Akka Arrh PSVR2 RECENSIONE | Minter è tornato
Akka Arrh non è Tempest, mettiamolo subito in chiaro. La nuova creatura concepita da Jeff Minter e Llamasoft ricorda nell’estetica l’essenza vettoriale di una delle esperienze videoludiche probabilmente più psicotrope mai codificate, eppure pad alla mano l’esperienza percepita è sensibilmente differente dal seminale sparacchino del 1981.
Akka Arrh PSVR2 RECENSIONE | Virtual bomb
Originariamente pubblicato un anno fa per le principali piattaforme, Akka Arrh è entrato da qualche giorno prepotentemente all’interno della libreria di PlayStation VR 2, rappresentando una graditissima aggiunta alla sino ad ora striminzita line up della periferica per la realtà virtuale targata Sony.
L’idea dietro al gioco è molto semplice, basandosi sulla difesa di una serie di pod dagli assalti perpetuati dalla feccia nemica, pena game over. Il gameplay costruisce le sue fondamenta sull’elementare concetto di blastaggio incondizionato, posizionando il mezzo di distruzione affidato al gamer nel centro dello schermo, consentendogli la possibilità di ruotare di 360° e di switchare piano di gioco, aggiungendo un pizzico di tatticismo perseguendo l’obiettivo di concatenare le uccisioni in una serie di catene lunghissime, in grado di portare il punteggio a livelli stratosferici.
Diverse strategie distruttive si devono forzatamente impiegare durante il playthrough, in quanto non tutti i voxelosi cattivoni presenti su schermo risulteranno annichilibili utilizzando i medesimi strumenti di tortura. La frenesia che contraddistingue ogni partita viene esaltata da PSVR2, con effetti particellari che praticamente esplodono ogni tre per due.
La striminzita complessita tecnica di Akka Arrh consente al sistema di gestire tutto con estrema fluidità ed effettivamente l’utilizzo del visore accresce l’immersività nell’universo del gioco, con la soundtrack che pompa prepotente sullo sfondo delle sempre più temibili invasioni portate avanti dalle ondate nemiche, senza tuttavia raggiungere vette trance quali quelle toccate con produzioni quali, ad esempio, Rez Infinite o Thumper.
L’appeal estetico di questo tuffo in un passato totalmente vettoriale esalta e spinge il videogiocatore a proseguire nella scoperta del codice binario ordito da Llamasoft, spalancando le sinapsi ad accogliere tutto ciò che di buono potrà offrire. Ed è qui che va riscontrato il peggior difetto di questa creatura binaria, che volendo ne rappresenta anche la cifra principale: quello che viene offerto proseguendo nel gioco è un more of the same cui si aggiunge poco o nulla. L’unico motivo che potrebbe spingere il fruitore a decidere di fare un’altra partita è semplicemente quello di accrescere il proprio high score.
Sebbene questo Akka Arrh nasca dalle polveri di un prototipo sino ad ora mai rilasciato prima, non è possibile chiudere gli occhi dinnanzi al fatto che, giocosamente parlando, dimostri tutti i cinquanta e passa anni che si porta sul groppone. Un prodotto che avrebbe potuto primeggiare nelle sale giochi di mezzo mondo una decina di lustri fa, riproposto oggi in salsa casalinga non fa altro che tenerezza, concretizzandosi in tutta la sua essenza nostalgica, senza nulla aggiungere o togliere al mondo videoludico tout court nonché al suo genere di riferimento.
Ed è un peccato, perché con qualche aggiunta qua e la, Akka Arrh sarebbe potuto diventare davvero qualcosa di unico e tendenzialmente irrinunciabile, alla stregua di tante altre produzioni rilasciate da Atari negli anni. Così com’è, invece, riesce semplicemente a strappare qualche sorriso per una manciata di minuti, nulla più.
La festa è finita
Akka Arrh è quindi un’esperienza che, in pieno stile arcade, risulta divertente soprattutto per sessioni di gioco dalla breve durata, una partita al volo e via, mancando di quel guizzo in più tale da invitare il gamer a sessioni ludiche più lunghe di una mezz’oretta. Vero, graficamente risulta gradevole e particolare, col suo stile anni ’80. Certo, musicalmente il videogioco è una bomba, tuttavia mancando della necessaria complessità ed essendo privo di qualsivoglia motivazione, high score a parte, Akka Arrh sublima in una semplice, per quanto stilosa, caramella ludica da succhiare a piccole dosi.
Il blando revival di un prototipo mai rilasciato ufficialmente prima
Pro
- Psichedelico quanto basta
- Sottofondo musicale estatico
- Gameplay elementare...
Contro
- ... Forse troppo
- Poco longevo