[GDC 2014]Realtà virtuale: provato il Cyberith Virtualizer
Viviamo in un periodo interessante, in cui i giovani sviluppatori non hanno paura di lanciarsi nello sviluppo di hardware e competere per creare nuovi sistemi di gioco e periferiche, sperando che diventino degli standard di riferimento. Questo è dovuto soprattutto a fenomeni come il successo del visore Oculus Rift, partito come un piccolo progetto indipendente e poi acquistato da Facebook per l’astronomica cifra di due miliardi di dollari. In particolare, parlando di realtà virtuale, Oculus Rift ha destato non solo la nascita di suoi concorrenti (come Project Morpheus di Sony), ma anche quella del mercato delle periferiche ad esso dedicate, come la pedana Virtuix Omni, che permette di camminare e correre all’interno di un videogioco usando il proprio corpo. E, ovviamente, anche qua c’è competizione: Cyberith Virtualizer è infatti la risposta diretta alla Omni, e abbiamo potuto vederla (e provarla) proprio qui a Colonia, durante il primo giorno della Game Developer Conference.
Per quanto i visori per realtà virtuale siano coinvolgenti, la loro funzione copre solo uno dei cinque sensi, e Virtualizer sopperisce a questo fornendo la possibilità di coinvolgere la parte inferiore del proprio corpo nel videogioco. L’ingombrante periferica è costituita da una pedana piatta e tre colonnine di supporto che sorreggono l’anello centrale, fulcro del sistema. L’anello viene assicurato alla vita dell’utente, che blocca la persona al suo interno permettendogli di muoversi sulla posizione, azionando una serie di sensori. Non solo: le colonnine che sorreggono l’anello permettono il movimento verticale, consentendo così di potersi abbassare e persino saltare.
Per la presentazione, gli sviluppatori hanno scelto Dreadhalls, una demo horror per Oculus Rift in cui il giocatore deve esplorare un oscuro dungeon generato casualmente e trovarne l’uscita, evitando le creature mostruose che lo popolano. Per “entrare” nel Virtualizer, abbiamo anzitutto indossato delle patine per scarpe così da poter scivolare sulla superficie piatta della pedana (ma stare semplicemente in calzini avrebbe funzionato ugualmente), dopodiché abbiamo abbassato l’anello e ci siamo infilati nelle imbracature per le gambe e i fianchi. Un visore e un headset erano comodamente appoggiati su un asta verticale inclinata sopra la testa – che a onore del vero non siamo sicuri facessero parte del set, ma vogliamo sperare di sì. Una volta assicurati all’anello, abbiamo indossato le altre periferiche e preso in mano un Wiimote, già compatibile con il gioco. Inizialmente, dover interagire con multipli dispositivi non convenzionali ha creato un po’ di confusione, specialmente perché essere vincolati a una piattaforma non rende spontaneo spostarsi, ma sono basati un paio di minuti di test per prendere confidenza. Dopo un po’, avevamo totalmente dimenticato di essere bloccati: il movimento risultava estremamente naturale e spontaneo, grazie anche all’ottima realizzazione delle imbracature, le quali sono appena percettibili e permettono di “trascinare” l’anello intorno a sé a 360 gradi con totale fluidità.
La demo si è conclusa con la nostra morte, dopo aver letteralmente tentato di correre via da un mostro. L’esperienza è stata decisamente positiva, e come abbiamo detto è parsa molto naturale. Ma oltre la pura esperienza sensoriale e di gioco, una periferica di questo genere richiede differenti livelli di analisi, a partire dal confronto con il suo diretto concorrente, Vituix Omni.
Disclaimer: noi non abbiamo mai provato con mano Omni, ma l’abbiamo visto di persona già un paio di volte. Ciononostante, Virtualizer ci è piaciuto di più, per vari motivi. Il primo è il numero di input possibili, difatti Omni non permette movimenti verticali. A seguire, la superficie piatta pare molto più naturale della piattaforma concava di Omni, così come il fatto che non è necessario indossare scarpe apposite per l’utilizzo. Infine, la costruzione pare davvero molto più solida e stabile. Tutto questo ovviamente ha un prezzo: 749 dollari, contro i 499 di Omni. Tuttavia, questo non dovrebbe scoraggiare noi europei, in quanto la creatura di Cyberith è di produzione tedesca, permettendoci di risparmiare sulle ingenti spese di spedizione dell’americano Virtuix Omni.
Esaminando e confrontando i prodotti dobbiamo però fare un’analisi più generale. Durante una trasmissione americana in cui i concorrenti presentano i loro prodotti a una giuria di analisti finanziari per poter ottenere investimenti, Virtuix Omni è stata protagonista ed ha fallito, ricevendo una critica molto fondata: è un prodotto di nicchia complementare di un prodotto di nicchia (ovvero Oculus Rift), venduto a un prezzo tutt’altro che popolare. Ciò si applica anche a Cyberith Virtualizer: sebbene la campagna Kickstarter (ancora aperta) abbia superato l’obbiettivo prefissato, questo non cancella il fatto che si tratti di un prodotto costoso, ingombrante e interessante solo per chi possiede un Oculus Rift – e ricordiamo che quest’ultimo non è ancora stato commercializzato per il pubblico. Pertanto, il nostro consiglio è quello di valutare con attenzione un acquisto di questo genere, per ora è indicato solo per gli sviluppatori.