Come Silent Hill 2 Remake cambia la storia
Pur essendo un remake estremamente fedele, Silent Hill 2 Remake ha cambiato il modo in cui ho percepito la disavventura di James Sunderland
Devo iniziare con un chiarimento. Silent Hill 2 Remake è un gioco che ha inevitabilmente creato una frattura tra chi preferisce l’originale e chi invece pensa questo sia un remake perfetto. Io sono decisamente convinto che il titolo Playstation 2 sia più speciale e probabilmente questa opinione traspirerà da questo approfondimento.
Tuttavia ci tengo a chiarire: Silent Hill 2 Remake è un gioco eccezionale. Questo non è un pezzo atto a mostrare come il nuovo sia peggio del vecchio, anzi, l’esistenza stessa del ragionamento che andrò a proporre è la prova di quanto pregiato sia il lavoro svolto da Bloober Team.
Questo perché guardando i titoli di coda di Silent Hill 2 Remake sono rimasto senza parole, esattamente come è successo con l’originale…ma i miei sentimenti verso James Sunderland sono stati decisamente diversi e penso che ciò derivi dalla chiave di lettura che Bloober Team ha, forse involontariamente, dato alle sue azioni in Silent Hill.
Ovviamente: seguono spoiler. In particolare parlerò nel dettaglio dei finali “Leave” e “In Acqua”.
Come Silent Hill 2 Remake cambia la storia – L’importanza del giocatore nella narrazione di un videogioco
Quel posto, Silent Hill.
La storia di Silent Hill 2 segue James Sunderland, uomo di 29 anni alla ricerca della moglie, Mary Sunderland il quale lo aspetta al loro “posto speciale” all’interno della città di Silent Hill, luogo nel quale han trascorso le vacanze anni anni prima e nel quale si erano promessi di ritornare.
Tuttavia l’avventura inizia tre anni dopo la morte di Mary. James riceve ad un momento non specificato della storia (il fatto che non vediamo questo evento è molto importante) una lettera della moglie che dice di essere ancora in vita.
Sin dai primi attimi di gioco è palese che Silent Hill non sia una città come tutte le altre ed è proprio in questi primi momenti che si potrebbe cominciare ad imbastire un discorso su come il Remake cambia dei dettagli importanti.
Il giocatore comincia la sua avventura all’esterno della città, nel bagno di un parcheggio ove la strada confluisce in un tunnel che però è chiuso. Questo forza James ad incamminarsi verso Silent Hill e la strada che percorre rappresenta una grossa differenza tra originale e remake.
Essenzialmente, nel Remake la camminata è molto più corta, cosa che a me personalmente non piace poiché toglie il senso di isolamento creato dall’ingre
sso a Silent Hill come inteso dal Team Silent. Detto ciò, cito questo cambio come uno di tanti esempi in cui ci sono differenze creative tra il lavoro di Bloober e quello di Team Silent che però non trovo cambino di troppo l’esperienza generale.
Così come la camminata accorciata non mi piace e trovo tolga un elemento molto interessante presente nell’originale, il modo in cui si comporta la nebbia in Remake dona uno spessore maggiore alla città e compensa ampiamente nel creare il senso di “città fuori dal mondo” che per un attimo ho temuto potesse mancare.
Silent Hill 2 Remake è pieno di queste piccole contraddizioni, di piccoli cambiamenti che spesso non mi piacciono ma son colmati da altre aggiunte o dettagli che invece adoro. C’è però un elemento che non posso ignorare perché mi ha cambiato drasticamente la percezione della storia.
E non si tratta di qualcosa di “fatto male”. Anzi, parlo di quello che probabilmente è il principale punto di miglioramento del Remake rispetto all’originale. Parlo del combattimento.
Chi è James Sunderland? Chi è Mary Sunderland?
Parte fondamentale di ciò che rende James Sunderland un personaggio tanto affascinante è il suo non essere un eroe, sotto nessun punto di vista. Di solito nei videogiochi veniamo messi alla guida di qualcuno di speciale, che sia per delle abilità particolari o per degli obiettivi nobili.
A primo impatto, James sembra cadere nella seconda categoria. Certo, non è un gran combattente, ansima dopo ogni attacco corpo a corpo e non mostra mai virtù particolari, ma si tuffa nell’incubo di Silent Hill per un motivo nobile; per cercare la moglie.
Sin da subito pare ovvio che la ricerca di Mary non sia inquadrata come qualcosa di eroico, quanto un disperato tentativo di aggrapparsi al passato, ma poco ci vuole a farci tifare per un personaggio che controlliamo e Silent Hill 2 avrebbe potuto facilmente inquadrare l’avventura di James come un atto di coraggio.
