Ragazzo “drogato di videogiochi” e dunque ludopatico viene portato in comunità dai servizi sociali

I videogiochi sono un rifugio, non una stecca di gratta e vinci.

Ci è già noto il caso dell’anno scorso del ragazzo di Crema dell’età di 14 anni drogato di videogiochi che, avendo maturato uno smisurato interesse per il media e trascurando dunque la sua vita sociale e la scuola, era stato segnalato dai genitori per questa sua “ossessione”. Il tutto sembrava essersi risolto con una lettera del ragazzo al giudice del Tribunale dei Minori che riportava il suo miglioramento e di come avesse capito che il suo comportamento fosse anormale, sbagliato e sicuramente disumano. Questa sua lettera aveva evitato al ragazzino di sfuggire ai servizi sociali, permettendo la famiglia di continuare ad allevarlo.

Purtroppo per lui, il vizio della “ludopatia”, come riportato dal giornale “L’Espresso” (che in realtà sarebbe la dipendenza per il gioco d’azzardo, ma facciamo finta che una partita a Monster Hunter World  sia la stessa cosa di un gratta e vinci) si è ripresentato nel ragazzo, facendolo tornare a essere un vero e proprio “drogato di videogiochi”.

A causa di ciò, il ragazzo è stato prelevato dalla sua casa di Crema dai servizi sociali e dalla polizia e mandato in comunità, sotto ovviamente la segnalazione dei genitori che hanno preferito essere privati del loro figlio piuttosto che cercare altre soluzioni sicuramente più complesse.

Ciò porta alla luce diversi aspetti di una famiglia che non è proprio rose e fiori, visto che i genitori sono separati, la madre ha avuto sia problemi di droga e giudiziari e la sorella del ragazzo, nel tentativo forse di uscire da una spirale familiare più che infernale, si è data alla fuga con il partner, salvo poi venire affidata a un’altra comunità.
Secondo alcune fonti, il ragazzo ha semplicemente cercato di emulare la sorella in una figura più silenziosa, più tranquilla, trovando rifugio nel mondo virtuale tanto incompreso sia dagli adulti che dalle vere testate giornalistiche che, al posto di fare informazione, cercano di demonizzare qualsiasi cosa possa arrecare piacere a una persona.
Esiliarsi dal mondo intorno a noi è sicuramente pericoloso per il futuro di un ragazzo, soprattutto se ha appena iniziato il liceo, ma ciò non toglie che quell’isolamento ha un significato, un senso. Non è difficile capire che il ragazzino non ha una vera colpa, né tanto meno la hanno i videogiochi.

In vista di ciò, è forse un bene che il ragazzo si sia allontanato da una situazione familiare che sconvolgeva la sua psiche, costringendolo a rifugiarsi mentalmente lontano persino dalla sua stessa vita, ma relegarlo a semplice ludopatico mi sembra un’offesa sia per lui che per tutti i ludopatici che soffrono per la loro dipendenza.
Questo pensiero è nato anche grazie all’OMS, che con le sue dichiarazioni passate non ha dicerto aiutato a digerire questa “nuova” forma di intrattenimento.

 

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