63 Days RECENSIONE

Recensito su PlayStation 5

63 Days cover

Sviluppato dallo studio polacco Destructive Creations, già autore tra gli altri dell’apprezzato War Mongrels, 63 Days rappresenta un ulteriore passo verso la maturità. Ma sarà andato tutto secondo i piani? Scopriamolo nella nostra recensione di 63 days!

63 Days RECENSIONE | Una storia di coraggio

63 Days ci mette inizialmente nei panni di due fratelli che, tra le rovine di una villa isolata tra i boschi, al riparo da occhi indiscreti, addestrano nuove reclute per conto della Resistenza polacca, che si sta preparando a trasformare le proprie azioni di disturbo in un’aperta rivolta contro l’occupazione nazista.

Ci troviamo infatti alla fine del 1944, e l’avanzata dell’esercito sovietico verso Varsavia sembra inarrestabile, al punto che il movimento di Resistenza polacco, preoccupato di essere sul punto di cambiare il proprio oppressore con un altro, decide di puntare tutto su una rischiosa scommessa: liberare Varsavia prima dell’arrivo dei sovietici, per lasciar loro minor margine di manovra nelle eventuali trattative e magari riottenere l’agognata indipendenza.

Le cose non andranno però così: l’esercito sovietico si fermerà per mesi a poca distanza da Varsavia e, dopo 63 giorni di lotta e speranza, l’insurrezione venne soffocata nel sangue, e la città rasa al suolo. Questo il contesto storico in cui ci inserisce il titolo, ma il fatto che esso non rivesta poi così tanta importanza nella trama è forse uno dei punti più riusciti di 63 Days.

I personaggi che controlliamo non sono infatti generali o strateghi e non rivestono neanche particolare importanza nella loro organizzazione; sono persone normali, con una propria storia che li ha portati a essere lì in quel momento, uniti solo da un disperato desiderio di libertà.

Allo stesso modo le informazioni che arrivano loro riguardo lo stato della guerra sono confuse e frammentarie, e rivestono un ruolo meno importante rispetto alle necessità immediate che si parano loro davanti, come evitare un rastrellamento o posto di blocco, salvare prigionieri, consegnare provviste.

Il loro è un eroismo quasi casuale, nato da un misto di orgoglio, coscienza e necessità, che li porta a essere figure molto più “vive” e realistiche dei classici protagonisti di storie di guerra, e questo rende le loro conversazioni e reazioni più emotivamente cariche, in un titolo che comunque lascia spazio abbastanza marginale alla narrazione.

63 Days RECENSIONE
I personaggi di 63 Days sono interessanti e spesso realistici.

Tra le ombre

63 Days si presenta come uno strategico tattico in tempo reale, simile per molti aspetti alla serie Commandos (qui la recensione della versione rimasterizzata del secondo capitolo), dove la componente stealth è fondamentalmente necessaria alla buona riuscita di una missione.

Controlliamo infatti un limitato gruppo di personaggi, ciascuno con le proprie abilità che lo rendono adatto a una determinata situazione (e, purtroppo, spesso esclusivamente a quella…) trovandoci ad affrontare mappe con centinaia di nemici, molti dei quali pronti ad accorrere contemporaneamente al primo sparo o grido di allarme.

È certamente possibile usare armi da fuoco, ma il gioco è strutturato per eliminare questa possibilità in favore dello stealth, dal momento che uno sparo equivale, in maniera irrealistica ed eccessivamente punitiva, ad allertare mezza mappa dell’esatta posizione del tiratore, anche qualora il primo bersaglio fosse stato eliminato e i nemici più vicini avessero la vista oscurata da più edifici.

Invece eccoli arrivare in massa da tutte le direzioni, uscire da edifici illuminati nel cuore della notte e dirigersi tutti verso l’esatta posizione del nostro tiratore occultato, senza la minima indecisione o tentativo di cercare ripari e coperture, pronti a eliminarlo con un paio di colpi come si addice al genere.

Insomma, essere scoperti equivale al game over nel 95% dei casi, dal momento che la morte di un solo personaggio non è accettabile, ma questo non sarebbe un grosso problema se la componente stealth fosse perfetta.

63 Days RECENSIONE
I nemici in 63 Days sono troppi per essere affrontati direttamente.

Un gameplay imperfetto

Purtroppo però non è così, per vari motivi. Innanzitutto il classico problema dello stealth, talmente diffuso da non poterne fare una colpa a 63 Days nello specifico, ossia la totale mancanza di reazione dei nemici a qualsiasi cosa non sia nel proprio campo visivo in uno specifico momento.

Possiamo infatti letteralmente strisciare tra le loro gambe senza che se ne rendano conto, o far sparire una decina di compagni a un soldato che si era girato per pochi secondi senza che mostri la minima reazione, anche qualcosa di semplice come guardarsi intorno per cercarli. In alcuni casi è addirittura possibile eliminare un interlocutore senza che il suo vicino se ne renda conto.

Ma queste sono regole di gameplay bene o male conosciute e volutamente sfruttate dal giocatore senza farsi troppi problemi. A fare la differenza in negativo per 63 Days è la quasi totale mancanza di alternative per gestire ogni situazione.

Ogni personaggi ha disposizione poche abilità, e spesso esse sono esclusive anche quando si tratti di elementi importanti del gameplay. Prendendo come esempio i due fratelli con cui iniziamo il gioco, uno dei due può eliminare furtivamente un nemico alle spalle, provocarlo per attirarlo in una certa posizione o trasportare cadaveri per nasconderli, l’altro può lanciare un coltello letale o una pietra che costringa i nemici vicini a voltarsi.

Il fatto che le specialità degli altri siano totalmente fuori portata rende ogni personaggio praticamente inutile da solo, ma il vero problema è che trasforma l’intero gioco in un gigantesco puzzle, dove la maggior parte dei gruppi di nemici deve essere affrontato in un certo modo, senza alternative, puntando forzatamente su un trial and error forse eccessivo.

Il problema è in parte mitigato e in parte accentuato dal sistema di difficoltà, che aumenta o diminuisce sia il numero di nemici che il loro campo visivo e reattività al suono, rendendo le difficoltà più alte ancora più punitive nella scelta della strategia, ma perlomeno obbligando gli appassionati di tattica a ragionare per crearne una nuova.

63 Days RECENSIONE
Spesso 63 Days ci lascia poche alternative alla gestione di una zona.

63 Days RECENSIONE | Conclusione

63 Days è tutto fuorché un brutto titolo, gli appassionati del genere potranno trovare pane per i loro denti nello sfruttare le meccaniche di gioco per raggiungere l’obiettivo, ma lascia comunque l’amaro in bocca per un’occasione almeno in parte sprecata.

63 Days è disponibile per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC. Se sei interessato all’acquisto del gioco, puoi farlo seguendo questo link su Steam!

6.5
Ambizioso ma imperfetto

Pro

  • Ambientazione eccellente
  • Personaggi credibili e interessanti
  • Componente stealth piacevole...

Contro

  • ...ma poco realistica e facilmente abusabile
  • Le poche abilità dei personaggi limitano la ricerca di opzioni tattiche anziché incoraggiarla
Vai alla scheda di 63 Days
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