Invece James non solo è patetico in quanto abilità ma anche le sue motivazioni suonano immediatamente strane. Vuole trovare Mary, ne è ossessionato, ma non sembra mai che voglia salvarla. Questo perché, nel grande colpo di scena del gioco, si scopre che in realtà Mary non solo è morta ma il suo assassino è James stesso.
Mary è deceduta poco prima dell’inizio del gioco, non tre anni prima. I tre anni però sono importanti in quanto segnano l’inizio di una gravissima malattia debilitante che ha portato il rapporto tra Mary e James a crollare, con Mary sempre più consumata dal dolore e James sempre più incapace di essere il sostegno di cui lei ha bisogno.
Dopo anni di cure, i dottori permettono alla donna di tornare a casa per quella che probabilmente sarà l’ultima volta. Morirà durante questo periodo, nel suo letto, soffocata dal marito.
La storia di James e Mary Sunderland è complicata, raccontata solo dopo la sua conclusione e con un narratore ovviamente di parte. Lo scopo di Silent Hill 2 è quello di presentare questa situazione difficile e poi farti pensare. Da qui, la sensibilità individuale è ciò che influenza le conclusioni personali a cui ognuno arriverà.
Noi decidiamo chi è James…
A 20 anni dall’uscita originale c’è ancora molta gente che discute sul come interpretare le azioni di James e di conseguenza su CHI sia James. Sappiamo molto poco del nostro protagonista e questo è voluto perchè James Sunderland non è un self-insert ma è un personaggio abbastanza generico dal poter essere facilmente influenzato dal pensiero del singolo giocatore.
Una cosa che spesso si tende a sottovalutare nella narrazione di un videogioco è ciò che succede tra una cutscene e l’altra. L’evoluzione del medium, specie nel mondo fortemente influenzato dalle maestose produzioni Naughty Dog, ci ha portati a valutare la storia di un gioco e il suo gameplay come cose separate, spesso anche inconsciamente.
Parlo ovviamente della famosissima dissonanza ludonarrativa, ove nelle cutscene un personaggio di comporta in un modo mentre nel gioco stesso in un altro. Questo fenomeno è talmente comune che spesso non viene nemmeno preso in considerazione e ancora più spesso viene completamente frainteso.
Ma Silent Hill 2 non è un gioco che soffre di dissonanza ludonarrativa, di contro trovo che la sua narrativa e il suo aspetto ludico lavorino in armonia. James Sunderland è un uomo qualsiasi, incapace di utilizzare armi, incapace di sopravvivere ad orde di nemici come fosse un Leon Kennedy e infatti controllarlo in combattimento fa schifo.
Se questo fosse voluto o fosse semplicemente sintomo dell’inesperienza di un team comunque molto giovane come lo era Team Silent, non ha importanza. Ciò che conta è che combattere con James è brutto e questo volenti o nolenti fa parte della narrazione.
Ancora più importante dell’incapacità del nostro protagonista è la rarità dei combattimenti. Silent Hill 2 è un gioco con delle bossfight, spesso questionabili a livello di gameplay, un gioco in cui James è costretto a uccidere…ma di rado.
Escludendo pochi incontri in cui il gioco esplicitamente rinchiude James in situazioni di vita o morte contro creature immonde, il titolo può essere completato con un livello di violenza molto contenuto per il genere. Ed è qui che volevo arrivare.
James Sunderland è un uomo tanto violento quanto il giocatore vuole che sia. Allo stesso tempo il suo temperamento può variare da persona spaventata che sta solo fuggendo dalla realtà a killer psicopatico che gode nell’uccidere a mazzate i nemici quasi esclusivamente femminili del gioco.
E la violenza di James ha un valore. Perchè se James non è un uomo violento, allora la sua uccisione di Mary è un terribile peccato portato dalla disperazione e da un mal guidato desiderio di farla smettere di soffrire. Ma se James è un uomo violento allora ha molto più valore la tesi per cui lui voleva solo riacquisire la sua libertà.
Silent Hill 2 è un gioco molto discusso per motivi estremamente validi. Lo spettro delle opinioni sul tema centrale variano molto e, quando espresse con intelligenza, sono tutte valide. Team Silent voleva che parte della nostra emotività influenzasse le sfaccettature della storia e ci sono riusciti.
Nel mio caso ho sempre visto James Sunderland come un inetto, nella definizione del termine ben illustrata dal romanzo classico La Coscienza di Zeno di Italo Svevo. Un uomo maschio, bianco, etero cresciuto negli anni 70/80 a cui la vita ha dato il minimo per trovare una sua stabilità economica ed emotiva senza però dargli gli attrezzi per sopravvivere a situazioni emotivamente difficili.
