I videogiochi come opere d’arte
Se l'arte è una qualsiasi opera in grado di trasmettere emozioni, può il videogioco essere ritenuto tale?
Molti definiscono arte una qualsiasi opera in grado di suscitare un’emozione in chi la osserva, sia essa positiva o negativa. Per il dizionario, invece, l’arte è “qualsiasi forma di attività dell’uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva.” Possiamo quindi concludere dicendo che per arte si intende una qualsiasi opera derivante dal talento e dalle capacità dell’artista, il quale riesce, tramite il suo lavoro, a far provare un’emozione allo spettatore.
Secondo questa definizione il videogioco rientra perfettamente nella categoria “arte”. Le persone non si fanno problemi a ritenere un quadro, un libro, una canzone o una composizione musicale, o anche un film un’opera d’arte, ma quante volte avete sentito: “Questo videogioco è un’opera d’arte”? Quello che ancora molte persone non riescono o non vogliono accettare, è che i videogiochi sono ormai diventati un medium di pari livello al cinema, se non più grande. Secondo molti sono solo “cose per bambini” o comunque un semplice passatempo, ma secondo me, e credo di parlare a nome di tutti gli appassionati, i videogiochi sono vera arte, e cercherò di dimostrarlo qui di seguito.
Emozioni allo stato puro
Questa immagine è presa da Valiant Hearts: The Great War, un gioco che a prima vista può sembrare davvero una cosa per bambini, ma se solo chi lo definisce così provasse a giocarci, si accorgerebbe che è tutt’altro che per bambini. Valiant Hearts potrebbe essere paragonato ad un diario di guerra di quattro persone coinvolte, in modi diversi, nel primo conflitto mondiale. Le meccaniche ludiche si riducono per lasciare spazio alla narrazione e all’atmosfera, che cerca di essere leggera ma che lascia sempre quella sensazione di orrore. Proprio questa è la forza del gioco: affrontare in modo molto delicato un tema così difficile, e nonostante questo, le emozioni che provoca sono davvero forti, al pari di un libro, film o qualsiasi altra opera.
Le emozioni, sono loro il fulcro di questo discorso, e il videogioco a mio parere è il re delle emozioni. Se fatto bene un gioco può estraniarti dal mondo reale e coinvolgerti in universi incredibili, più di quanto potrà mai fare un film o un quadro. L’interattività è il valore aggiunto del videogioco, che rende lo spettatore attivo e lo fa immergere ancora di più nelle vicende riuscendo ad amplificare così le emozioni che prova.
A proposito di interattività, una delle software house che è riuscita a rendere questo elemento di fondamentale importanza nei propri progetti, è Dontnod. Life is Strange è il loro titolo più amato, e lo scopo degli sviluppatori è chiaro dalle prime battute: raccontare una storia, emozionare e far immedesimare ancora di più il giocatore attraverso delle scelte che cambiano la storia. Questa meccanica di scelte è stata resa popolare da Telltale Games, riesce spesso a rendere questi titoli ancora più immersivi dei videogiochi classici. Le storie dei personaggi ti entrano dentro e durante tutta l’avventura ti ci affezioni, e questo rende più difficile compiere quelle scelte, da cui spesso può dipendere il destino dei personaggi.
Questo tipo di videogiochi è il massimo per chi intende avvicinarsi per la prima volta a questo mondo, in quanto sono molto più simili a un film. Un film in cui però la storia viene modificata in base alle scelte del giocatore. Heavy Rain, Detroit: Become Human, Life is strange e tanti altri sono titoli in cui le emozioni sono messe al primo posto, per cui a chi non crede nei videogiochi consiglierei di iniziare da uno di questi.
