Kingdom Hearts III: Dire addio a Winnie the Pooh
Con queste parole: "Salve, che cos'hai?", Sora si avvicina a Winnie the Pooh per la prima volta, il tenero orsetto giallo che A.A. Milne aveva creato basandosi sulle storie che raccontava al figlio, Christopher Robin Milne.
“Stavo pensando a come dire addio a Pooh” è la risposta dell’orsetto, perché tutti i suoi amici sono scomparsi, e sente che lui stesso sarà il prossimo e ultimo di cui le pagine verranno consumate.
Al tramonto di Kingdom Hearts III, sono stato colpito da un’epifania: Winnie the Pooh mi mancherà. Mi mancherà un pupazzo di pezza con cui ho creato un legame più forte di quanto mi aspettassi nel corso dei tanti anni di attesa. Inspiegabile, eppure, visto com’è stato trattato Pooh in questo terzo capitolo principale, ho pensato a come salutarlo. In che modo dirgli addio, perché è giunto il tempo.
Può sembrare strano: il Bosco dei 100 Acri, da sempre una costante nella saga (apparsa in quattro capitoli più un cameo in Kingdom Hearts: Birth by Sleep), è ritenuto generalmente un mondo più che terziario, una perdita di tempo con i ben più golosi Heartless e Nessuno che vogliono un pezzo di Sora. Snobbato e a volte anche irriso, con la comparsa del logo per la seconda volta in Kingdom Hearts III – che segnala che non ci saranno nuovi eventi in quel mondo – un altro aggettivo si è fatto spazio nella mia mente, come un’insidiosa noddola: svilito.
Svilito da Square Enix che ha scelto di non impegnarsi con Winnie the Pooh, Tigro, Pimpi e il loro bosco, che costituisce uno dei mondi più peculiari di Kingdom Hearts. A malincuore, Square Enix ha scritto per Winnie the Pooh e soci un acre epitaffio.
Nell’universo di Kingdom Hearts, quella breve interazione che apre l’editoriale dà vita a una delle amicizie più candide tra Sora, il protagonista, e un personaggio Disney. Il libro, che ne ospita il mondo, è stato ritrovato dal mago Merlino e sottoposto all’eroe del Keyblade in condizioni pietose: diverse pagine sono state strappate – ragion per cui i personaggi che lo popolano sono scomparsi – e Pooh è effettivamente rimasto tutto solo nel Bosco dei 100 Acri.
Pagina dopo pagina, gli amici dell’orsetto rincasano e Sora fa la loro conoscenza, ritornando in maniera saltuaria nel Bosco dei 100 Acri. Il bosco è l’unico luogo in cui gli Heartless e tutti i nemici di Sora che sconvolgono i mondi che attraversano non mettono mai piede. Un’oasi incorruttibile e quasi necessaria per Sora, che durante gli eventi di Kingdom Hearts ha quattordici anni.
Christopher Robin, invece, era diventato troppo grande per le storie del padre, con cui finì per non avere un buon rapporto a causa dell’alter-ego cartaceo che privò il vero Milne Jr. della sua identità, arrivando a dire che il padre aveva ottenuto successo attraverso il suo nome. La vita di Sora è certamente più turbolenta dell’alter-ego di Christopher Robin, le cui giornate erano composte di pomeriggi spensierati a giocare con il suo orsacchiotto preferito salvo poi ritornare a casa quando si faceva una certa ora. Nonostante l’età “avanzata” Sora è il Christopher Robin di Kingdom Hearts e come tale l’unico a poter accedere al libro magico, salvo essere richiamato all’azione.
Nel Bosco dei 100 Acri l’unica preoccupazione è strafogarsi di miele. Non c’è posto per creature dell’oscurità, che comunque sono attratte dal libro e lo danneggiano in più di un’occasione, forse perché quello di Winnie the Pooh è il mondo più puro e luminoso di tutti, attaccato per istinto ma inaccessibile se non a un cuore d’oro come quello di Sora. Il vero potere del ragazzo risiede nel suo cuore, nelle amicizie che forgia e che gli permettono di superare qualsiasi ostacolo. “I miei amici sono la mia forza” non è un’espressione di costume detta da Sora denudato del proprio Keyblade e in cerca di una frase ad effetto, bensì il vero motore su cui gira l’intero Kingdom Hearts. Per questo, crogiolarsi nel Bosco dei 100 Acri è opportuno più che facoltativo, tanto da premiare da Kingdom Hearts 2 in poi il nostro eroe con un Keyblade (Dolci Ricordi e Torrente di Miele in Kingdom Hearts III) a riprova del profondo legame che lega Sora a Winnie the Pooh e tutti gli altri abitanti.
