Prince of Persia The Lost Crown | La qualità non sempre premia
Quando realizzare titoli di qualità non è sufficiente per sorridere il portafogli.
Nel 2023, Ubisoft ha riportato in vita una serie iconica con l’uscita di Prince of Persia The Lost Crown. Il titolo ha immediatamente conquistato la critica grazie al gameplay fluido, allo stile scelto e alla storia avvincente. Tuttavia, nonostante l’acclamazione della critica, The Lost Crown non ha venduto come ci si aspettava.
Secondo un rapporto pubblicato online da Insider Gaming, l’ultima pubblicazione Ubisoft ha registrato solo 300.000 vendite e 15 milioni di dollari di entrate. Il gioco, dopotutto, non è stato pubblicato su Steam, e il prezzo di lancio fissato a 49,99 euro, decisamente troppo rispetto a quello di tanti altri metroidvania (ne parleremo) di successo, pare aver frenato tanti dall’acquisto.
Il medesimo problema ha afflitto anche Alan Wake 2, titolo sviluppato da Remedy Entertainment e pubblicato il 27 ottobre dello scorso anno. Il gioco, nonostante i numerosi elogi ricevuti e una candidatura nella selezione dei “Game of the Year” ai TGA, non ha rispettato le premesse dal punto di vista commerciale.
Le difficoltà connesse alle vendite dei due titoli non hanno, però, le medesime origini: Prince of Persia si è inserito all’interno di un genere divenuto oramai di nicchia, il metroidvania, dominato da produzioni indie i cui costi sono ontologicamente più contenuti, e che ha contribuito ha fissare il prezzo generale di un gioco del genere.
Dall’altro, Alan Wake 2 ha in parte sofferto anch’egli l’appartenenza a un genere più ristretto, i thriller psicologici, che nel panorama videoludico odierno non ha lo stesso appeal di altri generi, vedi gli sparatutto o i giochi di ruolo. L’esclusività temporale del gioco su Epic Games Store lo ha tagliato fuori da quella che può considerarsi la piattaforma di distribuzione digitale più utilizzata al mondo, Steam.
In questo editoriale, andremo ad analizzare le possibili cause per cui un gioielli del calibro di The Lost Crown, pur offrendo un’esperienza di gioco memorabile, non ha avuto la capacità di brillare di luce propria, nonostante un’accoglienza da parte della critica, come detto in apertura, straordinaria, e delle possibili criticità di cui ha sofferto.
Prince of Persia è l’elefante nella stanza?
La nostra recensione è stata chiara: The Lost Crown è indubbiamente un prodotto di grande valore, sviluppato con un budget presumibilmente superiore a qualsiasi titolo indie appartenente al genere dei metroidvania e che vanta una grafica eccellente. Sorge, tuttavia, spontaneo chiedersi se la differenza di budget si percepisca durante l’esperienza di gioco?
Dopotutto, il calderone dei metroidvania risulta ampiamente colmo di prodotti dall’inconfutabile qualità. Come non citare, quanto a resa estetica, titoli del calibro di Blasphemous o Ori and the Will of the Wisps. Allo stesso modo, dal punto di vista del level design a tutti noi viene immediatamente in mente Hollow Knight, titolo che probabilmente più di tutti ha elevato il genere negli ultimi anni.
Certo, The Lost Crown offre un comparto di doppiaggio e filmati di livello superiore, ma questi aspetti non risultano essere propriamente le caratteristiche distintive di un gioco Metroidvania. Sembrano piuttosto aggiunte accessorie di livello ma che non incidono significativamente sull’esperienza di gioco. Sono davvero questi gli elementi che attraggono i fan del genere?
Sia chiaro, Prince of Persia non è solo questo, mi sembra opportuno ribadirlo. Non vi è alcuna mancanza dal punto di vista quantitativo e qualitativo nel gioco, anzi, l’introduzione di alcune meccaniche di gioco innovative che facilitano il backtracking verranno certamente riprese in futuro. Eppure, sembra che agli appassionati del genere basti, e sia sempre bastato, l’essenziale.
Le vendite di una IP datata
L’IP di Prince of Persia, inoltre, costituisce un’eredità venerabile nella storia dei videogiochi, soprattutto per i giocatori più navigati. Tuttavia, non si può negare che si tratti di una serie datata, con l’ultima uscita di rilievo risalente a oltre un decennio fa. Il successo della serie è ovviamente scemato considerevolmente dai primi anni 2000, con la trilogia delle Sabbie del Tempo.
Nato nel 1989, la saga di Prince of Persia ha rivoluzionato il genere platform grazie alla fluidità di movimento, alla sua atmosfera esotica e alla narrativa avvincente. Il Principe, a suon di acrobazie spaziali e colpi di pugnale, ha avuto il merito di conquistare la fantasia di milioni di giocatori in tutto il mondo.
La trilogia delle Sabbie del Tempo, in particolare, ha elevato la serie a un nuovo livello di successo critico e commerciale, consacrandola come un’icona del gaming. Dopo il culmine raggiunto, però, la serie Prince of Persia ha iniziato un lento declino. I titoli successivi, alcuni meritevoli, non sono riusciti a eguagliare il successo dei loro predecessori.
Venendo a oggi, l’interesse nei confronti di Prince of Persia pare sia svanito da tempo tra i giocatori in generale e, probabilmente, né il fascino nostalgico e né il valore intrinseco di The Lost Crown, sono stati in grado di invertire questa tendenza. Molti giocatori, alla vista di un nuovo Prince of Persia a scorrimento laterale, hanno storto il naso e sono passati oltre.
In aggiunta a quando detto sopra, Prince of Persia The Lost Crown può essere acquistato, su PC, esclusivamente tramite Epic Games Store o Ubisoft Store: la mancata distribuzione attraverso Steam ha ovviamente tagliato in parte le gambe alle vendite del gioco, dopotutto si tratta della piattaforma digitale di distribuzione dei videogiochi più utilizzata.
Qualche consiglio spassionato
Dal canto mio, non so quali fossero le aspettative di Ubisoft. Dopotutto, è risaputo che i prodotti in 2.5D, specialmente i metroidvania, vendono solitamente meno di altri generi, rappresentando un genere di una nicchia all’interno di una nicchia. Per riaccendere l’interesse nei confronti del marchio Prince of Persia, Ubisoft avrebbe certamente potuto rilasciare prima il remake di Le Sabbie del Tempo.
Dall’altro, il mercato videoludico dei tripla A è divenuto insostenibile per le grandi case di sviluppo e un approccio che favorisca la realizzazione di prodotti a costi più contenuti ma qualitativamente curati sembra essere la via maestra per far sorridere i bilanci. Certo è che i risultati economici di The Lost Crown non rappresentano un buon proposito per chi volesse perseguire questa strada.
Restate ovviamente connessi con noi di Gamesource per ulteriori aggiornamenti. Vi ricordiamo che, se siete appassionati al genere dei metroidvania, il 13 febbraio verrà rilasciato Ultros, gioco particolarmente interessante.