Dragon Ball Daima Recensione

Ora che Dragon Ball Daima è finito, tiriamo le somme sull'ultima opera a cui a lavorato Akira Toriyama

Dragon Ball Daima cover

Il 28 Febbraio 2025 alle 23:40, ora Giapponese, è andato in onda l’episodio numero 20 di Dragon Ball Daima, concludendo la nuova avventura dei personaggi creati dal maestro Akira Toriyama. La puntata è finita il primo di Marzo, esattamente un anno dopo la scomparsa del mangaka.

Una scelta oculata da parte della rete televisiva, perfetta, per dare un ultimo saluto alla persona che ha cambiato il mondo dei manga; un genio che ha fatto della semplicità e dell’improvvisazione il suo marchio di fabbrica.

Ma Akira Toriyama non era solo Dragon Ball ma un’artista a 360 gradi, che dava il suo contributo anche nel mondo dei videogiochi, se volete saperne di più vi rimando all’editoriale dedicato al Sensei.

Torniamo a noi e a Dragon Ball Daima, ultima fatica del maestro alla quale ha collaborato, dopo la richiesta da parte del producer e amico Akio Iyoku, nella creazione di una nuova serie per avvicinare i vecchi fan delle avventure di Goku & co ma anche una nuova generazione.

Ovviamente, come accade a cadenza regolare per ogni prodotto che porta il nome Dragon Ball, il fandom si spacca nelle classiche fazioni del chi lo ama e chi la odia, perdendo il focus principale che il prodotto vuole raggiungere: far divertire e raccontare qualcosa di nuovo e semplice.

Dragon Ball Daima non è certo una serie perfetta, ha i suoi pro e i suoi contro ma possiamo dire che dal punto di vista tecnico abbiamo uno dei prodotti meglio confezionati da parte degli artisti di Toei Animation, che hanno saputo rendere omaggio allo stile artistico del maestro con una coerenza visiva mai vista prima.

Dragon Ball Daima personaggi
Il cast dei protagonisti di Dragon Ball Daima dopo la sconfitta di Majin Bu

Dragon Ball Daima Recensione | Esplorando il regno demoniaco

Nel Regno Demoniaco, Gomah e il suo consigliere Degesu vengono a sapere della morte del precedente Re del Regno Demoniaco: Darbula. I due scoprono anche che il temibile Majin Bu è stato sconfitto da Goku e i guerrieri Z.

Per paura di una possibile invasione da queste persone fortissime e pericolose, Gomah si reca sulla Terra e, con l’aiuto dell’anziano Namecc Neva, riunisce le sette Sfere del Drago, per esprimere un desiderio. Dopo un piccolo “inganno”, Gomah fa trasformare Goku e i suoi amici in bambini, credendo che sia la soluzione ideale per renderli inoffensivi.

Gomah, Degesu e Neva ritornano nel Regno Demoniaco portando via con loro anche il neonato Dende. Poco tempo dopo un nuovo personaggio, Glorio, arriva in segreto sulla Terra in cerca di aiuto di Goku e i suoi compagni.

Lui, Goku e Kaioshin iniziano un viaggio verso i tre mondi demoniaci. Li raggiungeranno anche Vegeta, Piccolo e Bulma e ad aiutarli ci sono dei nuovi amici come Panzy e Hybis.

Ben presto Goku apprende della presenza di tre Sfere del Drago nel Regno demoniaco, protette da tre guerrieri chiamati Tamagami. I vari Majin che incontrano nel Regno Demoniaco li portano ad intraprendere una nuova avventura, con combattimenti e colpi di scena.

Una trama semplice che però nasconde dentro di se delle ambizioni grandi, con il passare degli episodi viene riscritta la “lore” di alcuni elementi che i fan conoscono da anni. Il focus si concentra sul regno demoniaco e delle razze che lo abitano, come ad esempio i Glindiani, razza di appartenenza di Kaioshin.

Il ruolo del popolo Namecc (qui c’ una netta differenza con il “popolo Namecciano” del pianeta), che qui scopriamo essere nativa del regno demoniaco, tanto importante quanto centrale per il mondo di Dragon Ball stesso. Alcuni di loro hanno i poteri di creare le Sfere del Drago, non prendono mai parte a scontri violenti e hanno poteri inimaginabili, e questo lo si può notare nel personaggio di Neva.

Viene riscritta anche la creazione del multiverso al di fuori del regno demoniaco, grazie all’introduzione del personaggio del Super Majin Ryumus, il quale ricopre la massima autorità nell’universo di Dragon Ball.

In sole venti puntate Dragon Ball Daima riesce ad esporre e a retconnare concetti che erano stati solo accennati o descritti nel manga originale, senza dimenticare il fan service.

Gomah e Degesu Dragon Ball Daima
Gomah e Degesu vanno sulla Terra per usare le Sfere del Drago. Questo darà inizio all’avventura di Goku

Tra classico e fan service

Dragon Ball Daima è il risultato nato dal lavoro congiunto tra gli sceneggiatori di Toei e il maestro Toriyama, che ha dato le indicazioni generali sulla storia.

Questa serie soffre di un ritmo altalenante, con alcuni episodi all’apparenza riempitivi, inutili e lenti. Un grandissimo peccato; se pensiamo che in venti episodi nessuno dei personaggi, principali e non, non subiscono una crescita o un’evoluzione verso il finale, nonostante alcune situazioni ambigue all’inizio abbiano dato vita a ribaltamenti di trama inaspettati.

Daima risulta una serie molto lineare che non sposta nessuno status quo ma amplia e mantiene quello che è stato raccontato quarant’anni fa.

Anche i personaggi più ambigui, come Glorio o Neva, che a inizio serie sembravano nascondere qualche strano background o plot twist improvviso, restano gli stessi senza cambiare mai. Un vero peccato, perché i nuovi personaggi presentati sono tutti interessanti.

Panzy, ad esempio, ricorda la piccola Pan di GT. I nuovi Majin, Kuu e Duu,  presentati come villain puri per poi cambiare in vere e proprie sorprese della serie, la scienziata pazza Arinsu che poi si scopre che tanto pazza non è, Re Kadan e il suo esercito che, nonostante il poco screen time, hanno un momento speciale.

Dragon Ball Daima Duu e Kuu
Majin Kuu e Majin Duu sono le vere sorprese di Dragon Ball Daima

Note dolenti vanno per i personaggi di Gomah e Degesu, i due villain che risultano poco incisivi, il primo che per tutta la serie viene descritto come “pericolo” ma si comporta come un codardo finché non ottiene quello che cerca. Degesu, fratello minore di Arinsu e Kaioshin, era il personaggio con più potenziale che invece si risolve con un nulla di fatto.

La struttura di base di Dragon Ball Daima è molto simile a una piccola quest di un JRPG, Toriyama inserisce molti elementi simili a Dragon Quest con il party che deve cercare di raggiungere il castello del boss finale, esplorare i vari regni affrontando combattimenti minori, con anche i boss di fine livello come i Tamagami per l’ottenimento delle sfere del drago.

Ci sono anche momenti in cui si va anche fuori dai binari principali della narrazione, che possono sembrare “filler” ma che mostrano forse le trovate di Toriyama, come ad esempio l’episodio nel pianeta dei Gigath ispirato all’episodio di Dragon Ball GT a cui il maestro stesso aveva crato un concept art.

Episodi di approfondimento sulle varie razze, Glindiani e Namecc dove Toriyama ha riscritto la mitologia ormai consolidata da anni.

Per quattordici episodi, Dragon Ball Daima avanza zoppicando con momenti di alti e bassi narrativi, figli di una produzione iniziale che non sapeva che direzione seguire. Ma nelle battute finali tutta la narrazione corre fino al finale con uno scontro finale spettacolare con l’introduzione del tanto amato Super Saiyan 4 di Goku e il Super Saiyan 3 di Vegeta.

