Mass Effect Andromeda: il messaggio nascosto
Disprezzato, annichilito dalle critiche, sottomesso al giudizio dei meme di social, Mass Effect Andromeda non è stato soltanto una manciata di espressioni facciali “venute male“, Mass Effect Andromeda era molto di più ma non tutti se ne sono accorti. Purtroppo per loro.
Sarà che al giorno d’oggi non ci stupiamo più di niente o che l’età media dei videogiocatori in un modo o nell’altro si è notevolmente alzata, o ancora che le case produttrici devono fare i conti non solo con degli adolescenti ma anche con uomini e donne “fatti”, pasciuti e cresciuti a videogiochi. Sarà anche che negli ultimi tempi attaccare EA è diventato un po’ uno sport internazionale. Quel che fino ad adesso molti videogiocatori non hanno capito è che il mondo della comunicazione funziona così: non condividerai mai (o quasi mai) quel che tu vuoi condividere.
Piuttosto condividerai ciò che qualcuno vuole farti condividere. E allora ecco giù a pioggia molte critiche insensate su un titolo che ha comunque richiesto anni di sviluppo, impegno da parte degli sviluppatori (e sappiamo anche quanto vista la storia della pressione dei vertici EA sui dipendenti) e soprattutto passione messa da un team che negli anni ci ha fatto sognare, e anche tanto.
A riprova del fatto che qualche software house o publisher potente si nasconda dietro la marea di fango che si è riversata su ME Andromeda basta pensare a ciò che recentemente è successo per l’uscita di Star Wars Battlefront II. Anche in quel caso la semplice notizia della “possibilità” di inserire le lootbox a pagamento ha generato un’altra ondata di fango inverosimile su un titolo che poi, all’uscita, non presentava davvero contenuti a pagamento. Anche in quest’ultimo caso la macchina del fango non si è fermata ed è andata avanti, lasciando così intravedere la mano di un demiurgo interessato a screditare EA.
Capiamoci: qui non si cerca di difendere il publisher ad ogni costo anzi, la lotta contro i contenuti a pagamento in un titolo per il quale viene già corrisposto un cospicuo prezzo nel momento dell’acquisto è sacrosanta, tuttavia qualsiasi mente sveglia avrebbe agilmente intuito la mano di qualcuno celata dietro le quinte.
Per contrastare questo fantomatico “qualcuno” rigiochiamo quindi a Mass Effect Andromeda. Se decidiamo di passare sopra alle espressioni facciali tanto odiate e a qualche errore di animazione (uno solo in realtà) scopriremo che il titolo non è affatto male e che ha meccaniche di gioco sicuramente già viste ma perfettamente funzionanti. Ma il motivo vero per il quale dovremmo spendere del tempo a rigiocarci è la sua trama: un intreccio che ha molto da insegnare e che forse spiega per quale motivo a tanti, troppi, non è piaciuto.
In questo momento, noi italiani, siamo in campagna elettorale. Gli slogan contro ogni diversità la fanno da padrone sui social e quando Mass Effect Andromeda usciva gli Stati Uniti si trovavano nella nostra stessa situazione. C’era stata l’elezione di Trump, la Brexit, il mondo intero sembrava volersi “diversificare”, tutti volevano allontanarsi da qualcun altro. L’Inghilterra non voleva più stare con l’Europa, gli Stati Uniti non volevano più immigrati nel loro territorio e l’Italia subiva, come la Terra, l’effetto gravitazionale di queste due lune (Europa e USA). In questo contesto uscì Mass Effect Andromeda: il videogioco che voleva darci una lezione. Il videogioco che, a quanto pare, ha osato troppo.
La “lezione” era molto semplice: i “diversi” siamo noi, tutti noi. Basta guardarsi allo specchio per scoprire la propria diversità: c’è chi è biondo e chi moro, chi è bello e chi è brutto, chi è senegalese e chi è italiano. Così come in Andromeda c’erano gli umani, i Krogan, le Asari, gli Angara e i Kett. Nel corso della trama vediamo le razze della Via Lattea cercare di ambientarsi in una galassia completamente nuova, dove tutto è differente rispetto a quello che si conosceva in precedenza. Nessuno accoglie gli umani: gli stessi Angara lo faranno solo dopo che Scott Ryder avrà dimostrato di essere affidabile; i Kett invece non accetteranno mai la presenza umana in Andromeda e faranno di tutto per distruggerla. Non c’è forse in questo aspetto un parallelismo con la nostra situazione?
