La Top 50 definitiva dei film di Natale
Il Natale cinematografico dal punto di vista di un millennial italiano
Natale. Natale è cibo, Natale sono i regali, Natale sono la famiglia, gli amici, Natale è la neve, il freddo fuori. Ma Natale è da sempre, soprattutto per chi è cresciuto tra anni ’80 e ’90, il tempo per sedersi davanti al TV e immergersi nella magia delle feste grazie a Hollywood. Che si tratti di vecchie VHS o gli algoritmi di Netflix, il Natale è sempre stato uno dei periodi dell’anno più prolifici per quanto riguarda il cinema, tanto da aver generato negli anni un suo vero e proprio sotto-genere, quello dei film di Natale, appunto.
Tra film ambientati a Natale, film che toccano il Natale solo di striscio e film che per qualche ragione inspiegabile sono diventati tradizione natalizia, ce n’è per tutti i gusti, per tutte le età e in tutti i generi. Per fare un po’ di chiarezza, oggi voglio portarvi una personalissima classifica dei migliori 50 film di Natale di sempre. Non prendetela come un vero e proprio giudizio sulla qualità, nemmeno come un compendio che vuole comprendere tutto, bensì un personale “best of” molto sentimentale e decisamente nostalgico di quelli che sono i migliori compagni per queste serate sul divano con un Ciobar mentre fuori nevica. Ma partiamo subito.
50) Caro Babbo Natale
All I want for Christmas è un film del 1991 che sorprendentemente non ha niente a che vedere con l’onnipresente e quasi omonima canzone di Mariah Carey che esordirà invece tre anni più tardi, tanto che la versione italiana si intitola Caro Babbo Natale. Vi posso dire che mi ha lasciato davvero basito; magari rimane caro ad alcuni di voi, ma la mia esperienza è stata decisamente diversa.
Il tema alla base del film è uno degli incubi di praticamente qualsiasi ragazzino: lo spettro del divorzio dei propri genitori, qualcosa che in effetti può portare un bambino a fare cose stupide per evitarlo o per sistemare le cose. E in effetti i protagonisti di Caro Babbo Natale di cose stupide, pericolose o inspiegabili ne fanno tantissime. Hallie e Ethan (per tutto il film nome pronunciato in una maniera italianissima e fastidiosissima) sono una coppia di fratelli, rampolli di una famiglia di genitori recentemente separati, anche se certamente non se la passano male. Il padre è un ganzo che ha aperto un – a quanto pare bellissimo anche se a me è sembrato un posto qualsiasi – ristorante in città e comprato un loft per la sua nuova vita da scapolo, con tanto di flipper; la madre invece è una bella donna che vive in una magione con tanto di domestici in piena Manhattan e ha l’unica “colpa” di essersi riaccompagnata con un uomo certo non brillante, al massimo un po’ snob.
In tutto questo, i due pargoli viziatissimi crescono come dei disadattati, che cercheranno per tutto il film di far rimettere insieme i due genitori, usando qualsiasi mezzuccio. Ethan pensa solo a conquistare una ragazza che come al solito si innamorerà di lui inspiegabilmente e all’istante e continua a sparare battutacce degne di un quarantenne al Saturday Night Live, la sorella invece è un piccolo demonio con la mentalità di una businesswoman senza scrupoli che prima impone a un Babbo Natale del supermercato di promettergli che farà di tutto per far ricongiungere i genitori e poi insulta altre bambine perché non si fanno superare in una fila, fino a maltrattare alcuni animali, dei topolini per l’esattezza.
Non sto a spiegarvi del tutto il loro piano diabolico se mai vi venisse voglia di vedere il film, ma vi basti sapere che arriveranno a scappare di casa e mettere a repentaglio seriamente la vita di una persona per ottenere quello che vogliono. Il tutto è accompagnato inoltre da canzoni struggenti da drammone anni ’80 più che da gioioso film di Natale.
Ci sono alcuni piccoli punti positivi: il Babbo Natale del supermercato è interpretato dal compiantissimo Leslie Nielsen, ho apprezzato tantissimo il momento nel quale uno dei personaggi secondari risponde al telefono indossando un Power Glove del Nintendo e infine la scena finale sdolcinata è il momento più natalizio per definizione, con tanto di nevicata.
