Il ritorno di Legacy of Kain
In vista dell'uscita di Legacy of Kain: Soul Reaver Remastered il prossimo dicembre, ripassiamo tutta la saga che ha affascinato milioni di fan
Dopo l’annuncio di Legacy of Kain: Soul Reaver Remastered 1 & 2 nell’ultimo State of Play di Sony, i fan della celebre saga nata nel 1996 dai talentuosi ragazzi di Silicon Knights, si sono divisi tra chi è contento di rivedere le gesta di Raziel con una veste grafica rinnovata e chi avrebbe preferito un vero e proprio remake dell’intera saga.
Nell’attesa del 10 dicembre 2024, giorno d’uscita della remastered a opera di Aspyr e Crystal Dynamics, facciamo un salto nel passato dove capiremo insieme il perchè la saga di Legacy of Kain è così amata e apprezzata dai videogiocatori.
La storia dietro la creazione e lo sviluppo di Legacy of Kain non è stata rose e fiori come si può pensare. La saga comprende cinque capitoli canonici pubblicati dal 1996 al 2003 con anche molti romanzi e fumetti che ne espandono la massiccia lore.
Il primo gioco della serie è Blood Omen: Legacy of Kain, sviluppato dalla piccola software house Silicon Knights con a capo Denis Dyack. Il titolo, prende vita dopo la cancellazione del primo progetto chiamato “The Pillars of Nosgoth” destinato ad uscire su Panasonic 3DO.
Legacy of Kain | Una genesi travagliata
A causa dei pochi fondi per pubblicare il gioco, Silicon Knight si affidò a Crystal Dynamics e ad Activision per l’uscita del gioco, e da qui iniziarono i guai.
Otto mesi dopo l’inizio dello sviluppo l’intero progetto fu dato in mano a Jason Epps. La prima difficoltà da superare per Epps e i ragazzi di Crystal Dynamics, fu quella di rendere giocabile quello che era stato fatto fino a quel momento. Le parole del producer furono:
Quando abbiamo ottenuto la prima build del gioco da Silicon Knights ci trovammo di fronte a un mondo immenso. Ricordo che Denis Dyack disse che era quattro volte più grande della mappa vista in The Legend Of Zelda: A Link to the Past.
Trovandosi davanti un gioco troppo grande e ingestibile, Jason Epps ridusse notevolmente la mappa ed eliminò personaggi e battaglie di poco conto, sia dal punto di vista narrativo che di gameplay. Proprio a causa di queste divergenze creative tra Epps, che cercava di preparare il gioco per la data prefissata, e Dyack maniaco della perfezione, che i rapporti degenerarono rapidamente.
Il titolo definitivo: Blood Omen: Legacy of Kain, uscì nel novembre 1996 sulla prima PlayStation. Tra le varie ispirazioni che il gioco attinse furono serie di romanzi horror Necroscope di Brian Lumley e La Ruota del Tempo di Robert Jordan.
Blood Omen: Legacy of Kain
Blood Omen: Legacy of Kain è un action RPG con visuale dall’alto che fa della sua forza una caratterizzazione dei personaggi ben strutturata e dei toni dark che crearono un’atmosfera unica per i giochi dell’epoca. La storia è ambientata nella terra di Nosgoth, abitata da umani, vampiri e dai pochi membri di una razza di un altro mondo ormai scomparsa, gli Hylden.
I Pilastri vennero creati da una razza di creature alate, che se ne servirono per respingere i loro nemici, gli Hylden, i quali però li maledissero con la sete di sangue rendendoli i primi vampiri. I nove Pilastri vengono protetti da un guardiano ciascuno che rappresenta un determinato principio, scelto dalla nascita per compiere il suo ruolo.
I vampiri sono l’unica razza che non può essere scelta come protettrice dei Pilastri, anche se furono gli antichi della loro stirpe a crearli. Per fare un torto agli antenati, i vampiri di Nosgoth iniziarono a rapire i giovani guardiani, scatenando così le ire degli umani, che portò a una guerra tra le due razze.