Legame che in Kingdom Hearts III – e ritorniamo all’incipit – è diventato scheletrico nel vero senso del termine: il Bosco dei 100 Acri è l’esempio più lampante di un mondo deprivato di quell’abbondanza che altri mondi hanno ricevuto. Due aspetti assidui del mondo cartaceo di Winnie the Pooh sono i mini giochi e ricchi premi. Molti giocatori hanno ingoiato il rospo e giocato dall’inizio alla fine il Bosco dei 100 Acri in Kingdom Hearts II per ottenere Energiga, sbloccabile soltanto in questo modo. A fare da sottofondo al tutto una storia che, per quanto semplice, risulta assente in Kingdom Hearts III.
In Kingdom Hearts, come scritto, la trama è molto basilare: si tratta di far ricomparire uno dopo uno gli amici animali di Pooh e contemporaneamente nuove aree di gioco e mini giochi. È possibile visitare la casa di Pooh, la casa di Tappo, un’area forestale e un’altra più fangosa, per citarne alcune, e aiutare Pooh a raccogliere il miele di cui è goloso aiutandolo a non far arrabbiare le api, ritrovare la coda del timidissimo Ih-Oh (che perde ogni volta) fino a ritrovare i nostri amici giocando a nascondino. Tra i premi esclusivi del Bosco dei 100 Acri troviamo l’evocazione Bambi e la magia Stopra, praticamente necessaria contro il boss segreto ne L’Isola che Non C’è.
Ricomposto il libro Sora continuerà la ricerca di Riku e Kairi e, ritornando nel mondo reale, si accorgerà di esser apparso sulla copertina del libro, a suggellare la sua posizione come “Christopher Robin”.
In Kingdom Hearts: Chain of Memories, capitolo di intramezzo tra il primo e il secondo Kingdom Hearts, il Bosco dei 100 Acri riappare composto da sei stanze con altrettanti mini giochi con aree semi-riciclate da Kingdom Hearts. Pooh ha perso di nuovo di vista i suoi amici e Sora si propone di cercarli insieme. Tra i mini giochi proposti Sora si deve occupare di smistare le verdure e le zucche di Tappo rispettivamente a sinistra e destra, raggiungere la cima di un albero, replicare le mosse di Tigro e addirittura scacciare uno sciame di api. I premi più succulenti sono il comando Scoppio Firaga e Bambi, che con il suo zompettare di qua e di là fa sì che Sora non rimanga mai a bocca asciutta.
In Chain of Memories, Sora sta lentamente perdendo la memoria e teme di dimenticarsi di Pooh, ma quest’ultimo lo rassicura dicendo che anche se dovesse perdere la memoria, lui non si dimenticherà mai di Sora.
In Kingdom Hearts: Birth By Sleep il Bosco dei 100 Acri e gli animali immaginari che lo popolano ritornano sotto forma di cameo, per la precisione come plancia di un gioco da tavolo che – ahimè – non è stato più riproposto nei successivi capitoli. In Kingdom Hearts 2, a discapito della promessa di Pooh, questi si dimentica di Sora (e di tutti gli altri, se per questo). Gli Heartless, di nuovo attirati dal libro, lo sgraffignano e riescono a strapparne alcune pagine mutilando la memoria del povero orsetto prima che i nostri eroi riprendano. Sora, preoccupato per la sorte del suo amico, si rituffa nel libro, ritrovandolo amnesico. Armato di buona volontà, Sora aiuta Pooh a recuperare la memoria, ma quest’ultimo si rifiuterà fino all’ultimo di riconoscere Sora, chiamandolo “Persona-Che-Non-Conosco”.