Il problema principale del film è che è quasi impossibile empatizzare con questi ragazzini ricchi sfondati e una famiglia in generale che si comporta in maniera inaccettabile; basti pensare che esiste una scena dove una delle domestiche si ritrova a dover partorire (stava continuando a lavorare fino all’ultimo?) e praticamente a nessuno il fatto interessa minimamente. MOLTO NATALIZIA COME COSA.
49) A casa per Natale
I’ll be home for Christmas/A casa per Natale è una commedia teen che potete trovare su Disney+ e il cui unico motivo di interesse per chi vi scrive era come rappresentasse un vero Natale anni ’90. Devo dire che da questo punto di vista non si può rimanere delusi: tra capelli ossigenati, lava lamps, Jessica Biel e un poster degli Smash Mouth, i primi 5′ rendono l’ambientazione del 1998 parecchio chiara – e esilarante in sé e per sé, vista con gli occhi di oggi. C’è tutto anche dei “classici” dei film per ragazzi dell’epoca: dal bullismo con tanto di gente chiusa negli armadietti, al protagonista spocchioso e “cool”, alle canzoni su licenza (gli Aqua in macchina tocco di pregio) e anche una mamma morta che in fondo fa tanto Disney.
Siamo in California, non certo il posto dall’atmosfera più “natalizia” di tutte e il nostro protagonista è un ragazzotto che si crede sopra alle regole, ha una fidanzata super attraente e una famiglia ricca che vive dall’altro lato del paese mentre lui è al college. Una cosa bizzarra è come la produzione abbia usato attori adolescenti per rappresentare studenti universitari e non di solito il contrario come succedeva con i 35enni in Dawson’s Creek e 90210. Quello che manca a Jake è un po’ di sano spirito delle feste e quando il padre gli chiede di tornare a casa per la vigilia, l’unico modo per convincerlo è quello di promettergli la macchina sportiva di famiglia in cambio. Jake accetta ma poi viene sommerso da peripezie di ogni tipo e si ritrova perso nel deserto con indosso un costume di babbo Natale, a poche ore dall’appuntamento a casa con i suoi, in un momento che senza saperlo fa molto Better Call Saul. Jake sulla strada di casa incontrerà una serie di personaggi davvero sopra le righe, imparando tra un incontro e l’altro il vero significato delle feste e come bisogna essere più buoni, la famiglia, ecc.
Il film è quindi molto banale e stereotipato dopo un inizio promettente e a parte qualche momento alto – le vecchiette di Tom Jones e la corsa coi Babbi Natale – si trascina abbastanza prevedibilmente verso un lieto fine che ha i sentimenti giusti sì, ma risulta sempre un po’ troppo “gentile” con un protagonista davvero odioso. Direi che si possa saltare senza problemi.
48) Santa Clause è nei guai
Già è sorprendente come un film di Natale sia riuscito ad avere un seguito, ma due? Complimenti quindi a Santa Clause con Tim Allen, che incontriamo per la prima volta qui alla posizione #48 con la sua terza incarnazione, intitolata Santa Clause è nei guai. Uscito ben 12 anni dopo l’originale, il film è diretto da James Lembeck (già dietro alla macchina da presa in Che fine ha fatto Santa Clause) e vede unirsi al cast – comunque notevole – che include Tim Allen, Elizabeth Mitchell e Judge Reinhold il comico Martin Short, con il quale Allen aveva lavorato qualche anno prima in Da Giungla a Giungla.
Scott Calvin ricopre il ruolo di Babbo Natale da ormai tantissimi anni ed è ormai felicemente sposato con Carol, incinta del loro primo figlio. Il film passa una buona parte del proprio tempo in una sorta di versione natalizia di Ti presento i miei, con i genitori della donna completamente ignari del ruolo di Santa Claus vero e proprio del suocero. Le – poche – battute e situazioni divertenti della pellicola passano quindi per queste incomprensioni, con Scott che cerca di convincerli di essere semplicemente finiti in Canada, dove è normale apparentemente come dei bambini lavorino in una fabbrica di giocattoli. Al di là dei problemi a casa, Scott li ha anche sul “lavoro” perché deve fare fronte alla minaccia di Jack Frost (Short), il quale sfrutterà una nuova e vecchissima clausola, simile a quella che ha dato il ruolo a Scott nel primo film, per soppiantarlo come Babbo Natale.
