Days Gone: alcune curiosità sul design dell’open world
Solo 6 persone si sono occupate dell'open world
Uno dei problemi di Days Gone nel non saper tenere il passo con le altre esclusive di Sony è stato sicuramente lo stretto organico con cui Bend Studio si è ritrovato a dover sviluppare il titolo. Bisogna però riconoscere che Days Gone è riuscito ad essere un titolo abbastanza ben costruito.
L’open world di Days Gone non è di sicuro il più grande che si sia mai visto ma è sicuramente una buona sandbox: abbastanza grande, ricco di diversità ed interattivo. La cosa che stupisce di più è che ad occuparsene sono state solo 6 persone. A rivelarlo è stato il lead open world designer, Eric Jensen.
La cosa di cui sono più orgoglioso è che siamo riusciti a rendere l’open world dinamico e diversificato anche con un team di design piccolissimo. Abbiamo dovuto ingegnarci e renderci efficienti con ognuna delle nostre scelte di design, sapendo che la forza lavoro era molto scarsa. Vedere tutti gli screenshots ed i video postati dai giocatori che figuravano Deacon o le interazioni sono stati per noi qualcosa di assurdo!
L’open world non è un elemento facile da realizzare, all’interno di un videogioco, anche con un team ben composto. Il risultato di Bend Studio è sicuramente da ammirare, considerando quante poche persone ci abbiano lavorato. Si mormora già di un probabile sequel, visto che il titolo, in Giappone, ha persino superato le vendite di Horizon: Zero Dawn e God of War.