Alien: Isolation – Recensione Switch
Che cosa hanno in comune Ridley Scott, James Cameron, David Fincher e Jean-Pierre Jeunet? Sono registi consacranti nell’Olimpo Hollywoodiano e hanno tutti diretto un capitolo di una delle serie di fantascienza migliori mai girate: stiamo parlando della saga di Alien. Prima che i sofisti del genere storcano il naso vogliamo precisare che in effetti la specie aliena dal sangue acido è presente anche in altri titoli ma, tolti i crossover con un altro alieno predatore e un capitolo decisamente più odierno e retrospettivo, possiamo affermare che la vera natura di quest’opera affonda le radici nella quadrilogia uscita dal 1979 al 1997.
È infatti qui che la storia della fantascienza viene scritta, o meglio riscritta, andando a impattare fortemente nell’immaginario collettivo di milioni di persone. Tutti sanno chi è Alien, come nasce dalle viscere dell’ospite che infetta e come sia in grado di essere letale: in particolare il primo e il secondo capitolo della serie – Alien e Aliens: Scontro Finale – hanno infestato i sogni di generazioni intere.
Data l’angoscia, l’ansia e il costante senso di paura che accompagna il giocatore, sono a nostro avviso sono questi i film a cui il titolo fanta-horror che andremo a recensire oggi maggiormente si ispira. Parliamo di Alien: Isolation, creato da The Creative Assembly e Feral Interactive, pubblicato da Sega nel 2014 per PlayStation 3, PlayStation 4, Xbox One, Xbox 360 e Steam e che oggi approda in un magnifico porting su Nintendo Switch.
Parla Ripley, unica superstite del Nostromo [Ripley]
Contestualizzando Alien: Isolation diciamo subito che è cronologicamente ambientato nell’anno 2137, circa a metà strada tra Alien e Aliens – Scontro finale, e noi vestiremo i panni di Amanda Ripley (cognome familiare? N.d.R.), all’interno della stazione spaziale Sevastopol. Il nostro scopo, all’inizio almeno, è recuperare la scatola nera della Nostromo al fine di sapere che fine ha fatto la maggior parte dell’equipaggio, nostra madre compresa. Da qui a scoprire che la causa dello sterminio dello staff di bordo è uno xenomorfo il passo è breve. Così prende vita una delle più angoscianti avventure fanta-horror a cui abbiate mai giocato.
L’azione si svolge nei meandri della classica stazione orbitante, strutturata magistralmente progettata su più livelli ed estremamente caratterizzata dall’impronta lasciata dalle opere cinematografiche.
Ripley dovrà esplorare il complesso della Sevastopol seguendo step prestabiliti più o meno chiari, al fine di raggiungere obiettivi che passo dopo passo la guideranno nella sua avventura. Grazie alla mano sapiente degli sviluppatori il livello di tensione è mantenuto costantemente alto e la sensazione d’ansia che costringe il giocatore a stare sempre attento diventa il mood di tutta l’avventura. Oltretutto i pericoli hanno forme svariate e, benché sia chiaro quale sia la minaccia maggiore, non pensate che sia l’unica. Svariati NPC, artificiali o meno, condiranno l’avventura con una spietatezza agghiacciante e con la determinazione che solo un audace IA sa avere.
Risulta facile abituarsi a un equipaggio ostile e agguerrito facendo l’errore di pensare che sia lui il nemico, mentre l’oscura e aliena creatura attende al buio di assaporare la sua preda. Ma la presenza aliena ci osserva nell’ombra e ci sorprende sempre nei momenti più inaspettati: degna ciliegina sulla torta che completa un quadro horror davvero ben realizzato. A questo proposito dobbiamo ammirare come il mostro creato con la collaborazione di Carlo Rambaldi abbia la magnifica caratteristica di restare terrificante a dispetto del tempo che passa. Date le sue caratteristiche fisiche di mimetismo, la sua capacità strategica e il suo aspetto terrificante (senza contare il sangue composto di acido molecolare), anche a distanza di quarant’anni fa venire i brividi ad ogni apparizione, persino quando, affrontando una seconda run, sappiamo benissimo quando e dove farà la sua comparsa.
Mio Dio… Che diavolo è quello? [Dallas]
Una delle caratteristiche maggiormente apprezzabili di Alien: Isolation è il momento della caccia. Una volta incrociato l’alieno, ed essendo lui praticamente invulnerabile, dovremo fare di tutto per riuscire a non farci intercettare e sfuggire ai suoi artigli. Dovremo craftare oggetti e sfurttare l’ambiente per intrappolare momentaneamente l’alieno e fargli perdere le nostre tracce. Lo xenomorfo utilizzerà i sensi, le doti atletiche e le capacità di mimetismo per tracciare la nostra presenza e, con un’intelligenza artificiale che si adatta ai nostri schemi, riuscirà immancabilmente a metterci in difficoltà. Impagabili sono i momenti in cui avvisteremo l’alieno in campo aperto: smetterete di respirare in automatico quasi aveste paura che l’Alien nel videogame vi possa sentire, il cuore vi batterà più velocemente e le mani si muoveranno frenetiche sul pad alla ricerca di un nascondiglio… “Merda, mi ha visto. Scappa!”.