Il taglio della storia è più maturo (come Sora, che ha quindici anni ora), e vede riprendere cartoni animati come il cortometraggio del 1968 “Troppo Vento per Winnie the Pooh“, arrivato in Italia con il classico Disney del 1977, Le avventure di Winnie the Pooh, che altro non è che un collage di cortometraggi. Dal famoso cortometraggio del ventodì, Kingdom Hearts 2 riprende in parte anche l’onirica scena in cui Pooh sogna: in questo caso si vede la proiezione astrale dell’orsetto vagare in cielo sforzandosi di ricordare quel ragazzo conosciuto un anno prima che si era congedato di spalle alzando il pugno in cielo. Verso la fine di questa terza avventura nel Bosco dei 100 Acri, Pooh si sperderà in una lugubre caverna e Sora si lancerà al salvataggio insieme a tutti gli altri membri della foresta, che vede unirsi al cast anche Kanga (madre del cangurino Roo), De Castor, il castoro con la “s” più fragorosa della scuderia animata e l’immancabile Uffa. Quando tutte le speranze sembravano perse, Pooh si “ricorderà” di Sora e non vorrà che Sora lo lasci ancora una volta. Il ragazzo allora lo intorterà per bene dicendo che finché Pooh lo porterà nel cuore lui non sarà mai lontano.
I mini giochi sono più elaborati – merita una menzione quello che vede Sora e Pooh sciare tra le pagine del libro – e i premi ancora più ricchi, dai già citati Keyblade Dolci Ricordi, Energiga, alle utilissime ricette per creare Fiocchi e Attacco/Difesa+, un Oliarco+ (uno dei sette necessari per creare l’Ultima Weapon) e diversi boost all’attacco, difesa e AP.
Arrivati in Kingdom Hearts III Sora ha più o meno la stessa età di Kingdom Hearts 2, quindici massimo sedici anni. Il libro di Winnie the Pooh fa il suo ritorno con il fedele Merlino al seguito, ma stavolta Sora è scomparso dalla copertina. La grande battaglia finale tra Luce e Oscurità si avvicina, il tempo stringe, ma nonostante ciò Sora ritaglia del tempo per il suo vecchio amico. La presenza del mondo era stata confermata da un trailer datato 10 novembre 2018 dove viene mostrato (in sequenza) una cut-scene tra Sora e Pooh, un mini gioco e il Keyblade che avremmo ottenuto a fine mondo. Sulla campagna pubblicitaria quasi perfida di Square Enix dovremmo discutere altrove, fatto sta che la sopra citata scena tra Sora e l’orsetto ritrae praticamente la fine di un mondo così corto che lo si finisce in quindici minuti. Fermiamoci un attimo su questo punto: Square Enix ha mostrato la fine del Bosco dei 100 Acri nel primo e unico trailer a esso dedicato. Il materiale di gioco era così risicato che tra trailer e immagini trapelate il bosco non offriva nulla di nuovo, se non una cocente delusione.
Square Enix ci accoglie nel libro con le potenzialità e le migliorie di un’ottava generazione di console ormai inoltrata con “esplora il mondo e raccogli tutti i lucky emblems” (i portafortuna, come sono stati tradotti, sono un’altra cosa nel mondo di Kingdom Hearts). Il mondo da “esplorare” nella sua neo-trovata bellezza di colori pastello è una mappa 2×2: la casa di Tappo.
Niente di più. Le uniche scelte fornite sono tre mini giochi uguali tra loro: raccogliere frutta, verdura e fiori. Jackpot. E la storia? Decisamente sottotono: non c’è un vero problema. Il problema è che Tappo e i pochi rimasti hanno bisogno di una mano nel raccogliere mirtilli, cavoli e miele. Questi sono i premi di Kingdom Hearts III.
Mancano all’appello Ih-Oh, Uffa e Kanga, personaggi ritenuti evidentemente di poco conto, sostituiti da Effy, elefantino che compare in Winnie the Pooh e gli Efelanti (2005), per di più posto dopo gli eventi del film animato, in cui Roo fa amicizia con un efelante, tra le poche creature ritenute pericolose nel mondo di Winnie-the-Pooh insieme alle noddole (queste ultime a pois, come comparse in Disney Pooh e Tigro! È qui la festa, videogioco del 2000 per Nintendo 64 e PlayStation). Nel film, Roo scopre che gli efelanti non sono cattivi, semplicemente le due specie non si conoscono e la paura verso ciò che non si conosce fa nascere il pregiudizio.