Il protagonista di Blood Omen: Legacy of Kain è un nobile ragazzo di nome Kain. Dopo essere stato assassinato da un gruppo di banditi, il giovane accetta un accordo con il negromante Mortanius, che lo resuscita come vampiro per vendicarsi.
Dopo aver ucciso i suoi assassini, Kain si avventura per un lungo viaggio per cercare di invertire la sua condizione. Ben presto viene a conoscenza del Circolo dei Nove, un gruppo di stregoni che protegge e rappresenta i Pilastri di Nosgoth.
Il viaggio di Kain continua quando il guardiano Nupraptor, impazzito dopo l’assassinio di Ariel, ha portato alla corruzione i nove pilastri. Per evitare che il male corrompa tutta Nosgoth, Kain dovrà affrontare tutti gli altri guardiani.
Nel corso dei suoi viaggi il vampiro ottiene la spada Soul Reaver, lama che prosciuga le anime delle proprie vittime rendendo Kain l’essere più potente di Nosgoth.
Dopo la sconfitta di tutti i suoi nemici e aver scatenato la guerra tra re William il giusto e re Ottmar, Kain si rende conto di aver nessuna speranza di vittoria. La soluzione sarebbe tornare indietro nel tempo e sistemare le cose prima che sia troppo tardi.
Tornato nel suo tempo, Kain scopre la verità, le macchinazioni e il suo destino. Non è stato altro che una pedina di Mortanius, che aveva resuscitato Kain con lo scopo di imporgli il ruolo di protettore dei pilastri.
Messo davanti una scelta finale, Kain può scegliere di suicidarsi, per permettere ai Pilastri di guarire, oppure se prendere il potere su Nosgoth alla testa del suo esercito di vampiri facendo scendere Nosgoth nel caos. Il vampiro, assetato di potere e pieno d’odio per vaer perso il suo libero arbitrio, sceglie la seconda opzione.
Blood Omen viene ancora oggi ricordato come un cult e, quando uscì, le recensioni furono molto positive lodando il gameplay molto simile a Zelda e una storia intensa, quest’ultima grazie alle insistenze di Denis Dyack e alla sua presa di posizione nel caratterizzare il personaggio di Kain secondo la sua visione.
Il pasticcio per i diritti della serie
Dopo l’uscita del gioco Crystal Dynamics, detentrice dei diritti dell’IP, decise di mettere in cantiere un sequel senza però coinvolgere il team di Denis Dyack. Activision però incaricò entrambi i team di sviluppo di creare un sequel di Legacy of Kain, per poi scegliere il migliore.
Silicon Knights accusò quindi la software house canadese di concorrenza sleale, dichiarando che questi ultimi abbiano convinto alcuni del team di Silicon Knights di passare Crystal Dynamics per avere ricerche e idee per lo sviluppo del sequel.
Fu l’acquisizione di Crystal Dynamics da parte di Eidos nel 1998 a sancire la fine delle ostilità, acquisendo i diritti della saga di Legacy of Kain cancellando tutto il lavoro svolto per il sequel di Blood Omen: Legacy of Kain 2, mettendo la parola fine con i rapporti con Silicon Knight.
Per evitare qualsiasi altro problema legale, Eidos ordinò a Crystal Dynamics di non utilizzare nulla del materiale che avevano creato per il sequel.
L’angelo caduto che diventa vampiro
Per realizzare il sequel di Legacy of Kain, Eidos affidò il progetto a Amy Henning che entrò in Crystal Dynamics nel 96 proprio per lavorare a Blood Omen. Prima della nascita di Soul Reaver, la Hannig era al lavoro su una nuova IP chiamata Shifter.
Shifter doveva essere un open world liberamente ispirato al Paradiso Perduto di John Milton in un’ambientazione distopica ispirata ad un’estetica del XIX secolo. Al posto di Lucifero, in cerca di vendetta per il suo esilio, in Shifter il suo protagonista era un angelo caduto intenzionato a vendicarsi del suo creatore.
Le abilità e l’aspetto dello Shifter non sono dissimili da quelle utilizzate poi per il concept del protagonista di Soul Reaver. Entrambi hanno le ali a brandelli che gli permettono di planare per brevi distanze, possono passare dal regno spettrale a quello materiale e posseggono una forza sovraumana.
