Death Stranding 2: Kojima vuole partire da zero
Kojima vorrebbe prendere in considerazione di creare un sequel di Death Stranding ma non continuerà la storia del primo capitolo.
In una recente intervista, Hideo Kojima ha discusso la possibilità di lavorare nuovamente con Norman Reedus. Se questo accadesse, potremmo vedere un sequel di Death Stranding, il titolo più atteso e discusso dagli utenti PlayStation 4 nelle ultime settimane. Kojima però ha voluto evidenziare che, se inizierà un nuovo progetto, questo partirà da zero e non riprenderà le vicende del capitolo precedente. Ciò significa presumibilmente che i due giochi potrebbero essere simili tra di loro e condividere lo stesso universo, ma ovviamente non ne abbiamo certezza.
Norman Reedus nei panni di Sam Bridges rappresenta l’icona principale di Death Stranding. In un ipotetico secondo capitolo, l’attore probabilmente rivestirà lo stesso ruolo ma non è detto che sarà il protagonista: il fatto che Kojima voglia far partire il sequel da zero ci fa pensare che Sam Bridges sarà un personaggio secondario con cui interagire all’interno di una storia tutta nuova.
Oltre alla possibile uscita di un sequel su Death Stranding, Hideo Kojima ha parlato della scelta di inserire i sevizi online nel suo gioco. Dopo aver visto nel 1976 il film “Taxi Driver” di Martin Scorsese, Kojima realizzò che tutte le persone del mondo soffrivano della stessa solitudine che lui provava da bambino. La senzazione di voler alleviare questa solitudine portò il “social strand” system: “Questo è il motivo per cui ho aggiunto quest’online indiretto nel gioco, in modo che le persone sentano che va tutto bene” ha detto Kojima alla stampa. “Ti senti sollevato quando capisci di non essere solo. Quando vedi le impronte di altre persone pensi: non sono l’unico ad essere qui”.
Kojima racconta anche che le terrificanti immagini sull’oceano nel gioco – i mari di catrame e i mostri giganti – nascono dalle sue paure, in particolare racconta quando il suo defunto padre lo spinse verso l’oceano a bordo di una barca quando era un bambino. Per quanto riguarda i suoi genitori, Kojima rivela di non aver detto nulla a sua madre, né del suo nuovo studio e né di Death Stranding: “Ho pensato, le dirò tutto una volta che avrò acquisito un po ‘di successo”, ha detto. “Non volevo che si preoccupasse.” Sfortunatamente, la madre di Kojima è venuta a mancare proprio durante lo sviluppo del gioco, quindi non ha mai avuto la possibilità di raccontarle ciò che aveva creato. “I fantasmi nel gioco… probabilmente alcuni di questi sono i miei genitori che mi guardano”, ha detto alla stampa. “Volevo avere questo tipo di metafora, che dentro di te ci sia una specie di connessione con le persone che non ci sono più.”