Come si può non amare Spyro?
1998: nella cameretta di un bambino, la neo arrivata PlayStation viene appoggiata proprio accanto all’ormai rodatissima NES; il piccoletto prova per la prima volta l’emozione di inserire un CD in una console, dopo anni di cartucce. Sul lato superiore di quel disco è ritratto quel draghetto viola che diventerà una delle icone di casa Sony, tenendo testa all’osannatissimo Crash Bandicoot. Un semplice gesto, la pressione del tasto di accensione della console, sancisce l’inizio di una storia d’amore e di nostalgia che durerà fino ai giorni nostri.
Ebbene sì, per più di 20 anni ho idolatrato Spyro e ancora oggi continuo a farlo: d’altronde, come si può non amarlo?
Ogni giocatore che si rispetti, perlomeno quelli nati fra la seconda metà degli anni ’80 e la prima dei ’90, hanno volato – o meglio planato – almeno una volta sulle ali di Spyro. I primi tre titoli sono stati senza dubbio quelli che hanno lasciato i ricordi più felici fra gli appassionati del genere platform: l’atmosfera creata da Insomniac nei vari livelli, la carica di quel piccolo ma grande drago, le musiche. Nei giovani adulti di oggi sembra essere ancora tutto perfetto e, probabilmente, alcuni di loro sapranno intonarvi a memoria la musichetta della schermata iniziale o di Cliff Town. Quello che oggi scatena un grandissimo senso di nostalgia per i tempi andati è ciò che ai tempi ci teneva incollati allo schermo: trama semplicissima, mondi colorati, nemici dall’aspetto cartoonesco e ladri di uova.
Con il passare degli anni, tuttavia, il brand di Spyro ha perso lo smalto della prima trilogia lasciando ricordi un po’ più sbiaditi in quei bambini – che stavano trasformandosi in adolescenti – in concomitanza con l’avvento su PlayStation 2 e altre console, fra cui Xbox e Nintendo DS. Dopo Spyro: Enter the Dragonfly, infatti, il draghetto comincia a perdere appeal e una volta uscito dalle mani di Insomniac Games inizia una vera e propria parabola discendente per una delle mascotte di Sony.
Solo un anno dopo l’uscita di Spyro: Shadow Legacy, titolo sconosciuto ai più (chissà perché?), Sierra dà a Krome Studios il compito di rilanciare la saga. Viene così alla luce The Legend of Spyro: A New Beginning, primo titolo di una seconda serie dedicata al draghetto, la quale sancisce un vero e proprio punto di partenza. Le nuove origini di Spyro vengono ri-narrate in un mondo più cupo e meno scanzonato di quello dei titoli precedenti, dando una nota diversa alle avventure del piccolo sputafuoco viola.
Anche Spark, l’inseparabile libellula compagna di mille avventure di Spyro, subisce un drastico cambiamento, iniziando a parlare. La saga sembra brillare di una nuova luce, riprendendo i vecchi binari su cui il treno del successo viaggiava ai tempi d’oro. Seppur la nuova trilogia sia composta da titoli molto validi e che hanno portato molte novità del mondo di Spyro, questa non sembra però avere quel quid in più, forse perché, nella memoria dei fan di Spyro, quella spensieratezza tipica dei primi titoli si era ormai andata perdendo.
Arriva poi la serie di Skylanders con Spyro’s Adventure, una delle prime a introdurre la novità delle statuine che, una volta poggiate sul Portale, si materializzano all’interno del gioco, diventando personaggi giocabili. La serie conta ben 6 capitoli e gode di un discreto successo fra i più piccoli che vengono per lo più attratti soprattutto dalle statuine: cambiano quindi sia il target che il look di Spyro, diventato ancora più deformed di prima, facendogli perdere quell’aria di draghetto sbarazzino che lo ha caratterizzato per più di 10 anni.
La saga inoltre, pur essendo dedicata al piccolo leggendario rettile, non è proprio incentrata su di esso: non è più “Spyro-centrica” come lo erano i titoli precedenti, venendo totalmente stravolta sotto diversi aspetti. Molti degli amanti di Spyro, incluso il sottoscritto, non seguono più le orme dello sputafuoco viola pur rimanendovi molto affezionati, iniziando a capire che, molto probabilmente, è ormai ora di voltare pagina e farsi bastare i dolci e lontani ricordi d’infanzia.
È all’uscita di della Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy che si comincia ad aprire qualche spiraglio per un ritorno in grande stile di Spyro. Crash funge infatti da apripista per una serie di rumors e annunci che in molti da tempo speravano diventassero realtà. Questione di qualche mese e gli annunci di due grandi ritorni si concretizzano: sia Spyro che MediEvil scorrazzeranno nuovamente sui nostri schermi.
Quei bambini dentro di noi, che in verità non sono mai cresciuti, non stanno facendo altro che aspettare il 13 novembre per l’arrivo della Spyro Reignited Trilogy. Il remake di Toys For Bob promette di riportare le avventure dei primi tre titoli intatte, così com’erano, cambiandone soltanto la veste grafica in quanto portata al passo coi tempi e ri-arrangiando le tracce musicali in chiave più moderna. In molti stanno fremendo, pronti a farsi travolgere dai colori, dalla nostalgia e dalla carica di Spyro, ancora una volta, dopo 20 anni. D’altronde come si può resistere al richiamo e al ricordo di una splendida avventura, una storia d’amore iniziata da bambini e praticamente mai finita?