Sony, la sua ossessione per gli AAA crea dissensi
Vi riferiamo i contenuti di un interessante articolo di Jason Schreier per Bloomberg.
“L’ossessione di Sony con i titoli AAA sta creando dissenso fra i ranghi dell’impero PlayStation“, è questo il titolo di un articolo di Jason Schreier uscito poco fa sulle virtuali pagine di Bloomberg.
Perché ve ne parliamo? Fra gli altri motivi, perché si parla di Naughty Dog e di un curioso quanto strano remake.
Di seguito vi riportiamo quanto contenuto nell’articolo, astenendoci da giudizi noi stessi ma riferendo solo quanto emerge dalle parole di Schreier.
La sezione VASG (Visual Arts Service Group) di Sony è sempre stata il “milite ignoto”, nel percorso PlayStation degli ultimi anni; basato a San Diego, questo gruppo è stato responsabile del processo post-produttivo di molti titoli Sony, questo fino a 3 anni fa, quando un gruppo di persone all’interno di questa sezione ha deciso di volere più controllo creativo e una maggior influenza sul processo produttivo, invece che essere le comparse del successo dei giochi di “qualcun altro” (Spider-Man e Uncharted, fra gli altri).
Michael Mumbauer, infatti, fondatore del VASG nel 2007, reclutò circa 30 sviluppatori per formare una nuova sezione di game dev all’interno di Sony, con l’obbiettivo principale di espandere sui franchise di maggior successo del brand, a partire da un remake del The Last of Us del 2013. L’idea di base di Mumbauer e team era quella di produrre un remake del primo capitolo che si avvicinasse in grafica e alcune meccaniche di gameplay al suo sequel, in lavorazione presso Naughty Dog: questo avrebbe permesso a Sony di vendere secondo capitolo e remake del primo capitolo in bundle con PlayStation 5. Questo remake avrebbe permesso a Mumbauer e soci di passare successivamente allo sviluppo di un gioco originale, ma è proprio questo l’aspetto che forse preoccupò troppo Sony: finire il lavoro di altri è un conto, farne uno da zero è un rischio, e gli investitori non puntano dove c’è rischio, istintivamente.
Anche per questo Sony non ha mai pienamente riconosciuto e dato credito a questo gruppo, tanto da non concedergli supporto e fondi sufficienti per riuscire a farsi spazio in un’industria a dir poco agguerrita. Alla fine non concesse loro nemmeno un nome, riportando il possesso dell’IP a Naughty Dog. Prima di farlo però il progetto di Mumbauer, nome in codice T1X, fu approvato con riserva, il team fu tenuto segreto da Sony e lo sviluppo, pur senza la possibilità di assunzioni o crescita, continuò, tanto che nella primavera del 2019 era già pronta una vertical slice che dava un assaggio del feel del gioco.
Era un tempo tumultuoso in Sony, però, e Hermen Hulst, ex capo di Guerrilla Games, appena nominato boss di PlayStation Worldwide Studios nel Novembre 2019, non era convinto che il budget per T1X fosse proporzionato al probabile successo di mercato, ritenendolo ben più alto rispetto ad altri remake del passato (era causato dalla necessità di lavorare su un engine completamente nuovo dedicato per PlayStation 5). Le preoccupazioni durarono poco, poiché il team fu presto spostato per operazioni di polishing su The Last of Us Part II, aiuto che sarebbe stato reciprocato poco dopo quando una parte di Naughty Dog fu spostata a lavorare su T1X.
Questo non portò buoni frutti, perché fu chiaro fin da subito che il potere decisionale era quasi interamente di questi ultimi, dimostrando che lo status quo era rimasto esattamente lo stesso, ossia con VASG come aiuto collaterale di un team principale. Demoralizzati da quanto accaduto, il gruppo per lo più si sfaldò, realtà confermata da diverse interviste con persone al corrente degli avvenimenti e vicini a quanto accaduto; molti addirittura, come Mumbauer stesso, lasciarono del tutto la compagnia.
Il fallimento del team sottolinea la complessa gerarchia dello sviluppo di videogiochi ma soprattutto l’approccio molto conservativo di Sony a livello di game dev, almeno con i suoi titoli first-party. Il conglomerato giapponese è proprietario di una dozzina di studi in giro per il mondo, tutti rientranti nei suoi PlayStation Studios, ma gli ultimi anni hanno visto emergere solamente titoli creati da quelli di essi che già avevano più successo; stiamo parlando di nomi come Santa Monica, Naughty Dog e Guerrilla Games, compagnia che spendono decine di milioni di dollari per sfornare titoli che devono ovviamente far rientrare a Sony gli investimenti fatti. E di solito succede. Con cartucce come il God of War del 2018 e il The Last of Us Part II dell’anno scorso, stiamo parlando di più di 114 milioni di console PlayStation vendute. Dall’altro lato di questa metaforica bilancia abbiamo Microsoft, che fa affidamento ad una folta schiera di studi per “riempire” il suo servizio Xbox Game Pass.
Sony si focalizza sulle esclusive “blockbuster”, ma questo spesso grava sulle spalle dei team più piccoli che, sotto l’egida PlayStation, vedono un turnover di personale elevatissimo e, di conseguenza, meno scelte per i giocatori, sia a livello di meccaniche di gioco interessanti, che a livello di “quantità” di giochi giocabili. La settimana scorsa, giusto per farvi un esempio, Sony ha riorganizzato uno studio di sviluppo in Giappone, cosa che ha portato all’addio ai lavori da parte di moltissimi game dev che lavorarono a titoli sì meno conosciuti ma comunque di qualità, come Gravity Rush e Everybody’s Golf. La compagnia li ha informati, secondo un report di Bloomberg, che non c’è più interesse nel produrre titoli più piccoli che fanno successo solamente in Giappone.
Uno di quelli che ancora sembrano resistere è Sony Bend, lo studio dell’Oregon che ha portato Days Gone sulle nostre console. Bend nel 2019 avrebbe apparentemente presentato un pitch per un sequel del titolo, opportunità a loro negata perché lo sviluppo del primo era stata lunga e le recensioni non propriamente positive. Addirittura un team Bend fu assegnato a Naughty Dog per aiutarli nello sviluppo di un titolo multiplayer, mentre un secondo team si ritrovò al lavoro su un nuovo Uncharted, ovviamente sotto la diretta supervisione di Naughty Dog. Una parte dello staff, scontenta della situazione, si licenziò quasi subito, e poco dopo Bend chiese di essere tolta dallo sviluppo del nuovo Uncharted, desiderio soddisfatto solo il mese scorso, con la conferma che ora stanno lavorando ad un titolo completamente “loro”.
L’enfatizzare eccessivamente i “grandi titoli” poi può risultare controproducente quando è un qualcosa di inizialmente piccolo ad esploderti dalle mani, vedasi il Dreams di Media Molecule che, senza il pieno supporto di Sony, non è diventato il Roblox di turno. Citiamo Roblox perché la compagnia è diventata pubblica quest’anno ed è valutata 45 miliardi di dollari.
A conclusione del tutto, il progetto T1X ad oggi rimane in mano a Naughty Dog, ironicamente ancora supportato dall’assistenza del VASG.