Cacciare i “forestieri”, gli stranieri, annientarli se serve (sì, con le “ruspe”): questo il diktat col quale facciamo i conti ogni giorno. Però, andando avanti in Mass Effect Andromeda ci accorgiamo anche di un aspetto molto particolare: nessuno è autoctono di Andromeda. Nessuna delle razze presenti nella galassia può considerare Andromeda la “sua” patria. Gli Angara infatti sono stati creati dai Jardaan (dei quali non sappiamo nulla, tantomeno se fossero anch’essi originari di Andromeda) e gli stessi Kett, ironia della sorte, così affascinati da concetti quali “purezza” ed “elevazione della razzza” vengono da un’altra galassia. Qui sta forse la più grande lezione di Mass Effect Andromeda: nessuno è di qui e qualunque parola vogliate sostituire a “qui” non sarà comunque la vostra terra, il vostro Paese, la vostra madrepatria. Veniamo tutti da qualche altra parte.
I Greci, considerati da tutti padri fondatori della cultura Occidentale, erano in origine un insieme di tribù nomadi stanziatesi in quella regione. Chi può dire di essere italiano? Nella maggior parte dei casi basterà arrivare ai nonni per scoprire che non si era italiani in origine. Il nostro Paese ha subito così tante invasioni e conquiste che nessuno potrebbe definirsi italiano, neanche con tutto l’impegno nel cercare di risalire indietro nel tempo. Certo, siamo italiani per cultura, ma allora chiunque si riconosca nella pastasciutta e nell’amore per sua madre (perché questi sono i valori fondanti dell’Italia del terzo millennio) dovrebbe essere considerato italiano.
Mass Effect Andromeda voleva farci vedere che siamo tutti “alieni”. Ma a quanto pare nessuno era pronto a recepire il messaggio, nessuno di noi possiede la terra sulla quale cammina, dovremmo essere tutti dei nomadi: infatti il rover usato dal Pioniere si chiama proprio “Nomad“. Dovevamo capirlo dalle parole del padre di Scott quando afferma:
“Questo sentiero è stato imboccato molto tempo fa. Una strada dispiegata nella Storia dell’uomo che ci ha portato attraverso continenti, oceani, e alla fine…alle stelle. Per noi, questo pianeta è casa. Ci ha protetti, ci ha messi alla prova, ci ha fornito le fondamenta per diventare cittadini galattici. Ma ora è giunto il momento di prepararci a un futuro al di là della Via Lattea.”
Le differenze fra le razze divengono nulla di più che semplici pretesti per fare delle battute divertenti. I Krogan sono considerati cinici guerrafondai senza speranza, le Asari delle grandi e bellissime prostitute, i Salarian scienziati pazzi e così via. Allo stesso modo i Krogan si considerano vecchi e saggi (come quando Drack asserisce: “Ho mangiato cose più vecchie di te, ragazzo“), le Asari un faro di cultura e bellezza nella galassia, i Salarian considerano se stessi l’unico baluardo contro la barbarie e l’ignoranza. Delle differenze Mass Effect Andromeda non si cura. Senza quelle differenze battere i Razziatori o i Kett di Andromeda non sarebbe stato possibile.
E non si tratta soltanto di razze. A bordo della nostra nave (che si chiama Tempest proprio come la tragedia di William Shakespeare in cui una tempesta con naufragio annesso fa incontrare due mondi opposti e diversi) avremo anche opinioni differenti. Ci sarà chi crede in Dio, gli atei convinti, gli opportunisti, i solitari, chi vive condividendo tutto, chi vive recluso e solitario, i coraggiosi, i paurosi. Tutti insieme per un motivo: vivere. E continuare a muoversi significa sopravvivere.
Da soli non si può riuscire in nulla. Solo facendo tesoro dei “diversi” e sfruttando le diversità si può raggiungere qualunque obbiettivo. Non saranno i muri a spingere l’umanità verso il progresso, saranno gli spazi aperti, quelli che invitano ad andare. A migrare. Ecco: migrate.