Alfred Hitchcock’s Vertigo – Recensione

Recensito su PlayStation 5

La verità a volte è peggio della follia, o almeno questo è quanto vuole dimostrarci Alfred Hitchcock’s Vertigo, thriller psicologico disponibile su PC, Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X|S. Non aspettarti una trasposizione videoludica del film del ’58 con Kim Novak e James Stewart, quanto piuttosto una traslazione del suo mood e di alcuni dei suoi aspetti tematici: ossessione, manipolazione, follia, intrigo, ma soprattutto l’oscurità del nostro subsconscio, tutti elementi che Pendulo Studios, il team di sviluppo dietro il gioco, ha tentato di sublimare a “contenuto videoludico”.

Ci saranno riusciti? Vediamolo insieme.

Ed Miller è uno scrittore che conosciamo in uno dei suoi momenti peggiori: sul bordo di un dirupo, c’è la sua macchina capovolta e distrutta in fondo al Brody Canyon, vuota, ma che a detta di Ed conteneva sua moglie Faye e sua figlia Jenny. Traumatizzato dall’evento, inizia a soffrire intensamente di vertigini, fino a diventare incapace di scendere dal letto. Da qui parte il nostro intervento, che si svolgerà, nelle successive 10 ore, attraverso diversi personaggi e diverse parentesi temporali. Le interazioni sono le classiche da gioco Telltale o simili, quindi si indaga sugli oggetti presenti nell’environment, si affrontano dei piccoli QTE praticamente impossibili da fallire, e si sceglie come rispondere e comportarsi nei vari confronti dialettici con gli avatar digitali che popolano la storia raccontata da Alfred Hitchcock’s Vertigo. Un aspetto interessante di queste meccaniche, o almeno della loro applicazione nel contesto di questo gioco, è la totale assenza di conseguenze drastiche (o artificiosamente tali) rispetto a cosa decideremo di dire durante i dialoghi, però non si percepisce affatto il peso dell’assenza di questa “consequenzialità”, quanto piuttosto si rimane ben saldi nel ruolo di spettatori giocanti rispetto all’ottovolante narrativo offerto dal titolo, con la cintura ben allacciata.

Alfred Hitchcock's Vertigo

Per quanto la prima impressione tecnica non possa essere eccelsa, con qualche calo di framerate e una narrazione che inizia in media res, ci vuole davvero poco per capire che, con Alfred Hitchcock’s Vertigo, siamo di fronte ad un prodotto che mostra cura tecnica: non in tutti gli aspetti – come si può forse notare dalle animazioni facciali che risultano costantemente intrappolate in un range che va dall’ok all’inquietantemente esagerate – ma in molto del resto c’è una competenza formale che ho davvero apprezzato. Le movenze dei personaggi, il modo in cui interagiscono con l’ambiente e con i comprimari, il doppiaggio: tutto è ben fatto e coinvolge anche quando la storia, e capita un paio di volte, si affossa leggermente. Giusto per fare un paragone e per precisare, mi sono comunque trovato molto più immerso in ciò che accadeva davanti a me in Alfred Hitchcock’s Vertigo che nei momenti più bassi delle avventure meno riuscite di Telltale Games e simili.

Alfred Hitchcock's Vertigo

È un traguardo per nulla scontato da raggiungere, tanto da spingermi a finire il gioco in solo un paio di sessioni, però ci tengo a riportarti il contrasto straniante fra la qualità dei modelli dei personaggi e il modo piuttosto strano con il quale le loro espressioni facciali sono animate, e lo faccio immaginando il potenziale raggiungibile dal team nel momento in cui si potrà dedicare più cura (o semplicemente più risorse) verso questo aspetto in particolare.

Se il senso di straniamento della narrativa e il contrasto tecnico di cui ti ho parlato mettono chi gioca nel mindset giusto per affrontare le tortuosità psicologiche offerte da Alfred Hitchcock’s Vertigo, a mio parere la proverbiale ciliegina sulla torta la mette la colonna sonora, immersiva sin da subito e che riesce, senza apparente sforzo, non solo a rendere omaggio all’opera originale (anche se non ricordo la presenza di fiati nella soundtrack originale del film) ma anche a costruire una sorta di identità di genere per quello che è, a tutti gli effetti, uno dei pochi veri esponenti del thriller psicologico videoludico.

Alfred Hitchcock's Vertigo

A mio parere infatti il genere thriller, molto comune nei film, nel contesto videogioco trova il suo posto più nei corridoi emotivi dell’horror che in quelli prettamente action. Il ritmo dell’opera è, proprio per questo motivo, incostante, e questa apparente debolezza narrativa sembra dovuta proprio alla sua intensa intenzione di tradurre il genere del film al quale si ispira, senza troppo adattarsi a limiti o regole dettate dal medium di destinazione. Peccato che i loop musicali non siano associati a ciò che sta succedendo o alle nostre azioni momento per momento, e la cosa risulta in più di qualche crescendo musicale che però non corrisponde a nessun evento particolarmente straripante di pathos a schermo. È sempre piuttosto ilare, però, questo glielo devo concedere.