Onestamente, si salva solo la verve di Martin Short, per un sequel dal budget chiaramente risicato del quale non si sentiva il bisogno. In questi giorni Santa Clause però è di grande attualità, perché la serie TV Nuovo Santa Clause Cercasi ha esordito a Dicembre 2022 su Disney+ dopo ben 16 anni da questo film.
47) Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo
Mamma ho perso l’Aereo è sicuramente sempre stato il protagonista dei miei Natali, sia con il primo che il secondo episodio e infatti li troverete entrambi decisamente più avanti in questa Top 50. Al di là dei dimenticabilissimi sequel senza Maculay Culkin, la serie si è allargata appena un anno fa con un progetto del quale avevo sentito parlare da anni e sul quale nutrivo sia speranze che timori: ovverosia Home Sweet Home Alone.
Disponibile su Disney+, Home Sweet Home Alone è un vero e proprio sequel/reboot dell’originale con una serie di nuovi attori. Chiaro, siamo in un’epoca dove si ricicla di tutto, con risultati alterni, ma le fondamenta per rivisitare la serie con un progetto più ambizioso dei suoi sequel originali c’era, magari riportando in auge la famiglia McAllister, magari raccontando dei figli di Kevin o qualcosa del genere. E inizialmente pensavo che sarebbe stata questa la strada intrapresa, in quanto si rumoreggiava che proprio Culkin sarebbe tornato proprio per questa nuova pellicola. Quando proprio l’ex attore bambino ha smentito un paio di mesi prima del lancio qualsiasi coinvolgimento nel film – l’unica vera connessione (a parte qualche easter egg) con l’originale è una parte secondaria data al fratello grande di Kevin (Buzz) diventato poliziotto – il mio livello di attesa era già sceso drammaticamente; ed è sceso ancora quando ho visto il primo terrificante trailer che sembrava proprio dipingere Home Sweet Home Alone come una copia carbone fatta male dell’originale.
Dopo aver visto il film devo dire che, grazie a un paio di attori comunque più che capaci come Ellie Kemper e Kenan Thompson (vecchie conoscenze del Saturday Night Live), una manciata di battute simpatiche e una trama che alla fine ribalta i ruoli che conoscevamo nell’originale, il film riesce a risultare passabile o quantomeno non offensivo, sebbene resti assolutamente non necessario e a tratti da far sollevare più di un sopracciglio.
La storia è quindi solo apparentemente quella di un altro ragazzino lasciato a casa dai genitori (questa volta una famiglia inglese diretta verso Tokyo), ma in verità tratta più di una coppia di genitori ridotti quasi sul lastrico che per una serie di equivoci finiscono per fare la parte dei nuovi ladri e finire nelle grinfie delle trappole di un bamboccio per il quale non siamo necessariamente chiamati a fare il tifo fin da subito, anzi. Questo ribaltamento di ruoli è tutto quello di inatteso che il film ha da offrire e sebbene sono sicuro possa piacere ai più piccoli – anche se ci sono dei riferimenti e scherzi anche abbastanza adulti come tematiche – non consiglio la visione se non ai più annoiati di voi, a parte la presenza delle sempre magnifiche musiche della serie.
46) Vacanze di Natale ’95
Non si può parlare di Natale in Italia senza citare i Cinepanettoni. Potete odiarli, possono non piacervi, potete pensare siano retrogradi o magari invece li amate alla follia, ma non ci sarebbe Natale in Italia senza di loro, ormai da più di trent’anni. Per primo sono andato a ripescare uno di quelli sparato su Italia 1 a ripetizione e che mi incuriosiva di più, facendo comunque parte di quella infornata iniziale prima che si passasse il limite con i viaggi in India, Egitto e via discorrendo. Vacanze di Natale 95 non ha tanti personaggi secondari (all’inizio si vede quel geniale gruppo di caratteristi romani con fenomeni come Mattioli e Bernabucci ma dopo non li incontriamo più) e si concentra sul duo Boldi e De Sica con le loro peripezie familiari.