E nel momento in cui si trova in tale situazione difficile, si spezza. Uccide Mary pensando genuinamente di star facendo la cosa giusta e immediatamente viene schiacciato dalle conseguenze che non è in grado di sopportare. Ha torto nell’uccidere la moglie, lo si percepisce chiaramente dalla scena dell’omicidio, ma non lo fa perchè è violento.
Il mio James non era violento, le infermiere e i manichini non erano creati per dargli l’opportunità di sfogare la sua rabbia contro la donna della sua vita. Questo James che ho appena descritto esiste, è quello di un giocatore che uccide ogni nemico ed è egualmente valido.
Il punto importante è questo: entrambi esistono. Così come tutte le sfumature nel mezzo. Giocando in modo diverso influenziamo il tono del personaggio molto prima di scoprire che cosa ha fatto e ciò porta alla vasta varietà di reazioni diverse alla grande rivelazione.
…ma nel Remake molto meno.
Nel Remake il sistema di combattimento è stato rivisto pesantemente. Ora James ha delle combo melee, delle schivate e una mira più stabile. Tutto ciò aiuta ad avere un’esperienza decisamente più gradevole lato giocatore (se l’agio sia o meno necessario giocando un horror è un altro discorso immenso che lascerò da parte).
Tuttavia questo già cambia un po’ le carte in tavola. Il mio James inetto non esiste in un gioco nel quale posso facilmente martoriare decine di nemici, ma fin qui, non penso che il cambiamento attuato dal remake cambi troppo.
Certo, ora James è molto più capace, ma le bellissime animazioni e il suo costante respiro pesante mi han fatto subito pensare a come, tutto sommato, si tratti sempre di una persona normale. In situazioni con diversi nemici probabilmente mi verrebbe comunque da ignorarli, dopotutto il mio protagonista è a Silent Hill per cercare la moglie, non per mettere in scena Rambo.
Ed è qui che avviene il vero grosso cambiamento alla storia, non con dei video diversi, non con nuovo contenuto narrativo o lore espansa. Ma col level design. Vedete, Silent Hill 2 è un titolo da..3-4 ore. Praticamente un lungo film, un Killers of the Flower Moon. Silent Hill 2 Remake l’ho concluso con 18.
18 ore dove ogni 10/15 minuti mi trovavo a dover uccidere diversi manichini, dove per il level design pensato da Bloober Team devo far fuori praticamente ogni nemico all’interno di un dungeon, potendo evitare solo quelli all’esterno (dove si passano a malapena un paio d’ore).
Se in Silent Hill 2 la violenza di James dipende dal giocatore, in Silent Hill 2 Remake la violenza di James è un prerequisito per finire il gioco. Quando uccide Eddy nelle sezioni finali, lo fa in autodifesa ma dopo aver passato ore a picchiare tutto ciò che si muoveva e quando scopri che ha ucciso Mary…beh, l’effetto è diverso.
Un ritorno ancora più difficile.
Come ho detto prima, non trovo che l’interpretazione di James Sunderland come uomo violento sia sbagliata. Anzi, ha decisamente senso. Silent Hill 2 Remake obbliga un atteggiamento violento e funziona…ma limita.
Al prezzo di un sistema di combattimento peggiore e una durata più limitata, Silent Hill 2 originale offre un dilemma morale più difficile, più ambiguo, nel quale James è ovviamente nel torto ma in cui la sua tragedia può colpire più duro.
Come tutti i cambiamenti fatti dal Remake, anche questo va molto a gusto. Personalmente preferisco la mia esperienza con l’originale in quanto è molto più difficile rendersi conto di dover condannare un uomo inetto che un uomo violento.
Dove però trovo che questo approccio più combat-centrico sia un difetto è nei finali. Silent Hill 2 Remake ha diversi finali e tra questi c’è un good ending ( o due contando il nuovo finale “benedizione” che però è ottenibile in NG+ ed è più un bonus che altro).
Nel finale “Leave” James viene assolto dai propri peccati e riesce a fuggire da Silent Hill. Mary nega che il motivo per cui il marito l’ha uccisa risieda nell’astio che questo provava nei suoi confronti, implicando che lo abbia fatto per farla smettere di soffrire. Questo è il miglior finale per James e quello che lo dipinge nella luce migliore.
A meno di staccare la testa e separare le cutscene dal giocato, creando artificialmente una dissonanza ludonarrativa, io non riesco a vedere il James Sunderland del remake ottenere questo finale. Nelle 18 ore di incubo ho dovuto vederlo per troppo tempo combattere, per troppo tempo uccidere infermiere e manichini femminei.
Volente o nolente, il gioco ti comunica che James Sunderland è violento e questo epilogo poco gli si addice. Di contro, il finale “In Acqua” è perfetto, un epilogo che porta al suo massimo il viaggio autodistruttivo di James, partito uccidendo riflessi della moglie e finito togliendosi la vita.