Nobuo Uematsu

La musica, senz’altro la più bella tra le arti delle Muse, le figlie di Zeus e Armonia, dall’alto monte dell’Elicona scese in terra per ammaliare e cullare le menti e gli spiriti degli uomini stanchi e primitivi. Che sia stata quella provocata dallo sbattere di due pietre guidate dalle mani di un ominide poco eretto, o che sia stata quella di un nobile pianoforte a coda del XVI secolo, la musica è sempre stata onnipresente nella storia dell’Uomo. Un’arte che è andata sviluppandosi nel corso dei secoli, passando di mano in mano e di nota in nota, capitando nel 1700 tra le mani del grande compositore di Eisenach, Bach, passando da Mozart, che da Salisburgo portò la sua grande musica a Venezia nel 1790, finendo dapprima ad Amburgo da Brahms nel 1850, in secondo piano a Schönberg, che per primo la portò oltre oceano a Los Angeles nel 1951, per poi terminare il suo lungo viaggio di nuovo oltre l’oceano, ma stavolta dall’altro lato.

La nascita
Nella Prefettura di Kochi, nella capitale della regione, appunto Kochi, il 21 Marzo del 1959, dopo un viaggio di 8 anni dalla morte di Schonberg nel tentativo di trovare degno erede, l’arte della Musa si posò.
Il 21 Marzo 1959 nasceva a Kochi Nobuo Uematsu, un ragazzino come tanti all’epoca, forse anche leggermente meno dotato in campo musicale rispetto ad altri, ma di lì a poco Nobuo sarebbe diventato l’uomo per il quale intere nazioni si sarebbero movimentate per accogliere la sua venuta, migliaia di persone avrebbero goduto della sua arte, e generazioni intere di giovani sarebbero cresciuti con le sue melodie. Come già accennato poc’anzi, Uematsu non sembrava geniale nel campo musicale come spesso son stati i grandi compositori che già in giovane età manifestavano grandi capacità, ciononostante iniziò a suonare il pianoforte all’età di dodici anni, senza alcun metodo, seguendo, come leggenda narra, ad orecchio i pezzi di Elthon John, musicista per il quale mai tramontò l’interesse di Uematsu. Terminata la scuola andò all’università di Kanagawa dove, peraltro, non ottenne brillanti risultati nelle discipline musicali: Uematsu comunque non si lasciò scoraggiare da come rendeva al college e continuò a suonare il suo amato strumento.
All’età di 22 anni iniziò a suonare insieme ad alcuni gruppi musicali la tastiera riuscendo in maniera impeccabile, fino a quando non si trovò nell’arduo compito di comporre musica. Arduo si, ma non per Nobuo, che notò come la cosa gli venisse facile, come se l’avesse sempre fatto. All’età di 23 anni quindi Nobuo Uematsu diventava a tutti gli effetti un compositore oltre che pianista, ovviamente però sempre a livello amatoriale. Iniziando poi a scrivere musica commerciale per alcune catene giapponesi iniziò a sentire il bisogno di una carriera magica, qualcosa che potesse trasformare la sua musica in magia, e come la storia insegna, all’uomo dotato basta avere l’amico giusto al posto giusto: nel 1985, all’età di 26 anni, un amico del futuro Maestro che lavorava part time alla Square, gli propose di provare a comporre qualcosa di nuovo per l’emergente casa nipponica nata da poco dalla mente di Hironobu Sakaguchi. La prova da superare fu comporre qualche melodia per un gioco di nome Genesis, cosa che però non colpì molto, ma molto probabilmente non per colpa di Uematsu, bensì per la poca esperienza dell’azienda Square. Mostrando comunque grandi doti con la musica sinfonica, mantenendo canoni alquanto giovanili portando un qualcosa di classico in un ambito contemporaneo, Nobuo rimase alla Square per iniziare a lavorare a tempo pieno ritrovandosi a comporre, tra il 1986 e il 1987, le colonne sonore di moltissimi RPG, come Cruise Chaser Blassty o Rad Racer, l’unico gioco di corse prodotto in quel periodo da Nintendo e che fu tra i passi decisivi che portarono Square di Sakaguchi sull’orlo della bancarotta.