Non per questo non incontreremo macchiette e comparse assurde di qualsiasi tipo, immersi nella neve della bella cornice – nettamente la cosa più interessante del film – di Aspen (Colorado) a metà anni ’90. Aspen dove non si capisce minimamente perché tutti parlino in Italiano, tra l’altro ridoppiando chiaramente attori statunitensi. Chi tra di voi è familiare con questo film si ricorderà sicuro della presenza di Luke Perry nel ruolo di sé stesso, quello dell’attore di Beverly Hills 90210 del quale è innamorata una giovanissima Cristiana Capotondi al suo esordio al cinema, che incontriamo per la prima volta mentre legge il mitico giornalino Cioè. La cosa divertente è come Neri Parenti e Vanzina incontrarono quasi casualmente Perry ai Telegatti di quell’anno e vedendo l’incredibile successo che aveva con le sue fans inventarono tutta la sua sotto storia e lo ingaggiarono per il film. Oltretutto, la parte con lui protagonista, soprattutto nel finale, è forse la più riuscita del film.
Perché al di là dei tempi, il film è invecchiato davvero malino… Le tematiche sono veramente al limite anche se prese come figlie del loro tempo e sebbene in qualche caso portino a qualche risata ignorante, di base il film fa poco ridere, molto meno del 2000 che trovate poco più su in classifica. Resta una “trashata” clamorosa con qualche tocchetto simpatico e scena oggettivamente divertente nella sua assurdità. Ah e se volevate scene di nudo nel vostro film di Natale, qui ne trovate a bizzeffe. La colonna sonora almeno è clamorosa, con quella Scatman che imperversa e fa tanto tanto “Natale al cesso” di Maccio, in aggiunta ai Take That e la mitica Alexia.
I cinepanettoni restano una colonna del Natale italico, che ci piaccia o non ci piaccia. Riescono a mostrare pieghe della nostra società portate all’estremo ma sempre attuali e quindi hanno almeno questo merito “storico”, parlando in particolare di quelli ambientati in altri anni. Diciamo che tra un epiteto omofobo e una palpata non c’è tantissimo da salvare almeno in questo caso. Ah e la volete sapere una cosa pazzesca? Questo film sarebbe dovuto essere l’esordio al cinema di CHARLIZE THERON. Ebbene sì, Neri Parenti nel suo libro ha detto che l’attrice aveva già firmato un contratto da semi-sconosciuta all’epoca e che non ha partecipato solo perché si ruppe una gamba all’epoca delle riprese e dovettero sostituirla. Pensate se la Theron avesse fatto questo film e se poi la TV italiana l’avesse risucchiata nel suo loop e oggi che ne so presentasse la Prova del Cuoco. Universi cine-paralleli…
45) The Polar Express
Immaginate di trovarvi nel vostro lettuccio d’infanzia la notte di Natale. Abitate in un quartiere come tanti, in una famiglia come tante, ma l’incredibile sta per succedere proprio a voi: annunciato da forti rumori e luci abbaglianti alle finestre, un misterioso treno si parcheggia davanti al vostro appartamento. Non c’è quasi tempo di prendere la vestaglia e scendere per strada tanta è la curiosità di scoprire cosa diavolo stia succedendo. Il treno però è lì – ma non c’erano rotaie davanti a casa mia penserete – e da esso scende un controllore che vi chiede un biglietto che non pensate di avere. Vi dirà di guardarvi in tasca, ed eccolo lì. La destinazione? Il Polo Nord. Sulla fiancata del treno una scritta in caratteri dorati “Polar Express”.