La richiesta di adattare il concept di Shifter nel mondo di Legacy of Kain non venne presa benissimo dagli addetti ai lavori e, soprattutto, non fu una passeggiata. Per creare una connessione con l’universo di Legacy of Kain, bisognava stravolgere gran parte del progetto per renderlo coerente con la trama tenendo conto di limiti imposti dalla console dell’epoca e principalmente dei due finali del gioco originale.
Legacy of Kain: Soul Reaver
Proprio grazie alla doppia scelta del finale di Blood Omen, la Hannig e il suo team decisero di partire dal finale in cui Kain conduce Nosgoth alla rovina. Da questo incipit si poteva lavorare alla trama del sequel, rendendo l’eroe di Blood Omen il villain del gioco successivo, modificando anche l’origine del protagonista di Shifter nel vampiro di nome Raziel, il cui nome si ispira ad un personaggio della mitologia ebraica.
Il gioco si apre con una sequenza filmata che narra il ruolo di Raziel e la gerarchia dei luogotenenti di Kain. Quando il vampiro da dimostrazione della sua evoluzione al suo maestro, quest’ultimo, preso dell’invidia e dalla rabbia, strappa le ali del suo luogotenente vampiro e lo getta nel lago dei morti.
Dopo una discesa che sembra infinita, Raziel si risveglia ormai a brandelli, con solo il suo scheletro e senza mascella. La misteriosa voce spiega al vampiro che sono passati millenni dalla sua caduta e che Nosgoth non è più la stessa, l’unica soluzione è sterminare i suoi fratelli e colui che lo ha gettato nell’abisso: Kain.
Un “The Legend of Zelda” Oscuro
Legacy of Kain: Soul Reaver arrivò su PlayStation e PC nel 1999 ottenendo l’apprezzamento di critica e pubblico, la versione per PlayStation fu elogiata soprattutto per i risultati tecnici nonostante ormai stesse arrivando alla fine del suo ciclo vitale.
Il gioco era un action RPG in un mondo completamente in 3D, la particolarità che stupì tutti furono i caricamenti da una zona all’altra praticamente nulla, cosa impensabile da fare sulla console Sony che venne spremuta al massimo del potenziale.
Il protagonista, inoltre, poteva attingere a diverse abilità. Oltre a planare, Raziel poteva imparare a nuotare, scalare e smaterializzarsi per attraversare dei cancelli, abilità che inizialmente non possiede in quanto legato ai suoi limiti da vampiro ma, una volta sconfitti i suoi fratelli e assorbite le loro anime, il mietitore d’anime può così cambiare la sua natura.
Il combattimento corpo a corpo è solo un mezzo per stordire i nemici prima di finirli con soluzioni tipiche da cacciatori di vampiri come ad esempio impalarli, gettarli in acqua o sotto le luce del sole oppure utilizzare le magie elementali dei glifi.
La caratteristica più stupefacente dell’epoca era il passaggio tra i due regni, quello materiale e quello spettrale. I due mondi mostravano poche differenze tra loro, a causa dei limiti tecnici della console, erano solo alcuni elementi distorti tra i due regni.
Le sostanziali differenze erano legate alle regole di funzionamento dei due mondi, ad esempio, non è possibile portare nulla di materiale nel regno dei morti, l’energia di Raziel che nel regno materiale cala mentre nel regno spettrale si ricarica, e infine è possibile attraversare i cancelli solo nel regno spettrale.
Il passaggio tra un regno e l’altro era anche una meccanica principale per la risoluzione di diversi enigmi. Una meccanica non proprio innovativa, visto che il passaggio tra due regni era già stata utilizzata altri giochi.
Ma in Soul Reaver era la prima volta che questa soluzione veniva utilizzata in uno scenario completamente in 3D e l’unico gioco che può essere comparato è The Legend of Zelda: Ocarina of Time.
Possiamo tranquillamente dire che la saga di Legacy of Kain è una versione oscura di The Legend of Zelda dove Blood Omen sta A Link to the Past come Soul Reaver sta a Ocarina of Time.