L’inizio dell’ascesa

Nel 1987 Nobuo Uematsu compose la colonna sonora del primo Final Fantasy, e qui è inutile dire quanto successo riscosse il gioco e la stessa musica, che contibuì alla fama del piccolo capolavoro che andava creandosi. La sua musica iniziava a trasmettere quelle emozioni che cercava, alternando i pezzi lenti e armoniosi a quelli pesanti e rockeggianti. Uematsu compose le colonne sonore di tutti i primi 11 Final Fantasy con qualche arrangiamento per il dodicesimo, lavorando anche per capolavori come Chrono Trigger e Front Missioni Series: Gun Hazard insieme a Yasunori Mitsuda. Il suo stile di musica andava migliorando di volta in volta, spostandosi di carattere in carattere, di genere in genere mostrando sempre di più il genio che ospitava quel corpo: nelle sue melodie riuscì a trasportare la musica classica, quella rock, ampiamente vista in Otherworld di Final Fantasy X, il ballo popolare spagnolo, Vamo alla Flamenco in Final Fantasy IX, a quella Irlandese nella Celtic Moon di Final Fantasy IV, riuscendo a creare un’esperienza che portava il giocatore in un’immersione totale. I capolavori di Uematsu li ritroviamo sopratutto nei Final Fantasy che vanno dal VI al X, con canzoni che sono riuscite a farsi conoscere anche al di fuori dei giochi di ruolo, essendo state riprodotte varie volte al di fuori del Giappone anche da orchestre professionistiche. Alcune di queste sono diventate proprio sinonimo di Nobuo Uematsu, infatti al sol nominare di alcuni titoli come ad esempio la One Winged Angel o i Liberi Fatali, non si può non riportare la mente al compositore giapponese.
Ma andando in ordine, analizziamo il successo del Maestro come giunse in Europa. Ovviamente gli esperti del genere non si fecero pregare due volte per appassionarsi al compositore di quel Final Fantasy in 2D che Sakaguchi presentò su NES nel lontano 1987, per poi seguirlo in ogni sua opera; ma se volessimo pensare ad un neofita del genere, poco attento alle novità del giappone, potremmo senz’altro dire che Uematsu nasce col boom provocato da Final Fantasy VII in Europa, e in Italia, per quanto ci concerne. Quel Final Fantasy VII accompagnato da quelle musiche che, per chi le sentiva per la prima volta, erano qualcosa di incredibilmente nuovo: ogni battaglia guidata in maniera eccezionale da quelle melodie che accompagnavano tutto il procedere dello scontro, le dolci melodie compagne di viaggio nella World Map, oppure la fanfara della vittoria, oramai divenuta tanto famosa da aver insegnato anche ai meno esperti di musica cos’è una fanfara, quei video, pochi all’epoca di Final Fantasy VII, ma divenuti tanti nel corso degli anni, accompagnati sempre alla grande dalle musiche, spesso a pianoforte, composte da Uematsu, tutti ingredienti che andavano a comporre la lega che faceva da cornice a quel meraviglioso quadro che era Final Fantasy.  
Nel 1997, quindi, Nobuo componeva forse la canzone rimasta più cara agli appassionati del genere, quella che in Final Fantasy VII segnava la fine dell’avventura di Cloud e compagni, che a distanza di quasi un decennio ancora ricordiamo con piacere e brio: la One Winged Angel, la canzone che divenne simbolo di Sephiroth, il personaggio meglio riuscito in casa Square, ma questa è un’altra storia. Accompagnando un ritmo pesante con un tono solenne, la One Winged Angel, col titolo, non solo volle riportare la mente a quella grande unica ala che porta con sè il nemico per antonomasia della saga di Final Fantasy, ma fu anche la prima composizione di Uematsu guidata da coro, dato che quella composta precedentemente per Final Fantasy VI non fu poi più inclusa finendo pubblicata come traccia speciale. Il coro non riportava un semplice testo in linguamadre del Maestro, ma si prendeva sulle spalle l’arduo compito di cantare spezzoni di brani presi dal compositore dei primi anni ’90 Carl Orff che compose i "Carmina Burana: Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae mitantibus instrumentis atque imaginibus magicis", presi da antichi testi del XIII secolo interamente in latino: un compito più che arduo per il Giapponese. Sarà stata forse l’inserimento di una lingua così affascinante per i nostri contemporanei ad aver aumentato l’enfasi della composizione, ma fatto sta che oltre al testo, decisamente ben scritto, lungi però dall’essere un latino perfetto, Uematsu compose qualcosa di incredibilmente potente e carismatico da lasciare il segno e fare in modo che anche negli anni successivi la canzone potesse essere riusata prima nei due capitoli di Kingdom Hearts, dopo arrangiamento di Yoko Shimomura, e ancora dopo da egli stesso nel Final Fantasy VII Advent Children, aumentando la solennità con note rock. Purple Haze di Jimi Hendrix ispirò il Maestro per questo suo primo grande capolavoro.


