Un Notturno al chiaro di luna – Le origini

Il prossimo settembre ricorre il venticinquesimo anniversario dell’uscita in terra nipponica del primo capitolo di quella che si sarebbe rivelata una saga videoludica generazionale, Akumajou Dracula, meglio conosciuta in Occidente come "Castlevania". Gamesource ne ripercorre, attraverso una serie di articoli, la venticinquennale storia in una retrospettiva celebrativa.

Un Notturno al chiaro di luna

L’oscurità della notte, contrapposta  alla luce del giorno, ha da sempre imposto il suo misterioso fascino nella fantasia umana, dando vita, sin dall’inizio dei tempi, alle leggende e ai miti più disparati, diffondendo credenze e superstizioni, ispirando l’animo sensibile di poeti, letterati e musicisti.
La vicenda del Conte Dracula ha queste origini, nata forse dall’immaginario popolare che solo un essere mostruoso avrebbe potuto macchiarsi dei turpi delitti di cui fu artefice Vlad III di Valacchia, detto Tepes o l’Impalatore, o Dracul, il figlio del diavolo. La leggenda del vampiro si arricchì poi di elementi romantici nel diciannovesimo secolo, periodo in cui la letteratura gotica e dell’orrore conobbe la massima fioritura ed espressione; pare infatti che Vlad abbia abbracciato la sua natura vampirica e rinnegato Dio solo in seguito alla morte dell’amata Lizabeta, giurando odio allo stesso Dio e agli uomini che gli avevano portato via ciò di cui aveva più caro: una bella metamorfosi quindi, da assassino a eroe tragico.
Alla fine dello stesso secolo, il romanzo dello scrittore irlandese Bram Stoker,  intitolato appunto Dracula, rese note ad un vasto pubblico di lettori le vicende (romanzate) del vampiro rumeno e in seguito ispirò un gran numero di opere teatrali e una lunga serie di film, che hanno reso immortali i nomi di mostri sacri della storia del cinema come Christopher Lee o Bela Lugosi. E’ come omaggio a questa categoria letteraria e cinematografica che nel settembre del 1986 debutta su Famicom Disk System  “Akumajou Dracula”, creato e sviluppato da Konami.

Akumajou Dracula, il cui titolo tradotto significa “il castello demoniaco di Dracula” arrivò negli Usa e in Europa nel maggio 1987 con il nome di Castlevania (unione tra le parole "Castle" e "Transylavania" ), sotto forma di cartuccia per Nintendo Entertainment System, capostipite di un fortunato franchise  che conta più di venti titoli rilasciati su quasi tutte le console uscite sul mercato (e persino sui cellulari). La saga, nonostante sia sempre coerente al modello originario, dopo venticinque anni non mostra ancora segni di decadimento e di stanchezza: per capire il motivo di questa “eterna giovinezza” e le cause di questo ultraventennale successo è necessario ripercorrere la sua gloriosa storia e cercare di cogliere le caratteristiche che da sempre l’hanno contraddistinta.
 


La dimora del principe delle Tenebre, Castlevania

The Belmont clan will hunt the Night!

Come già detto in precedenza, gli sviluppatori del primo titolo della serie erano intenzionati a creare un adventure/platform game inserendolo in un contesto ispirato alla cinematografia dell’orrore di inizio secolo, ponendo come Boss finale il mostro per eccellenza, il Conte Dracula. Ad un simile Antagonista doveva essere contrapposta un’eminente figura che avrebbe rappresentato le forze del Bene nell’atavico scontro: nacque così la dinastia dei Belmont (Belmondo in originale giapponese), famiglia di ammazzavampiri e depositari del potere della frusta Vampire Killer, reliquia imbevuta di potere alchemico, unica arma in grado di sgominare i piani del Conte succhiasangue e dei suoi sottoposti. I Belmont, rappresentati nelle prime uscite della saga come guerrieri nerboruti  rivestiti di pesanti armature, dovevano quindi avventurarsi per le sale della  tetra dimora di Dracula ed eliminare le orde di creature che sbarravano loro la strada, utilizzando a questo scopo la Vampire Killer e le subweapon (ovvero le armi di un bravo cacciatore di vampiri; acqua santa, pugnale, bibbia e ascia sono le più “classiche” ) che avrebbero trovato nascoste  nei candelabri (!).