Eppure gli efelanti avevano tutte le carte in regola per debuttare in Kingdom Hearts III come antagonisti: ricordo che in Le avventure di Winnie the Pooh efelanti e noddole, così come sognate da Pooh, hanno popolato gli incubi di una generazione, come la canzone degli elefanti rosa in Dumbo. Ghiotti di miele anche loro, la canzone in italiano, doppiata evidentemente nel periodo della cultura lisergica (dell’LSD) promossa da Timothy Leary, faceva così:
[…]Sono efelanti e noddole, creature diaboliche e sempre pronte a metterti nei guai
Per farti disperare, si posson sdoppiare […]
[…]Val molto più dell’oro, il miele, per loro
Divoreranno tutto quel che hai![…]
Dopo che ci siamo occupati delle riserve invernali di Tappo, Pooh toccandosi il petto domanderà a Sora come mai sia improvvisamente scomparso da lì: il cuore. Pooh non lo avverte più come una volta. Sora è stupito. Pooh non solo ha problemi di amnesia ma soffre molto la lontananza: vuole che Sora stia sempre insieme a lui. Il ragazzo è pronto con il suo solito discorso ma anch’egli avverte che il loro legame è più debole. E allora mente. Mente spudoratamente al suo amico più sincero.
“Mi è successo qualcosa che mi ha fatto scomparire dal cuore di Winnie” è la prima preoccupazione di Sora appena uscito dal libro. Il crimine più grande da parte di Square Enix, a parte la brevità e la ripetitività, sta nel fatto che Sora si dimenticherà completamente del problema – perché di problema si tratta – lui, Sora, che va fino in capo al mondo per i suoi amici. La questione verrà accantonata del tutto e mai risolta, nemmeno durante le scenette dei titoli di coda, con cui Square Enix (per esempio) ha cercato di salvare capra e cavoli la trama del mondo di Toy Story. Il legame tra Sora e Pooh si è indebolito e non viene mai data né una spiegazione del perché né una soluzione al problema.
Il trattamento riservato al Bosco dei 100 Acri mi ha fatto riflettere e impugnare il Keyblade targato Winnie the Pooh come uno dei primari fino all’epica battaglia finale in un insensato tentativo di dare giustizia come solo un giocatore può fare: con la fantasia. E come sempre spetta al giocatore riempire i buchi di trama lasciati dagli sviluppatori, ragion per cui ho pensato che quella fantasia e quella spensieratezza che contraddistinguono l’adolescenza Sora le stia perdendo lentamente. Sora sta crescendo. Ha quasi sedici anni, non molto più di quando ha iniziato il suo viaggio, a quattordici, eppure gli ultimi eventi lo hanno portato a maturare più in fretta del previsto e, come Andy in Toy Story perde interesse nei suoi giocattoli o Riley in Inside Out abbandona nei meandri della memoria il suo amico immaginario Bing Bong, forse a Sora sta accadendo una cosa simile: crescendo non ha più spazio per il personaggio di un libro per i bambini. Il legame affettivo si indebolisce ogni giorno di più, fino al completo oblio.
Christopher Robin non volle più sapere di quell’orsetto, abbandonato in un angolo a prendere polvere, dopo che il padre diede la sua infanzia in pasto ai lettori. Forse imparò addirittura a disprezzarlo, a volerlo vedere il più lontano possibile da lui, come si allontanò dai genitori e dai (tanti) ricavi che le avventure di Winnie the Pooh avevano portato al conto della famiglia Milne.
Oggi Winnie the Pooh e tutti gli altri membri del Bosco dei 100 Acri sono esposti in una fredda teca a New York. Probabilmente anche in Kingdom Hearts il sole è calato nel bosco e una strana sensazione si fa largo nel cuore: Pooh, Tigro, Pimpi, Ih-Oh, Roo, Uffa e tutti gli altri che non ritorneranno più o verranno relegati in uno spazio che non meritano. Stavo pensando come dire addio a Pooh. È nato questo.
Perciò addio, Pooh. Non ti dimenticherò mai.