Age of Zombies – Recensione Age of Zombies
Tra le tante categorizzazioni possibili per fare ordine nel mondo dei videogiochi, ce n’è una particolarmente interessante che divide i brand conosciuti e altisonanti dalle produzioni a basso costo più riconducibili alla scena underground: in questa era next-gen – dominata dall’alta definizione e da console dalla potenza di calcolo fino a qualche anno fa impensabile – si sta assistendo ad una sorta di sdoganamento del retrogaming, inteso non tanto come sviluppo di remake delle vecchie glorie del passato, quanto più come la distribuzione di giochi che per grafica e gameplay si rifanno totalmente ai loro antenati. Stiamo naturalmente parlando dei titoli distribuiti tramite Digital Delivery come le applicazioni per iPhone, i giochi WiiWare o i Minis del Playstation Network, dei quali fa parte il divertente Age of Zombies, oggetto di questa recensione. Sviluppato da Halfbrick Studios (quelli di Blast Off e Rocket Racing), Age of Zombies ha tutte le carte in regola per piacere al pubblico più eterogeneo possibile, dal giocatore più esigente fino a quello più occasionale.
Un eroe tutto muscoli, un mitra, orde di Zombie e grafica a 16 bit: non potevamo chiedere di meglio!
Il solido gameplay di una volta
Dal punto di vista della giocabilità, Halfbrick ci dimostra che il sistema di controllo più scontato è anche il più efficace: scegliendo di utilizzare lo stick analogico o le frecce direzionali della PSP per muovere il nostro personaggio e i tasti frontali per sparare nelle varie direzioni (X per sparare verso il basso, O per sparare a destra e così via, con due tasti premuti contemporaneamente per orientare il tiro in diagonale), gli sviluppatori hanno percorso l’unica strada possibile per sopperire alla mancanza di un secondo Stick analogico. Age of Zombies non è il primo gioco della serie Minis a presentare questa tipologia di controlli, ma certamente può essere etichettato come uno dei più precisi: al contrario di altri sparatutto con lo stesso gameplay – Terminator e Dracula: Undead Awakening sono solo due esempi – il titolo Halfbrick non fa rimpiangere la mancanza di un vero e proprio pad tra le mani, regalandoci una risposta precisa e tempestiva ai comandi impartiti.
Precisione e velocità di reazione, insomma, mai come in questo caso fondamentali per la nostra sopravvivenza nel gioco. Uno dei maggiori punti di forza di Age of Zombies è il suo ritmo frenetico che non lascia mai un attimo di respiro: continue ondate di Zombie si riverseranno sul povero protagonista, costringendolo (e costringendoci) a muoversi continuamente e a staccare raramente il dito dal grilletto. Una barra posta sulla sinistra dello schermo mostrerà quanti morti viventi saranno ancora presenti nel livello in corso; una volta che li avremo sterminati tutti, come da tradizione, dovremo vedercela con un ben più coriaceo Boss finale per accedere al livello successivo. Fortunatamente per noi potremo disporre di un arsenale di tutto rispetto: oltre alla classica pistola dalle munizioni infinite – efficace ma dalla potenza di fuoco assai limitata – potremo raccogliere delle casse contenenti fucili a pompa, mitragliatori, lanciafiamme, bazooka, mine e granate. Queste ultime sono attivabili tramite la pressione del tasto L, unica aggiunta a dei comandi progettati per essere i più semplici possibili.
Una granata ben piazzata ci aiuterà a sbarazzarci di un gran numero di nemici in un colpo solo
Una trama volutamente ironica
Immaginate un cattivone con la solita irrefrenabile voglia di distruggere il mondo. Aggiungete un tipo tutto muscoli con sigaretto in bocca e mitra alla mano. Manca qualcosa? Ah, già: una bella orda di zombie famelici che vi corre incontro, il tutto ambientato in varie epoche della storia passata. Quella che può sembrare una trama scontata e priva di spunti interessanti è stata in realtà trasformata dagli Halfbrick Studios in una divertente sequenza di cliché in grado di strappare sempre un sorriso. Nei panni dell’improbabile Barry Steakfries – il nome è già tutto un programma – dovremo vedercela con il Dottor Brains, il quale ha deciso di spedire indietro nel tempo degli zombie creati in laboratorio per infettare l’umanità e creare un futuro popolato solamente da un esercito di non morti al suo servizio. In balia del vortice temporale nel quale Barry salterà all’inizio del gioco, ci ritroveremo ad affrontare orde di morti viventi nell’era preistorica, negli anni ’30, nel Giappone feudale e nell’antico Egitto, finché non riusciremo a raggiungere il malefico Dottore per la resa dei conti definitiva. Ogni livello sarà diviso in tre parti, ognuna delle quali avrà un titolo assurdo e sarà introdotta da un’esilarante serie di irriverenti battutacce di Barry. Una trama più seria ed articolata avrebbe – oltre che sottratto risorse allo sviluppo del gameplay – rischiato di cozzare con lo spassoso spirito arcade del titolo. Consci di questo aspetto non possiamo quindi che appoggiare in pieno le dissacranti uscite di Barry: è proprio vero che a volte ne uccide più la lingua della spada.
