Final Fantasy 7 Remake e Rebirth non trasmettono molto dello spirito dell’originale
Se la qualità di Final Fantasy 7 Remake e Rebirth si può difficilmente negare, entrambi questi prodotti non migliorano ciò che brilla dell'originale
Final Fantasy 7 l’ho provato per la prima volta nel 2020, precisamente il 15 Maggio. Mi è stato regalato da un amico che me lo presentava come un titolo “must play”, e io di questo videogioco non sapevo assolutamente nulla. A malapena avrei saputo indicare il genere di appartenenza.
Balzando di un mese in avanti, e dopo 52 ore di gioco, ho completato quel che considero un vero capolavoro. A fine gioco ero commosso, stravolto da un viaggio denso di momenti davvero inaspettati, da personaggi diventati sempre più interessanti ai miei occhi con il passare del tempo e dalla capacità di questo titolo di evidenziare temi maturi.
E mentre io completavo l’originale in felicità (e tristezza), Final Fantasy 7 Remake era già disponibile, visto che è stato reso pubblico dal 10 Aprile 2020. Se nei confronti di questo titolo non avevo alcun interesse inizialmente, cambiai immediatamente idea dopo aver terminato l’originale.
Non avevo però alcuna intenzione di giocare subito il Remake di questo incredibile titolo, ma cercando di rimanere il più lontano possibile da spoiler vari, iniziavo a sentire, dai fan e da influencer, termini quali “nomurata”, “capitolo 18” o dibattiti sul definirlo sequel o meno, quanto elogi per gli aspetti relativi al gameplay e alle componenti RPG.
E non capivo. Non capivo cosa fosse andato storto nel rifacimento di un progetto simile. Anzi, guardando a titoli quali Resident Evil 2, e alla capacità di modernizzare classici del passato per renderli accessibili alle generazioni odierne, le mie aspettative per questo Final Fantasy 7 Remake erano certamente molto alte.
Eppure andavo incontro a un “generale” malumore: fan non soddisfatti, aspettative deluse per lo più da un punto di vista degli eventi della trama. Si temeva che nel sequel, Rebirth, le cose prendessero una strana piega. E questo mi rendeva ancora più sospetto. Come si può rovinare a tal punto la trama di Final Fantasy 7?
Come si può condurre i fan a lamentarsi delle scelte prese in un progetto avente come obbiettivo quello di “cambiare”, ma si suppone in meglio? La mia curiosità ad una certa ha preso il sopravvento, e prima ancora di giocare al Remake, cosa che avrei fatto grazie al PS Plus nel 2021, avevo visto parte dell’infame Capitolo 18.
Ho capito perché ci fossero quelle lamentele e dei seri dubbi a riguardo della trama di questo progetto: aveva dato vita ad una strada non solo non esplorata dall’originale, cosa più che legittima ma soprattutto – aggiungerei io – emblema della mancata espressione dei temi dell’originale, pratica che ha reso entrambi questi sequel molto meno interessanti ai miei occhi.
Mi permetto di avvisare che da qui in poi ci saranno spoiler, anche se cercherò di farne il meno possibile, e dunque se non avete giocato con le opere di cui si parla in questo testo o volete preservarne una di queste, vi consiglio di fare marcia indietro.
Final Fantasy 7 Remake e Rebirth, la rovina della Shirna e dei temi ad essa collegati
Come appena evidenziato, le lamentele a riguardo di Final Fantasy 7 Remake (e adesso di Rebirth) sono giustamente sorrette da perplessità e dubbi sulla qualità della trama di entrambe queste opere sequel di Final Fantasy 7. Però non ho visto un dibattito così accesso sui restanti problemi che veicolano le nuove scelte di trama.
Prendiamo, ad esempio, la Shinra. Che cos’è la Shinra in Final Fantasy 7? Non c’è bisogno di fare molti giri di parole o di ripercorrere l’intera trama del titolo per definire la Shinra espressione di un regime totalitario che controlla le informazioni con ogni mezzo, disposto a sorpassare ogni genere di limite etico, legale e umano.
Alla Shirna sono collegate, nell’originale, questioni e temi di importanza a dir poco pantagruelica. Basta citare lo sfruttamento del pianeta e delle sue risorse senza alcun genere di freno, mossi soltanto dall’avidità, o la creazione di esperimenti che violano e “giocano” con le leggi della natura, frantumandole e piegandole al solo fine dei propri interessi.
La Shirna è un marchingegno devoto al consumismo più sfrenato, devoto allo sfruttamento di qualsiasi mezzo per arricchirsi e controllare, ed è definibile in una sola parola: disumana. Personaggi quali Sephiroth, Red XIII, o eventi come il crollo del Settore 7 non fanno che dimostrare lapalissianamente cosa sia la Shirna. Ma nel Remake, tutto questo non c’è.
Non ci sono quei momenti, mentre si vaga nei condotti di aereazione e si sentono dei dialoghi a dir poco fondamentali per comprendere quali siano le intenzioni predatorie e meschine della Shirna. Non si rivede quel senso di schiacciamento che Cloud e compagnia provano nell’affrontare un’organismo che va al di là delle loro possibilità concrete di azione.
La Shirna è stata trasformata nel “cattivone” di turno che non fa altro che seguire stereotipi abusati in ogni forma di intrattenimento moderna o meno. I dialoghi, gli accadimenti, il flusso di gioco, non esprimono quella crudele visione presente nella trama di Final Fantasy 7 originale quando si pensa alla Shirna.
Una prova lampante di quanto affermato, per me la rappresenta Heidegger. Nel Remake, Heidegger è il classico “capo cattivo”, la cui parola è legge, che a volte da ordini spietati poco comprensibili per le sue truppe e si esprime per lo più tramite frasi che descrivano la sua malvagità molto più delle sue azioni, ovviamente condito della risata malvagia.
Heidegger rappresenta quel controllore celato, osservante ogni scelta dei nostri “eroi”, pronto a dimostrare quanto le loro azioni siano alla fine facenti parte di uno schema ben delineato da qualcun altro. E devo essere onesto, sebbene della Shinra originale ci sia ben poco nel Remake, tutta la questione relativa alla “bomba” messa dai “terroristi” mi aveva quasi sedotto.
Ma alla fine, anche tale questione, si è risolta come ogni altro tema leggermente importante in questo titolo, ovvero con una banalità. La figura di Heidegger viene limitata ad un “It was me all along, Cloud” (citazione che spero qualcuno colga), relegandolo dunque ad un mero sabotare delle azioni dei “terroristi”, senza approfondirne le conseguenze.
Mi si può giustamente far notare che Heidegger sfrutti Cloud e compagnia per i suoi scopi alla fine dei conti, ma a parte la già notata rivelazione didascalica di tale colpo di scena, nel Remake le conseguenze di ciò non sono evidenziate nemmeno un minimo, non si crea un discorso più completo e maturo riguardo tale manipolazione.
Non si da il giusto peso al fatto che Heidegger, ovvero la Shirna, abbia manipolato quanto accaduto sinoracosa che neanche la stratifica o arricchisce in sé perché ci viene comunicato e basta. La sola reazione concreta è notare la sorpresa dei nostri “eroi” che dovranno modificare il loro piano e sfuggire all’agguato. Fine.
La massima espressione di questa poca serietà, nella mia run in Final Fantasy 7 Remake, l’ho vista a pieno nel crollo del Settore 7. Questo momento, nell’originale, ha rappresentato per me un fantastico colpo di scena mentre nel Remake, quella parte di trama ha sancito il crollo di ogni mia aspettativa nei riguardi dell’opera.
Il crollo del Settore 7 e la sua banalizzazione
Prima di tutto, il crollo del Settore 7, mi sorprese anni fa perché non mi aspettavo affatto che i nostri “eroi” non riuscissero nell’impresa di salvare tutti all’ultimo. Gli eventi avrebbero finalmente dimostrato che la Shirna si poteva sconfiggere, che il mondo poteva essere tramutato in un posto migliore, che si poteva dire no al dispotismo e alle angherie.
E invece no. La Shirna è così tanto disposta a mantenere lo status quo e ha così forte controllo su qualsiasi aspetto della vita, da potersi permettere di sacrificare un numero imprecisato di vittime soltanto per garantire che i propri piani vadano a buon fine.
In secondo luogo, il crollo del Settore 7 rappresenta, nell’originale, il momento nel quale la morte dei nostri compagni funge da perfetto espediente, anche se non unico, per dimostrare in che genere di mondo e con che genere di avversario stiano combattendo Cloud, Tifa e Barret.
Sembra che abbia già parlato di questo aspetto descrivendo poc’anzi quel che emerge sulla Shirna a partire dal crollo, ma mi riferisco, con le ultime parole, in particolar modo alla freddezza, all’immediatezza, all’impossibilità di dare un ultimo saluto alle persone che ci accompagnavano un secondo prima. Nel Remake, tutto questo non è presente.
