Fortnite e PUBG banditi dal Governo Cinese: allarme per altri titoli
Non solo Epic Games, in lista anche titoli Blizzard e Riot Games
Come parte di un’inchiesta presa in carica dall’organo del governo Cinese “Comitato di Revisione dell’Etica Online”, Fortnite, PlayerUnknown’s Battlegrounds e altri sette titoli sono stati bannati dal Paese per aver “promosso valori sbagliati”, concentrandosi maggiormente sulla violenza e la raffigurazione dei personaggi femminili.
Fortnite e PUBG sono ormai completamente banditi dalla Cina, mentre League of Legends, Overwatch, Diablo e World of Warcraft rientrano in una categoria a parte che necessita di “azioni correttive” se desiderano rimanere all’interno della Nazione. Al momento, altri 20 titoli sono ancora in stato di revisione.
I videogiochi Battle Royale sono stati banditi perchè contenevano troppi riferimenti blood and gore e pertanto disapprovati dalla commissione. PUBG e H1Z1 rientravano ovviamente in questa categoria, ma l’inclusione di Fortnite sembra tutt’ora una questione strana, visto che il titolo non contiene nessun tipo di effetto “sangue”.
Gli MMO come World of Warcraft e i MOBA come League of Legends sono stati penalizzati perchè possiedono “chat disarmoniche”, presentando quindi un problema che sarà difficile da risolvere senza vietare completamente la chat in-game. LoL e Overwatch sono stati inoltre inclusi nell’inchiesta in quanto contengono personaggi femminili troppo svestiti e ai loro occhi promuovono valori sbagliati. Né Blizzard né Riot Games hanno rilasciato una dichiarazione e non sappiamo pertanto in che modo i loro giochi saranno adeguati per soddisfare questi standard ed evitare il divieto.
Quest’inchiesta è stata particolarmente difficile per Tencent, che ha portato con sé tutti i publisher assieme a sei titoli in questa lista. Tencent ha già perso 20 miliardi di dollari a causa delle regolamentazioni cinesi sui giochi all’inizio di quest’anno, e questi divieti potrebbero pesare ancora di più sulla compagnia nei prossimi mesi, a meno che non riescano a raggiungere un accordo con il governo.
Da notare il fatto che queste investigazioni non hanno in nessun modo colpito le loot box, le quali sono già state bandite completamente in paesi come il Belgio e sono state aperte nuove inchieste al riguardo negli Stati Uniti. La Cina aveva già obbligato le aziende a rendere pubblici i premi nelle loot box con una legge passata nel 2017.
La relazione della Cina con il gaming è sempre stata piuttosto delicata, il presidente cinese Xi Jinping lo rese un punto focale di diverse decisioni politiche durante lo scorso anno. I siti come Twitch sono stati banditi completamente per streaming non autorizzati, mentre Valve ha dovuto creare un nuovo store di Steam specifico per gli utenti cinesi che contiene solamente i titoli autorizzati.