Tutta la parte finale è un grandissimo tributo alle lotte spettacolari viste negli anni, con pose iconiche e citazioni a non finire. L’operazione nostalgia si conclude con un episodio finale che conferma la natura di Dragon Ball Daima: spensieratezza.

La spensieratezza di non prendersi sul serio, proprio come il suo autore. Le spiegazioni tanto agognate dai fan sono state tradite con risoluzioni rapide senza troppi dettagli, proprio come Toriyama faceva nel manga e una gag finale che conferma quanto il Sensei sappia prendere in giro il fandom.

Un Dragon Ball così bello non si era mai visto

Dragon Ball Daima annovera i migliori animatori che Toei Animation ha da offrire nel panorama televisivo, per commemorare al meglio la nuova serie si è optato per una fedeltà al tratto di Akira Toriyama totale e una resa visiva che presentasse una coerenza e costanza a livello animato al pari di un film.

Come capo supervisore all’animazione ritroviamo Katsuyoshi Nakatsuru, character designer di Dragon Ball GT, elogiato negli anni da Toriyama per il suo tratto a volte troppo simile al suo. Nakatsuru si è occupato di rendere tutta la parte visiva coerente, correggendo a volte alcuni frame con il suo stile.

Ma nel corso degli episodi si è potuto assistere davvero a un lavoro collettivo d’eccezione bati pensare ai nomi di Yūya Takahashi, Naohiro Shintani, Chikashi Kubota, Aya Komaki e molti altri; tutti nomi che hanno ricevuto da sempre elogi per quanto riguarda l’animazione di Toei Animation, e per finire una menzione d’onore va a Takashi Kojima, ultimo arrivo in casa “Dragon Ball” che si è occupato dell’animazione della post credit dell’episodio 20, mostrando il suo grande talento e che ha fatto salire a un livello altissime le aspettative dei fan.

Non mancano di certo dei passi falsi con alcune scelte di regia che a volte sembrano delle trovate di comodo e non cercano di innovare più di tanto, come per esempio accade nell’episodio 8 nello scontro tra Goku e il Tamagami n°3. Per esempio alcune sezioni di lotta nelle battute finali, risultano statiche, lente e con un montaggio non ispirato.

Nel suo complesso Dragon Ball Daima resta il miglior prodotto animato dal punto di vista di qualità visiva, anche migliore di alcune produzioni cinematografiche se si pensa ai budget utilizzati.

Dragon Ball Daima Fan Service
Dragon Ball Daima introduce le forme tanto desiderate dai fan

Conclusione

Dragon Ball Daima è una lettera d’amore ai fan dell’opera di Akira Toriyama che, puntata dopo puntata, cerca di racchiudere lo spirito del suo autore, non tralasciando nessun aspetto che ha reso leggendario questo universo e i suoi personaggi.

Che sia parte del canone o meno non importa, come per Dragon Ball GT, questa serie è un’avventura che brilla di luce propria e se ci sarà un seguito o meno ce lo dirà il tempo. Lascia per strada molte vicende che non si sa se verranno mai riprese in un possibile sequel o no, ma la sua natura conservativa la spinge a non rischiare troppo nel cambiare lo status quo dei personaggi, che sembrano inseriti solo per vendere nuovi gadget. 

Non un capolavoro dal punto di vista di ritmo e gestione dei personaggi, ma una storia semplice che si collega perfettamente al manga originale approfondendo alcuni aspetti mai esplorati prima nel manga e introducendo elementi e trasformazioni che hanno tenuto banco in ogni discussione tra tutti i fan, ma che alla fine dei giochi accontenta e non accontenta nessuno allo stesso tempo.

8
Una lettera d'amore per i fan di Dragon Ball

Pro

  • Animazioni spettacolari
  • Ottimi approfondimenti di lore
  • Situazioni divertenti in stile Toriyama

Contro

  • Alcuni episodi rallentano il ritmo
  • Personaggi potenzialmente interessanti sprecati
  • Finale semplicissimo
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