PlayStation Blog, dibattito del Weekend – Il vostro gioco del “silenzio”
Ciao ragazzi,
a sorpresa prendo il timone del “Dibattito del Weekend” di questa settimana per proporvi un pezzo uscito nel secondo numero di PlayStation Official Magazine Italia. Mi sono divertito a trasferire su carta le sensazioni di quel fenomeno tutto particolare chiamato “Gioco del Silenzio”, quel gioco che vi ha tenuto incollati alla tv fino a tarda notte, quel gioco che, affrontato a luce spenta mentre tutti dormono (unico vero momento di pace della giornata), vi ha costretto ad “urlare sottovoce e a prendere in giro l’avversario con piccoli ma insistenti pugni sulla spalla” per non svegliare mamma e papà (prima) oppure la dolce metà o vostro figlio (ora). In passato eravamo costretti a farlo in una stanza e si contenevano le esultanze per non fare rumore. Ora possiamo anche giocare a distanza e a gridare (sottovoce) attraverso una cuffia gracchiante.
Leggete l’articolo completo dopo il salto e fateci sapere quali sono i titoli che vi hanno fatto passare più notti giocando con gli amici? Quali sono i vostri “giochi del silenzio”?
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LEI DORME, FACCIAMO PIANO…
Notti stellate e notti piovose, con gli amici in casa o in casa di amici, giocando all’ultimo gioco ma senza far rumore, per piacere, che di là dormono.
Ricordi, maledetti e dolci ricordi, legati a un pad dalla forma particolare, a un parente più o meno prossimo, a storie d’amore e storie d’odio, amicizia e competizione. Ricordi, della nostra vita, non una semplice vita. Siamo videogiocatori e ne siamo orgogliosi, per certi versi diversi, molto diversi dagli altri “appassionati” che si incontrano in giro. Leghiamo gli eventi più importanti a un titolo in particolare, proprio come molti fanno con un brano musicale, un particolare regista. E così, ripercorrendo la storia, la nostra storia, scopriamo che quella ragazza e il suo profumo sono ancora là, tra i manuali di giochi impilati in un armadio nascosto tra gli armadi, nelle musiche di Kurushi e nel suono con cui la prima PlayStation ci dava ogni volta il benvenuto. Ritrovarsi oggi inondati dalla luce di un tubo catodico, pad retro in mano, riassaporando determinate sensazioni, è come entrare in una strabiliante macchina del tempo: la scossa risale lungo la spina dorsale, esplode in un emozione incontenibile fino a raggiungere la testa, da cui fuoriescono iridescenti tutti i possibili passati. Solo un folle può ridurre il retrogaming a una manciata di pixel, a un singolo titolo, dimenticando ciò che di ben più importante gli esiste attorno: nientemeno che tutti noi.
Tra tanti attimi dai quali scegliere ci immergiamo nelle notti più buie. È capitato probabilmente a tutti, specialmente se almeno una volta la birra è finita troppo presto, e le ore hanno iniziato di botto a scorrere più lentamente. Fanculo il resto e fanculo alla figa, andiamo a farci due partite? E l’attimo successivo l’affiatato gruppo era sotto casa ad attendere il cenno del proprietario, il quale prima dell’arrivo degli ospiti si era assicurato che mamma e papà dormissero sonni abbastanza profondi, per non svegliarli dopo due soli match del picchiaduro più in voga. Abbiamo fatto di tutto per non disturbarli, e solo oggi capiamo che per loro era meglio averci lì, a strozzare l’esultanza per un gol piuttosto che in giro chissà dove, a fare chissà cosa. In quei giorni abbiamo imparato l’utilissima arte del gioco silenzioso, dove si urla sottovoce e si prende in giro l’avversario con piccoli ma insistenti pugni sulla spalla. Un caos controllato che abbiamo imparato a dominare e col tempo persino a rimpiangere.
Sebbene siano cambiati attori e scenografie ci troviamo nella stessa posizione. Ora, sbirciando nella camera da letto per cercare la conferma di non aver alzato troppo il volume della televisione o della voce, troviamo le gambe di chi amiamo che cercano una nuova posizione, o persino un figlio troppo piccolo per capire, o già grande per minacciare i nostri record. Ad essere svanito è il tempo e gli amici, ma fortunatamente non del tutto. Tra tanti sforzi necessari è giusto farne altri del tutto inutili, e tirar tardi per stare ancora una volta tutti insieme, anche se semplicemente gracchiando nelle rispettive orecchie attraverso un microfono, è un vizio necessario. Ci serve per sopravvivere come videogiocatori, per rimanere ancora un altro po’ quello che siamo sempre stati: potremmo definirci degli inguaribili cazzoni?
L’importante è fermarsi prima che sia troppo tardi, prima che le ore di sonno minaccino irrimediabilmente la giornata seguente. Come i videogiochi anche le nostre vite si sono fatte col tempo più complesse, e persino la più focosa notte multiplayer deve prima o poi giungere al termine. Arriva il momento di salutare i sopravvissuti, riporre al sicuro il pad e spegnere la tv, per poi tirare il telecomando sul cuscino del divano più vicino. E non importa se il significato di tirar tardi si sia lentamente ridotto fino ad anticipare la mezzanotte, l’importante alla fine è stendersi al fianco di chi ci ha accettato insieme alla nostra folle passione, alle bestemmie agli ultrasuoni urlate alle tre di mattina, ai raduni improvvisi per un’indiatana videoludica, agli appuntamenti per dei deathmatch che ripudiano qualsiasi diretta di Xfactor.
Buona notte, ti amo. Anche io.
Fonte: PlayStation Blog.