Simon Belmont fu il primo protagonista dell’epopea ( "Akumajou Dracula", 1986), sebbene se si volesse disporre i giochi in ordine strettamente cronologico, l’avventura si collocherebbe come settima nella coerente timeline della saga.
Questo Hack’n slash platform, diviso in sei livelli giocati in una progressione strettamente lineare, conobbe subito un grande successo, tanto che vennero realizzati diversi porting di questo titolo, sia per console, per PC, e persino una versione arcade: tra i più celebri, quello del 1993 uscito esclusivamente sul territorio giapponese per Sharp X68000, di cui successivamente fu sviluppato un remake per Playstation, "Castlevania Chronicles" (2001). E’ da notare che questi porting, nonostante seguissero essenzialmente lo stesso gameplay, ambientazioni, personaggi e mostri del gioco originale, contavano delle caratteristiche proprie tanto da essere considerati titoli a sé stante. Sebbene i controlli non fossero perfetti (tanto che fu considerato come uno dei più difficili giochi usciti per NES), il primo Castlevania diede il là per i successivi capitoli, almeno fino al punto di svolta che fu Castlevania Simphony of the Night.

Ad appena un anno dalla prima release, Simon Belmont torna a  sfidare il Conte in "Castlevania II: Simon’s Quest " (titolo originale: Dracula 2: Noroi no Fūin  Famicon Disk System, 1987- NES, 1988), che porta con sé degli elementi tipici dai gdr e altre interessantissime  novità; sono presenti i negozi nei quali reperire oggetti utili, scompare la barra del tempo entro il cui limite bisogna completare i livelli, e viene aggiunto il night and day system: diviene evidente la differenza tra luce del giorno e buio della notte, durante la quale alcuni mostri diventano più ostici da sconfiggere.

Il 1988 è l’anno di Haunted Castle, remake arcade del primo Akumajou Dracula: troviamo perciò di nuovo il buon Simon, ma la sua storia viene raccontata in maniera diversa: l’eroico Belmont infatti dovrà introdursi nel castello per salvare la moglie Selena, rapita dal Conte per farne sua sposa. Al di là di queste trame semplicistiche, il gioco prevedeva, esattamente come il titolo del 1986, sei livelli che si concludevano con la battaglia con dei boss, tutti tratti da leggende o dalla letteratura horror come la creatura di Frankestein, Medusa, la Morte, e ovviamente, Dracula in persona. L’eccessiva difficoltà del titolo però non contribuì ad una sua grande diffusione, nonostante gli indubbi meriti, in particolare dovuti alla pregevole colonna sonora, tra i cui brani ricordiamo Bloody Tears , che diventerà un tema ricorrente in molti capitoli della saga.

Akumajou Dracula approda su console portatile, per la precisione sul Game boy, nell’ottobre del 1989 (Castlevania:the adventure o Dracula Densetsu in giapponese): l’avventura che vede protagonista il bisnonno di Simon, Christopher Belmont, riprende i canoni  dei Castlevania dell’era 8-bit: platform-adventure a scorrimento diviso in quattro stage, boss di fine livello e i vari power-up per la Vampire Killer; caratteristiche proprie, l’assenza di armi secondarie, “rosari” che rendono invincibili e i classici “cuoricini” che riempiono la barra dell’energia del personaggio. I fastidiosi effetti di sfocatura del personaggio in movimento dovuti alle modeste specifiche tecniche del game boy furono corrette da Konami attraverso la riduzione della velocità di Christopher, che sembra strisciare piuttosto che camminare.
Curiosa, a proposito di questo gioco,è la disputa dei fan sulla collocazione cronologica di questo capitolo: gli eventi hanno luogo nel 1576, un secolo dopo Castlevania III: Dracula’s Curse, e centoquindici anni prima delle avventure con protagonista Simon, considerato il bisnipote dello stesso Chrtistopher. Molti appassionati però considerano quest’ultimo il nipote di Simon e non viceversa, nonostante siano arrivate le smentite dello stesso Koji Igarashi, storico director e producer della serie, che nel 2006 ha fissato l’ideale cronologia in Castlevania: the timeline. Quello che più importa è che i protagonisti siano in realtà già tutti prestabiliti, e ognuno di essi rappresenta il filo dell’imponente arazzo che è e che sarà questa saga che a ragione può essere definita generazionale.

