Ryan vs. Spencer: la guerra di Call of Duty
Una dichiarazione del CEO di PlayStation ha riacceso le discussioni attorno alla mega acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft.
L’anno videoludico 2022 si era aperto con quella che possiamo considerare l’acquisizione più importante dell’anno, del decennio e, probabilmente, della storia del medium fino ad oggi: Microsoft ha messo sul piatto circa 69 milioni di dollari per ottenere quel megacolosso di Activision Blizzard. Un’operazione che ha messo in secondo piano, facendola ben presto dimenticare, l’acquisizione di ZeniMax e Bethesda Softworks perfezionata per la cifra di “appena” 7.5 milioni di dollari.
Se quest’abbondanza di nuove IP entrate sotto l’egida della casa di Redmond ha sollevato diversi dubbi su come potrà evolvere Xbox Game Pass (qui trovi un interessante articolo del nostro Matteo Pizzirani), le discussioni tra i videogiocatori si sono orientate perlopiù su un possibile scenario di monopolio dell’industria videoludica da parte di Microsoft. Tralasciando le questioni legali e le consuete battaglie tra fanboy, è innegabile come siano leciti diversi dubbi relativamente al futuro delle IP di successo Activision, notoriamente improntate al multipiattaforma come la serie di Call of Duty.
La mia riflessione in merito nasce quindi da due interessanti dichiarazioni diffuse nell’arco di sette giorni dai principali attori del mercato, Sony e Microsoft, per voce di Phil Spencer (CEO di Microsoft Gaming) e Jim Ryan (CEO di PlayStation), insomma, non due dipendenti qualunque, ma coloro che hanno realmente voce in capitolo sulle decisioni delle due aziende in ambito gaming.
Procediamo con ordine. Qualora ti fossi perso questa notizia, qualche giorno fa Phil Spencer ha confermato ciò che molti si aspettavano da tempo: Microsoft è intenzionata a portare Call of Duty e vari altri titoli Blizzard su Game Pass pur ribadendo la volontà di mantenere le principali IP del publisher fruibili su più piattaforme possibili, seguendo una strategia e filosofia analoga a quella già adottata per Minecraft dopo l’acquisizione di Mojang.
Queste sono state le parole di Spencer, parlando della serie forse più amata, e sicuramente più famosa, di Activision Blizzard:
Ci impegneremo a rendere disponibile la stessa versione di Call of Duty su PlayStation lo stesso giorno in cui il gioco verrà lanciato altrove. Continueremo a dare alle persone la possibilità di giocare tra loro su dispositivi e piattaforme differenti.
Ho appreso questa dichiarazione come confortante, da lodare e accogliere con un applauso, se non fosse che un grosso “però” è stato messo in evidenza proprio da PlayStation, l’azienda che sulla carta trarrebbe maggior giovamento da questa “magnanimità” di Microsoft. La risposta in merito, da parte di Sony, è arrivata con una dichiarazione fornita al noto portale Games Industry direttamente da Ryan, dove questa clamorosa offerta viene ritenuta insufficiente su più livelli.
Queste le sue parole:
Non avevo intenzione di commentare quella che intendeva essere una discussione d’affari privata, ma sento il bisogno di mettere le cose in chiaro perché Phil Spencer l’ha portata all’attenzione del pubblico. Microsoft ha proposto di far rimanere Call of Duty su PlayStation solo per tre anni dopo la fine dell’attuale accordo tra Activision e Sony. Dopo quasi 20 anni di Call of Duty su PlayStation, la loro proposta è inadeguata su più livelli e non tiene conto dell’impatto sui nostri giocatori.
Per usare un gergo calcistico, Ryan “la tocca piano” e rende pubblici alcuni dettagli di cui eravamo all’oscuro. Siamo di fronte a un possibile paradosso o a un gioco di potere? È lapalissiano che Microsoft e Phil Spencer vogliano far fruttare l’ingente investimento fatto e preservare gli interessi delle loro piattaforme di gioco, ma, allo stesso tempo, si direbbe che vogliano conservare le simpatie dei videogiocatori, guadagnate a suon di Game Pass, passando per azienda dalle vedute molto ampie continuando a distribuire in multipiattaforma titoli del calibro di Call of Duty.
Ora la domanda che mi sorge spontanea è: quanto denaro pretenderà Microsoft da Sony per continuare a far approdare Call of Duty sulle piattaforme PlayStation al day one fra tre anni? Perché è di questo che si parla e si è sempre parlato: di soldi, non dei giocatori. Al netto della grande community online presente su PlayStation (compresi streamer più o meno famosi), perdere un titolo come Call of Duty potrebbe rappresentare una grossa sconfitta economica per Sony. Allo stesso tempo Microsoft potrebbe davvero guadagnare nuovi giocatori rinunciando a far uscire Call of Duty al lancio anche sulle console Sony?
Personalmente comprendo la visione di Ryan ma ho diversi dubbi in merito al fatto che PlayStation sia sinonimo di Call of Duty, un titolo da sempre multipiattaforma. Adesso, per continuare col gergo del calcio, la palla passa nuovamente a Phil Spencer per chiarire meglio la strategia di Microsoft. Una cosa è certa, al netto dell’investimento economico maggiore, ora come non mai è un ottimo momento per essere o diventare un PC gamer.