Summer Game Fest, secondo Alessio Lucherini
Il meglio, il peggio e il più sorprendente dei giochi presenti alle conferenze della kermesse estiva!
In attesa dello showcase di Annapurna Interactive del 29 giugno e di capire i piani di Nintendo per quanto riguarda il suo prossimo Direct, anche quest’anno la Summer Game Fest si è presa i riflettori di questo periodo pre-estivo che solitamente è accostato all’E3 di Los Angeles.
Certo, sono ormai lontani i tempi in cui si stava in compagnia di amici durante le nottate scandite dagli orari transatlantici della kermesse losangelina. E diciamo che la magia dell’E3 si sentiva anche da queste piccoli – e pazzi – dettagli: si organizzavano le cene insieme e, chi poteva, si sistemava per la notte.
Era il Natale di noi videogiocatori. Aspettavamo con ansia gli annunci dei giochi come se fossero il regalo tanto desiderato. E sapevi che, nonostante gli orari scomodissimi per noi europei, il sonno non avrebbe (quasi mai!) preso il sopravvento.
Tuttavia, la kermesse messa in piedi da un sempre più fascinoso Geoff Keighley ha saputo migliorarsi col tempo. Ha cominciato a farsi strada a piccoli passi anche durante il periodo di pandemia, quando l’E3 nel frattempo dava i primi segnali allarmanti di cedimento. In particolar modo, le cancellazioni del 2022 e di quest’anno ne sono una prova inconfutabile.
Devo dire che l’edizione 2023 della Summer Game Fest mi ha generalmente sorpreso, con molti eventi che sono stati il top della forma – vero Microsoft? – e una piccola parte che invece ha fatto il passo più lungo della gamba, come la prima giornata di conferenze davvero priva di mordente. Ma non giriamoci troppo attorno e parliamo di giochi. Perché sì, nella kermesse ci sono stati titoli che mi hanno soddisfatto e sorpreso in positivo, ma non sono mancati anche quelli che mi hanno lasciato deluso per diversi motivi e non per forza legati al gameplay.
Starfield: il migliore alla Summer Game Fest
Lo dico senza mezzi termini: il mio miglior nome di questo giro di conferenze lo assegno a Starfield di Bethesda Game Studios. Un ambizioso titolo mostrato con grande cura nello spazio dedicato, senza andare ad intaccare lo showcase che giustamente ha svolto il suo compito. E per quello che si è visto è davvero gigantesco.
Il gioco sembra essere in forte continuità con le vecchie esperienze GDR del colosso di Rockville come Skyrim e Fallout (logicamente sono gli stessi autori, n.d.r.), ovviamente cambiando il registro ambientale e proponendo nuovi elementi. Ma è più il senso di libertà ad aver alimentato il mio più grande interesse. Ho percepito un concentrato di libertà d’azione ed esplorazione nel mondo aperto a tratti simile agli ultimi due capitoli di Zelda che ho divorato con grande piacere (a proposito, vi lascio la mia recensione su Tears of the Kingdom). Ovviamente ci sono tante differenze strutturali tra Starfield e gli open world zeldiani, però quel gameplay libero da vincoli pare incredibile.
Ammetto che le paure dietro l’opera di Bethesda ci sono, soprattutto quando hai di fronte una mole di contenuti così vasta da stupire chiunque. Al di là dei dubbi e dei timori, Starfield si è guadagnato di diritto il mio voto di miglior titolo delle conferenze della Summer Game Fest.
Il peggiore… nello stupore personale: Hellblade 2
Dove ci sono le luci, ci sono anche le ombre. E questa Summer Game Fest non è stata da meno. Scegliere quale sia stato per me il peggior gioco della kermesse è stato abbastanza difficile, anche se uno in particolare mi ha lasciato con un pugno di mosche in mano.
Parlo di Senua’s Saga: Hellblade 2. Non che il gioco sia brutto, ma semplicemente non è stato approfondito a dovere.
Stentavo a crederci, eppure a parte il suo comparto grafico semplicemente irresistibile – nonostante il filmato fosse in game sembrava di guardare una tech demo – dell’opera di Ninja Theory non abbiamo visto nemmeno un’ombra di gameplay. Avrei gradito un minimo di focus su questo, anche se molti ipotizzeranno che manterrà il medesimo scheletro di Senua’s Sacrifice. D’accordo è plausibilissimo, ma perché non farci sognare ancora di più, giusto per capire se ci sono delle novità? Nulla, il trailer mi ha lasciato tiepido nel vedere Senua in lotta contro quello che, presumibilmente, sarà la sua mente tormentata.
Tralasciando questo rammarico da videogiocatore romantico, penso comunque di fidarmi della bontà dell’opera di Ninja Theory in virtù delle tematiche che affronta. L’appuntamento è nel 2024, aspettando buone nuove dal balcone come Giulietta in attesa dell’arrivo di Romeo.
Il diamante più inaspettato: Cocoon
Per me ad essere il gioco più sorprendente dell’intera Summer Game Fest, a tratti perfino il più bello da avere nella libreria digitale, è Cocoon di Geometric Interactive. Sarà l’effetto di Tears of the Kingdom in fatto di enigmi ambientali, ma ultimamente la mania dei rompicapi data dall’ultimo Zelda mi ha avviluppato interamente.
Il titolo edito da Annapurna Interactive è stato annunciato la prima volta allo showcase di Xbox & Bethesda nel 2021, prima di precipitare nel baratro del silenzio per tutti questi anni. Fortunatamente al Day of the Devs 2023 è tornato in azione più splendente che mai e ne sono soddisfatto.
Lo stile artistico del gioco è un piacere per gli occhi, frutto di questa grafica low poly ben curata e per la quale solitamente stravedo più che per gli altri motori grafici all’avanguardia. E il gameplay, beh… trasuda un’ottima mole creativa, specialmente i collegamenti e le transizioni dimensionali da una sfera all’altra.
Confido nello showcase di Annapurna una data d’uscita di Cocoon, al momento programmato in un generico 2023 su tutte le attuali console e PC. La voglia di scoprirlo ancora più a fondo è tantissima, sperando di non imboccare un viale fiorito che si trasforma poi in una trappola di rovi accuminati.
Le altre chicche: Alan Wake 2 e Jusant
E questo è quanto dalle mie opinioni in merito alla Summer Game Fest di quest’anno, anche se senza dubbio posso dire che c’è qualche altro nome che mi ha incuriosito oltre a Starfield e Cocoon. Penso ad esempio ad Alan Wake 2, oppure a Jusant di Don’t Nod.
Insomma, di carne al fuoco ce n’è stata, quanto basta per placare la fame di scoperta e amplificare il piacere videoludico che mi scorre nelle vene. Adesso la parola passa al campo da gioco… e alle prossime righe di testo che spero delizieranno la vostra sete di conoscenza e curiosità!