Castlevania III: Dracula’s Curse, conosciuto in patria come Akumajou Densetsu (NES, 1989-1990) si colloca in linea temporale come il terzo scontro tra Dracula e la dinastia Belmont: questo titolo abbandona le caratteristiche di adventure game del precedente per riabbracciare le features da platform già viste nel Castlevania del 1986; tuttavia, le novità apportate in questa nuova apparizione del franchise Konami sono diverse e di una certa rilevanza: per la prima volta, per affrontare l’eterna sfida tra Bene e Male , il Belmont di turno sarà affiancato da altri personaggi, ognuno con delle caratteristiche peculiari; Trevor Belmont infatti godrà dell’aiuto di Sypha Belnades, una strega la cui stirpe si legherà a quella dei Belmont, del pirata Grant Da Nasty, e del mezzo uomo mezzo vampiro  (dicasi dhampyr) Alucard, figlio ribelle dello stesso Conte.
Il gioco inoltre si distingue per la mancanza di linearità tipica dei primi titoli: infatti sarà compito del giocatore scegliere il percorso da seguire, e questa stessa scelta influenzerà in maniera evidente lo svolgersi degli eventi. Questa maggiore libertà d’azione non può che essere considerata una boccata d’aria fresca per la serie, la cui eccessiva linearità rischiava di minarne le indiscusse qualità.
La possibilità di scegliere la strada da percorrere per arrivare al cospetto del Conte fa il suo ritorno con la seconda release di Castlevania per game boy: Castlevania II: Belmont’s Revenge (Dracula Densetsu II– Game Boy, 1991); il giocatore dovrà rivestire i panni di Christopher, pronto a salvare il figlio Soleiyu, assoggettato dall’oscuro potere del signore delle Tenebre, e per fare ciò dovrà affrontare quattro livelli nell’ordine che preferirà: the cloud castle, plant castle, rock castle e crystal castle. C’è da dire che scegliere di affrontare prima un livello anziché un altro non porta particolari vantaggi o variazioni, ma se non altro evita l’effetto “claustrofobico” che può avere un gioco che segue esclusivamente i binari prestabiliti dalla trama. Di questo capitolo esiste una versione per Game Boy Color, che ne ricalca pedissequamente gameplay e atmosfera riportando solo alcune migliorie nella velocità, nella rimasterizzazione del sonoro e ovviamente l’aggiunta del colore.

Alla fine del 1991, Castlevania segna il suo debutto nell’era 16-bit  con Super Castlevania IV, edito per Super Nintendo Entertainment System. Questo titolo non è che il remake del primo Castlevania, naturalmente rinnovato e migliorato grazie alle features della nuova console, tra le quali il Mode 7*. Alle innovazioni nel gameplay, come la possibilità di Simon di brandire la frusta in otto direzioni diverse oltre che usarla come liana per superare eventuali precipizi, si aggiungono effetti grafici quali multi-scrolling degli sfondi, trasparenze, variazione dei colori oltre che maggiore accuratezza nella pixellation e alcuni effetti di rotazione e zoom dovuti proprio all’utilizzo del Mode 7. La colonna sonora, varia e godibile come sempre, comprende brani nuovi e remix di vecchi pezzi come Bloody Tears e Vampire Killer. Il Theme of  Simon Belmont invece diventa quasi un marchio distintivo dell’eroe armato di frusta, e verrà ripreso in molti titoli successivi.

Akumajou Dracula X Chi no Rondo, sebbene possa essere considerato ancora un titolo della vecchia scuola, segna un punto di svolta all’interno della saga ed è ritenuto a ragione “propedeutico” del sublime Simphony of the night. Uscito esclusivamente sul suolo nipponico come Super Cd del PC Engine, riscosse immediatamente un clamoroso successo, ottenendo consensi sia di pubblico che di critica. La trama ruota intorno alle vicende di Richter Belmont, giovane discendente della dinastia di ammazzavampiri, la cui fidanzata, Annette Renard, viene rapita dagli emissari del Conte Dracula, reincarnatosi nuovamente su questa terra per opera del sacerdote Shaft. Nell’epilogo della storia Richter salverà Annette e le altre fanciulle rapite (tra cui ricordiamo la sorella della stessa Annette, la piccola Maria, dotata di poteri sovrannaturali) e affronterà il Conte in persona, il quale, prima di essere sconfitto dal potere della Vampire Killer, rivelerà che il suo ritorno sulla terra è inevitabile, poiché non dipende dalla sua oscura natura, ma dalla volontà maligna degli uomini.
Il tema del ritorno e della ciclicità degli eventi è preponderante, a partire dal titolo: il rondo è sì un componimento musicale di forma ciclica, ma il kanji con cui questa parola è scritta nella versione originale, può anche essere letto “rinne” termine che nel Buddismo viene riferito alla reincarnazione e al concetto dell’infinita sequenza di morte e rinascita.

