Resident Evil 3 Remake – Provato
Vi raccontiamo le nostre impressioni a caldo dopo la prova della demo dell'ultimo RE-make di Capcom.
In queste lunghe giornate in cui il Coronavirus ci costringe in casa, noi videogiocatori abbiamo un grandissimo vantaggio: gli infiniti universi del mondo videoludico ci permettono di uscire, viaggiare e svagarci, dimenticando per qualche ora i problemi reali e permettendoci di far riposare il cervello. Il prossimo futuro è abbastanza incerto, anche per i videogiochi: in attesa di sapere se e quali uscite verranno posticipate a causa del COVID-19, concentriamoci sul presente e su un virus che non fa paura… o meglio, che lo fa in maniera innocua, virtuale, con l’unico rischio di infettarci con la malattia più belle di tutte: la voglia di giocare ancora.
Dopo gli approfondimenti dedicati a Jill e al Nemesis dei giorni scorsi, oggi vi raccontiamo della nostra esperienza con la demo di Resident Evil 3 Remake, da oggi disponibile per il download sugli store online di Sony, Microsoft e su Steam.
L’opera di restauro e svecchiamento è la medesima, con svariate gradevoli aggiunte, a cui ci ha abituato il grandioso Resident Evil 2 Remake: benché il restyling grafico sia la caratteristica più evidente, è incredibile vedere come Capcom sia ancora una volta riuscita a realizzare un’esperienza perfettamente in grado di soddisfare tanto i vecchi fan di Resident Evil 3: Nemesis quanto i giovani giocatori che si avvicinano per la prima volta alla serie.
Ma andiamo con ordine: parlando di comparto tecnico, il RE Engine lascia a bocca aperta e regala un’esperienza visiva di sicuro impatto, per molti versi superiore a quella del precedente remake. Rispetto a RE2 Remake – come per la trilogia originale – RE3 non proporrà più campagne ma una sola, unica, run nei panni di Jill Valentine. Questo ha spinto Capcom a lavorare per rendere quanto più ricca e varia l’avventura, partendo dall’ampliamento di Raccoon City, per le cui strade abbiamo potuto gironzolare in lungo e in largo durante la mezz’ora scarsa necessaria a completare la demo. In campo aperto il RE Engine mostra i muscoli: la Raccon City devastata, le strade popolate di zombie, le luci dei lampioni, le fiamme e i riflessi sono spettacolari e perfettamente integrati nell’ambiente. Allo stesso modo, i modelli poligonali dei personaggi e le loro animazioni sono altrettanto curate, con Jill che si sporca, si ferisce e suda a mano a mano che si fa strada tra le orde di non morti.
Guardando al puro gameplay, già dalla demo abbiamo apprezzato graditi ritorni e piccole ma importantissime modernizzazioni. Come nell’originale RE3, il gioco offre la possibilità di combinare le polveri da sparo, oltre a introdurre nella serie barili esplosivi e pannelli elettrici, entrambi utili a colpire – incendiandoli o paralizzandoli – numerosi nemici in contemporanea risparmiando preziose munizioni.
Tra le novità pensate per i giocatori abituati alla frenesia odierna, invece, segnaliamo la presenza di casse da rompere per raccogliere oggetti utili (originariamente comparse nella saga da Resident Evil 4 in poi) e la scelta di mostrare i dettagli degli oggetti raccolti soltanto la prima volta che si incontra un nuovo oggetto di gioco. Detto così sembrerebbe un’inezia, ma unitamente all’apertura delle porte senza soluzione di continuità, alla velocità con cui si aprono le casse per depositare e prelevare gli oggetti dell’inventario e, in generale, a tutti gli interventi volti a semplificare all’osso le azioni “di contorno”, in cui si naviga nei menu o nell’inventario: ottima notizia per gli speedrunner, ma anche per tutti i giocatori che si avvicinano per la prima volta al brand (o che l’hanno fatto con RE2 Remake), che si ritroveranno di fronte a un’esperienza fresca e fluida come giustamente ci si aspetta da un titolo del 2020.
Non ci resta a questo punto che citare lui, l’antagonista per eccellenza. Durante la demo è possibile ovviamente incontrare il Nemesis, il ferocissimo Tyrant pronto a darvi filo da torcere durante tutta l’avventura. Al pari del Mr. X di Resident Evil 2 Remake, il Nemesis comparirà in determinati punti dell’avventura e, da quel momento in avanti, vi inseguirà fino a che non raggiungerete una safe zone (un punto di salvataggio) o un checkpoint. Sarà praticamente impossibile batterlo, ma potrete sempre rallentarlo utilizzando gli oggetti dello scenario o sacrificando preziose munizioni, per le quali questo RE3 sembra comunque essere meno parsimonioso rispetto al suo predecessore.
Si tratta comunque, per il momento, di considerazioni limitate alla mezz’ora che abbiamo potuto affrontare. Forti dell’esperienza avuta con Resident Evil 2 Remake, avendo anche solo grattato la superficie di questo “nuovo” RE3 ci sentiamo di dire che è un sicuro gioco da day one. Non ci sbilanciamo al momento sulla trama ma, se sarà fedele a quella del titolo originale con le giuste aggiunte e sorprese – già la presenza di Marvin e del sig. Kendo, all’interno del trailer esclusivo mostrato alla fine della demo, ci fanno ben sperare in un universo narrativo coeso ricco di buon fanservice – sicuramente non avremo da lamentarci. Tutto sembra procedere per il meglio, con una Capcom che sta tornando la software house di un tempo, quella che non sbagliava un colpo: in questo periodo di incertezza, ci voleva proprio.