Marvel’s Avengers: Le prime impressioni contano
Perché Marvel's Avengers sembra la versione del sabato pomeriggio di Italia Uno di Endgame
Ieri notte, alla conferenza Square-Enix dell’E3 2019, la compagnia giapponese ha provato a fare contenti tutti i giapponofili del mondo, presentando una serie di nuovi progetti, remaster e remake di giochi di ruolo di ogni tipo, incluso il magnifico e attesissimo Final Fantasy VII Remake. Quello che però tanti di noi, magari non appassionati di RPG aspettavano era qualcos’altro, qualcosa che aspettavamo di conoscere da anni: il nostro primo contatto con Marvel’s Avengers, il videogioco ufficiale ispirato al brand che recentemente al cinema ha incassato qualcosa come 2.7 miliardi di dollari e raccontato una potentissima storia di eroismo e coraggio.
Ma se siete qui, tutto questo lo sapete già e probabilmente avete visto anche i meme su Twitter: qualcosa in questo reveal non è andata come ci aspettavamo.
L’attesa per Marvel’s Avengers era altissima, giustificata anche dal recente successo di Marvel’s Spider-Man su PlayStation 4, ma in qualche maniera il trailer non ci ha convinto, qualcosa non quadra. E non stiamo parlando del gameplay, solo accennato in qualche frame del video e certo impossibile da giudicare, bensì di tutto il resto.
Impossibile non iniziare da loro, gli eroi, gli Avengers. Sebbene sia stato ampiamente accennato il fatto che vedremo altri super personaggi unirsi al cast, per ora abbiamo solo fatto conoscenza con il nucleo originale degli eroi giocabili, quelli che bene o male rappresentavano anche lo zoccolo duro dell’MCU: ecco quindi Iron-Man, Captain America, Hulk, Vedova Nera e Thor, tutti agghindati con costumi classici davvero molto simili a quelli dei primissimi anni dell’universo cinematografico made in Disney.
Però non sono loro. Thor ha il vestito di Thor ma sembra una comparsa di Vikings. Captain America ha lo stesso carisma di Mark Caltagirone e Black Widow lo sguardo di una letterina di Passaparola.
Marvel’s Avengers non è un gioco sull’MCU e non deve offrire trasposizioni videoludiche 1:1 di Chris Hemsworth, Paul Rudd e co., direte voi. Certo ma è innegabile che i paragoni nell’aspetto dei protagonisti, anche solo nelle nostre teste, vengano fatti e anche che l’occhio voglia la sua parte. Iron Man è ormai Robert Downey Jr. per tutti, così come è impossibile non associare Vedova Nera alla magnifica Scarlett Johansson e via discorrendo.
Al di là di un design oggettivamente pigro e generico, vedere queste persone nei panni dei nostri eroi preferiti sembra quasi sbagliato, un’offesa, un oltraggio. Era stato più facile digerire il Peter Parker di Insomniac, forse anche perché negli ultimi vent’anni tra Raimi, Marvel, Garfield e via dicendo abbiamo visto avvicendarsi più nuovi amichevoli uomini ragno del quartiere che scudetti del Milan, ma qui il primo impatto semplicemente non è riuscito nel suo intento, nonostante Crystal Dynamics abbia assoldato un all-star team di doppiatori (con Troy Baker, Laura Bailey e Nolan North tra gli altri).
Smarmella tutto, così, a cazzo di cane!
Marvel’s Avengers poi stona anche perché apparentemente cestina dieci anni di sviluppo di personaggi ormai entrati nell’immaginario collettivo. È facile pensare che si tratti di un gioco ambientato magari in una versione alternativa dell’MCU appena uscita dall’attacco di New York del 2010 e del primo film di Avengers (nonostante alcuni dettagli come la presenza di Ant-Man, dell’edificio Avengers e della portaerei SHIELD dimostrino che ci troviamo in una timeline ibrida), ma in questi 9 anni sono cambiate tante cose. Il gioco di Square Enix infatti mostra subito quanto in pochi anni quella concezione di super-eroi con mantello e morali apparentemente intoccabili sia invecchiata male, nella stessa maniera nella quale la Marvel ci ha ironizzato sopra proprio nell’ultimo film, quando Stark, Rogers e compagnia bella tornavano indietro nel tempo per incontrare i propri alter-ego del passato, rendendosi conto di quanto più ingenui suonavano.