Gli zombi gangster, o gli zombi giapponesi (in foto), sono tra i nemici più spassosi del gioco
Lunga vita al 16-bit
Un Mini resta pur sempre un Mini, e le scelte dei programmatori devono necessariamente scontrarsi con un budget che prevede dei costi di sviluppo il più possibile contenuti. La pensata dei ragazzi di Halfbrick per aggirare il problema è intelligente e funzionale al tempo stesso: graficamente Age of Zombies è caratterizzato da uno stile che richiama in tutto e per tutto le vecchie glorie dell’era 16-bit, con la grafica cartoon, i personaggi dalla testa sproporzionata rispetto al corpo, i colori sgargianti e così via. L’ispirarsi al passato, naturalmente, non significa che per quanto riguarda il comparto tecnico il gioco sappia di vecchio o pecchi di originalità: ogni livello è colorato e divertente, e per quanto i nemici siano (quasi) sempre gli stessi zombi, sono sempre realizzati con diversi costumi e abilità che si rifanno al periodo storico in cui ci si trova. Nell’antico Egitto, ad esempio, avremo a che fare con mummie e faraoni che non vogliono stare nei loro sarcofagi, mentre negli anni ’30 dovremo vedercela con gangster di tutto rispetto con tanto di vestito elegante e (soprattutto) fucile mitragliatore. Il comparto visivo nella sua totalità, insomma, può tranquillamente essere considerato un punto di forza di Age of Zombies: dai personaggi e dagli ambienti, fino alle esplosioni e alle macchie di sangue che si lasciano dietro i nemici sconfitti, la cura riposta nella loro realizzazione non passerà certo inosservata.
I nemici sono sempre gli stessi zombie, ma cambiano aspetto in base al periodo storico visitato
Uno spassoso viaggio nel (poco) tempo
Fin qui, tutto bene. Ma allora qual è il difetto di Age of Zombies? Eh sì, perché un difetto c’è, e non tutti lo potranno trascurare: sebbene si stia parlando di un Mini, semplice e poco longevo per definizione, terminare l’avventura principale ha richiesto all’incirca lo stesso tempo impiegato per scrivere questa recensione. Il gioco è fresco e divertente, si lascia giocare e appassiona nel giro di pochi minuti: proprio per questo tenderete a finirlo in una o due sessioni, dal momento che l’esperienza non vi richiederà più di un’oretta per essere portata a termine. C’è la possibilità di rigiocare i vari livelli in modalità survival – che richiede semplicemente di accumulare il più alto punteggio prima di essere inesorabilmente sommersi dagli zombi – ma il divertimento principale è insito nella campagna, dove le battutacce e Barry donano un po’ di freschezza a quello che altrimenti sarebbe un clone di un qualsiasi sparatutto alla Alien Syndrome. Fortunatamente il prezzo non è eccessivo – 4,99 Euro per il PSN Europeo – e sebbene Halfbrick Studios ci abbia abituati a rapporti qualità/prezzo ben più convenienti (i 2,99 € richiesti per Blast Off meritano una citazione) non si può certo gridare allo scandalo. La decisione finale spetta a voi: se dopo i vari Resident Evil, The House of The Dead, Zombie Panic in Wonderland, Dead Rising e compagnia bella non vedete l’ora di scaricare la vostra potenza di fuoco contro l’ennesima orda di morti viventi, sappiate che Age of Zombies è in grado di farvi assaporare qualche divertente e concitata partita dove dimenticherete sicuramente la noia. Lo adoreranno i fan dei Minis in stile sparatutto, così come i nostalgici degli arcade e delle console a 16-bit. Per gli altri resta comunque un Mini accattivante e accessibile, ma tenete presente che se non siete tra quelli che giocano e rigiocano gli stessi schemi al solo scopo di accumulare punteggi maggiori, recupererete il titolo Halfbrick solamente per una partita ogni tanto.