Questo è il magico preambolo di un film che dal 2004 è entrato di diritto nel novero di due categorie veramente importanti: da una parte quella dei classici di Natale, dall’altra quella dei lungometraggi in computer grafica brutti come la fame. Almeno, guardate i modelli dei personaggi, le espressioni e come si muovono, roba da far venire i brividi anche 17 anni fa. Per il resto The Polar Express ha tantissimi nomi altisonanti in tutti i reparti: c’è Alan Silvestri (Avengers, Ritorno al Futuro) a comporre le musiche, c’è Robert Zemeckis (ancora Ritorno al Futuro, ma anche Forrest Gump e Flight) in cabina di regia e il mitico Tom Hanks a prestare la voce a una buona quantità di personaggi nel film. Tutto questo riesce a creare una storia come detto magica e originale che riporta alla mente Harry Potter e il suo Hogwarts Express, con un piccolo protagonista che non riceve mai un nome nella pellicola (il film è ispirato a un romanzo nel quale si scopre che si chiama Chris) in viaggio verso la casa di Babbo Natale per scoprire veramente sé stesso e crescere.
Il primo film animato della Warner Bros., primo a ricevere una release sia in 35mm che IMAX 3D, realizzato con motion capture su tutti i personaggi e ricco di citazioni a precedenti lavori di Zemeckis (addirittura il treno monta un flusso canalizzatore come quello di Back to the Future!), Polar Express è un carrozzone di portata notevole che alla fine merita il successo che ha avuto, senza però avermi mai convinto del tutto. Non so, sarà qualcosa nel look dei personaggi definito da molti inquietante, sarà una storia che dopo l’inizio molto promettente sfocia un po’ troppo nell’azione e in sequenze che vanno sicuramente a scimmiottare l’effetto 3D che andava tanto al cinema in quegli anni, ma non ha mai fatto breccia nel mio cuore in passato e sicuro non la ha fatta oggi. Il posto in questa rassegna però se lo prende, anche grazie a un cameo di Steven Tyler come un elfo canterino.
44) Agenzia Salvagente
Agenzia Salvagente è un film del 1994 con una terribile nomea e giudizi da parte della stampa, oltre a essere stato un bel flop al botteghino, diretto da quella Nora Ephron che un anno prima lanciò il famosissimo Sleepless in Seattle (Insonnia d’amore). Dopo tutto però non è il disastro che alcuni hanno dipinto ma un discreto film natalizio decisamente sopra le righe, per un film che è degli anni ’90 ma nei colori e nelle tematiche è ancora ancorato agli ’80.
Mixed Nuts è una commedia, e in certi momenti fa quantomeno sorridere, tuttavia è pervaso da una sorta di tristezza e succedono cose abbastanza gravi, tra le quali morti, sparatorie e tradimenti. Ma di cosa parla? Steve Martin, Rita Wilson e Madeline Kahn lavorano a un call center per persone in difficoltà o vicine al suicidio, e sono senza soldi e particolari prospettive. Quindi non hanno solo i loro problemi a cui far fronte, ma anche quelli di tante altri poveretti che, sotto Natale in particolare, si trovano in difficoltà con la loro vita. Tra questi problemi c’è uno spietato padrone di casa che ha intimato lo sfratto – tematica ricorrente sotto Natale a quanto pare – all’agenzia dove i tre lavorano, la quale ovviamente essendo pro bono ha difficoltà a reperire i soldi.
È un film 100% natalizio, a partire dalla prima scena dove risuona White Christmas mentre Steve Martin gira in bici per Venice Beach, anche se l’ambientazione californiana stona decisamente – e non casualmente – con i babbi Natale e gli abeti che si vedono in giro. Il resto del film si dipanerà attorno all’ufficio sopracitato e ai personaggi bizzarri che ci gravitano attorno. Nel cast infatti troviamo un giovanissimo Adam Sandler nel ruolo di un portinaio canterino e soprattutto quello che normalmente è un super maschio alfa come Liev Schreiber al suo debutto cinematografico in un sorprendente ruolo di un transgender in cerca di aiuto ma che finisce per invece aiutare tutti gli altri. Senza dimenticare il geniale Rob Reiner (ve lo ricordate come il padre di Jess in New Girl?) come veterinario del quartiere e protagonista di una delle scene più divertenti di un film un po’ sconclusionato e dal finale abbastanza assurdo ma meritevole del vostro tempo per il suo approccio fuori dai soliti schemi natalizi.