Un gioco epico ma senza un finale
Oltre a queste pregevoli qualità tecniche e di gameplay, Legacy Of Kain: Soul Reaver è ricordato per i massicci cut content – parliamo di quasi un terzo del gioco – che gli sviluppatori dovettero fare per riuscire a pubblicare il gioco, visto che il progetto era diventato troppo grande e ambizioso rispetto ai piani iniziali.
Per pubblicare il titolo nei tempi previsti, il team dovette scartare diverse idee, come la possibilità di Raziel di assumere forme diverse, un cambio di scenario ancora maggiore nel passaggio dal regno materiale a quello spettrale, e diversi poteri per potenziare la Soul Reaver.
Ma quello che ha subito il taglio maggiore fu il finale, che doveva essere ben diverso da quello poi messo nel gioco, che termina con un taglio netto e un “To Be Continued” bello grosso.
È possibile ascoltare il dialogo finale tagliato nelle clip audio presenti nel disco, sentiamo un monologo di Raziel che ripensa all’epica lotta affrontata contro tutti i suoi fratelli e dopo aver ucciso Kain con una potente arma, prima di scoprire di essere stato manipolato per tutto il tempo, un po’ come avviene in Blood Omen, ma con la differenza che Raziel è riuscito a fare sparire tutti i vampiri da Nosgoth.
Altro cut content fu la Torre del Silenzio, luogo dove si sarebbe svolta la battaglia finale che è possibile vedere nella intro iniziale del gioco e nei bozzetti preparatori.
Ma nonostante il massiccio taglio di contenuti, Soul Reaver ebbe bisogno di un anno di sviluppo in più rispetto alla data d’uscita originaria prevista per l’ottobre del 1998. Amy Hannig e il suo team dovettero fare dei miracoli e lavorare incessantemente fino a pochi mesi prima del lancio addirittura arrivando a essere sottoposti al crunch pur di finire in tempo.
Legacy of Kain: Soul Reaver 2 e Blood Omen 2, i sequel “gemelli”
Dopo il grande successo di Soul Reaver e il malcontento dei fan per il finale travagliato sul più bello, Crystal Dynamics si mise a lavoro su due seguiti in contemporanea, uno che narrava le vicende di Raziel e l’altro di Kain.
Con l’arrivo imminente di PlayStation 2, gli sviluppatori erano davanti ad una scelta se continuare a sviluppare sulla vecchia console o rischiare e spostare i progetti sulla nuova generazione. Per la gioia degli sviluppatori, e la possibilità di sbizzarrirsi con il nuovo motore grafico, i progetti si divisero in chi si occupava di Soul Reaver 2 con a capo Amy Hennig e un secondo team guidato da Glen Schofield doveva realizzare Blood Omen 2.
Soul Reaver 2 venne pubblicato nell’ottobre del 2001, in un tempo molto breve rispetto al predecessore, e Blood Omen 2 uscì pochi mesi dopo nello specifico a marzo del 2002.
Legacy of Kain: Soul Reaver 2
La trama di Legacy of Kain: Soul Reaver 2 continua esattamente da dove finiva il primo gioco, con Moebius che racconta a Raziel il suo futuro e, per salvare i Pilastri, dovrà viaggiare nel passato per fermare Kain e gli eventi che hanno portato la caduta di Nosgoth.
Raziel si lancia alla ricerca della tomba di re William il giusto in modo tale da fermare Kain prima che quest’ultimo, soggiogato dallo stesso Moebius, uccida il re e scatenare così la guerra contro i vampiri. L’arma nella tomba di re William entra in sintonia con la Soul Reaver di Raziel rivelandone la vera natura: Un arma assetata delle anime delle vittime del suo portatore o addirittura assorbire l’anima di quest’ultimo.
La presenza di Kain e Raziel nel passato crea diversi paradossi temporali, i quali portano allo scontro finale tra i due. Alla fine Raziel decide di risparmiare Kain distruggendo la sua arma e creando una nuova linea temporale, ma non è andato tutto come previsto.