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La conferma di un genio
Nel 1999 poi, Uematsu, visto il successo ottenuto dalla One Winged Angel, bissa il successo componendo i Liberi Fatali, altra melodia guidata da coro a fare da cornice alla nuovamente spettacolare colonna sonora di Final Fantasy VIII. Stavolta, nonostante il successo sia stato quasi pari alla precedente composizione vocale, il latino iniziò ad allontanarsi dalla casa Square portando il testo ad una leggera composizione maccheronica, già visibile nel titolo che sarebbe dovuto essere "Liberi Fatales" se avessimo voluto seguire la corretta dizione latina, ma non sarà certamente questo a danneggiare l’ennesimo grande lavoro del Maestro che con i suoi Figli del Fato, posta a mo’ di overture di Final Fantasy VIII, confeziona un’ennesimo capolavoro, che ancora una volta spiana la strada per i lavori successivi e gli permette di mettere le mani avanti per eventuali errori futuri: errori che non capitarono mai al Maestro. L’ottavo capitolo della saga fu anche sfondo per una delle prima melodie cantate non in latino: Eyes on Me, cantata da Faye Wong su un testo inglese di Kako Someya, ovviamente su musica composta da Uematsu. Nel 2000 Nobuo compose, a detta di molti, la colonna sonora apogeo della sua carriera, una colonna sonora che non si basava su unici brani capolavoro, ma su un’intera colonna sonora che disperdeva il successo in quasi tutti i brani. Liberi Fatali fu l’ultima canzone con testo latino, e con Final Fantasy IX troviamo la predominanza di Melodies of Life, forse reduce del successo che ottenne Eyes on Me: cantata da Emiko Shiratori sia in versione giapponese che inglese, fu composta da Nobuo e arrangiata da Shiro Hamaguchi, che arrangerà molte altre composizioni del Maestro per rendere la riproduzione più facile, Alexander Smith compose il testo inglese e Hiroyuki Ito quello in giapponese. Con una overture guidata da clarinetto e violino, Nobuo compone la colonna sonora più melodica e lenta della sua carriera nella quale le uniche movimentate melodie, oltre alla Battle Theme e la fanfara di vittoria, erano guidate da una riproduzione magistrale del Flamenco Spagnolo. L’album, composto da 4 CD rimane tutt’oggi il più costoso di tutte le opere Uematsiane, neologismo poco felice per intendere il possesso di Uematsu, a testimonianza, molto probabilmente, del valore dell’opera.Nel 2001, data non importante ai fini della colonna sonora in sè, Nobuo fu per la prima accompagnato da dei collaboratori nella composizione di una colonna sonora per un Final Fantasy, precisamente il decimo capitolo, memore di una colonna sonora non troppo amata dal pubblico Europeo e Nipponico, se non fosse per l’overture To Zanarkand, riprodotta a pianoforte o ancora meglio in forma sinfonica con la partecipazione di quanta più melodia di archi e fiati possibili per rendere un capolavoro anche quest’altra melodia. Anche nel decimo capitolo possiamo trovare diverse canzoni cantate, una di queste venne cantata da Nakano Ritsuki, in arte RIKKI, su testo dello stesso Uematsu: Suteki da Ne, poi riprodotta anche in cinque diverse versioni per ogni paese asiatico e per l’europa in inglese. Altre melodie cantate furono l’Inno a Yevon, o anche Hymn of Fayth, la melodia col testo più laborioso mai composto da Nobuo: solo seguendo uno strano schema si arriva al vero senso che voleva darsi alla melodia che altrimenti sembrerebbe solo un lamento privo di ogni significato. Ultima canzone con coro del decimo capitolo è quello che fa da anteprima al lavoro prossimo del Maestro, nel 2003: Otherworld è una canzone in heavy metal cantata da Bill Muir, dai caratteri molto innovativi che si distaccano da quella musica classica che aveva caratterizzato il lavoro di Nobuo fino ad allora.