Il curioso titolo del film in inglese viene dal fatto che il padre del personaggio di Steve Martin venne investito quando lui era piccolo da un camion che trasportava frutta secca mista e anche un gioco di parole con il secondo significato della parola nut, ossia “pazzo”. L’Italiano è “Agenzia Salvagente” a mio parere ne sminuisce ulteriormente la carica emotiva.
43) La Stella di Natale
Devo dire che non sono molti i film natalizi che iniziano in prigione, ed è lì che troviamo Horace McNickle, irrecuperabile truffatore che approfitta proprio di un’improvvisata festa al penitenziario per rubare un costume da Santa Claus e così evadere, uscendo impunemente dalla porta principale. Scritto e diretto dal relativamente sconosciuto Alan Shapiro, il quale finirà dopo 10 anni a regalarci il mitico Flipper con Elijah Wood e il delfino, La Stella di Natale è ovviamente una produzione Disney e ovviamente ha come co-protagonisti una coppia di bambini con una famiglia disfunzionale da sistemare e uno sfratto in vista, mentre i pargoli pensano solo ai regali.
Nel ruolo del Babbo Natale che cercherà di approfittare dell’ingenuità dei due bambini è Ed Asner, il quale finirà a interpretare il vecchio portadoni finnico anche in Elf e la voce del vecchietto in Up, ed è recentemente passato a miglior vita. La storia è semplice: Horace sfrutterà il fatto che i due ragazzini pensino che sia il vero Babbo Natale per i suoi fini loschi, ma nel frattempo saranno loro a insegnarli lo spirito del Natale e cambiarlo, da un criminale a una brava persona. Anche se veramente cattivo non è stato mai, voleva solo recuperare la refurtiva di una truffa nella quale ha coperto un suo amico ed è finito per quello in carcere.
Il film uscito direttamente sulla TV (ABC) non è un caposaldo del Natale, ha un budget chiaramente risicatissimo e finisce per essere più un film da “domenica” di Dicembre su Italia 1, tuttavia può fregiarsi di uno script discreto e due attori bambini – specialmente la bambina – abbastanza capaci e credibili, oltre a un Babbo Natale non certo classico ma che funziona. Unica scena un po’ sopra le righe è quella sul treno nel finale che quasi va a rappresentare il “Canto di Natale” di questo film, con tanto di scheletri, fulmini e inquadrature da film horror. Tutto sommato, La Stella di Natale è da me moderatamente consigliato magari con figli/nipoti, tanto sta su Disney+.
42) Last Christmas
Non sarò fan del genere, ma era impossibile in classifica non inserire qualche melensa “rom com” natalizia, un sottogenere che ha prodotto forse anche più film – soprattuttograzie a Netflix – sotto le feste che la marea di produzioni per ragazzi. In tutto un mare magnum di robe agghiaccianti, ho voluto dare risalto all’ultima che ho visto in ordine temporale, ambientata nella città dove abito. Sto parlando di Last Christmas, film con protagonista la splendida e simpaticissima Emilia Clarke di Game of Thronesiana memoria e che alla canzone degli Wham! e George Michael ha sì rubato il titolo ma almeno fondandoci sopra parte della trama.
Kate è infatti una commessa di un negozio natalizio incredibile a Covent Garden (non esiste, sfortunatamente) che non sta passando certo il suo momento migliore, tra bizzarre relazioni occasionali, soccombendo alle tentazioni alcoliche della capitale e senza una fissa dimora dopo aver litigato con i suoi genitori (la madre è quella Emma Thompson che fa davvero fatica a non apparire in qualche modo in una commedia brit, seppur questa volta in un ruolo fuori dal comune), oltre a un lavoro certo dal sapore natalizio ma non del tutto soddisfacente. E così, vestita da elfo e con la battuta pronta in ogni momento, la vita di Kate verrà scossa dall’incontro con un affascinante (e sfuggevole) ragazzotto interpretato dal lanciatissimo Henry Golding. Da qui il film si trascinerà da una situazione imbarazzante o romantica all’altra, il tutto accompagnato come anticipavo dalle canzoni di George Michael come colonna sonora.
Non aspettatevi un capolavoro, non spaventatevi troppo perché in cabina di regia c’è quel Paul Feig del terrificante Ghostbusters tutto al femminile del 2016, ma Last Christmas ha abbastanza battute simpatiche e atmosfera natalizia (Londra non sarà New York ma vi posso assicurare che a Natale fa la sua porca figura) per farmelo consigliare se non siete rigettati completamente dal genere. Da segnalare anche un paio di memorabili personaggi secondari come la proprietaria cinese del negozio dove lavora Kate (la geniale Michelle Yeoh) e il gruppo di homeless che entrerà in gioco nella seconda metà del film. Last Christmas poi non è il film che ho veramente descritto e che veramente vi aspettereste dopo i primi 20’. Non dico altro, se non di potenzialmente dargli una chance, potrebbe non schifarvi del tutto come non ha schifato del tutto me.
41) L’amore non va in vacanza
Torniamo subito con un’altra delle commedie romantiche natalizie più conosciute, con un cast d’eccezione. Vi bastano Jack Black, Kate Winslet, Cameron Diaz e Jude Law (solo per citare i protagonisti, perché appaiono gente come James Franco, Lindsay Lohan, Kathryn Hahn e John Krasinski tra gli altri) per dare una chance a The Holiday? Uscito nel 2006 e conosciuto in Italia come L’amore non va in Vacanza e scritto e diretto dalla onnipresente Nancy Meyers regina del genere di quegli anni (What Women Want, Tutto può succedere), The Holiday è una storia d’amore che alla sua base ha uno scambio sotto le feste.
Kate Winslet è una giornalista londinese in erba che non ha ancora trovato il vero amore, andando dietro allo stesso uomo da anni che tra l’altro sta per sposarsi. Cameron Diaz invece è una produttrice cinematografica di successo negli Stati Uniti e deve fare i conti con il suo fidanzato che la tradisce (certo avere il coraggio di tradire Cameron Diaz…). Entrambe hanno bisogno di una ripartenza, di tempo lontano dalle loro vite e dalle persone che le circondano.
Le due si trovano online quasi casualmente – è l’online dei primi anni 2000 quindi usano una sorta di MSN Messenger – e decidono di scambiarsi le proprie case per il periodo natalizio, su una specie di Airbnb ante litteram (il sito Home Exchange del film esiste poi davvero ancora oggi). Cameron si ritrova quindi nella campagna britannica tranquilla del Surrey mentre Kate in una casa da sogno a Los Angeles con tanto di piscina. Che poi se vogliamo non so quanto possa costare la casetta della Winslet, ma penso decisamente non poco visto il mercato immobiliare britannico, anche se nel film viene passata come una robetta da due lire.
Ovviamente come in una rom com che si rispetti, l’amore è dietro l’angolo per entrambe, accompagnato dalla colonna sonora composta da Hans Zimmer. The Holiday non è poi malissimo ma come entrambe trovino un nuovo partner nella prima persona che incontrano nei rispettivi stati è un po’ molto assurdo. Poi alla Diaz va anche meglio perché becca Jude Law, mentre la Winslet trova Jack Black che per carità un mito ma mi fa sempre strano vederlo in un ruolo serio con una vera storia d’amore. Alla fine ho decisamente apprezzato di più la storia della Winslet in California, l’altra è fin troppo sdolcinata e banale con Diaz che trova l’uomo perfetto praticamente senza manco uscire di casa. Il Natale è poi un sottofondo ma come sempre in questi film la vicinanza delle feste si sente anche nei comportamenti dei protagonisti e il loro bisogno di “accasarsi”. Ultimo pezzo di trivia: c’è pure un cameo di Dustin Hoffman che non era nemmeno previsto ma siccome stava passando per strada vicino a dove si stavano tenendo le riprese (un Blockbuster, sigh) si è offerto e gli hanno trovato un micro ruolo.