1993 Space Machine

Affrontiamo la realtà: lo stile retro ha stancato. Il mercato è ormai saturo di produzioni indipendenti realizzate in pixel art spesso e volentieri molto simili fra di loro o povere di contenuti, e il con pretesto di onorare l’una o l’altra epoca d’oro di uno specifico genere di videogiochi molti sviluppatori limitano molto le potenzialità dei loro prodotti puntando solo ad attirare la nicchia di nostalgici.

Con questa premessa, parlarvi di 1993 Space Machine come uno shoot ‘em up a scorrimento orizzontale per Amiga sarebbe certamente poco interessante, se non fosse per un piccolo particolare: 1993 Space Machine è (era) davvero uno shoot ‘em up a scorrimento orizzontale per Amiga, creato per l’appunto nel 1993 ma pubblicato solo nel 2016.

1993 Space Machine - Recensione

La storia che ha fatto passare 23 anni dalla produzione alla pubblicazione del gioco sembra uscire da un telefilm per adolescenti: era il 1993, e quattro giovani finlandesi appassionati di computer decidono di creare il loro videogioco, intitolato Shenandoah: Daughter of the Stars, ottenendo anche l’attenzione di una importante rivista di settore britannica dell’epoca. Tutto va per il meglio, fino a che uno dei programmatori dichiara il suo amore verso l’altro: non solo non è corrisposto, ma quest’ultimo abbandona la Finlandia per trasferirsi negli Stati Uniti – per sempre. Shenandoah finisce così nel dimenticatoio (si trova conferma di tutto nel blog degli autori).

La rinascita avviene venti anni dopo per mano di Krister Karlsson, uno dei membri del team originale: dopo aver provato Jamestown, Krister va a rovistare in cantina alla ricerca dei floppy di Shenandoah, trovandoli ancora intatti e funzionanti. Inutile dirlo, Karlsson decide che il progetto deve essere finito e pubblicato, ed eccolo qua con un nuovo nome, disponibile su Steam, funzionante sui moderni PC e Mac e con supporto ai pad Xbox.

1993 Space Machine - Recensione

Ovviamente una storia curiosa non dà automaticamente il pretesto per consigliare l’acquisto di un gioco, e quando ci sono 23 anni di invecchiamento di mezzo la prova del tempo è inevitabile. 1993 Space Machine, quindi, è bello? Secondo noi sì: la community degli shoot ‘em up è ancora molto viva, e ci sono tanti elementi apprezzabili in questo titolo, oltre a grafica e suoni provenienti da un’altra era.
La cosa che più ci ha colpito è l’arsenale: molti shoot ‘em up famosi e acclamati della critica non hanno power-up di sorta, qui invece ci sono molte navi a disposizione e per ognuna di esse è possibile unire fino a quattro armi tra decine a disposizione, ognuna delle quali ha tre livelli di potenziamento. Ci è piaciuta molto anche la varietà dei mondi di gioco, caratterizzati da nemici e ostacoli di tipo diverso: ad esempio, c’è un mondo popolato da mostri dall’aspetto insettoide, presenti in gran numero ma facili da abbattere e alternati a ostacoli biologici di vario tipo, mentre c’è un’altro mondo artificiale con pochi nemici ma molto resistenti, ed è pieno di ostacoli basati sull’elettricità.

La difficoltà è ben calibrata: da giocatori mediocri abbiamo completato la modalità normale (senza contare i mondi segreti) nell’arco di tre ore morendo circa una sessantina di volte perlopiù a causa dei boss, mentre per i più abili è presente una modalità hardcore – sulla quale abbiamo deciso di soprassedere già dal secondo livello a causa dell’impulso crescente di lanciare il pad contro il muro. Le cose si facilitano un po’ giocando in compagnia (co-op locale fino a quattro giocatori), ma non per questo è meno piacevole, anzi.

1993 Space Machine - Recensione

7.7
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