Little Devil Inside, sviluppatori accusati di razzismo
Sono bastati pochi secondi per subissare di critiche gli sviluppatori di Little Devil Inside, progetto presentato su PS5 e accusato di razzismo.
Il politically correct colpisce anche Little Devil Inside, un progetto Kickstarter ricomparso durante la conferenza PlayStation 5.
Il titolo si è rivelato essere un indie di lancio ed esclusiva temporale per la nuova console Sony, ma non sono mancati i rimproveri: nello specifico, poco dopo il trailer, gli sviluppatori di Little Devil inside sono stati accusati di razzismo. Tutta colpa di una scena. Quale? Questa:
Nella scena il protagonista avventuriero viene inseguito da degli indigeni ridacchianti dalle pelle scura, con tanto di maschera di legno e cerbottana, che è stata scambiata con qualcos’altro. La colpa di cui si sarebbero macchiati quelli di Neostream Interactive, coreani, è aver rappresentato con i classici stereotipi personaggi di colore.
Gli sviluppatori su Facebook hanno precisato che non era loro intenzione offendere nessuno, spiegando che i personaggi sono i protettori di una regione mistica presente nel mondo di Little Devil Inside. Essi non sono ispirati ad alcuna tribù africana o afroamericana esistente, e che sono il frutto di una ricerca che li ha portati a ispirarsi ai Kakamora, i piccoli pirati rivestiti da noci di cocco del film Disney Oceania.
Ciononostante, il team – che ricordiamo, è alla loro prima esperienza – ha annunciato che provvederà a cambiare i personaggi, arrivando a sconvolgere il design se necessario, pur di soffocare le pesantissime critiche di razzismo scatenatesi nel periodo del movimento Black Lives Matter. Ciò include:
- La rimozione dei rasta
- Ritoccare la dimensione delle labbra
- Cambiare il colore della pelle
- Modificare la cerbottana per far in modo che rassomigli meglio all’arma tribale.
Molti hanno preso le parti degli sviluppatori, ma lasciamo il trailer al vostro giudizio:
In sviluppo da 5 anni, Little Devil Inside se la sta vedendo anche contro le critiche dei backers, delusi dal non essere stati avvertiti sull’esclusività in tempo e in generale sulla mancanza di notizie riguardo un progetto che loro stessi stanno finanziando.