Questo poiché in Final Fantasy 7 Remake si fa ricorso all’ennesima soluzione pigra e scontata per quanto riguarda i momenti più importanti della trama dell’opera, ottenendo solamente che questi risultino coerenti con una netta standardizzazione seguente i canoni di intrattenimento odierni.
Ovviamente mi riferisco al capovolgimento di quella freddezza, di quella rappresentazione della morte e del potere della Shirna come inevitabile e immediata, come rapida e immodificabile; un processo capovolto, paradossalmente, cercando di dare maggiore importanza ai personaggi del gruppo. Nel Remake, si fa spazio a quei momenti dove diciamo addio ai nostri compagni prima che il Settore 7 crolli.
E lo si fa nella maniera più banale, pigra, e scontata possibile. Quel che si ottiene è semplicemente una mistura di frasi fatte pronunciate in punto di morte da queste persone, che rovinano quei temi espressi poc’anzi, cercando di caricare con un certo “pathos” il crollo del Settore 7, attraverso dei brevi momenti per ricordare i nostri amici.
Ma non è in questo modo che si ricorda qualcuno o gli si dona importanza prima che muoia, o si crea tensione a riguardo del crollo del Settore 7. Non è con banalità, con espressioni trite e ritrite, con scene realizzate in tale maniera, che servono solamente a rovinare quel che erano pregi dell’originale.
Gli amici di Cloud, Tifa ed Aerith spariscono. Di soppiatto. Perché la Shirna lo vuole. Nel Remake, si cerca di intristire i giocatori mentre si suona una musica dolente col violino più piccolo del mondo, e nel frattempo i morenti recitano alcune frasi tratte dal mucchio della “roba da far dire in punto di morte ai personaggi perché si”.
E come conseguenza principale, si rovina uno dei momenti più importanti della trama dell’opera originale, continuando a rendere la Shinra “il cattivone” da sconfiggere. E ci tengo ad evidenziare come io non sia contrario alla possibilità di migliorare gli eventi narrati nell’originale cambiandoli (come poi succede), ma sia contrario a rovinarli dotandoli di un’importanza effimera.
Non importa come evolve la situazione dopo il crollo del Settore 7. Ormai quello è un momento rovinato, banalizzato, che non funge da ulteriore dimostrazione di come funzioni la Shirna, che non mostra quel mondo distorto, piegato al dolore, denso di ingiustizia, completamente avulso nella profonda distopia di folli industriali, Diventa un “misero” momento di lutto, neanche a lungo.
Sephiroth, Aerith e il grande misterioso multiverso della “non scelta”
In Final Fantasy 7 Remake, il crollo del Settore 7 ha sancito, per me, la conferma di quanto giocando lungo tutto il titolo avevo iniziato a comprendere, ma non ad accettare. Quel che mi trovavo dinanzi non era semplicemente un remake dell’originale, era un titolo scritto seguendo i più banali stereotipi narrativi odierni.
Ed è stato per questo infatti che ho perso completo interesse nel progetto, un progetto che doveva ristrutturare l’opera che amavo, renderla migliore tramite le tecnologie odierne, e l’ha fatto, perché i pregi di entrambi i titoli, come detto prima, non si possono negare. Se qualcuno vuole giocare degli JRPG assolutamente eccelsi, in questi prodotti trova quanto sta cercando.
Il problema è valutare la trama di entrambi i titoli, specie nei momenti decisivi, e notare quanto ormai si sia trasformato tutto in un classico “cattivoni contro buoni”. E di nuovo, non c’entra nulla il discorso di saper accettare cambiamenti, accogliere una nuova visione dell’opera, o esigere ad ogni costo che riproduca gli eventi di trama uno ad uno.
Quando ho discusso di questi problemi con altri fan di Final Fantasy 7, a volte mi sono sentito rispondere, non a torto, che “l’originale è sempre disponibile e pronto per essere giocato”, ovviamente sottolineando che se io “odio” il Remake così tanto, nessuno mi impedisce di rigiocare l’opera del passato. Ed è fattuale.
Queste considerazioni, tuttavia, indirizzano verso una soluzione che evita del tutto di affrontare il problema. Guardando alla qualità di un titolo storydriven AAA pubblicato da Square Enix, il cui nome poteva benissimo essere Le Favolose Avventure Magiche di Aloud e Cerith, mi sono trovato dinanzi ad un prodotto che utilizza delle soluzioni di trama abbastanza ridicole.
Il problema non è tanto la fedeltà agli eventi originali come se fossero “sacri” e intoccabili, ma che la trama di questi titoli non riesca a risultarmi, in qualsiasi aspetto le concerne, interessante o ben scritta quanto quella dell’originale. E questo l’ho notato appieno, ancora una volta, nel finale di Final Fantasy 7 Rebirth.
