Gavin Moore ci parla di Puppeteer
Gavin Moore è Creative Director negli SCE Japan Studio, vive da 9 anni in Giappone, è nato nel Regno Unito e ha iniziato a lavorare come animatore ai tempi dell’Amiga, finendo poi a lavorare su titoli come The Gateway . Lo abbiamo incontrato a Roma alla presentazione italiana della sua ultima fatica, lo splendido Puppeteer, e lo abbiamo intervistato per voi.
Iniziamo da una domanda semplice. Nel gioco quanto c’è di Pinocchio?
[Ride]E’ una cosa interessante, me lo chiedono tutti gli italiani, non credo che in Germania me lo chiederà qualcuno! Credo che ci siano molte similitudini ovviamente, [i protagonisti] sono entrambi burattini di legno, entrambi devono affrontare un’avventura che è molto oscura e spaventosa. Pinocchio è una storia molto cupa, alcune delle cose che avvengono nella storia di Pinocchio mettono molta paura, così come alcune cose che vengono messe in scena in Puppeteer, ma io credo che alla gente questo piaccia. Alle persone piace questa “oscurità”, perché le nostre vite sono così sicure di solito, ma abbiamo bisogno di avere paura, in un certo senso. E questo è un bene.
Tra le varie fonti di ispirazioni del gioco lei ha citato Tim Burton, Terry Gilliam e i Monty Python, ma giocando a noi è sembrato di dover aggiungere un nome: Hayao Miyazaki. E’ corretto?
Io ero un animatore, il mio primo lavoro nell’industria dell’intrattenimento 21 anni fa è stato come pixel animator. Sono stato un animatore per un tempo molto lungo, è ovvio che per me Miyazaki sia il re dell’animazione, senza ombra di dubbio. Ciò che è veramente interessante nei film di Miayazki è il modo in cui li scrive, il suo modo di dirigere i film è fantastico. Per me “La città incantata” ha la storia più incredibile e l’animazione migliore di tutti, è pieno di incredibili personaggi tipicamenti giapponesi, è fantastico. Avete presenta la storia dello spirito senza volto? Ecco quella è una cosa molto da miyazaki, è bellisima.
Nel gioco abbiamo un teatro giapponese e un concept americano. La verità è nel mezzo, o Puppeteer si schiera ad oriente o occidente?
Quando ho scritto il concept del gioco da presentare agli investitori del Giappone, degli USA e dell’Europa era tutto completamente Giapponese. Ma quando lo ho mostrato all’Europa mi hanno detto che era “troppo Giapponese”, così abbiamo provato a muoverci nella direzione opposta. Il livello che avete visto questa mattina era molto Giapponese, la divinità del mare ad esempio era ispirata ai Nebuta di Tohoku, carri allegorici che portano enormi lanterne raffiguranti vari personaggi mitologici, e inoltre lui è un Sushi Chef, e il suo rivale è un Polipo gigantesco che è a sua volta un Sushi Chef. E’ tutto molto giapponese. Ci sono altri livelli che sono orientati al Giappone. Ma quello che è stato divertente constatare durante lo sviluppo è che le mie influenze erano giapponesi, mentre le influenze del mio team locale erano occidentali. Loro volevano farlo più occidentale, io più giapponese. Non so quale bilanciamento abbiamo raggiunto, perché alcune persone ci dicevano “sembra molto giapponese!” e altre persone invece ci dicevano “sembra molto occidentale!”.
La colonna sonora è stata composta da Patrick Doyle, un artista che non si è mai fossilizzato su un genere, come si è trovato secondo lei a gestire un prodotto come Puppetteer?
Patrick ha adorato lavorarci. Ha scrito 70 tracce per noi, sono ore e ore di musica, è più di quanto si faccia per un film. Ho dato a patrick idee per 70 pezzi diversi, e ci doveva essere un tema comune tra tutte le tracce, che doveva essere il feeling alla 19° secolo, da teatro londinese, un po’ alla sherlock holmes. Patrick è stato molto veloce, è incredibile, mi ha consegnato 40 tracce dopo solo un mese e mezzo. Ed erano tutte fantastiche, non mi è mai capitato di ascoltarne una e dire “oh, questo non mi piace!”. Ha registrato a Budapest con la sua orchestra preferita, che ha probabilemte il miglior suonatore di tromba al mondo. Hanno registrato tutto in una settimana, e ci hanno consegnato il master dopo un mese. E’ stato un lavoro molto semplice e divertente. Però Patrick avrebbe voluto fare di Puppeteer un musical, ma io odio i musical!