Le opinioni di Gamesource sul Multiplayer online di Tomb Raider
Ormai inserire il multiplayer in titoli ai quali mai avremmo pensato di giocare online sembra essere diventata una conditio sine qua non per tutti i prodotti videoludici di maggiore successo. Bisogna ammettere che il rischio in questo caso è parecchio alto, in quanto scegliere la strada facile significherebbe inserire l’opzione multiplayer al solo scopo di incrementare le vendite, non guardando alla qualità dello stesso. Fortunatamente per noi, tutti gli ultimi blockbuster hanno superato le nostre aspettative, regalandoci dei momenti di gioco online che mai avremmo potuto immaginare: con protagonisti di avventure in singolo quali Nathan Drake e Kratos, i vari studi di sviluppo hanno mostrato come sia possibile reinventare personaggi e modalità di gioco per realizzare esperienze online appaganti e in grado di aumentare notevolmente la longevità di quei giochi che, per loro intrinseca natura, sono negli ultimi anni tanto intensi quanto brevi.
È proprio a quel Nathan Drake appena citato che si è sicuramente ispirata Crystal Dynamics nella stesura delle idee per il multiplayer del nuovo Tomb Raider: il reboot e la proiezione di Lara nel nuovo millennio, infatti, non sarebbe stata completa senza l’introduzione del gioco in rete, che è stato curato fin nei minimi particolari. Seppue non presentando novità degne di nota, il comparto multiplayer di Tomb Raider è solido e divertente, oltre che in grado – come dicevamo poco fa – di impattare positivamente sulla longevità dell’avventura.
Una volta selezionata la modalità multiplayer dal menu principale del gioco, in pochi secondi si può scegliere uno dei personaggi disponibili – praticamente tutti tranne la bella Lara, da sbloccare solamente dopo una serie di partite – e gettarsi nella mischia scegliendo di entrare in una partita veloce stile deathmatch tutti contro tutti. I personaggi giocabili si dividono in due fazioni: i sopravvissuti, dei quali fanno parte Lara e l’equipaggio dell’Endurance, e i Solarii, gli adoratori della regina del sole che abbiamo imparato a conoscere durante l’avventura in singolo.
Il sistema di personalizzazione di personaggi e potenziamenti pare anch’esso mutuato da Uncharted 2: oltre ai vari perks e ninnoli grafici da sbloccare salendo di livello, vi sono due attributi sia per le armi che per i personaggi: questi ultimi possono infatti essere potenziati per quanto riguarda l’abilità di offesa e di difesa (due sottoinsiemi all’interno dei quali vi sono svariate abilità da selezionare); per quanto riguarda le armi, invece, si parla di potenziamenti relativi alla bocca di fuoco e ai proiettili da quest’ultima ultizzati. Da segnalare come i fanatici dello stealth prediligeranno senza dubbio l’arco, nella sua versione sportiva vista nell’avventura in singolo: silenzioso, letale e dalla gittata molto ampia, una volta padroneggiato permette di effettuare uccisioni a profusione con la buona pace dei propri avversari.
Le modalità di gioco tra le quali si può scegliere sono quattro: nella modalità SOS, la squadra dei sopravvissuti deve attivare le stazioni radio – difese dalla squadra dei Solarii – per segnalare le propria posizione ai soccorritori; nella modalità Sopravvissuti questi ultimi dovranno rubare i medicinali dal campo dei solari e portarli nel loro territorio, mentre la squadra nemica potrà uccidere i sopravvissuti solamente con attacchi corpo a corpo; la modalità guerra tra bande è il classico Deathmatch a squadre in cui fino a 8 giocatori si possono scontrare e dove la squadra con più uccisioni guadagna la vittoria; l’ultima modalità, Scontro Totale, è invece il classico Deathmatch tutti contro tutti. Inutile dire che le prime due modalità sono anche le più innovative ed interessanti, sebbene si tratti di una rivisitazione del classico Cattura la Bandiera presente in tutti i titoli multiplayer. Le partite in queste modalità sono rese interessanti dal level design decisamente improntato sulla verticalità degli scenari, che permette ai giocatori più abili un interessante utilizzo tattico dell’arco di cui sopra, grazie al quale ci si può trasformare in letali cecchini fantasma.
Passando ai punti dolenti del Multiplayer Made in Crystal Dynamics, segnaliamo la discutibile implementazione delle trappole e delle corde tese tra le varie piattaforme: le prime sono utili per immobilizzare i nemici anche a distanza, per appenderli a testa in giù e crivellarli di proiettili mentre cercano di liberarsi. Il vantaggio tattico di tale azione, però, è apprezzabile solamente nelle modalità a squadre e alla lunga non risulta poi così utile rispetto a un colpo ben assestato con un’arma da fuoco qualsiasi. Per quanto riguarda gli spostamenti tra le piattaforme, se le arrampicate e gli scivolamenti sulle corde erano tanto coreografici nell’avventura in singolo, in multi la bellezza delle animazioni sconta un eccessivo tempo di esposizione al fuoco nemico, pertanto il più delle volte compiere una di queste azioni significa andare incontro a morte certa.
Tra alti e bassi, questo è il multiplayer di Tomb Raider. Visto l’incredibile numero di utenti in rete a pochi giorni dall’uscita del gioco – alcuni dei quali non hanno nemmeno completato l’avventura principale prima di andare online – avrà fatto sicuramente felici gli sviluppatori. La prova del nove l’avremo quando, passato un certo tempo, conteremo quanti di questi giocatori saranno rimasti online: un sistema di mira impreciso, quattro modalità delle quali solamente due leggermente innovative e quindi più interessanti e, soprattutto, le tante somiglianze con il multiplayer di Uncharted, potrebbero alla lunga annoiare i giocatori più navigati e spingerli verso altri lidi. Chi non ha troppe pretese, invece, troverà nel multiplayer di Lara Croft un valido proseguimento delle proprie avventure sull’isola che fa da sfondo all’avventura principale: un po’ meno accattivante e dal taglio meno cinematografico, forse, ma che resta comunque un’ambientazione interessante e divertente da esplorare.