Alfred Hitchcock's Vertigo

Avendo appena riguardato il film originale, mi viene quasi da dire che Alfred Hitchcock’s Vertigo rispetta fin troppo i ritmi dell’originale, con la rivelazione più grande posizionata a circa 2/3 dell’opera e il resto dei minuti dedicato alle ripercussioni sui personaggi di questo inaspettato cambio di paradigma o, nella maggior parte dei casi, all’attesa che anche i protagonisti della vicenda si mettano al pari con quello che sta succedendo attorno a loro. Sono molti i tempi morti ai quali assisterai, nei quali i personaggi sembrano quasi fermarsi a pensare a cosa devono fare o alla battuta da recitare, ma sembrano sempre giustificati da tempi recitativi cinematografici e da un ritmo che, di nuovo, non accetta i compromessi dell’essere videogioco.

Alfred Hitchcock's Vertigo

Se le meccaniche di esplorazione e interazione con l’ambiente sono tradizionali e non presentano mai veri ostacoli al godimento fluido e senza intoppi dell’avventura, è interessante l’inserimento di sedute di psicoterapia e ipnosi al quale Ed Miller si sottopone nel tentativo di guarire dal male mentale che lo affligge: in questi momenti, infatti, verremo prima di tutto portati a rivivere quello che il malandato Ed si ricorda di quei particolari eventi per poi indagare, tramite l’ipnosi, su quello che veramente è accaduto senza la contaminazione di quello che, volente o nolente, Ed ha rimosso, alterato o costruito attorno alla “vera” verità. È affascinante vedere come, soprattutto nel caso di traumi importanti, il nostro cervello e le nostre memorie siano in grado di mascherare il dolore, psicologico e fisico, per… beh, per permetterci di sopravvivere con una minima parvenza di sanità mentale, e credo che Alfred Hitchcock’s Vertigo sia una buona, per quanto carica di dramma, rappresentazione delle bugie che ci raccontiamo e dei ricordi costruiti di cui spesso popoliamo la nostra memoria.

Alfred Hitchcock's Vertigo

Un elemento sul quale sono sicuro si potesse fare di più è la UI: l’interfaccia è spesso troppo piccola per poter essere consultata senza strabuzzare gli occhi, e sembra non adattata (e adatta) a schermi grandi; se i menu e le scelte di dialogo sono leggibili, pur con un font assolutamente non reader-friendly, l’interfaccia che appare a schermo quando si consulta il telefono, magari per rispondere ad un messaggio che il nostro alter-ego ha appena ricevuto, è ai limiti dell’illeggibile. Purtroppo anche il sincrono audio-video non è perfetto, con un paio di situazioni molto evidenti di labiali imprecisi e alcune battute che vengono dette da perfetti ventriloqui.

[ndr: ci tengo a farti sapere che il gioco tratta di argomenti piuttosto maturi come l’utilizzo di psicofarmaci, suicidio, depressione e schizofrenia, quindi, se sono argomenti verso i quali sei sensibile o che potrebbero urtare la tua sensibilità, ti consiglio di valutare bene l’acquisto.]


Alfred Hitchcock’s Vertigo è un titolo che si prefigge un compito ben preciso, quello di prendere ciò che rende il genere cinematografico thriller ciò che è, e trasportarlo, senza troppi compromessi, al videogioco: questa scelta è chiara ed espressa in molti diversi aspetti del gioco, dalla cura nella creazione dei modelli a come questi si muovono nell’ambiente, anche se la mimica facciale non è costantemente all’altezza del resto. La storia si svolge con diverse sorprese, e il cambio di paradigma a due terzi dell’avventura, stranamente, non conduce al tipico apex drammatico finale quanto piuttosto alla comprensione e all’adattamento dei personaggi a questa nuova realtà. Per quanto la UI e un sincrono audio-video non sempre all’altezza possano far storcere il naso qui e lì, Alfred Hitchcock’s Vertigo è un gioco assolutamente da provare, anche solo per la sensazione di “esperimento” che restituisce e per la libertà che si percepisce nel poter prendere scelta senza le drastiche conseguenze alle quali i titoli Telltale e altri ci hanno abituato.

8

Pro

  • Un'esperimento interessante e che si percepisce "nuovo" in molti aspetti
  • La soundtrack è immersiva
  • I modelli sono ben fatti...

Contro

  • ...anche se le loro animazioni facciali a volte sono inquietantemente ridicole
  • Sonoro e ciò che avviene a schermo non coincidono sempre
Vai alla scheda di Alfred Hitchcock: Vertigo
Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento