Xbox Series X e PS5: esclusive in decomposizione
Le due nuove console dovranno puntare su altri aspetti per la riuscita del lancio.
Nel corso di questi ultimi giorni i due fuochi su cui si è concentrata la discussione videoludica sono senza dubbio le due console di nuova generazione di Sony e Microsoft. PS5 e Xbox Series X sono state mostrate in due streaming dedicate. Le dirette hanno sostituito, in realtà, le esposizioni pensate per la GDC 2020, evento annullato nelle scorse settimane.
“Tecnicismi”, questa è la parola che salta alla mente dopo aver assistito alle presentazioni delle due nuove macchine. E, no, analizzare un po’ di dati tecnici non è mai male, ma sentire parlare così poco di giochi e, soprattutto, di esclusive è tuttavia leggermente strano. È di sicuro atipico per un mercato come quello videoludico, che si è sempre mantenuto in equilibrio sulle esclusive stesse. Ciò è senza dubbio dovuto al fatto che esse siano morte ed è probabile che ciò sia avvenuto già all’inizio della scorsa generazione, o forse dovremmo ancora chiamarla “attuale”, mentre ora stiamo assistendo alla loro decomposizione.
Titoli in esclusiva continuano ad essere pubblicati presso l’una o l’altra piattaforma, ma è evidente come non siano più così determinanti nell’acquisto di una nuova console. E non bisogna dimenticare che, in molti casi, le esclusive lo sono solo a livello temporaneo. Questo fattore rappresenta il cambiamento vissuto da tutto il settore. Anche il mondo dei videogiochi – come ogni mercato – è soggetto a cambiamenti quindi non deve sorprendere che oggi le console non si vendano più grazie ai contratti di esclusività. La generazione di Xbox One e PlayStation 4 ha visto la diffusione della forma Game As Service e questa è probabilmente la direzione che prenderà il mercato nei prossimi anni. Microsoft sta insistendo molto sotto questo punto di vista e Xbox Game Pass si configura, senza dubbio, come un parametro decisivo. Dall’altra parte, Sony sta portando avanti il suo servizio, PlayStation Now, e sembra voler seguire lo stesso percorso, anche se più timidamente.
Entrambe le aziende stanno cercando di puntare molto sulle modalità di fruizione, sui servizi e sulle funzionalità. Se nel mercato attuale la maggior parte del parco titoli è costituita da multipiattaforma, è evidente che il successo del lancio di Xbox Series X e PS5 dipenderà soprattutto da fattori che esulano dal fattore esclusività, se non dai giochi stessi. Ed è un’idea che nasce spontanea, nel momento in cui l’obiettivo sembra essere quello di offrire ai consumatori un prodotto dedito a ogni forma di intrattenimento e non più solo a quello videoludico.
Al momento è impossibile prevedere se la progressiva riduzione del numero di esclusive in commercio, nonché la loro decomposizione a livello concettuale, sia da considerarsi un aspetto completamente negativo. La totale scomparsa dei contratti di esclusività potrebbe non portare a una riduzione qualitativa dei titoli. Non è da escludere, infatti, che ciò porti dei vantaggi per i videogiocatori.
In termini di accessibilità è una prospettiva a cui si può legittimamente aspirare e lo si deve fare soprattutto nel momento in cui si considera il videogioco sempre più come opera, nonché come potente mezzo di comunicazione, e meno come prodotto. Se il fine ultimo del medium videoludico è, oltre al divertimento, la diffusione di un messaggio, allora la morte, e conseguente decomposizione del concetto di esclusiva, potrebbe davvero essere uno slancio verso il raggiungimento di un bacino di utenza universale e sempre più ampio. Decretare come andrà a finire la questione relativa alle esclusive è però sicuramente precoce e non resta che osservare, con sguardo attento, il lancio di PS5 e Xbox Series X.