Un museo di storia
Ci sono giochi, come il famosissimo Assassin’s Creed, che fanno della ricostruzione storica e del contesto sociale il vero punto forte: in Assassin’s Creed infatti il giocatore viene trasportato in diversi periodi storici e in diversi luoghi del mondo, proprio come un museo o un libro di storia. Ora, è ovvio che l’accuratezza storica non sia la stessa di un museo, ma questo è comunque un modo per rendere interessante la storia, che magari semplicemente letta in un libro può risultare noiosa. In ogni nuovo capitolo sono presenti diversi personaggi storici dell’epoca, e questo immerge ancora di più il giocatore nell’ambientazione, ricostruita sempre con cura maniacale. Può quindi un titolo come Assassin’s Creed essere definito arte? A voi la risposta…
Riprendendo un titolo citato sopra; anche in Valiant Hearts troviamo un’incredibile ricostruzione storica della Grande Guerra, e soprattutto un focus sulle conseguenze della guerra sulla persone, che siano soldati o civili. La capacità di ricostruire un contesto così, in un modo così preciso ma anche riuscendo a trasmettere qualcosa, non è definibile arte?
E sempre a tema guerra esiste un gioco, che a differenza dei tantissimi sparatutto come Call of Duty, mette il giocatore nei panni di alcuni civili, i quali devono sopravvivere per tutta la durata del conflitto. This War of Mine è stato per questo uno dei giochi più innovativi degli ultimi anni, in grado di lasciare completamente nelle mani del giocatore la responsabilità di far vivere i protagonisti. Ci sono momenti in cui magari uno di loro verrà ucciso a causa di una nostra azione troppo precipitosa, e lì il gioco ti trasmetterà un senso di colpa e un dolore che solo pochi titoli riescono a trasmettere.
Videogiochi e cinema
Ormai più si va avanti con gli anni, e più la tecnologia riesce ad avvicinare i videogiochi al cinema. Molti dei titoli più recenti sono paragonabili a opere cinematografiche. Basta prendere Death Stranding, di Hideo Kojima; dando un’occhiata al cast si può subito intuire che la voglia di creare un’opera cinematografica è forte. Se poi si riesce a unire all’interpretazione di grandi attori una storia coinvolgente e un gameplay divertente, il capolavoro è servito…
The Last of Us: Part II, forse il gioco migliore di questa generazione, riesce proprio in questo: unisce una storia matura, profonda e con personaggi indimenticabili, a meccaniche di gioco che funzionano, in più la scrittura magistrale dei dialoghi e l’interpretazione degli attori lo rendono il capolavoro che è. Ed è qui che il videogioco mostra ancora la sua parte artistica, basterebbe provare solo a guardare alcune scene di The Last Of Us: Part II per capire le emozioni che possono dare queste “cose per bambini” e di come a volte, giocare un gioco possa cambiare la tua visione della vita.
The Last Of Us: Part II ha anche avuto il merito di avere al suo interno un’infinità di impostazioni per renderlo godibile anche a chi soffre di alcuni problemi, rendendolo accessibile praticamente a tutti. E il mondo dei videogiochi è pieno di titoli che sensibilizzano su malattie o condizioni problematiche, su eventi traumatici (mi viene in mente Last Day of June) e che a volte possono aiutare che ne soffre…
Il videogioco quindi può esse molto più che un semplice passatempo per ragazzini, ma c’è una cosa che blocca molte persone dal provare, il pregiudizio, che ormai è ovunque, non solo nell’ambito dei videogiochi, ma nel mondo di oggi ci sono pregiudizi in ogni cosa, e questo spesso blocca le persone dal fare delle esperienze. Ci sarebbe molto da parlare su questo argomento, ma rimaniamo nel mondo dei videogiochi, dove il pregiudizio esiste soprattutto in chi non li ha mai provati e in chi non capisce quanto possano valere. Il messaggio che vorrei fosse chiaro è che, ovviamente ci sono cose molto più importanti di un videogioco, ma questi a volte possono aiutare a perdersi e uscire dalla propria realtà, e per quanto possa valere, penso che tutti dovrebbero provare almeno una volta una di queste esperienze…