Nosgoth è ancora decaduta e questo è un ciclo destinato a ripetersi in continuazione. Raziel viaggia ancora indietro nel tempo per incontrare Janos Audron, il quale rivela di essere stato il custode della Mietitrice d’anime, odiato dagli umani per via del suo compito. Quando l’ex guardiano viene ucciso dai Sarafan guidati dalla versione umana di Raziel, il nostro protagonista raggiunge la fortezza uccidendo i suoi ex fratelli Sarafan e se stesso, chiudendo il cerchio del suo destino.
Con la Soul Reaver completa, quest’ultima lo trafigge il suo portatore cercando di recuperare la sua essenza. Alla fine sarà Kain a fermare che la spada consumi il suo ex luogotenente, in modo tale da fermare i piani degli Hylden ha ancora bisogno di lui per portare a termine la sua missione.
Blood Omen 2
Potrebbe sembrare che Blood Omen 2 prenda una strada slegata dalla trama e gli eventi raccontati nei titoli precedenti, ma in realtà il gioco ha alcune grandi implicazioni per quanto riguarda gli eventi futuri della saga.
In Blood Omen 2 vestiremo i panni di un giovane Kain che, risvegliato dopo un sonno di 200 anni, dovrà recuperare il suo poteri e i suoi ricordi.
Il gioco inizia 400 anni dopo gli eventi del primo Blood Omen in una linea temporale completamente differente rispetto a quello narrato fino a quel momento, probabilmente dovuti ai viaggi nel tempo e al terzo paradosso creato da Raziel in Soul Reaver 2, dove Kain ha perso gran parte dei suoi ricordi.
Kain viene risvegliato da Umah, una vampira che lo informa della situazione di Nosgoth ormai conquistata dai Sarafan, i quali hanno scoperto una magia nociva per i vampiri. Esiste una resistenza dei vampiri chiamata “La Cabala”, capitanata da Vorador, il padre dei vampiri, che propone a Kain un’alleanza per sconfiggere il capo dei Sarafan.
Venuto a sapere del rapimento di Umah da parte dei Sarafan, Kain si reca alla fortezza dei Sarafan per liberarla. Una volta liberata, Umah racconta a Kain che il Signore dei Sarafan è in possesso di una pietra che gli permette di aprire passaggi nel tempo e che gli ha permesso di ottenere la Soul Reaver uccidendo proprio il Kain di 200 anni prima.
L’obiettivo di Kain diventa quello di fermare La Massa, una macchina che permette di uccidere qualsiasi nemico con la forza del pensiero. Dopo aver incontrato La Bestia, altri non è che la forma bestiale di Janos Audron, Kain apprende la storia degli Hylden, esseri alati giunti da un altro mondo per combattere i vampiri.
Utilizzando la pietra d’unione, Kain sconfigge il Signore dei Sarafan chiudendo il cancello che collega gli Hylden al loro mondo natale. Sistemata la questione, ottenendo la Soul Reaver, si prepara a ricominciare la sua guerra per conquistare Nosgoth.
Poteri tagliati al povero Raziel
Sebbene Soul Reaver 2 portava a compimento alcune questioni tenute in sospeso nel titolo precedente tagliato di netto, anche il suo sequel non fu esente da cut content.
I tagli più significativi sono quelli dei potenziamenti di energia elementale della Soul Reaver di Raziel, che dai quattro che si possono ottenere nel gioco se ne aggiungevano altri tre: il potere dell’acqua, terra e spirito. Ciascun elemento poteva essere attivato nella rispettiva fucina, la quale espandeva ogni spada di altre quattro abilità uniche.
Ad esempio la spada dello spirito poteva essere utilizzata come amo lanciato dopo aver preso la mira a distanza nel regno spettrale in modo da teletrasportarsi immediatamente. In sostanza il giocatore poteva potenziare la Soul Reaver per ogni elemento raffigurato sui pilastri, per un totale di nove.
Oltre ai potenziamenti per la spada, sono stati tagliate due aree esplorabili, come i tetti di Ustenheim che nel gioco finale è stata notevolmente ridotta e le rovine della palude. Queste rovine sono visibili nella versione presente della palude ma originariamente potevano essere esplorate visitando una Nosgoth precedente a quella della storia narrata.
