Miles Morales, la co-creazione marchigiana
Miles Morales, uno dei nuovi spider-man di quartiere, ha "origini" marchigiane. Conosciamo meglio la sua co-creatrice Sara Pichelli.
Ebbene sì, Miles Morales ha una dei suoi creatori nata proprio nelle Marche. Sara Pichelli, classe 1983 è nata a Porto Sant’Elpidio, Fermo. Intraprende il suo percorso studiando alla Scuola Internazionale di Comics a Roma e inizia come animatrice lavorando come character designer e storyboarder.
Successivamente riesce a entrare alla Marvel, per cui lavora ancora oggi. Il 2012 è l’anno in cui Sara Pichelli, insieme a Brian Bendis, crea il personaggio di Miles Morales, protagonista degli ultimi due film di animazione targate Sony. Il primo film “Spiderman: Into the Spiderverse” è stato vincitore dell’Oscar al miglior film di animazione nel 2019.
L’evento Cinema Sotto le Torri
Per scoprire e avere degli approfondimenti in di più del suo percorso all’interno della Marvel, le differenze tra l’estero e l’Italia nel mondo dell’animazione e del fumetto, vi lascio qui l’intervista realizzata dalla Slim Dogs. Invece per vedere i lavori realizzati da Sara, qui troverete tutto l’elenco.
Gamesource ha potuto incontrare la fumettista, insieme ai partecipanti dell’evento “Cinema Sotto le Torri” . Evento che si è tenuto ad Ascoli Piceno il 19 Agosto, con la collaborazione del comune di Ascoli Piceno e il cinecircolo Don Mauro nel corso del Tempo, dove è stato possibile poter vedere la proiezione dell’ultimo film “Spiderman: Across the Spider-verse”.
Grazie ad Andrea Gagliardi, il presidente di Dimensione Fumetto, che ha curato la serata, ne è stato l’host e ha permesso a tutti i presenti di poter incontrare Sara Pichelli dopo la proiezione del film. Buona lettura!
Miles Morales: dal fumetto…
Un nuovo personaggio di successo in un mondo già intasato, di proprietà intellettuali molto presenti e difficili da rimpiazzare, quindi, per toccare un personaggio come Spider-Man, com’è andata? Come è stato creare il personaggio di Miles Morales?
Non avevo idea che stavo creando un personaggio di successo. Meno male, sennò la pressione era alle stelle. Dovevo toccare questa icona come hai detto tu e quindi ho detto: “Durerà poco”. Soprattutto la creazione del costume era “Sara devi creare questo costume iconico, ispirati a quello classico Marvel, ma non deve essere come quello classico”
Ci sono state un sacco di prove, tra la creazione del costume e il look; il tutto è durato circa 6 mesi. Quindi è stato un tira e molla con Brian ed era un po’ un’influenzarci a vicenda. Dopo mesi di lavoro, il fumetto ha raggiunto questo successo.
A questo punto mi viene da fare una domanda: a sensazioni, come ti ha colpito questo successo? È arrivato tra capo e collo come una mazzata, oppure in maniera diversa?
Quando è stata lanciata la testata di Miles Morales, inizialmente era uscita in America, poi è arrivato in Europa ed è stato tradotto. Ai tempi c’era Obama e il pubblico reagì 50 e 50 a questo Spiderman dall’etnia diversa.
Per alcuni, già era un instant-classic, per altri proprio lo sfrenato odio razziale. Meno male che poi questa parentesi è andata scemando. A poco dalla prima Run (ndr: è un primo ciclo di storia) è esploso.
Le problematiche di rappresentanza
All’inizio il personaggio era in un universo non canonico Marvel, quello Ultimate: un universo parallelo creato negli anni ’90, più o meno. E si erano creati tutti i personaggi, nuove versioni dei vecchi personaggi. Miles Morales era il secondo Spider-Man di quell’universo.
Poi hanno deciso che “Basta, con l’Ultimate, buttiamo tutti dentro l’universo Marvel”, ma hanno salvato Miles perché era figo e perché comunque c’è questa questione della creazione di un personaggio di colore, e così via.
È una problematica che negli Stati Uniti sentono da decenni, dai tempi dell’intervista di Stan Lee; Dopo l’intervista, la prima cosa che lui e Jack Kirby si dissero fu: “Ci siamo appena accorti che tra i nostri fumetti non c’è manco una persona di colore. Com’è? che qui in ufficio ne abbiamo così tante? Cominciamo un po’ a mettercele…”
Se vedete iniziano prima con dei personaggi sullo sfondo, poi con il postino, poi con il poliziotto, fino ad arrivare ai buoni come Pantera Nera o Black Panther, Luke Cage e tante altre persone secondarie come il reporter Robertson. Quindi sebbene adesso la stiano raccontando come una problematica attuale, quella della rappresentazione delle minoranze, in realtà è una roba che risale agli anni ’60 per conto della Marvel.
L’esperienza di Sara Pichelli
Come l’hai vissuta, insomma, questa polemica iniziale verso la necessità tua e di Marvel di dar vita a un personaggio che rappresentasse i lettori anche di colore?
A livello personale l’ho trovata una presenza naturale e necessaria. Era un “Si, che bello, facciamolo ora”. Io mi sono resa conto della potenza di questo personaggio alla mia prima Fiera importante a New York, che si chiama Comicon ed è uno delle più grandi fiere del fumetto al mondo.
