Watch Dogs 2 e le sottotrame che non avete notato
Dopo le dichiarazioni di Bethesda sulle copie dei giochi da inviare alla stampa, sembra essere esploso un problema che in realtà da sempre fa parte del lavoro di un giornalista videoludico: fare i conti con il Day One. Affrontare la recensione di un prodotto in anteprima è una grossa responsabilità con cui gli addetti del settore da sempre fanno i conti.
Il world wide web è vasto e sconfinato e da la possibilità a molti di esprimere le proprie idee, senza grandi esborsi monetari. Questo si traduce in un ribaltamento della situazione che si viveva in edicola, dove solo grossi editori con infrastrutture ben consolidate potevano affrontare l’onore e l’onere di un’anteprima con professionalità e con la possibilità di variare domanda e offerta, supportati dalla fidelizzazione dei lettori e degli abbonati.
Internet non funziona nella stessa maniera. Per quanto alcune volte l’editore riesce ad arrivare con favore al grande pubblico, grazie a un impegno che traspare in maniera evidente, dimostrando che dietro c’è un grande lavoro e della genuina dedizione, spesso non tutti vengono accontentati. Quello che vogliono i lettori è qualcosa di sempre più immediato: la notizia, la didascalia, il voto, e chi lo pubblica per primo riceverà il riconoscimento maggiore. Così scatta la corsa al contenuto, cosa che fa crollare drasticamente la qualità degli scritti, gravando di ansia chi dovrebbe fare un’analisi rilassata, completa e obiettiva.
Dall’altra parte invece, decentralizzando l’informazione abbiamo una pluralità di espressione, che però si distribuisce su nuclei fatti di poche persone. Molti siti sono troppo piccoli per durare nel tempo e le testate maggiori sono costrette a ridurre il numero di redattori: non è difatti possibile tenere molte persone a libro paga con siti che vivono di sola pubblicità e il volontariato non è per tutti. In questo modo in pochi si occupano di tanto, dovendo anche tener conto del fattore rapidità, e combinare il tutto per andare incontro alle esigenze del mercato.
Semplificare in termini di approfondimento, di analisi, di partecipazione agli eventi fa si che si debba procedere per linee guida fisse e che si debba necessariamente valutarle in modo grossolano, senza avere il tempo per contestualizzare il titolo in maniera corretta. In questo modo Watch_Dogs 2 diventa un open world, senza una trama importante e con grandi problemi di intelligenza artificiale. Via e avanti il prossimo.
Invece l’ambientazione messa in piedi da Ubisoft è un agglomerato di cultura tech/nerd di grande interesse e di grandissima satira. Rispetto al primo capitolo che cercava di scimmiottare più un GTA, cupo e maturo ma con qualche spruzzata di hacking un po’ casuale, in Watch_Dogs 2 si è voluto scivolare più verso un Saint Row, facendo sì che ogni cosa raccontata venga presa in primis sul ridere.
Quello che vuol farci capire il gioco è che la quotidianità di tutti noi è costantemente in pericolo perché ogni volta che accediamo a un sito, inviamo una foto e così via, la nostra privacy viene sgretolata sotto le martellate dei cookie, e che ormai non ci muoviamo più verso ciò che ci attira o che ci serve, ma ci spingiamo verso bisogni da soddisfare creati appositamente per farci diventare succubi volontari delle maggiori società.
Un sottotesto che viene combattuto da un gruppo di ragazzi tra i 25 e i 30 anni, quindi il medesimo target di buona parte delle persone che seguono oggi temi come videogiochi e tecnologia. Sono ragazzi della San Francisco iper tecnologica dei nostri giorni che decidono di vivere nascosti, mascherati o infiltrati nelle aziende, nel tentativo di trovare il modo di combattere per la libertà delle persone che come ricompensa li guardano con aria infastidita. Pur chiamandosi Dedsec nel gioco, il gruppo è una “velata” trasposizione di Anonymous: esso infatti rigetta l’idea di avere un solo e unico leader, è strutturato in diverse cellule sparse per le varie città e parla alla popolazione attraverso video con immagini tra il satirico e lo scabroso, accompagnate da una voce dal tono modificato.