Infine c’era la possibilità che Raziel avrebbe dovuto affrontare una versione più giovane di Kain, ma non c’è nessuna dichiarazione ufficiale di questo incontro, quindi prendete questa informazione con le pinze ma, se questo fosse vero, sarebbe stato interessante vista l’uscita di Blood Omen 2 pochi mesi dopo.
Per quanto riguarda Blood Omen 2 non sono presenti grandi tagli dal gioco finale, solo qualche area come la città bassa, la prigione eterna le banchine e la città degli Hylden, nulla di particolarmente importante ai fini del gioco finale.
Legacy of Kain: Defiance
Con i buoni risultati di vendita e di critica di entrambi i titoli, era giunto il momento di riunire le storie di Kain e di Raziel. Crystal Dynamics iniziò a lavorare su quello che sarebbe stato il capitolo finale della saga con entrambi i protagonisti giocabili.
Creare un gameplay con due personaggi con abilità differenti fu una sfida ardua per il team di sviluppo che prese come ispirazione Ico per quanto riguarda la gestione della telecamera che passava da libera a camera fissa, con risultati molto discutibili in termini di quality of life.
Come per gli altri capitoli, la trama di Legacy of Kain: Defiance risulta molto complessa ma che porta a compimento molti quesiti lasciati aperti nei precedenti capitoli. Le differenze tra Kain e Raziel non sono solo in termini di gameplay ma anche per quanto riguarda il tipo di esperienza: con Raziel incentrata sulla risoluzione di enigmi ambientali, mentre con Kain con un focus sul combattimento.
Due facce della stessa medaglia
La storia di Legacy of Kain: Defiance alterna le vicende di Kain e Raziel, divisi in due epoche diverse dove le scelte di uno condizioneranno quelle dell’altro.
Kain è impegnato nella ricerca di Moebius, rinchiuso nella fortezza dei Sarafan, per scoprire l’epoca in cui è stato spedito Raziel al termine di Soul Reaver 2. Il guardiano informa il vampiro che Raziel è destinato a riunirsi alla Soul Reaver e che modificare il corso del suo destino potrebbe portare a conseguenze catastrofiche.
Durante il suo viaggio Kain apprende da alcuni affreschi una profezia che vede affrontarsi il campione dei vampiri, che brandisce la Mietitrice d’anime, contro il campione degli Hylden ma il finale dello scontro vede diversi esiti. L’oracolo informa Kain che dovrà ottenere il cuore delle tenebre per fermare Raziel e scongiurare la guerra.
Il percorso di Raziel è speculare a quello di Kain. Risvegliato dal Dio Anziano il suo scopo è quello di servirsi ancora dell’ex vampiro per lottare contro Kain e i vampiri.
Nel suo viaggio nel raggiungere Vorador, il quale racconta gli eventi accaduti 500 anni prima, nei sotterranei di Avernus trova degli affreschi che raccontano la profezia in cui un eroe con una spada fiammeggiante gli avrebbe liberati dalla supremazia dei vampiri.
Scoprendo i piani del signore dei Sarafan, Raziel sconfigge tutti i suoi nemici riuscendo ad ottenere il cuore delle tenebre. Rendendosi conto che era tutto un piano del Dio Anziano, uccide lo spirito di Moebius precedentemente ucciso da Kain per uscire dalla prigione del regno spettrale nel quale era rinchiuso.
Facendosi uccidere da Kain sotto le spoglie di Moebius, Raziel compie il suo destino unendo la sua anima a quella della Soul Reaver di Kain, dandogli modo di vedere il vero mastermind dietro a tutte le vicende: il Dio Anziano. Kain decide di affrontarlo e una volta sconfitto lo seppellisce sotto le macerie della cattedrale, con la promessa di quest’ultimo di tornare a vendicarsi.
Kain, cambiato dopo il sacrificio di Raziel compiendo così il suo destino, si sente libero dai fili che lo comandavano ma anche amareggiato dopo aver assistito alla morte di colui che si immolato per il bene di Nosogth, ancora una volta Raziel ha dato dimostrazione che ci può essere speranza per il mondo.