Io avevo il mio tavolo nella zona artisti per la prima volta ed era appena uscito il fumetto. Vado al mio tavolino, pensando che magari qualcuno vuole una firma, un disegno. Si apre alle 10, vado un po’ prima, alle 9:30 e c’era una fila lunghissima. Erano tantissimi ragazzi e bambini di colore e soprattutto i genitori mi ringraziavano dicendomi “Finalmente, il mio bimbo/la mia bimba si può rappresentare in qualcuno”
C’è stato strano gioco per cui sì, è vero, è una rappresentanza per le persone afro-americane, ma funziona anche su di noi. È una cosa particolare che purtroppo si vede sempre meno spesso, cioè quando c’è una nuova rappresentanza, in giro e in generale, la reazione istintiva è quella di dire “Ecco, l’ennesima rappresentanza”, estraniandoci un po’.
Come mai Miles Morales funziona, mentre per questi personaggi nuovi no?
Allora io penso che il risultato del personaggio in sé piace ed è la storia. Le storie toccano corde emotive. Se è fatta bene, va bene ed è universale. Miles è scritto bene e anche brava Sara che lo ha disegnato. Altre volte si fa perché ha un significato, perché va di moda.
Per quanto riguarda Miles lo volevano fare anche un po’ perché porta soldi. Adesso non è soltanto perché è importante a livello sociale, è anche marketing. Solo che non sempre insieme al personaggio, vogliono portare avanti anche l’aspetto sociale.
…fino ai film di animazione
Come ha reagito quando ha scoperto che stavano realizzando il primo film, poi il secondo? Come ha preso questa notizia?
Io l’ho saputo molto prima di sapere chi l’avrebbe fatto, quando, come e perché. Poi arriva Sony che prende in mano il progetto. Nel frattempo passano gli anni e Sony mi dice: “Ciao Sara, stiamo facendo questo film di animazione, vorremmo che tu partecipassi al primo film. Ti passiamo delle immagini per vedere cosa stiamo realizzando”.
Vidi in anteprima alcune parti animate, che non erano finite. Quando l’ho visto ho detto “Ok, buon lavoro. Sicuramente molto meglio del film live-action…” (ndr: lo dice ridendo).
Hai partecipato attivamente nei film?
Solo al primo film. Mi hanno chiesto di realizzare un’immagine che è stata poi utilizzata come capitolo iniziale insieme a un altro Spider-Man di un altro autore.
Come è stato realizzare il personaggio? Peter Parker è una leggenda del web, ti sei ispirata a qualche personaggio in particolare per creare Miles?
È stata più una ricerca generica, quindi uno studio di espressioni e tratti somatici. Non ho pensato a un personaggio in particolare.
Come è stato vedere, per la prima volta, il tuo personaggio parlare, saltare, muoversi. Come ti è sembrato? Era un po’ come te lo immaginavi?
Bella domanda perché c’ho pensato molto, la prima volta che l’ho visto. Delle cose differiscono, anche esteticamente. Io onestamente, di primo acchito, prima di vedere il film, ho fatto: “Come mai questa cosa è così? Perché?”.
Poi l’ho visto e ho capito perfettamente il senso di quello che hanno voluto mettere sullo schermo, perché sono riusciti a modificare e adattare Miles in base alle loro esigenze, senza tradire i personaggi, quindi non è esattamente come lo avevo immaginato, ma lo spirito è quello.
Altre curiosità su Sara Pichelli
Volevo sapere che ruolo ha giocato il territorio nella sua carriera professionale, sia nel bene e nel male (le Marche o comunque l’Italia)? [ndr: questa domanda è stata fatta direttamente da me]
Allora, io mi sono trasferita da due anni a Roma. Penso che tutto faccia storia, quindi assolutamente c’è, c’è Porto Sant’Elpidio anche nel gruppo Miles, in qualche modo, quindi credo che abbia avuto un ruolo. Quale esattamente non lo so. Fa parte di quel marasma che abbiamo dentro. Fa parte del bagaglio che ti porta poi a dare la tua visione delle cose. Quindi credo questo.
Quando ti contattano per quanto riguarda progetti esterni come film e videogiochi?
In questo caso per Sony e Marvel è una cosa molto settoriale. Sony è Sony: hanno diritti, contratti, ecc. In questo caso è differente, nel senso che sono co-creatrice ma il proprietario rimane sempre Brian Bendis.
[ndr: Andrea Gagliardi ha aggiunto: “Non c’è il controllo che avreste se aveste la vostra casa editrice, o il vostro personaggio]
Quali sono le tue influenze artistiche.
Io ho la memoria di due anni di designer. Nel fumetto, invece, Santo Stuart Immonen, Jason Pearson e Sergio Toppi.
C’è qualche altro personaggio che tu hai creato, un po’ meno conosciuto ma del quale comunque sei fiera, che vorresti far conoscere di più? [ndr: questa domanda è stata fatta direttamente da me]
Penso la versione alternativa di Venom.
Per concludere questo articolo vi voglio lasciare con una chicca: nel primo film tra gli easter egg possiamo trovare in questa scena i nomi dei due creatori di Spider-Man nella rubrica di Miles.
Sicuramente parlando di Spider-Man vi sarà venuta voglia di vedere tutti i film, che saranno disponibili su Disney+. Qui ne parliamo più approfonditamente.