Ed è un feeling che percorre tutto il trailer di Marvel’s Avengers: la battuta di Thor che non fa ridere, con Tony che va a rimarcare l’inatteso spunto comico del compagno, le discussioni pompose tra Cap e Iron-Man, gli Avengers osteggiati dal popolo per colpe di qualche genere (sinceramente dal trailer non si capisce bene quale fosse il loro crimine, ma lì potrebbe solo essere perché non abbiamo visto ancora molto della trama onestamente). Tutti gli spunti narrativi o di rapporti e chimica tra i personaggi sanno maledettamente di già visto e risultano banali.
È vero, sulla storia non possiamo assolutamente giudicare tutto da un trailer di tre minuti, ma possiamo senza dubbio parlare di quello che abbiamo visto, della percepita mancanza di epicità delle situazioni: nella story line di Thanos al cinema si sono raggiunti livelli di spettacolarità senza precedenti nella storia del cinema. Mentre in Marvel’s Avengers il trailer sembra mostrare un livello di minaccia che difficilmente dovrebbe preoccupare i vendicatori.
Seriamente bisogna affidarsi a uno strano macchinario di Ant-Man per calmare la “terribile minaccia” di una specie di mietitrebbia mal cresciuta? E l’esplosione di un ponte con qualche carro armato sopra è così pericolosa per un team di alieni, geni miliardari e viaggiatori nel tempo? Senza parlare della – palesemente non definitiva – dipartita del capitano Rogers per essere precipitato in acqua con un aeroplano. Se facciamo eccezione per i frame ambientati nello spazio, c’è davvero poco di originale che stuzzichi la nostra fantasia in Marvel’s Avengers, decisamente consumata da più di 10 anni di supereroi in sul grande schermo.
Il tutto accompagnato anche da una musica che messa di fianco all’epicità delle composizioni di Alan Silvestri sembra una suoneria del 3310. Proviamo a rimontare il trailer di ieri con il tema principale di Endgame in sottofondo e vediamo già che figura fa, per dirne una.
Un’occasione persa
Il punto di quest’articolo però non è quello di criticare tre minuti di trailer mal contati, il punto è quello di riflettere su un approccio alla realizzazione di questo gioco che alla prima impressione sembra una vera opportunità mancata.
Se l’obbiettivo era quello di portare in tavola qualcosa di nuovo e non copiare il Marvel Cinematic Universe, allora perché non rischiare?
Perché non affondare il colpo, proponendo una nuova concezione di personaggi così conosciuti, cambiare il roster iniziale senza per forza affidarsi ai volti più iconici, dando più freschezza al pacchetto fin da subito e spazio a storie e tematiche diverse? È ovvio che se invece si punta sulla base che ha fatto le fortune della Marvel al cinema, con le stesse personalità, costumi e look, i paragoni vengano automatici e possano immediatamente diventare poco lusinghieri, con la produzione Square che fatica a imporsi con un suo stile, almeno per il momento.
Marvel’s Avengers ci ricorda un adattamento Netflix di un manga, un film di trent’anni fa che avremmo potuto guardare mangiandoci una Nastrina riscaldata nel microonde in un silente pomeriggio del 1997 su Italia Uno, un’imitazione senza licenza.
Invece stiamo parlando di un prodotto ufficiale, un videogame tripla A con un budget apparentemente multimilionario e che voleva stupirci da subito all’E3 2019. Ci sono tutte le chance che con un gameplay stellare, una buona profondità, e magari un intreccio che stupisca per varietà di situazioni, la versione finale del gioco possa comunque essere un successo, anche un grande successo. Solamente la prima impressione con il cugino goffo di Chris Evans e lo zio americano di Thor non ci ha proprio colpito.
E a voi?