L’indubbia qualità di Chi no Rondo ( che avrà anche una sorta di remake per SNES nel 1995, arrivato in Europa col titolo Vampire’s Kiss) sta nell’aver preso ciò che di buono avevano finora dimostrato i capitoli precedenti ( un sistema diviso a livelli, la scelta del percorso affidata al giocatore) e averlo amalgamato con idee innovative e altre notevoli caratteristiche grafiche.
E’ stato il primo Castlevania inoltre a vantare uno stile anime per i personaggi, e ancora il primo che conta parti recitate da attori e dialoghi registrati. La colonna sonora, di alto livello e di buona resa, dato che il gioco girava su CD, è composta da brani pop con commistioni di progressive rock, oltre agli immancabili arrangiamenti dei brani storici della serie.

In definitiva un ottimo titolo, che i fan europei non ebbero mai modo di assaporare, anche perché a detta di molti il remake per SNES, per quanto sostanzialmente fedele nel gameplay  e nella storyline, è in realtà un mero adattamento di Chi no Rondo scevro di molte fondamentali caratteristiche, e non arriva agli stessi standard qualitativi dell’originale per PC Engine. Fortunatamente questa lacuna è stata colmata con Castlevania: The Dracula X Chronicles per PSP (2007), che comprende sia un remake in 3d (per la precisione 2.5D) di Chi no Rondo, sia la sua versione originale: un titolo  che coniuga alla perfezione le stesse meccaniche di gioco dell’episodio del 1995 con una grafica accattivante e sontuosa degna delle apparizioni più moderne della saga.


La cover dell’originale Chi no Rondo per PC Engine

 

Ultimo capitolo ancorato alle caratteristiche degli  Akumajou Dracula del passato fu Castlevania: Bloodlines, uscito per Sega Mega Drive nel marzo 1994 con una release quasi contemporanea per Usa, Giappone ed Europa. La trama del gioco si pone come un punto di unione tra la saga Konami e il romanzo di Bram Stoker, finora poco tenuto in considerazione, essendo le avventure precedenti avvenute nei secoli antecedenti al diciannovesimo. Come protagonisti della storia, che ha luogo nel 1917, non abbiamo più diretti discendenti dei Belmont; John Morris è figlio del Quincy Morris che nel “Dracula” di Stoker affianca Van Hellsing nella lotta contro il signore delle Tenebre, mentre Eric Lecarde, amico di John, sfida il conte vampiro per vendetta personale: sua moglie Gwendolyn infatti, è stata vittima del fatale morso che l’ha fatta diventare  a sua volta creatura della notte. Un riferimento ai titoli passati è comunque d’obbligo: John infatti, essendo i Morris un ramo cadetto dei Belmont, ha ereditato dal padre la Vampire Killer, mentre Eric brandisce la Alucard Spear, la lancia di Alucard, il figlio di Dracula che si è ribellato alla natura demoniaca del padre. Inoltre anche il gameplay può essere definito “tradizionale”: classica struttura a livelli, che si concludono con la sfida contro determinati boss. Tuttavia scegliere un personaggio anziché un altro, modificherà leggermente alcuni percorsi da intraprendere, anche se non avrà alcune ripercussioni sulla trama, che stavolta narra i misfatti della contessa Elizabeth Bartley (figura ispirata ad una nobile ungherese realmente esistita, Elizabeth Batory, accusata di vampirismo) intenzionata, attraverso un oscuro rituale, a far risorgere il Conte Dracula. Ai due protagonisti toccherà sventare i piani della perfida donna, e per fare ciò intraprenderanno un viaggio intorno al mondo: background del gioco non sarà quindi esclusivamente il maniero del conte e la  Transilvania, ma diversi paesi europei. Nonostante questo cambio di ambientazione, Castlevania: Bloodlines, che tuttavia può essere considerato un gioco di discreta qualità, non riesce a distinguersi tra gli altri titoli come fece il precedente Rondo of Blood, ancorato com’è alle caratteristiche dei capitoli delle origini, anzi, il suo aspetto più interessante è legato al sonoro: l’ottima soundtrack è stata infatti affidata a Michiru Yamane e il Genesis sound chip del Sega master system, spremuto al massimo delle sue potenzialità, esalta alla perfezione i brani composti dalla musicista nipponica  in un tripudio di organi e sintetizzatori.

Nel prossimo articolo, continua la retrospettiva sulla saga di Castlevania: tra quindici giorni vi aspettiamo con la storia di  "Iga e i Metroidvania"

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