Una mattinata londinese con Koei Tecmo
“Ah, cara vecchia Inghilterra” direbbe il buon Torbjörn di Overwatch osservando la zona intorno al pub che ha fatto da location per un recente evento organizzato dalla giapponesissima Koei Tecmo per presentare la propria line-up 2017, decisamente ricca e anche abbastanza variegata, dobbiamo dire. Tra un cocktail a tema Atelier e l’altro (di mattina! Come i veri eroi. O come i veri alcolisti? ndr) ci siamo quindi spupazzati per tre ore tre giochi alquanto attesi dal pubblico – di nicchia per la verità – delle produzioni giapponesi della casa: Atelier Firis, Toukiden 2 e Samurai Warriors: Spirit of Sanada, quest’ultimo per la prima volta giocabile fuori dal Giappone. Inoltre, era disponibile anche una demo di Berserk and the Band of the Hawk, del quale però vi ha parlato recentemente ed esaurientemente il nostro Jgor. Siamo riusciti ad andare hands-on con tutti e 3 perciò tenetevi forte e partiamo.
Atelier Firis: The Alchemist of the Mysterious Journey
Dal 1997 I ragazzi giapponesi di Gust continuano a sfornare JRPG dal gusto molto anime, dalle meccaniche relativamente semplici, dal budget medio e dalla storia molto complessa. Insomma, la serie di Atelier – dovremmo essere arrivati al sedicesimo episodio – è rimasta una sorta di mosca bianca nel panorama videoludico di oggi, sempre più avaro di grandi storie di magia e amicizia in mondi incantati, di magie e di equipaggiamenti. Questo ha permesso ad Atelier di guadagnarsi un pubblico affezionato e sicuramente carico per questo Atelier Firis, il secondo della trilogia Mysterious e diretto sequel di Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book.
Il gioco racconta il viaggio di Firis, novella alchimista, e di sua sorella Liane. Firis cerca di ottenere il suo brevetto da alchimista per poter intraprendere la classica quest e uscire finalmente dal suo villaggio natale. Non è per nulla facile farsi un’idea di un gioco di ruolo a turni in pochi minuti, ma siamo usciti discretamente soddisfatti da quanto visto in Atelier Firis: a fronte di un battle system davvero – troppo? – classico nel quale solo la novità delle Chain Links (attacchi combinati tra i PG la cui efficacia varia a seconda del grado di relazione tra di loro) cerca di smuovere un po’ le acque, Firis mostra la sua originalità nell’intricato sistema di alchemia e ricette, utili per creare oggetti e partire all’avventura ben equipaggiati. Anche l’esplorazione ci ha colpito molto: nella sezione che ci è stato permesso provare, ovvero appena dopo l’inizio del gioco, avremmo dovuto proseguire per la strada principale, ma è stata troppa la tentazione di abbandonare la via maestra e andare alla ricerca di mostri più forti, materiali per le alchimie, grotte o side-quests. Dove invece il gioco ci ha lasciati un po’ perplessi è nello stile artistico: la grafica in cel shading è semplice e minimale, mentre il design dei personaggi e soprattutto dei mostri dà un po’ l’idea di JRPG 101, impressione che speriamo non venga confermata quando il 7 marzo Atelier Firis: The Alchemist of the Mysterious Journey arriverà su PS4, Vita e Steam.
Toukiden 2
Nemmeno il PR di Koei Tecmo ha paura di chiamare Toukiden, brand giunto oggi a un mese dall’uscita del terzo episodio (nonostante si chiami Toukiden 2, arriva dopo l’originale e Kiwami, ndr), come un gioco decisamente ispirato al Monster Hunter di Capcom, un hunting game dal sapore decisamente giapponese. Nato originariamente ormai 5 anni fa su Playstation Vita, Toukiden 2 vanta una maggiore dinamicità e indole “action” rispetto al rivale, rendendolo più godibile anche e soprattutto in una prova dal tempo limitato come quella che abbiamo avuto a Londra.
Toukiden 2 ci ha davvero convinto, in primis appunto per il gameplay scoppiettante e veloce che rende ogni incontro interessante e per una profondità che ovviamente abbiamo appena assaggiato ma che si rendeva evidente dai menu e dalle opzioni che contraddistinguevano le schermate del titolo. La grandissima novità di questo sequel è comunque il passaggio a una struttura Open World che abbandona le zone di caccia limitate dei precedenti capitoli. Il villaggio di Mahoroba rappresenta il punto di partenza per ogni missione principale o secondaria e contiene un grande numero di negozi e luoghi dove personalizzare il proprio Slayer, tutti da spolpare prima di uscire a cacciare mostri. Non abbiamo ovviamente avuto modo di vedere alcune delle bestiacce più imponenti, difficili e spettacolari, ma siamo convinti che Toukiden 2 saprà soddisfare gli amanti di questa nicchia videoludica tanto particolare.
Samurai Warriors: Spirit of Sanada
Sarebbe stato strano uscire da un evento Koei Tecmo senza aver provato almeno un musou e così, davanti agli occhi degli sviluppatori giapponesi, siamo stati i primi a mettere le mani sul seguito di Samurai Warriors in Europa. Il titolo è atteso per il 24 Maggio e, nonostante dimostri ancora nei settori tecnici un bisogno di un certo livello di lavoro e polishing per raggiungere i livelli di qualità attesi, si è mostrato già interessante.
Nel gameplay, come quasi sempre accade dal primo Dynasty Warriors, molto poco è cambiato: due pulsanti per attacchi veloci e potenti, una mappa intricata con punti focali da conquistare e tanti, tantissimi nemici spesso inoffensivi da spazzare via. I musou restano un po’ un mondo a parte, difficile parlarne tanto bene così come stroncarli, perché di elementi positivi ne hanno, sebbene il loro gameplay e i budget spesso limitati li rendano ripetitivi esercizi di stile in una materia nella quale ci sembra di esserci già diplomati. Samurai Warriors: Spirit of Sanada però ha dalla sua una bellissima ambientazione nel sempre interessante Giappone feudale e un rinnovato focus sulla storia, stando alle parole degli sviluppatori. Che questo porti poi la serie e il genere a uscire dall’anonimato o dal sottobosco videoludico abbiamo parecchi dubbi, ma alla fine non possiamo neanche dire di esserci annoiati provandolo, il che ci fa comunque ben sperare.