Albedo: Eyes From Outer Space
Il mondo videoludico, in gran parte, ruota ormai intorno a un unico scopo: fare soldi, guadagnare a ogni costo. Da interi spezzoni di titoli videoludici tolti all’ultimo momento solo per essere venduti a parte come dlc (Downloadable Content), al survival horror snaturato delle sue atmosfere e trasformato in uno sparatutto solo per adeguarsi al mercato (un esempio su tutti: Dead Space 3), fino ai continui remake di vecchi titoli.
Tutto, o quasi, sembra muoversi solo per trarne il maggior profitto economico, spesso a danno dell’originalità, della giocabilità e della varietà. Per fortuna vi sono anche meravigliose eccezioni alla regola: dagli sviluppatori che rimangono fedeli alla loro filosofia iniziale, mantenendola per intere saghe (vedi la From Software) fino ad arrivare a piccoli sviluppatori, talvolta una sola persona, che popolano la scena indie con titoli videoludici spesso superiori, per cura e design, a titoli ben più famosi.
Fabrizio Zagaglia è uno di questi: erede diretto della romantica figura del programmatore che, negli ormai mitici anni ’80, si rinchiudeva nella sua stanza armato di Commodore 64 o Amiga 500 per creare da solo un intero titolo videoludico (per dirne una, il mitico Turrican fu opera del solo Manfred Trenz), questo talentuoso programmatore italiano ci dimostra che un buon prodotto videoludico non si limita solo alle megaproduzioni videoludiche da milioni di dollari.
Dotato di una mole considerevole di talento, sorretta da molta, molta pazienza (i primi progetti di questo suo lavoro, chiamato «Longy», risalgono ai primi anni del 2000) Zagaglia ci dona questa piccola perla videoludica di Albedo: Eyes From Outer Space. Disponibile su piattaforma Steam grazie al distributore Merge games, ma in programmazione anche per Xbox One e PlayStation 4, Albedo è sviluppato dalla Z4GO (lo stesso Zagaglia) in collaborazione con la IV Production di Ivan Venturi, e rimescola in modo intelligente meccaniche adventure ed elementi tipici degli FPS (First Person Shooter).
Alieni anni ’60
La trama di Albedo: Eyes From Outer Space si svolge nel 2063, ma si ispira alle atmosfere della fantascienza di un secolo prima, ai mitici film anni ’60 con alieni dagli occhi enormi, scienziati folli ed eroi muscolosi, ma il protagonista è quanto di più lontano ci sia dagli stereotipi dell’eroe cinematografico.Guardiano notturno di un capannone situato in aperta campagna, il nostro Longy (sì, è il titolo che Zagaglia diede inizialmente alla sua opera videoludica) sembra avere il lavoro più tranquillo del mondo. D’altra parte cosa potrebbe accadere in un anonimo casale immerso nel verde? Peccato che la struttura sia la sede segreta per effettuare esperimenti sullo spazio-tempo, finanziati dalla misteriosa azienda Jupiter. Difficilmente certi esperimenti possono proseguire a lungo senza incidenti, ed è proprio in una serata inizialmente tranquilla che l’ignaro Longy si trova coinvolto in un’esplosione.
Ripresa conoscenza, il nostro guardiano si ritrova, suo malgrado, nel laboratorio ormai devastato e, a quanto pare, infestato da creature decisamente poco amichevoli.
Nonostante il canovaccio si ispiri a una cinematografia stile anni ’60 che oggi sembrerebbe piuttosto ingenua, le atmosfere di Albedo risultano piuttosto inquietanti, donando al titolo uno stile da survival horror decisamente riuscito, anche se la trama generale risulta poco approfondita, quasi un pretesto per introdurre ai numerosi e enigmi e agli interessanti combattimenti.
Tra Duke Nukem e Myst
Quello della giocabilità e degli enigmi di Albedo: Eyes From Outer Space rappresenta il lato meglio riuscito del prodotto, e testimonia l’abilità e la passione dello sviluppatore che si notano già dal menù iniziale, decisamente ispirato e gradevole. In mezzo a una mole di opzioni praticamente completa, che va dalla selezione delle lingue audio ai sottotitoli (in parte realizzati dalla comunità di utenti durante la fase di rilascio anticipato del titolo) fino alla calibrazione di numerosi opzioni grafiche, troveremo anche un comodo e completo manuale interattivo e la possibilità di scegliere il livello di difficoltà. Opzione, questa, che modificherà molti parametri della nostra avventura, e che potrà essere regolata in modi differenti per la parte action e per quella degli enigmi.
Il sistema di controllo si rivela poi un piacevole ibrido tra i classici schemi da FPS, in cui ci si muove con la tastiera del pc e si sposta la visuale con il mouse, e le migliori meccaniche degli adventure, con tanto di icone contestuali e inventario. I vari comandi risultano completi e bene impostati, permettendo di eseguire un notevole numero di azioni in modo abbastanza sciolto e intuitivo.
Ma, nonostante la presenza di elementi tipici degli FPS divertenti e ben inseriti nel contesto, è il lato adventure a rappresentare la colonna portante del titolo. Inizialmente limitati alla sola stanza in cui ci troviamo, gli enigmi richiederanno presto di spostarsi tra le varie ambientazioni del laboratorio, richiedendo più di uno sforzo mentale per essere risolti. Ogni stanza, infatti, rappresenta un vero scrigno di enigmi spesso geniali, che vanno ben oltre il semplice (e abusato) «usa l’oggetto A nel punto B», e coinvolgono puzzle, enigmi ambientali, la gestione degli attacchi nemici (alcuni degli avversari possono essere distratti lasciando loro del cibo) e persino l’utilizzo di un geniale oggetto che permette di vedere nel futuro (più o meno prossimo, a seconda del livello di difficoltà selezionato). Il lato prettamente avventuroso del titolo, quindi, risulta ottimamente curato e piacevole, e coinvolgerà anche gli avventurieri più esperti.
Unica nota solo leggermente stonata: i controlli funzionano bene nelle fasi normali, ma appena la situazione richiede di essere più veloci e reattivi (come in presenza di enigmi a tempo) si fatica un poco a gestire velocemente l’ibrido di comandi FPS e adventure. Nulla di serio: una volta imparate a memoria le funzioni delle varie icone tutto scorre più fluido.
Tecnica della fantascienza italiana
Il comparto tecnico del prodotto, lo si nota sin dall’inizio, è di gran lunga superiore a molte produzioni indie, e supera persino alcuni titoli ben più famosi.
Se ai livelli tecnici più bassi si nota, per forza di cose, una certa sgranatura di poligoni e texture (comunque accettabili), al massimo settaggio il titolo riesce a sorprendere piacevolmente, e talvolta si fatica a credere che tutto ciò sia opera di una sola persona. Le strutture, i personaggi, gli alieni, il frame rate, le fonti di illuminazione, tutto risulta ben costruito e piacevole, ma è sul versante artistico che il titolo mostra il meglio. Le atmosfere, infatti, sono rese con una cura e una passione maniacali: ogni alieno, ogni arma, ogni ambientazione, persino il menù iniziale (di ben altra scuola rispetto a molti scarni menù della concorrenza) sono un sincero e riuscito tributo alla fantascienza anni ’60. Anche sul comparto sonoro troviamo molte ispirazioni alla sci-fi di altri tempi, con effetti sonori che sembrano usciti da un film di Ib Melchior.
[signoff icon=”quote-circled”]Albedo: The Eyes From Outer Space è un perfetto esempio dei risultati che si possono raggiungere grazie al talento e alla costanza. La cura riposta nella realizzazione tecnica, nelle atmosfere e negli eccellenti enigmi avrebbe molto da insegnare a recenti produzioni di ben altro budget e fama. Le uniche, leggere pecche riguardano un sistema di controllo talvolta dispersivo nelle fasi più concitate, e una trama purtroppo non molto articolata. Nonostante la cura riposta nelle ambientazioni e nelle atmosfere, infatti, la storia risulta piuttosto povera, poco approfondita, specialmente per un genere, quello delle avventure, che fa della trama uno dei suoi punti di forza. Il riuscito ibrido tra meccaniche fps e adventure ci restituisce un prodotto dalle meccaniche moderne, ma che nello stesso tempo non tradisce la vecchia scuola delle avventure grafiche, in grado di proporre anche degli enigmi piacevoli, vari e impegnativi. Stupisce come un prodotto di livello qualitativo così alto sia stato realizzato da una sola persona, e il rapporto tra il prezzo e la longevità (intorno alle 10 ore) è tra i migliori nel suo campo.[/signoff]