cameron e soci, sicuramente questo shooter vi terrà compagnia per molte serate, durante le quali potrete impersonare la vostra razza preferita anche in battaglie online con (o contro) altri appassionati come voi. Se al contrario siete solamente alla ricerca una sana dose di piombo volante, adrenalina e pallottole fischianti. Dopo le dieci ore abbondanti necessarie a finire la modalità single player, potreste non avere più interesse a inserire nuovamente il disco nella console. AvsP resta comunque una buona alternativa ai tanti altri sparatutto presenti sul mercato, e i suoi personaggi da soli sono in grado di caricarlo di quel carisma che manca in molti shooter recenti e non.

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