[RETRO] Yes, Prime Minister – Strategia e satira politica

Certamente meno noto di un titolo come The Fourth Protocol, Yes, Prime Minister  merita comunque il suo spazio all’interno della categoria “giochi-politici”. Scopriamo il perché.

Dalla serie di culto al gioco

Yes, Prime Minister

Quando si è giovani e sconosciuti ma al contempo così fortunati da poter scrivere per un sito importante come GameSource, il modo migliore per farsi conoscere è parlando di sé. Per tale ragione, in questo breve spazio, intendo rendervi partecipi di un dato in più rispetto a quel poco che si può leggere nella mia firma. Metà del mio corredo genetico, per parte materna, è britannico. In virtù di questa fortuna, da quando sono nato ho sempre trascorso una parte dell’anno oltremanica, presso la mia famiglia. Ricordo che in una di queste occasioni mio nonno, che era un uomo dai gusti classici, mi fece conoscere in replica la popolare sit-com Yes Minister, in onda sulla BBC. Ambientata nel fittizio “ministero degli affari amministrativi”, ogni puntata vedeva il protagonista – il ministro James Hacker – alle prese con nuove leggi o decreti. La situazione era ulteriormente complicata dalla presenza di un personaggio antagonistico, il segretario Sir Humphrey Appleby, che intralciava sistematicamente ogni sua mossa, il tutto con grande ilarità da parte dello spettatore. Il primo episodio fu trasmesso nel 1980 e la serie ebbe così tanta fortuna (era il programma preferito della Thatcher) da proseguire ininterrotta per tre stagioni, fino al 1984. Fu seguita nel 1986 da un sequel, Yes Prime Minister , durato altre due stagioni fino al 1988. La trama di quest’ultimo segue la scalata politica di James Hacker al civico numero 10 di Downing Street, dopo le dimissioni del precedente Primo Ministro inglese. Nella fattispecie, è su questa seconda parte che si basa il gioco omonimo della Oxford Digital Enterprises uscito per Sinclair ZX Spectrum, Commodore 64, Amstrad CPC, BBC Micro e MS-DOS del 1987.

Il breve video sopra mostra una scena tipicamente comica dello show.

Un predecessore dei moderni gestionali

Yes, Prime Minister

Banalmente, in un gioco dove il giocatore controlla il Primo Ministro, l’azione consente solamente di rispondere al telefono, partecipare a riunioni appuntate sull’agenda e compiere decisioni di tipo legislativo. Per questo motivo l’area di gioco è limitata al proprio ufficio. Lo scopo è quello di “sopravvivere” alla settimana rimanendo a galla nei sondaggi di gradimento. Giorno per giorno ci si troverà a dover compiere scelte in base alle quali, selezionando l’apposita buca nascosta dietro il vessillo britannico, si otterrà un riscontro nei polls. L’evoluzione della narrazione è in mano al giocatore e non è prevista una condizione di game over in quanto al massimo, rispondere in modo errato a un NPC, produce un interruzione del dialogo per gli obiettivi secondari o una ripetizione delle domande fino alla scelta corretta per quelli più significativi. Il filo narrativo di Yes, Prime Minister è scandito in sette atti corrispondenti ai giorni della settimana e l’unico dato significativo che si trasporta da uno all’altro, assieme ad alcuni dettagli minori dall’inizio alla fine, è l’indice di gradimento. I controlli sono molto semplici e prevedono il solo uso del cursore per spostarsi tra le finestre di dialogo.

Attualizzazione di un cimelio

Yes, Prime Minister

Il recente revival della serie televisiva nel 2012 potrebbe aver sollecitato l’interesse di qualche curioso ad accostarsi alla sua trasposizione video ludica: qual è allora oggi il modo migliore per riscoprire Yes, Prime Minister? Tenendo presente l’età del titolo, il formato migliore per apprezzarlo in tempi odierni è l’emulazione. Esistono ottimi emulatori di C64 e DOS come VICE e DOSBox che annullano completamente il problema di reperibilità. Per chi invece fosse interessato a possedere una copia fisica del gioco, è consigliabile la versione su floppy – leggermente più rara delle cassette – per il solo fatto che su Commodore e Spectrum, come è noto, i tempi di caricamento sono molto lunghi. Inoltre il floppy permette di salvare il progresso di gioco con più facilità rispetto alla cassetta che, seppur avendo una funzione di proto-salvataggio, richiede l’accortezza di segnare su un pezzo di carta la posizione del nastro.

Alla luce di quanto detto si potrebbe dire che, in Yes, Prime Minister, di gestionale e strategico ci sia molto poco: e probabilmente è così. La comicità dei dialoghi è ben congegnata e non si discosta dal tenore di quelli nella serie di conseguenza l’attenzione viene concentrata proprio su questo. L’abilità di ragionamento del giocatore non viene mai realmente messa alla prova, rendendo Yes, Prime Minister un titolo più fedele al nome del franchise piuttosto che all’altezza del genere a cui appartiene. Consigliato dunque a tutti quelli che, una volta visto lo show, desiderano ridere ancora delle disavventure di James Hacker. Viceversa, non è escluso che un playthrough da ”profani” possa invogliare qualcuno ad avvicinarsi al prodotto televisivo.

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