Non poteva inoltre mancare l’iconico sensore di movimento che con il suo bip bip aumenta l’ansia ogni volta che viene estratto per controllare ciò a prima vista sfugge: il focus si può alternare con la pressione di un tasto mandando in evidenza una volta il sensore e una volta l’ambiente circostante. Ma, per quanto iconica, questa feature non basta: dovrete necessariamente aguzzare vista e udito se vorrete arrivare preparati allo scontro con il nemico, senza mai perdere di vista le uscite e mantenendo le distanze, pena una morte rapida ma non di certo indolore.
Vengono fuori dalle pareti! Vengono fuori dalle fottute pareti! [Hudson]
Abbiamo spiegato come l’opzione del confronto diretto non sia un metodo di approccio funzionale, ma neanche la fuga pura e semplice si rivela efficace. Alien: Isolation mette a disposizione degli escamotage che consistono in un sistema di crafting di medikit e attrezzature volte tanto a ripristinare la salute quanto a mettere in difficoltà l’alieno indesiderato. Il gameplay diventa quindi più di genere contemplativo con un accento sulla strategia volta al non distrarsi e allo studio dell’ambiente e della mappa. Occorre avere la situazione sotto controllo e aspettarsi di tutto mentre, Joy-Con alla mano, si esplora la struttura offerta dalla Sevastopol.
Per quanto vi siano armi a disposizione e nemici – androidi e non – da tenere a bada, se propendete per un genere di FPS a confronto diretto con la minaccia o se vi aspettate un horror in stile Silent Hill probabilmente Alien: Isolation non fa per voi. Ma se siete un amante della serie o dell’horror più puro e fine allora questo titolo non potrà che conquistarvi. Calma, attenzione e ragionamento sono tutto quello che vi serve per uscire indenni dalla nave, e in ogni caso vi consigliamo di non dare mai per scontata l’IA, incredibilmente attenta all’ambiente e alle forme di vita che lo popolano.
Siete sull’ascensore per l’inferno… In discesa! [Hudson]
Parlando della trasposizione su Nintendo Switch potremmo definire Alien: Isolation come un esempio da seguire per tutti. Il lavoro è stato magistralmente trasposto al punto che possiamo serenamente affermare che il risultato finale sia migliore sulla neonata di casa Nintendo che sull’ammiraglia Sony. Un frame rate più stabile (che tentenna davvero poco anche nelle fasi più concitate) e una pulizia del dettaglio grafico si notano sia sul grande schermo sia quando la console viene utilizzata in modalità portatile. Modelli e ambienti non risentono minimamente della conversione che, a dire il vero, si può notare solo sulla gestione delle ombre in quello che viene definito Ambient Occlusion e cioè quella tecnica di ombreggiatura che considera l’ambiente stesso come fonte di luce, andando a dare un maggior senso di realtà sulle superfici più lontane.
Queste lievi pecche non solo non incidono minimamente sul risultato finale e possono essere notate solo se, con occhio critico e competente, andrete a cercare l’errore magari confrontando le varie versioni contemporaneamente. Neanche il prezzo, forse un po’ alto per un titolo uscito nel 2014, riesce a minare le emozioni e il godimento che Alien: Isolation offre al giocatore.
Alien: Isolation per Nintendo Switch comprende anche i DLC Nostromo Edition e Ripley Edition che contengono due modalità aggiuntive. Il primo da la possibilità ai cinefili di godere dell’equipaggio originale della Nostromo in una chicca per intenditori; il secondo permette al giocatore di impersonare Ellen Ripley nella sua fuga verso la salvezza dopo aver innescato l’autodistruzione della Nostromo. A questo proposito diventa impossibile non citare la frase più iconica e conosciuta di Ellen Ripley utilizzata tra l’altro come incipit di Alien: Isolation:
“Rapporto finale del veicolo spaziale Nostromo, da parte del terzo ufficiale. Gli altri componenti dell’equipaggio Kane, Lambert, Parker, Brett, Ash e il comandante Dallas sono morti. Carico e nave sono distrutti. Dovrei giungere alla frontiera tra sei settimane. Se sono fortunata la sorveglianza mi porterà in salvo. Parla Ripley, unica superstite del Nostromo. Passo e chiudo.”
Completa il pacchetto la modalità sopravvivenza che mette il giocatore di fronte a sfide di difficoltà crescente.
Alien: Isolation è un piccolo capolavoro di horror fantascientifico prodotto da The Creative Assembly e Feral Interactive e pubblicato da SEGA che conquistò milioni di gamers nel 2014 quando usci per PlayStation 3, PlayStation 4, Xbox One, Xbox 360 e Steam. Oggi sbarca su Nintendo Switch grazie a un porting ottimamente realizzato e quasi totalmente esente da pecche. La capacità di mantenere un livello di ansia e paura costante, unito a un’atmosfera che strizza fortemente l’occhio ai capolavori del cinema, offrono ore di puro godimento. Un’avventura da non perdere da oggi anche sul piccolo schermo di Nintendo Switch.
Pro
- Character design di livelli e personaggi perfettamente in linea con la serie cinematografica
- Livello di ansia e paura ai massimi storici
- Gameplay funzionale ed efficace
- Colonna sonora adatta al contesto
- I DLC sono tutti inclusi
- Porting perfettamente realizzato…
Contro
- … al netto di qualche imperfezione nella gestione delle ombre
- Il prezzo poteva essere leggermente più contenuto