Newell, il futuro del gaming nelle interfacce neurali
Il presidente di Valve al lavoro su BCI nel gaming.
Potrebbe sembrare un discorso futuristico, un’ipotesi remotissima, una storia direttamente prelevata da Cyberpunk 2077, invece è la pura e semplice realtà.
Da tempo si parla dell’applicazione di interfacce neurali al gaming, di periferiche più o meno elaborate in grado di “leggere la mente” del videogiocatore in maniera tale da poter utilizzare i dati ricavati nelle maniere più disparate e creative possibili, esaltando l’interazione plurisensoriale tra uomo e macchina, portando sperabilmente l’esperienza su un piano decisamente altro rispetto a quello attuale.
Ed è proprio uno dei personaggi più popolari dell’intera industria videoludica, Gabe Newell, a parlare di quello che Valve ha in cantiere per i prossimi anni:
Stiamo lavorando ad un progetto open source in maniera tale che chiunque possa avere tecnologie di lettura [di segnali cerebrali] in alta risoluzione, all’interno di headset, sfruttando tutta una serie di differenti modalità.
Newell specifica che lo scopo della tecnologia non sarà soltanto quello di leggere i dati e definire lo stato d’animo del videogiocatore, magari modificando on the fly il titolo con cui si videogioca. Sembrerebbe che il capo della mamma di Half-Life sia interessato a voler plasmare i sentimenti e la percezione del fruitore, andando a imporre segnali cerebrali in scrittura, aggiungendo che:
Il mondo reale sembrerà piatto, senza colori, annebbiato se relazionato alle esperienze che saremo capaci di creare nel cervello delle persone.
Una prospettiva affascinante, che tuttavia pone inquietanti interrogativi, soprattutto dal punto di vista etico e morale: siamo sicuri che modificare i segnali cerebrali tramite interfacce neurali sia la strada più giusta per l’evoluzione del gaming? A voi la palla (di vetro).