La fusione con l’heavy metal
Prima di passare alla realizzazione della colonna sonora di Tales of Symphonia, Nobuo Uematsu ebbe il tempo di destreggiarsi anche nel campo del metal, dimostrando che le sue passioni per gli Emerson e i Lake and Palmer non era svanita: nel 2003 con Michio Okamiya e Tsuyoshi Sekito come chitarristi, Kenichiro Fukui alla tastiera, Keiji Kawamori al basso, Arata Hanyuda alla batteria e alle percussioni, forma i Black Mages, gruppo nel quale torna a suonare la tastiera come quando era giovane e ripropone sotto stile metal i suoi più grandi successi in casa Square. La più famosa riproduzione fu quella di To Zanarkand, del decimo capitolo, che inizialmente sembra una misera riproduzione in maniera sinfonica ma che dopo un minuto circa viene condita da strumenti elettrici e un testo cantato da Mr. Goo, possente voce da tenore, per realizzare quella che venne chiamata The Skies Above. I Black Mages realizzarono ben tre album e un live a Tokyo che riscosse non poco successo: l’ultimo album è datato 2008, Darkness and Starlight. Continuando parallelamente la sua avvenuta per una seconda gioventù con il suo gruppo metal, Uematsu torna a lavorare, come già detto poc’anzi, prima per Tales of Symphonia in collaborazione con Motoi Sakuraba, e poi, prima di chiudere con un colpo di scena, regala a Final Fantasy XII la Main Theme e l’ennesima canzone cantata da una voce italogiapponese, Angela Aki: Kiss Me Goodbye, ending theme del gioco. L’ultimo Final Fantasy orfano di Uematsu e Sakaguchi lasciava leggermente presagire qualcosa, e infatti il 1 Novembre 2004, Nobuo fonda la Smile Please, società che scrive musica per varie aziende videoludiche, in primis MistWalker e Square-Enix. Proprio con la prima e con Sakaguchi, Nobuo inizia un nuovo, secondo viaggio, iniziando la composizione delle colonne sonore di Blue Dragon e Lost Odyssey. Con due anni passati nell’ombra della pubblicazione, Nobuo riesce a prepararsi per il grande successo che riscuoterà con la colonna sonora di Blue Dragon, che riesce a far confluire la musica classica che lo rese famoso alla Square e melodie con tratti moderni e rockeggianti, come ad esempio in Eternity cantata da Ian Gillan su un testo di Sakaguchi.

II nostri giorni
Molte comunque sono state le tappe compiute dal Maestro in giro per il mondo per live di concerti o per importanti presenze, sempre molto gradite: una di queste il 28 Ottobre 2007 a Firenze, in Italia, per la prima volta, dove dodici dei suoi pezzi più famosi, tra i quali anche la Main Theme di Lost Odyssey, all’epoca non ancora rilasciato sul mercato, vengono eseguiti da un’orchestra professionistica sotto gli occhi vigili del Maestro, che all’età di 47 anni ancora riesce a far piangere i suoi fans e a riempire i cuori di emozioni forti che accompagnate a quelle storie che Sakaguchi gli diceva di musicare creano una miscela che chiamare benefica sarebbe limitativo.
Pensare che tutto era partito da un giovinetto che non riusciva ad ottenere gli obiettivi predisposti nel campo della musica e considerare a che punto siamo arrivati ora, ad osservare un grande Maestro della musica contemporanea, è pura magia, qualcosa di irriproponibile, che sperare si possa ripetere un giorno nella storia futura sarebbe eresia, perchè un genio come quello di Nobuo Uematsu non lo si crea tutti i giorni. Nobuo lavora, lavora come ha sempre fatto, forse anche meglio di un tempo, creando sempre di più qualcosa di spettacolare, sempre in prima linea pronto a sostituire medicinali per quelle persone che soffrono per deficienza di lacrime e simbolo delle forti emozioni che quest’oggi la musica ci trasmette: basti pensare che molti giovani si son avvicinati alla musica classica solo grazie ai capolavori di Nobuo Uematsu, e la cosa non fa altro che piacere ad un mondo come questo.

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