Outlast 2: filastrocche da incubo
Attenta a ciò che dici, boccuccia mia.
Outlast 2: filastrocche da incubo e nenie malvagie, ma non troppo. Sono nascosto nel bagno di una scuola e quella belva intenta nel darmi la caccia si fa forte della consapevolezza di avermi privato d’ ogni via d’uscita, avanza con sicumera, tanto da mettersi a cantare una filastrocca.
E’ la prima volta che la sento:
O be careful little eyes what you see
O be careful little eyes what you see
There’s a Father up above
And He’s looking down in love
So, be careful little eyes what you see
Viene cantata con dolcezza. Redarguisce l’ascoltatore di stare attento a cosa dice la bocca, cosa fa la mano, di chi si fida il cuore, perché Dio dall’alto dei cieli ci guarda con amore. Outlast 2 propone proprio la visione di un dio Voyeurista, che ci osserva giudicando, glaciale ed impietoso.
Passano dei giorni e la litania non riesce ad uscirmi di testa, come un caparbio tarlo che scava in profondità. Mi decido quindi nel cercarla, speranzoso di trovare sul tubo un’anima pia che abbia salvato la clip dell’inseguimento per riuscire ad ascoltare la versione completa in tutta calma, ma vengo sorpreso da una realtà ben più brutale di Outlast stesso.
La litania era tratta da un reale canto Cristiano. La morale è solo una: a volte la realtà batte l’immaginazione. O forse no?