Reunion Portatile – Final Fantasy VII su Nintendo Switch
Final Fantasy VII è sicuramente il capitolo più iconico della saga bandiera Square Enix. Al di là dei gusti personali o dei giudizi critici, è innegabile che sia quello maggiormente radicato nella storia dell’industria e nei cuori dei giocatori. Un amore espresso distintamente da quel clamore globale che accompagnò l’annuncio del Remake nel 2015.
Tale affetto non è qualcosa di fortuito o irrazionale. Il rilievo di Final Fantasy VII sta nel fatto che è stato un capitolo sia importante che memorabile, per la serie e i giocatori. Importante per il suo ruolo di incarnare il cambiamento dello status quo dei JRPG verso la modernità (quella degli ultimi anni ’90 ovviamente), e memorabile per… tutto fondamentalmente: l’ambientazione così inconsueta e affascinante, i personaggi e le loro storie, la trama sfaccettata e dai potenti colpi di scena.
L’efficacia di questa opera la si riconosce anche nei suoi messaggi senza tempo. Non solo la storia e i personaggi sono ancora validi dopo oltre vent’anni, ma paradossalmente oggi giorno risuonano anche con maggior energia vari temi cardine quali la degradazione ambientale, lo squilibrio economico causato dal controllo della ricchezza di corporazioni senza scrupoli, le esasperate ripercussioni sociali, ma anche temi più intimi e psicologici che in questi tempi sono sicuramente più comuni e affrontati.
Questa versione su Nintendo Switch è sì l’ennesimo porting per praticamente l’ultima piattaforma rimasta senza (insieme a Xbox One), ma nasconde anche una certa importanza storica. Come ormai noto, Final Fantasy VII fu il capitolo che definì la rottura degli ottimi rapporti tra Square e il colosso di Kyoto, e vide l’inizio della collaborazione con Sony che portò reciproci benefici. Da allora nessun nuovo capitolo principale della saga è più arrivato sulle console Nintendo, e passarono comunque diversi anni perché vi si affacciarono titoli secondari come Final Fantasy Tactics Advance e Final Fantasy Crystal Chronicles. Anche se nel frattempo i rapporti tra Square Enix e Nintendo si sono riconsolidati, questo “ritorno a casa” del titolo della discordia è abbastanza simbolico.
Nonostante si tratti di un porting essenziale, persino pigro sotto alcuni aspetti, questa pietra miliare rimane ancora oggi un’esperienza intensa e imprescindibile per qualsiasi amante del genere. La versione sulla portatile Switch è poi particolarmente adatta per essere recupera con comodità da chi non vi abbia mai giocato, o per un’ennesima run nostalgica degli amanti dell’originale.
Descrivere in una recensione Final Fantasy VII nel 2019 sarebbe quanto meno inopportuno, quindi ci soffermeremo solo sulle caratteristiche di questa versione. Al di là di tutti i suoi pregi, stiamo parlando comunque un titolo di 22 anni fa, e visivamente si nota. Si tratta dopotutto del primo gioco in 3D creato da Squaresoft, e il primo sviluppato per PlayStation, con tutti i limiti di esperienza del caso. A differenza dei giochi sviluppati per console della generazione successiva, per questo tipo di titoli ci sono molti più limiti per un’azione di remaster.
La prima cosa che noterete saranno le bande nere ai lati dell’immagine, data l’impossibilità di portare il gioco al formato 16:9. I modelli poligonali hanno subito un aumento di risoluzione, anche se rimangono piuttosto semplici. Un tocco sicuramente apprezzato, ma che si scontra con i limitati fondali pre-renderizzati, per i quali ovviamente non si è potuto fare la stessa operazione. Bloccati nella loro bassa risoluzione, gli ambienti di gioco appaiono abbastanza sfocati, rendendo a volte ardua l’interazione del nostro alter ego con gli elementi interattivi. Più che altro si nota un certo contrasto visivo tra i modelli poligonali riadattati all’attuale standard e gli sfondi. Lo stacco si nota soprattutto in modalità docked, ma si attenua visibilmente giocando sullo schermo portatile. Per sistemare la risoluzione dei fondali l’unico modo attuabile sarebbe stato quello di applicare una mod apposita (come la Remako HD Graphics Mod creata per la versione PC), ma questo ovviamente avrebbe necessitato lavoro aggiuntivo, e quindi fatto lievitare il prezzo.