Da combattere ci sono le ex startup, ora colossi della Silicon Valley, che sempre di più cercano di accumulare dati su dati per profilare e rivendere i propri utenti. Galoppando negli spoiler e traslitterando i nomi fittizi in gioco, è facile scorgere realtà familiari: Facebook (preso come social media unico), Swarm, Uber, Tesla, SpaceX e molti altri. Per i tecnopati che seguono assiduamente l’evolversi delle società di quella zona sarà un continuo cercare di ricondurre il nome nel gioco a quello nella realtà, per poi lanciarsi in un’intrusione alla ricerca delle peggio nefandezze.
In questo capitolo l’hacking non è più inteso come una vera e propria arma in mano al giocatore, ma ha connotati più espansi visibile nell’accedere in maniera fraudolenta a dati sensibili tramite computer, dispositivi non protetti e qualche riga di codice ben piazzata tra le falle della sicurezza.
Se la violazione della privacy non fosse sufficiente come argomento, Watch_Dogs 2 ci tiene a sottolineare anche la situazione della comunità afroamericana all’interno delle aziende super High Tech. Oltre al protagonista, anche un altro componente del gruppo è nero, e il suo ruolo è quello di infiltrato in Nudle, (scontato riferimento a Google). Viene sottolineato come la sua posizione all’interno della società sia precaria, non tanto per il doppio gioco, ma per il colore della sua pelle e la situazione diventa ancora più accentuata quando i due accedono assieme all’ufficio, ma si devono separare perché:
“…due neri che camminano assieme sarebbero troppo sospetti”.
Questi sono passaggi che nella foga di portare a termine il gioco rischiano di passare inosservati, mentre lo sviluppatore vuole proprio spingere il giocatore a una riflessione. Se per molti la demonizzazione della persona dalla pelle scura risulta quasi un argomento passato, evidentemente questo non accade nel mondo di Watch_Dogs 2 dove le società più progressiste del pianeta hanno dipendenti particolarmente naif che non fanno altro che parlare di quale frutto sia più adatto per la centrifuga e come deve essere coltivato.
Per chiudere il cerchio e dare addosso proprio a tutti, vengono prese di mira anche politica e religione. La prima con un candidato di nome Thruss, (che difficilmente non accosterete al neo eletto presidente degli USA) e che in realtà è un pupazzo in mano alle società che governano il mercato, mentre tramite un personaggio, che rappresenta sostanzialmente un mash up tra David Hasselhoff e Tom Cruise, partirà la crociata per smontare la Scientology di turno.
Non poteva mancare l’autocritica, in quanto potendo ascoltare le conversazioni telefoniche di tutti, potreste imbattervi qualcuno che si raccomanda di non leakare tutto come è stato fatto con i precedenti (e futuri) Assassin’s Creed. Da lì parte la chiacchierata tra i membri del Dedsec:
Sai cosa vogliono i siti di videogiochi più ogni cosa?
Credere di essere veramente dei giornalisti?!
No, i leak!”
E questo dialogo ci porterà sul tetto dello studio di sviluppo di Ubisoft San Francisco, bardato ovviamente a festa per l’arrivo del film sugli assassini, per goderci un enigmatico trailer con tanto di “Confidential Only” spalmato sopra.
In realtà si potrebbe andare avanti ancora parecchio dato che il gioco stuzzica non poco con lo spinoso argomento delle armi stampate in 3D o soverchiando il giocatore di citazioni derivanti da altri media. Scambiare due chiacchiere con Wrench, (il ragazzo con la maschera a led) è sempre fonte di piacere per le argomentazioni, a volte interessanti e a volte bizzarre che riesce ad arrovellare. Ma il bello sta anche nella scoperta da parte vostra.
Per molti la chiave del successo delle storie raccontate in Grand Theft Auto, è quello di prendere un preciso periodo temporale e sintetizzare al meglio quelli che sono stati gli aspetti chiave della società. Watch_Dogs 2 tenta di fare lo stesso, ma parla di argomenti che ancora non riescono a persuadere la massa: forse la grande maggioranza dei recensori che doveva esaltarli li ha argomentati troppo velocemente pensando a cosa dovesse recensire dopo. Per il resto è un gioco che non eccelle, non inebria per gameplay e si lascia guardare come estetica, ma questo l’avete già sicuramente letto da qualche parte.