Rise of The Ronin | Tra innovazioni e déjà vu
Una panoramica sul prossimo titolo in sviluppo presso Team Ninja
Team Ninja e Koei Tecmo tornano prepotentemente alla carica con Rise of The Ronin, un action RPG ambientato nel Giappone feudale in uscita il 22 marzo 2024 su PlayStation 5. Il titolo promette un’esperienza di gioco ricca di azione, esplorazione e personalizzazione, ma non mancano alcune perplessità sulla sua originalità.
Le aspettative sono alte, dopotutto Team Ninja, celebre per titoli come Wo Long: Fallen Dynasty e Nioh, è pronto a offrire un’avventura per giocatore singolo senza precedenti, ambientata sullo sfondo del Giappone della fine del XIX secolo, un periodo molto ampio che si divide tra la guerra civile e il declino dell’era Edo.
Pare, quindi, che niente possa allontanare Rise of The Ronin da un successo certo, i cui marchi di fabbrica sono costituti dalla rappresentazione di una guerra avvincente, fatta di tradizionali katane e stravaganti armi da fuoco, dall’introduzione di un sistema di combattimento prettamente stealth nonché di un sistema di esplorazione libero.
Eppure qualcosa… non mi convince del tutto. A causa forse della recente pubblicazione di Wo Long: Fallen Dynasty, o forse per la presenza di un sistema di combattimento che fonde il sacro con il profano, la mia possibile incredulità dinanzi all’ultimo trailer dedicato a Rise of The Ronin ha lasciato spazio a un altalenante senso di già visto.
Potrei infatti gettare nel calderone tante esperienze videoludiche che ho immediatamente ricollegato a Rise of The Ronin: da un lato, l’impronta di Nioh e, soprattutto, di Sekiro è ancora marcata sui titoli che propongono un approccio stealth nell’ambientazione tipica del Giappone feudale; dall’altro, proporre un mondo aperto completamente esplorabile, sulla falsa riga di Ghost of Tsushima, non è detto che si riveli una mossa vincente.
Il Giappone di Rise of The Ronin
Rise of the Ronin sarà ambientato nel Giappone del XIX secolo, precisamente nel 1863 durante il c.d. periodo Bakumatsu, uno squarcio temporale di transizione fra il Giappone antico dello Shogunato Tokugawa e quello moderno, risultato della Meiji. Per inquadrare correttamente il periodo storico, lasciatemi richiamare cosa si intende per “periodo Bakumatsu”.
Così viene descritto da History Maps: “Tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo, lo Shogunato mostrò segni di indebolimento. La drammatica crescita dell’agricoltura che aveva caratterizzato il primo periodo Edo era terminata e il governo gestì male le devastanti carestie di Tenpō. I disordini contadini sono cresciuti e le entrate del governo sono diminuite.
Lo shogunato ha tagliato la paga dei samurai già in difficoltà finanziarie, molti dei quali hanno svolto lavori secondari per guadagnarsi da vivere. I samurai scontenti avrebbero presto svolto un ruolo importante nell’ingegnerizzazione della caduta dello shogunato Tokugawa. L’arrivo nel 1853 di una flotta di navi americane comandate dal commodoro Matthew C. Perry gettò nel caos il Giappone.
La principale divisione ideologico-politica durante questo periodo era tra i nazionalisti filo-imperiali chiamati ishin shishi e le forze dello shogunato, che includevano gli spadaccini d’élite shinsengumi. Il punto di svolta del Bakumatsu fu durante la guerra Boshin e la battaglia di Toba-Fushimi, quando le forze pro-shogunato furono sconfitte“.
Rise of The Ronin, quindi, si stacca completamente dall’ambientazione proposta da Wo Long: Fallen Dynasty, ponendosi, al più, in continuità con quanto proposto da Sekiro: Shadows Die Twice, ovvero un Giappone certamente più avanzato dal punto di vista tecnologico rispetto al periodo dei Tre Regni, giunto al culmine dell’Età premoderna per come è narrata.
Come da tradizione, quindi, l’impatto storico-culturale sarà fortemente presente all’interno di Rise of The Ronin, titolo nel quale partiremo alla scoperta di una terra mozzafiato, ricca di storia e fascino, e che promette al giocatore di ammirare le bellezze naturali nonché di svolazzare tra templi, machiya e curiose ville imperiali.
Il Giappone feudale, epoca quindi ricca di storia, samurai, ninja e tradizioni millenarie, ha, come detto in apertura, ispirato numerosi videogiochi che permettono ai giocatori di immergersi in questo periodo affascinante, nel quale rivivere avventure epiche ed esplorare ambienti riccamente dettagliati che riescono a concentrare e riprodurre l’essenza di un’epoca passata.
Eppure, nonostante la ricchezza storica e culturale della Torre del Sol Levante, la sua frequente rappresentazione nei videogiochi rischia di condurre a una sorta di saturazione. Se è vero che titoli come Nioh, Sekiro, Ghost of Tsushima hanno contribuito a elevare il genere, è altrettanto plastico che la mancanza di diversificazione potrebbe aver annoiato i giocatori, alla ricerca oggi di nuove esperienze e ambientazioni.
Il mondo aperto e il sistema di combattimento
Il Giappone di Rise of The Ronin verrà rappresentato attraverso la ricostruzione di un mondo aperto ricco di ambientazioni diverse, di cittadelle vive e affollate a cui fanno da contorno campagne lussureggianti, sino a montagne innevate. In questo contesto, la libertà d’esplorazione pare essere massima, tanto da permettere al giocatore di seguire la trama principale ovvero di perdersi in missioni secondarie e opzionali.
Tuttavia, la scelta di utilizzare l’open world potrebbe non costituire necessariamente un punto a favore del titolo, dopotutto questo “genere” ha portato un certo senso di stanchezza nel videogiocatore, in parte, anche, causato dalla frequenza con cui finiamo per trovarci dinanzi a un titolo pieno zeppo di contenuti superflui e ripetitivi.
Sul punto, però, Team Ninja non ha fornito ulteriori informazioni e pertanto non siamo in grado, allo stato, di giudicare nel complesso. Certo è che il nostro auspicio, in particolare al fine di evitare che Rise of The Ronin possa diventare stagnante alla lunga, è che il team di sviluppo abbia introdotto idee per modulare la formula dell’open world.
Passando a esaminare il sistema di combattimento, sempre (sia chiaro) sulla base di quanto abbiamo potuto apprendere dal trailer rilasciato allo State of Play, Rise of The Ronin non sembra voler innovare la formula di gioco, proponendo un sistema di combattimento complesso e appagante, mettendo a disposizione dei giocatori una vasta gamma di armi da mischia (katane) e da fuoco, quindi fucili e pistole.
Fondamentale sarà l’utilizzo della parata e del contrattacco, meccanica che metterà alla prova anche i giocatori più esperti, i quali dovranno essere abili nel parare tempestivamente gli attacchi nemici per poi sferrare potenti contrattacchi. Il combat system di Rise of the Ronin si preannuncia essere unico e appagante, grazie alle tante alternative che introduce.
Un’esperienza di gioco altamente personalizzabile e quel senso di déjà vu
Rise of the Ronin è un action RPG che offrirà al pubblico delle meccaniche da gioco di ruolo in grado di rendere l’esperienza profonda e personalizzabile. Il titolo permetterà, infatti, ai giocatori di creare un personaggio unico, scegliere il sesso, l’aspetto e la classe dello stesso, nonché di sviluppare le abilità e i talenti guadagnando esperienza.
Ciò che maggiormente mi ha colpito è il sistema di interazione che Rise of The Ronin propone: il titolo, infatti, permetterà al protagonista di dialogare con una grande mole di personaggi non giocabili nonché di assumere decisioni che andranno ad influenzare la storia e, ovviamente, il mondo di gioco circostante.
Ammirando Rise of The Ronin, ho, però, avuto la percezione di trovarmi dinanzi a qualcosa di già visto. Abbiamo detto che la scelta del Giappone feudale, per quanto poco innovativa che sia, rappresenta un’ambientazione che ha fatto la fortuna di molti videogiochi. Eppure, per i motivi già citati, tale opzione rischia di diventare inflazionata e abusata.
Ma tale sensazione non si è limitata al lato estetico e alla rappresentazione del gioco: Rise of The Ronin, quantomeno limitatamente al sistema di combattimento, ha attirato la mia attenzione per le sue somiglianze con Ghost of Tsushima. Entrambi i titoli, infatti, propongono un sistema di combattimento basato sulla parata e il contrattacco e offrono un mondo aperto da esplorare.
Il rischio è, quindi, quello di assistere ad un’accoglienza tiepida da parte del pubblico, in particolare qualora Rise of the Ronin non dovesse essere in grado di distinguersi dalla concorrenza. Naturalmente, è ovviamente presto per dare un giudizio definitivo su Rise of the Ronin, dopotutto il titolo potrebbe avere degli assi nella manica che non sono ancora stati svelati.
Rise of the Ronin potrebbe infatti rappresentare un puro ritorno alle origini del genere, un prodotto che si concentra sui fondamentali dell’action RPG, senza fronzoli e altalene artistiche. Un gioco, quindi, che punta a proporre un’esperienza di gioco solida e appagante e che, senza voler innovare il genere, andrà (magari) a inserirsi nell’elenco dei classici.
In un mercato videoludico sempre più pervaso da giochi “copia e incolla” (non voglio fare nomi), un ritorno alle origini potrebbe rappresentare una boccata d’aria fresca. Restate ovviamente connessi con noi di Gamesource per ulteriori aggiornamenti su Rise of The Ronin, ricordandovi che il titolo verrà pubblicato il 22 marzo 2024 su Playstation 5.