Credo sia giunto il momento di parlare di quanto poteva rivelarsi un potenziale passo in avanti rispetto al passato, ma si è mostrato, invece, come l’ennesimo momento sporcato con l’intromissione, guarda caso, di soluzioni di trama estremamente pigre, e non di meno condite dalla scelta di non scegliere una posizione netta sull’accaduto.
Mi riferisco principalmente alla “morte” di Aerith, che rappresenta agevolmente da sola, quanto di questo progetto, di Final Fantasy 7 Remake e Rebirth, non funzioni affatto. La “morte” di Aerith è un conglomerato di fan service atto a mascherare la volontà di non prendere una scelta chiara, rischiando di rendere “infelice” alcuni fan tramite le proprie posizioni in quanto autore.
Potrei parlare di questa scena non proprio brillante partendo brevemente con Sephiroth. In Final Fantasy 7 originale, Sephiroth è un personaggio drammatico, un prodotto della follia della Shirna, e scoprire del suo passato e della sua origine, lo ha reso particolarmente interessante ai miei occhi.
Nei sequel, ogni apparizione di Sephiroth ammicca al giocatore e a Cloud, cercando di far comprendere loro, ogni volta, come lui “conosca già quanto tu non puoi nemmeno immaginare” ma non lo voglia rivelare subito “perché non sei pronto”, “perché non capiresti”.
Questo è il tipico comportamento che viene condiviso dai “cattivoni” di film, libri e videogiochi non particolarmente riusciti. Sono quei personaggi che non hanno alcun genere di unicità e che sveleranno i misteri portati avanti lungo il corso dell’intero titolo, misteri i quali non si erano assolutamente intuiti eoni prima della loro spiegazione, per poi venire sconfitti.
A Final Fantasy 7 Rebirth, nella sua conclusione si appiccica anche il concetto di multiverso e di dominio di quest’ultimo. Perché non bastava ridicolizzare l’opera sino a quel punto, bisognava anche inserire uno dei più abusati concetti degli ultimi anni nel mondo dell’intrattenimento, rovinando drasticamente uno dei momenti più toccanti di Final Fantasy 7 originale.
La morte di Aerith rivela un significato semplice, ma mai banale. Il termine della propria esistenza fa parte del ciclo della vita. Aerith accetta questa verità, silenziosa e serena, e muore per mano della lama di Sephiroth. Una scena netta, senza particolari complicazioni, senza possibilità di essere mal interpretata, e ormai divenuta iconica a dir poco.
Nondimeno, si va nuovamente incontro, in tale occasione, esattamente a quei temi prima evidenziati per quanto riguardava il crollo del Settore 7. La rapidità con la quale la Shirna uccide senza pietà potendoselo permettere, si ritrova in parte nella lama di Sephiroth, spietata e veloce, che finisce con l’uccidere un’innocente senza alcun rischio di conseguenze.
In questo sequel invece, a cosa si va incontro? La pulizia della scena, il commiato drastico che suscita, il dover accettare di aver perso una potente alleata ed una preziosa amica, tutto questo viene venduto per una briciola del multiverso.
Sarebbe molto bello poter capire con certezza cosa accade nel finale di Final Fantasy 7 Rebirth, visto che sono giunto al punto, come altri, da non poter nemmeno comprendere se sia sensato usare la parola “morte” per descrivere quanto avviene. Perché si è cercato di tenere non due, ma tre piedi in una scarpa.
Aerith è morta, ma anche no. Lo è, ma non in questa realtà. In questa realtà è morta, ma se crea un’altra. Ne esiste una dove vive, ma qui è morta. Quindi è morta, ma è viva. Viva perché conforta Cloud, ma Cloud la vede morta. E quindi se lui la vede morta, è rimasta in vita.
Ma quindi Aerith è morta, o no? Il finale ha rovinato quella pulizia, quella drammaticità, quella schiettezza e finezza con la quale si diceva addio ad Aerith. Il finale di Rebirth pone Aerith in una sorta di stato quantico, ma nel peggior modo possibile, utilizzando quell’abusato e pigro concetto del multiverso e del vita in un’altra dimensione.
Quando Cloud deflette la lama di Sephiroth, Aerith è rimasta viva in un nuovo universo. E Cloud la vede morta nel suo, perché in questo universo è rimasta morta e non ha potuto evitarlo. Si è cercato insomma, di far coincidere la morte e la salvezza di Aerith nello stesso momento.
E che soluzione è questa, se non la più classica delle soluzioni dove si vuole uccidere qualcuno e magari lo si fa presumere per pochi secondi per poi fare marcia indietro, o si conferma che tale persona a noi cara “vivrà” sempre affianco a noi?
Prendere una posizione con la vita di Aerith, negandola o concedendola, era un punto chiave del progetto Remake. Il Capitolo 18 di Final Fantasy 7 Remake ha esattamente tale fine, aprire la possibilità di cambiare gli eventi accaduti in passato, di creare insomma delle premesse conducenti ad una nuova storia, mai narrata prima.
Ed è stato fatto, nel finale di Rebirth ma il cambiamento viene inserito, per essere tolto. Si crea incoerenza. Le premesse stabilite dal capitolo precedente vengono attuate sino in fondo con il gesto di Cloud, ma le si annulla concedendogli soltanto un significato “spirituale”, che si limiti a “donare” la vita ad Aerith in un altro universo.
Quindi Aerith è sopravvissuta, Cloud è riuscito a salvarla, ma a noi non cambia nulla. Il concetto di multiverso le dona la vita e la morte, e Sephiroth non attendeva altro che il realizzarsi di questo “cambiamento”, per poter iniziare il suo dominio del multiverso. Dove abbiamo già sentito queste premesse, nell’intrattenimento recente?
Il problema principale di questo finale è la non scelta. A parte tutto quello che accade dopo la “morte” di Aerith, così “morta” che la vediamo combattere al nostro fianco poco dopo, quel momento cruciale della trama di FF7 è divenuto l’emblema del voler accontentare chiunque, e del prendere una decisione che non abbia alcuna conseguenza.
Non scegliamo se Aerith è morta o viva in questa storia, accontentiamo sia chi la vuole morta e dunque non vuole vedere cambiamenti dall’opera originale, e accontentiamo chi la vuole viva, così non si può dire che il progetto Remake sia stato inutile. Questo genere di approccio non ha alcuna serietà nel rispettare alcun tema della scena originale.
Due parole conclusive e la scelta di disinteressarsi
La prima volta che ho visionato quel finale, mi sono davvero sentito deluso. Ero pronto ad accettare la morte di Aerith ancora una volta, ma vederla trattata in questo modo mi ha fatto sorgere una domanda su questi sequel: “ma avendo a disposizione la possibilità di rivisitare quanto fatto in passato, perché si sceglie questa strada?”
Ho spesso sentito dire che quanto creato tramite Remake e Rebirth troverà “un senso” nel capitolo conclusivo, ma questo, ammesso sia vero, non credo risolva alcuno dei miei problemi con questo progetto. Di Final Fantasy 7 questa rivisitazione ha poco, se non assolutamente nulla, dei temi del titolo.
Ogni tema maturo di FF7, quali bioetica, politica, ambientalismo, terrorismo e via dicendo è stato “eliminato” o particolarmente edulcorato. La presentazione cruda e nuda di questi concetti in Final Fantasy 7 è quanto più apprezzo dell’opera, ma nei sequel si da molto più spazio al lato action e ben poco a tali questioni.
Un eventuale sequel conclusivo a mio dire non farà altro che creare una chiusura “cartoonesca” per la storia portata avanti sinora, con un ennesimo megaiperultra scontro multiversale che metterà fine alla minaccia di Sephiroth (o peggio), e metterà un punto di chiusura alle vicende sicuramente meno sentito e importante del finale dell’originale.
Non credo mi sia rimasta alcuna scintilla di interesse per Final Fantasy 7 Remake, Rebirth o il sequel che arriverà fra diversi anni. Questo progetto ha sicuramente dato vita ad alcuni dei migliori JRPG di quest’epoca, come evidenzia la nostra recensione, ad un costo troppo alto secondo me, visto che si è banalizzata la trama di Final Fantasy 7.
Questo discorso si può riassumere con: “Final Fantasy 7 originale è un fantastico titolo, Remake e Rebirth riescono ad essere almeno interessanti?”; la risposta per me è no. Si tratta di titoli che se uscissero come progetto “nuovi” senza essere il remake di nulla, forse giocherei solo per il gameplay e per come viene “innovato” il sistema a turni.
Ho finito tanti titoli dalla trama non particolarmente brillante, ma questi sequel hanno un peso, portano un nome molto importante, e non mi hanno condotto all’esperienza che presupponevo veicolassero. Final Fantasy 7 non credo sarà mai riproducibile o migliorabile tramite i Remake, ed è triste notare come avendo questa occasione, si sia preferita una strada sin troppo semplice.