Floppy Disk – 50 anni di Magnavox Odyssey: La prima console

Partorita dalla geniale mente di Ralph Baer, la Odyssey festeggia il mezzo secolo dalla sua presentazione al pubblico.

Tutto si può dire su Magnavox Odyssey tranne che non saltasse immediatamente all’occhio. L’immagine e il design erano infatti punti a favore della console e rispecchiavano appieno l’obiettivo del dispositivo di portare l’intrattenimento del futuro nelle case. L’aspetto della macchina appariva come particolarmente futuristico per l’epoca e sembrava provenire direttamente dal film “2001: Odissea nello spazio” uscito solo pochi anni prima.

Magnavox Odyssey

Era infatti l’agosto 1972 quando Magnavox Odyssey arrivò sugli scaffali statunitensi, esattamente tre mesi dopo quel maggio in cui si svolse la famosa presentazione del progetto (di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente) a cui partecipò anche un Bushnell pronto a strofinarsi le mani dopo aver visto Tennis Table. Quest’ultimo era certamente il gioco di maggiore appeal che la console offriva, ma non l’unico; anzi, a differenza degli altri concorrenti che uscirono successivamente e che parteciparono alla prima generazione di console, Magnavox Odyssey disponeva di una line up iniziale composta da ben 12 giochi che si arricchì ulteriormente nel corso degli anni successivi arrivando a 28 titoli complessivi.

Questi erano tutti integrati nei circuiti interni della console e venivano selezionati incastrando nella parte frontale della macchina delle particolari schede numerate che fungevano da semplice ponte fra diversi connettori (detti jumper) presenti sulla scheda interna alla macchina.

Cartuccia Magnavox Odyssey

La console (oltre ad essere priva di qualsivoglia decoder audio) era dotata di una bassissima potenza di calcolo, tanto da riuscire a mostrare a video dei semplici quadrati luminosi e a rendere quindi l’aspetto grafico di tutti i giochi drammaticamente identico. Il fatto che Tennis Table fu l’unico gioco ad essere copiato da molteplici concorrenti è abbastanza significativo della scarsa qualità degli altri titoli: questi erano infatti tutte piccole varianti dello stesso gioco in cui i quadrati interagivano fra loro in modi differenti. Inoltre in nessun gioco era presente un contatore di punteggio per determinare chi stesse vincendo.

I giocatori potevano controllare il proprio alter ego digitale (una lucetta simil rettangolare) tramite degli appositi controller chiamati “paddle”: questi erano dotati di manopole per lo spostamento sui due assi, di un tasto di reset per riportare il gioco alla situazione iniziale, e di una ergonomia assolutamente inesistente. Dove non arrivava la potenza di calcolo, arrivava però la dotazione di accessori inclusi nella confezione della console. Per tenere il conto dei punteggi, oltre a eseguire operazioni matematiche di vario genere, erano presenti dadi, fiches, banconote finte e carte da gioco, rendendo a tutti gli effetti determinati giochi (come ad esempio “Roulette”) dei semplici tabelloni tipo gioco da tavolo.

Magnavox Odyssey Accessori

Per ovviare invece alla mancanza di interfaccia grafica, sempre incluse nella confezione erano presenti diverse pellicole elettrostatiche da applicare allo schermo del televisore di casa nelle due differenti dimensioni da 15 e 21 pollici. Queste riproducevano varie situazioni di gioco: dai campi sportivi (che diedero una differenza quanto meno visiva a giochi altrimenti identici fra loro come “Tennis Table”, “Hockey” e “Football”), ai più particolari “Haunted House” e “Simon Says”. Le pellicole di alcuni titoli come ad esempio “Ski”, costituivano l’unico vero elemento di gameplay; in questo caso infatti i giocatori dovevano semplicemente ricalcare il percorso disegnato sulla pellicola con il proprio rettangolo: divertente quanto una seduta dal dentista.

Ultimo device presente nella confezione era una capiente valigetta in grado di ospitare in appositi vani la console, i paddle, le pellicole e tutti i vari accessori, in modo da non perdere nulla e portare Magnavox Odyssey ovunque. Col passare del tempo venne rilasciata sul mercato anche una nuova periferica che verrà riproposta in futuro su altre numerose console e cabinati: il fucile ottico.

Magnavox Odyssey Pubblicità

L’interesse del pubblico fu decisamente tiepido, poi arrivò Pong e spazzò via tutto. Il suo successo fu tale che Magnavox Odyssey si trovò a rincorrere questo concorrente uscito ben tre anni dopo. Nell’anno 1975 Magnavox fu acquisita da Philips e Odyssey venne ritirata dal mercato salvo poi essere reintrodotta nei tre anni successivi in ben undici differenti versioni, di cui le ultime tre direttamente sotto marchio Philips. Ogni differente variante fu soggetta ad un restyle estetico e ad un parco titoli più limitato e più simil PONG.

Una versione dopo l’altra vennero inoltre apportate piccole migliorie rispetto alla precedente: dalla componente audio di Odyssey 100 (composta da semplici beep), al punteggio a video e la possibilità di giocare fino a 4 giocatori di Odyssey 200; dal controller a singola manopola di Odyssey 2000, alla grafica a colori di Odyssey 4000. Nonostante tutto, la macchina non riuscì mai minimamente a raggiungere le vendite di PONG e nel 1978 Philips interruppe i lavori sul modello 5000 per dedicarsi alla produzione di Odyssey2 (commercializzata in Europa con il nome di Philips Videopac) appartenente alla seconda generazione di console.

Si chiudeva così la vita della pioniera delle console casalinghe: fra grossolani errori di marketing ed una componente ludica per lo più sottotono che ne causarono un insuccesso tale da farla quasi scomparire dalla memoria.


I contenuti di questo editoriale sono recuperabili anche in forma audio sul podcast Floppy Disk:

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche