Alan Wake – Recensione Alan Wake

Dopo un lunghissimo periodo di attesa, costellato dalle enormi aspettative dei fan, l’ultima fatica dei Remedy Entertainment (i papà di Max Payne) ha finalmente visto la luce. Parliamo ovviamente di Alan Wake. Nato originariamente come un free roaming con forti elementi horror e approdato infine nel porto sicuro degli action/adventure, Alan Wake ha promesso sin dalla sua uscita un’atmosfera ricercata e una narrazione incalzante ed originale capace di strizzare l’occhio alla letteratura fantastica statunitense (Stephen King su tutti).

Presente esclusivamente per Xbox 360 (in origine doveva sbarcare anche su PC), Alan Wake promette di diventare una possibile killer application e un acquisto obbligato per chi, in un videogioco, predilige la trama rispetto al puro gameplay. Dopo il riuscito esperimento di Heavy Rain, ecco che, ancora una volta, la narrazione diventa elemento fondante di tutta l’esperienza ludica. Ma il titolo vale davvero così tanto? Curiosi e desiderosi di scoprirlo, inseriamo il disco di gioco nella nostra 360. Che l’incubo abbia inizio.
 

Come pagine di un libro

Alan Wake è uno scrittore di successo che deve la sua fama ad una riuscita serie di romanzi polizieschi. Purtroppo, da quasi due anni, Alan ha perso la sua verve creativa e non riesce più a scrivere nemmeno una riga. Per risolvere il problema, la moglie Alice progetta quella che all’apparenza dovrebbe solo essere una semplice vacanza a Bright Falls, piccolo paese del Nord Ovest degli Stati Uniti (una cittadina fittizia dello stato di Washington), un viaggio che è in realtà un pretesto per tentare di far riconciliare il marito con la sua capacità di scrivere. A Bright Falls si trova infatti la clinica del dottor Hartman, un terapista specializzato nell’aiutare artisti in crisi creativa.

Quando Alan viene a scoprire le vere intenzioni della moglie, tra i due scoppia un breve litigio che spinge lo scrittore ad uscire dal cottage delle loro "vacanze" per rinfrescare i pensieri. Quando però l’urlo spaventato di Alice squarcia l’aria, Alan torna indietro allarmato. Sarà l’inizio di un’avventura oscura ed intricata dove sogno e realtà si fondono e si intrecciano, diventando la stessa cosa. Alan dovrà dunque ritrovare la moglie Alice, e per farlo percorrerà una strada immersa nel buio più assoluto dove solo la luce potrà salvarlo.

Progettata per essere la vera motrice di tutto il gioco, la narrazione di Alan Wake riesce, grazie ad un plot di indubbia originalità e di grandissimo pathos, a rapire il giocatore per tutta la durata del titolo. Le dieci, densissime ore necessarie a portare a termine l’avventura vengono così divise in sei capitoli da poco più di un’ora e mezzo ciascuno. Ogni capitolo diventa un episodio di un serial televisivo, così che all’inizio di ogni nuovo capitolo non mancherà il riassunto di quanto accaduto negli episodi precedenti. Questa scelta acuisce ancora di più l’importanza della componente narrativa.
 

Se questo non bastasse, tutto il gioco è pensato come il racconto di un racconto, sia per via della voce narrante di Alan stesso, sia per la bellissima trovata delle pagine del manoscritto che lo stesso Wake avrebbe scritto durante il buco temporale nei suoi ricordi. Tutto il metalinguismo del gioco si amplia ancora di più grazie alle bellissime puntante del serial "Night Springs", strizzata d’occhio a telefilm fantastici come "Ai confini della realtà", e ai vari video televisivi osservabili accendendo le tv trovate nei vari capitoli. Storie dentro una storia, insomma.

Quella di "Ai confini della realtà" è però solo una delle tante citazioni sparse qua e là per tutta l’avventura, con una speciale predilezione per Stephen King. In effetti, tutto, dalla trama ad Alan stesso, passando per Brights Falls e gran parte dei colpi di scena, sembra uscito da uno dei tanti romanzi del re dell’orrore. L’ispirazione c’è, ed è impossibile non notarla. 

Solo nella luce puoi danneggiarli

Il gameplay vero e proprio di Alan Wake si dimostra sin da subito semplice ma efficace. Tutta l’avventura viene divisa in maniera netta tra parti diurne, a dir la verità poche e all’insegna dell’esplorazione, e lunghe e curatissime parti notturne. Sarà proprio la notte a calarci nell’azione vera e propria, dato che le creature che andremo a combattere (in realtà abitanti di Bright Falls) sono possedute dall’oscurità e quindi acquisiscono il loro potere dall’assenza di luce. Per combatterle sarà necessario indebolire il buio che le protegge, usando una torcia elettrica quasi fosse un arma, ed infine abbatterle grazie alle poche ma utili armi da fuoco disponibili.

La luce diventa così elemento fondamentale di tutta l’esperienza di gioco, e non solo della controparte narrativa. Spesso e volentieri sarà necessario rimettere in moto vecchi generatori arruginiti, indispensabili per accendere le poche isole illuminate dove trovare un riparo sicuro tra un bosco oscuro e l’altro. Le creature del buio diventano danneggiabili solo nella luce, e quindi restare nel fascio luminoso di un proiettore renderà lo scontro contro un piccolo gruppo di posseduti decisamente più semplice. Inoltre, a dare ulteriore man forte allo scrittore, troveremo oggetti solitamente innocui, come pistole lancia razzi, bengala e granate accecanti, che in questo contesto diventano armi potentissime da usare con parsimonia.
 

Alan è infatti un avventuriero per necessità, e non per scelta, ed i controlli dello scrittore rendono bene l’idea della sua inadeguatezza al combattimento. I movimenti risultano lenti, spesso impacciati, proprio per renderci partecipi del fatto che il protagonista non è una macchina da guerra, ma un semplice essere umano invischiato in un qualcosa della quale farebbe volentieri a meno. Un approccio decisamente da survival horror, che però non deve trarre in inganno. Alan Wake, infatti, non è un survival horror. Difficilmente ci troveremo in situazioni veramente disperate, e non saremo quasi mai a secco di proiettili.

Questa scelta ludica porta però il giocatore a dover ripetere quasi sempre le stesse azioni. La monotonia, nonostante sia presente e decisamente palese, non rappresenta un vero e proprio punto a sfavore. Vista la ridotta durata dell’avventura, e la bellezza della narrazione, vero fulcro nevralgico di tutto il gioco, la ripetitività del gameplay passa in secondo piano. In Alan Wake si va avanti non perché abbattere "mostri" sia particolarmente appagante, ma per sapere come andrà a finire la vicenda.

Oltre alle sessioni di combattimento, al giocatore viene richiesto di trovare e collezionare le pagine del manoscritto di Alan, e dei particolari termos di caffè, entrambi sparsi per le varie location. La componente esplorativa diventa così relativamente importante, grazie anche alle vaste mappe, un residuo della vecchia anima free roaming, e riesce a rendere partecipe il giocatore di un mondo apparentemente vivo e vero. Peccato per le mal implementate sessioni di guida, che non riescono a trovare un vero perché nell’intera esperienza di gioco.

Tra luce ed ombra

Dal punto di vista tecnico il gioco dimostra tutto il suo valore, pur mostrando qualche lieve acciacco dovuto al lunghissimo sviluppo durato più di quattro anni. Tralasciando per un momento le descrizioni puramente tecniche, è d’obbligo elogiare la splendida gestione dell’illuminazione, probabilmente una delle migliori mai viste in questa generazione. Ma, d’altro canto, un gioco che basa il suo esistere sull’uso della luce non poteva che curare maniacalmente questo aspetto.

Per gestire tutta la pesante effettistica, la risoluzione del gioco è stata leggermente abbassata per permettere una maggiore fluidità. Nonostante questo depotenziamento, il risultato finale, anche grazie a modelli poligonali ottimamente strutturati ed ottime texture (peccato per qualche calo di qualità in certi punti), riesce a restituire scorci di grande bellezza e location decisamente ispirate, grazie anche ad una maniacale cura del dettaglio. A beneficiarne maggiormente sono sicuramente le fasi notturne, specialmente quelle all’interno dei boschi. La resa grafica delle magnifiche foreste del nord ovest americano vale da sola l’intero comparto tecnico.
 

 

Il rovescio della medaglia arriva con le poco realistiche animazioni facciali. Nonostante il design dei visi appaia molto curato e verosimile, quando questi iniziano a muoversi svanisce tutta la magia. Remedy, accortasi dell’errore, ha annunciato un imminente DLC gratuito per risolvere il problema. Ci si chiede: non era molto meglio migliorare le animazioni facciali prima di commercializzare il prodotto?

Un plauso speciale alle ottime cut scene, e all’ottimo doppiaggio italiano, probabilmente  di qualità inferiore a quello originale, ma ugualmente godibile. Molto bella e riuscita anche la colonna sonora, tanto quella originale che accompagna egregiamente i vari momenti di gioco, tanto quella composta da brani di gruppi più o meno famosi. Interessante l’idea di inserire un brano che parla della trama del gioco e che contiene un indizio per sbrogliare la matassa, ovviamente con la firma degli "Old Gods of Asgard" (il brano in realtà è dei Poets of the Fall), gruppo metal fittizio creato da due personaggi chiave della storia.

Verdetto finale

Sono passati più di quattro anni dall’annuncio di Alan Wake, e in questo lungo periodo il gioco ha subito cambiamenti più o meno radicali, cambiando pelle e genere. Pur confezionato bene, si notano qua e là alcuni errori di fondo, forse dovuti all’eccessiva fretta di dare finalmente al pubblico un prodotto atteso da troppo tempo. Il risultato finale risulta comunque riuscitissimo. Alan Wake è un romanzo interattivo o, meglio, un serial videoludico incalzante e dall’atmosfera irresistibile. Una volta inserito il disco nella vostra console non riuscirete a smettere di giocare prima di aver visto la parola "fine".

La narrazione, specialmente dopo l’uscita di Heavy Rain, diventa ancora una volta il vero fulcro del gioco e l’elemento più importante di tutta la produzione, ad indicare, se ancora ce ne fosse bisogno, che anche il formato videoludico si sta lentamente evolvendo. Questa scelta scontenterà chi si aspettava un nuovo survival horror o un gioco di azione frenetico ed adrenalinico. Piacerà invece a tutti quelli che ricercano una trama appagante e tanti, tanti colpi di scena. 

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