I contenuti tagliati di Legacy of Kain: Defiance
Sebbene in Legacy of Kain: Defiace sono stati inserite alcuni tagli effettuati nei precedenti titoli, come i potenziamenti per la Soul Reaver di Raziel e la boss fight contro Turiel prevista in origine nel primo Soul Reaver, il tiolo presenta numerosi cut content dovuti per lo più per limiti la budget e al poco tempo di sviluppo.
Inizialmente la Mietitrice d’anime di Kain doveva avere cinque potenziamenti mentre Raziel doveva equipaggiarsi con uno scudo, per via del suo stile di combattimento molto diverso da quello di Kain.
Come scenari ridimensionati o tagliati abbiamo la cattedrale dell’Averno che in orgine doveva essere molto più grande ed esplorabile, e una Nosgoth antecedente agli eventi di Soul Reaver con il santuario dei clan e il trono di Kain all’apice del suo dominio.
Infine fu tagliata l’apparizione del personaggio di Umah, vista in Blood Omen 2, quest’ultima doveva apparire in forma umana.
L’ultimo contenuto tagliato fu la resurrezione di Vorador, e la spiegazione di questo avvenimento poteva dare una risposta alla sua presenza in Blood Omen 2 lasciata in sospeso creando un buco di trama nella continuity.
Un finale sbiadito
Legacy of Kain: Defiance uscì per PlayStation 2, Xbox e PC a fine 2003 ricevendo si delle critiche positive ma una ricezione del pubblico non proprio entusiasta per via della sua natura action e meno ispirata rispetto ai capitoli precedenti.
Oltre alla trama complicata, il titolo presentava dei problemi tecnici non da poco causati soprattutto da una telecamera non proprio azzeccata e una difficoltà molto bassa.
Le poche vendite del capitolo finale, il passaggio di Amy Hannig, cuore creativo della saga, a Naughty Dog e l’acquisizione di Eidos da parte di Square-Enix nel 2009, misero la saga di Legacy of Kain nel dimenticatoio.
Legacy of Kain: The Dark Prophecy, The Dead Sun e Nosgoth
Per anni, dopo la chiusura della saga, i fan di Legacy of Kain hanno invocato un sequel, prequel, spin-off che facesse tornare i giocatori nel mondo affascinante di Nosgoth.
Dopo aver acquisito Eidos, Square-Enix provò a resuscitare la saga, ma nessuno riuscì a portare a termine i vari progetti proposti.
Legacy of Kain: The Dark Prophecy
Il sesto capitolo iniziò il suo sviluppo nel 2004, poi cancellato subito dopo, in Legacy of Kain: The Dark Prophecy si sarebbero esplorate le origini degli Hylden con un’attenzione maggiore sulla loro società.
Il giocatore sarebbe tornato nei panni di un giovane Kain post Blood Omen 2, e la versione di Kain post Defiance, con anche varie evoluzioni del suo aspetto.
Ma l’idea che fece chiudere il progetto fu il tentativo di portare in vita Raziel evocato da Kain sfruttando la Soul Reaver, ma questo fu un no secco da parte di Crystal Dynamics per non invalidare il finale della storia di Raziel in Defiance.
Legacy of Kain: The Dead Sun
Il secondo tentativo di riportare in vita la saga fu con Legacy of Kain: Dead Sun, un reboot in continuity con la trama principale ambientato in una futura Nosgoth con protagonisti il vampiro Gein e l’umano Asher.
Questo titolo ebbe tre anni di sviluppo era un action open world, prima di essere cancellato, la trama sarebbe stata una visione alternativa della storia dopo il finale del primo Soul Reaver. Il protagonista del gioco avrebbe attivato la cattedrale silenziosa per epurare il mondo dai vampiri.
In una Nosgoth in rovina, i pochi vampiri sopravvissuti addestrarono i loro copri a passare dal regno materiale a quello spettrale, capacità unica appartenente a Raziel in passato.
Gran parte della trama veniva raccontata dal punto di vista di Glen il quale, dopo aver ucciso Asher e nutrendosi della sua anima, crea una sorta di simbiosi con il vampiro ormai diventato uno spirito guida nel protagonista.