In questa versione per Switch troviamo delle feature che rendono l’avventura più accessibile ai neofiti, ma anche utili a chi conosce già il gioco per personalizzare la partita. L’opzione più comoda è senz’altro la possibilità di triplicare la velocità di gioco, perfetta per velocizzare i combattimenti e saltare rapidamente le sequenze delle Summon. È anche possibile disabilitare le battaglie casuali, ovviamente tenendo conto del fatto che sono indispensabili per potenziare i personaggi e le Materia; in questo modo però è il giocatore a poter scegliere quando dedicarsi a livellare il party, se vuole attraversare una determinata zona senza essere interrotto di continuo.
Esiste anche un’opzione per potenziare istantaneamente il party durante una battaglia, annullando praticamente la (già non altissima) difficoltà del gioco. Comprensibilmente questa possibilità farà storcere il naso a gran parte dei fan, dato che sottrae buona parte dell’esperienza. Rimane comunque solo un’opzione non obbligatoria, che può essere usata da chi volesse rushare il gioco per pura rievocazione nostalgica, godendosi prevalentemente la storia e l’esplorazione.
La console Nintendo permette dei caricamenti più veloci rispetto all’originale, ma a parte questo e le opzioni già descritte il resto dell’esperienza è stata lasciata fedele al passato, anche troppo in effetti. Ci riferiamo a un paio di aspetti che avrebbero meritato più attenzione da parte di Square Enix per questa riedizione.
Il primo riguarda un bug che affligge il brano musicale di accompagnamento della mappa del mondo che riparte da capo dopo ogni combattimento, un difetto già notato anni fa per le versioni PC e PS4 risolto poi con una patch. Il secondo elemento che sarebbe stato opportuno correggere è lo script originale, che al tempo dell’uscita per PlayStation presentava diversi typo e incongruenze che al giorno d’oggi risultano piuttosto imbarazzanti.
AGGIORNAMENTO: il bug audio è stato poi risolto con una patch correttiva.
E a proposito di script, non è stata aggiunta una localizzazione in lingua italiana, ma questo era prevedibile nell’ottica di mantenere un prezzo basso.
Sono mancanze che avremmo preferito non trovare, ma che non rovinano pesantemente l’esperienza di gioco. Se però siete tra coloro che non hanno mai giocato a Final Fantasy VII e sono ancora indecisi su quale versione prendere, la scelta verte sulle vostre necessità e abitudini. Se giocate prevalentemente da casa e non vi interessano troppo le opzioni di velocizzazione e disabilitazione dei combattimenti casuali, allora la versione migliore è ancora quella per PC, per la quale sono disponibili diverse mod per migliorare l’aspetto grafico e inserire la lingua italiana. Se queste lievi pecche non vi spaventano e trovate più comoda la possibilità di portare ovunque la vostra partita, velocizzando l’esperienza, questa versione per Switch è assolutamente perfetta.
Dopo oltre due decadi la qualità ludica e narrativa di Final Fantasy VII rimane ancora più che solida. Ovviamente è anche un gioco che risente dei suoi anni in un’ottica moderna, ma ciò nonostante resta uno dei capitoli meglio riusciti della saga, e in generale un’opera imperdibile per qualsiasi amante dei JRPG. Stiamo parlando comunque di un porting con solo qualche opzione in più, quindi va da sé che se possedete già un’edizione precedente non troverete effettivi motivi per l’acquisto, a meno che non teniate particolarmente alla sua portabilità.