Pentiment: credits senza il team di localizzazione
Un problema che però dovrebbe vedere una risoluzione a breve
Lo so, non è una cosa facilissima da notare, ma per chi di voi ha già concluso Pentiment, il nuovo titolo di Obsidian Entertainment e pubblicato da Xbox Game Studios, ho una domanda: avete notato che nei titoli di coda manca il team di localizzazione?
A ricordarlo, o a farcelo notare per la prima volta, è stato Hayden Scott-Baron, senior Game Designer di Ustwo: sebbene i credits di Pentiment includano (giustamente) contributi di nicchia come un consulente italiano per la grafia, non è incluso tutto il team di localizzazione il cui lavoro ha permesso a Obsidian di lanciare il GDR in più lingue. Il tweet di Scott-Baron ha ovviamente iniziato a raccogliere rapidi consensi, ma altrettanto veloce è arrivata la risposta di Josh Sawyer, Game Director di Pentiment:
Non li abbiamo dimenticati, ma grazie per aver notato che non ci sono. Abbiamo chiesto ai nostri partner gli elenchi dei nomi dei traduttori per tutte le lingue e non li abbiamo ricevuti prima del lancio. Li abbiamo richiesti di nuovo e li inseriremo non appena li avremo.
Il botta e risposta ha spinto altri sviluppatori a intervenire sulla questione, molti dei quali hanno raccontato di aver lottato per conoscere i nomi dei traduttori che hanno lavorato ai loro progetti nel tentativo di accreditarli; un’altra sonora campana sembra invece essere quella di chi suggerisce che studi così grossi (o sotto un’influenza così grande come quella degli Xbox Studios, dei quali Obsidian fa parte) dovrebbero evitare di affidarsi ad aziende di localizzazione che in passato abbiano già “tenuto nascosti” i nomi dei loro dipendenti.
Quello di Pentiment non è il primo caso di uno studio che viene accusato di non aver accreditato chi ha lavorato al titolo, tanto che, proprio, la scorsa settimana, una compositrice che aveva lavorato a God of War: Ragnarok ha dichiarato che il suo nome è stato omesso dai credits; i più bravi e le più brave di voi potranno anche ricordare un mini-scandalo simile nell’ottobre dell’anno scorso, quello attorno a MercurySteam, sviluppatore di Metroid Dread, chiamato in causa da molti sviluppatori e sviluppatrici per aver rifiutato di riconoscere il loro lavoro sul progetto.
Non è la prima volta, e, anche se mi viene lecito chiedermi se sarà l’ultima, dubito lo sarà. O no?