Un titolo con un potenziale che i ragazzi di Climax Games stavano portando a compimento, mai annunciato ufficialmente, ma i vari video gameplay furono trovati dai fan dopo la cancellazione. Il gioco aveva delle meccaniche molto interessanti, con toni molto dark e un gameplay molto simile a Shadow of Mordor, con un sistema di combo molto profondo rispetto al passato.
Il motivo della cancellazione del gioco fu che Square Enix non vedeva un margine di guadagno utile per la campagna marketing, visto che non era stato ufficialmente annunciato, con questa decisione chiuse i lavori nel 2012, senza però avvisare gli sviluppatori che stavano ancora continuando a portare avanti lo sviluppo.
Ma la realtà fu ben altra, i ragazzi di Climax Games erano inizialmente incaricati nello sviluppo di un titolo piccolo, che facesse rivivere la saga, ma col passare del tempo il gioco divenne una grossa IP, e come spesso accade la direzione dei lavori fu pessima, con richieste assurde da parte del publisher che fece ingrandire la mole di lavoro.
Nosgoth
Legacy of Kain: Dead Sun doveva avere una componente single player e una multiplayer. Dopo la sua cancellazione, Square-Enix volle creare un gioco completamente incentrato sul multiplayer, sviluppato da Psyonix, mantenendo la struttura già creata con Dead Sun.
Venne creata e rilasciata, nel 2015, una beta col titolo di Nosgoth. Il titolo doveva essere un free-to-play action in stile arena, scelta molto lontana dalla natura della saga di Legacy of Kain.
Nel 2019 il titolo generò un totale di 87,1 miliardi di dollari in tutto il mondo, nonostante l’accoglienza glaciale da parte della maggior parte del pubblico. Il gioco fu lanciato con il solo scopo di recuperare i soldi dello sviluppo di Dead Sun.
Nonostante i vari problemi, il gioco venne supportato con nuove classi e nuove modalità di gioco come deathmach e il deatmach flashpoint, con la possibilità di far parte degli umani o dei vampiri, ognuno con abilità e skill uniche.
Nosgoth chiuse i suoi server nel 2016, aggiungendo un altro grande fallimento alla saga che aveva incantato milioni di fan.
La Remastered della speranza
Per celebrare i 25 anni della serie, Crystal Dynamics con la collaborazione di Aspyr lanceranno Legacy of Kain: Soul Reaver 1 & 2 Remastered, una raccolta dei due titoli incentrati su Raziel rimasterizzati con nuove texture, modelli ed VFX in alta risoluzione, telecamera e controlli aggiornate e infine una modalità fotografica.
Una manovra molto simile a quella fatta con la trilogia dei Tomb Raider originali usciti su PlayStation. Questa nuova edizione arriverà il 10 dicembre 2024 per Nintendo Switch, PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One e PC via Steam al prezzo di 29,99 euro.
Aspyr è anche al lavoro per soddisfare le numerose richieste dei fan di mantenere le localizzazioni nelle varie lingue presenti nei giochi originali, cosa che da un valore aggiunto all’opera.
Il doppiaggio originale di tutta la saga è uno dei maggiori pregi degli sviluppatori, essendo stati i primi a far doppiare gli attori direttamente in sala e non singolarmente con le tracce audio, riuscendo ad ottenere una performance molto simile a quelle cinematografiche.
Un plauso fa fatto anche all’adattamento italiano con delle interpretazioni di rilievo, soprattutto per quanto riguarda i primi due Soul Reaver che tutt’oggi mantengono una qualità altissima se contiamo che furono prodotti in tempi dove la localizzazione in italiano c’era ma con qualità discutibile.
Peccato che con Legacy of Kain: Defiance, molte voci furono cambiate e il tono solenne dei primi capitoli lasciò il posto a delle performance più simili a corti animati.
Speriamo che con questo nuovo rilancio della serie, anche se molti fan avrebbero preferito un vero e proprio reboot con una veste grafica aggiornata, possa riuscire ad affascinare i nuovi giocatori grazie alla sua atmosfera gotica e ai suoi personaggi unici.
Chissà se tutto questo possa convincere Square-Enix a mettere in cantiere un nuovo capitolo nuovo di zecca.