Eorzea Our Fantasy: Top of the Bosses
Senza ulteriore introduzione, in questo episodio di Eorzea Our Fantasy, vi racconteremo dei più grandi nemici che abbian minacciato il destino dei Warrior of Light
Per un giocatore di Final Fantasy XIV, i boss di Eorzea rappresentano molto probabilmente i ricordi più cari del tempo passato a Eorzea. Per come è strutturato il titolo di Naoki Yoshida, le battaglie “Trial” o “Raid” funzionano da climax all’interno sia del percorso narrativo, che all’interno del gameplay stesso di Final Fantasy XIV. Vista la cura e originalità di tanti di questi scontri, è stato difficile per noi scegliere i 5 migliori boss del gioco, tuttavia ci sono alcuni scontri che, in un modo o nell’altro, han segnato il nostro percorso a Eorzea.
Per stilare questa classifica, prenderemo in considerazione le versioni “Extreme” o “Savage” dei boss per quanto riguarda le meccaniche di gameplay, ma risalteremo comunque il valore che la versione “normal” o “hard” del boss ha avuto all’interno della narrazione del gioco. Questo perché durante la main scenario dell’avventura a Eorzea affronteremo i boss in modalità “standard”, per poi poter affrontare una versione molto più complessa (e divertente) della battaglia una volta raggiunti certi obbiettivi.
Inoltre sarà tenuta in considerazione anche la coreografia della battaglia, come sono presentati gli attacchi e la ost che li accompagna, dato che questi scontri son spesso costruiti con un’unione perfetta di musica ed effetti visivi. Saranno considerati tutti i boss presenti nel gioco, che facciano parte della main scenario, o che siano meno importanti nel destino di Eorzea.
5. OMEGA M/F – OMEGA WEAPON
Ultimo raid savage aggiunto in gioco a ora, finale della quest line “Omegascape”, lo scontro finale con Omega è sicuramente uno degli scontri più memorabili del gioco. Dopo aver studiato le creature più potenti del multiverso Final Fantasy, e avendole fatte scontrare in una specie di “torneo”, Omega si palesa dinnanzi ai Warrior of Light. Il percorso che ha portato a questo scontro ha visto i giocatori affrontare avversari terribili, tra cui alcune vecchie conoscenze quali Kefka e Exdeath. Ma i Warrior of Light, accompagnati dal chocobo Boko e dagli alleati Cid e Nero, hanno superato ogni ostacolo, sconfitto ogni nemico sulla loro strada, arrivando al fondo dell’OmegaScape. Qui affronteranno ciò che Omega trasformata in ciò che ritiene essere il più forte essere dell’universo, il Warrior of Light.
L’aspetto del boss è una chicca non da poco, si tratta infatti dell’originale design del Warrior of Light di Yoshitaka Amano, presente sulla copertina del primo Final Fantasy XIV. A esse si affianca un secondo design, femminile, per rappresentare entrambi i sessi degli avventurieri. Il boss è meccanicamente molto divertente, e abbastanza difficile sin dalla difficoltà standard. Nella prima fase si affrontano, uno alla volta, le due forme di Omega, chiamate Omega M e Omega F, che avranno dei moveset simili ma opposti. Dove Omega M danneggia con un AOE a cerchio intorno a se, Omega F spinge gli avversari fuori dall’arena se troppo distanti, ove Omega M colpisce l’intera arena lasciando solamente il centro sicuro, Omega F colpisce con un AOE il centro dell’arena e così via. Al cambio fase, i due cominciano a usare esplicitamente le skill dei giocatori. Omega M userà la skill finale del Paladin per proteggere Omega F che si preparerà a castare Meteor. Nella seconda fase si affronteranno entrambi i nemici, che cominceranno a utilizzare tutti i “Limit Break” delle varie classi DPS.
A sottolineare come Omega stia “copiando” il Warrior of Light, il suo tema di battaglia consiste in un ri-arrangiamento di “The Maker Ruin” e “Torn Away From the Heavens”, due dei più famosi temi di battaglia della patch 2.0. La battaglia è ambientata in un’arena eterea, al di fuori del reame di Eorzea, che cambia dinamicamente in base agli attacchi di Omega. Omega M/F è l’esempio migliore di lettera d’amore al titolo, in una battaglia incorpora tutto ciò che Final Fantasy XIV ha da offrire, e con la versione Savage va oltre, offrendo anche una terza fase in cui si combatterà Omega Weapon, con arena, ost e mosse esclusive. Se questo boss non è più in alto in classifica, è perchè purtroppo narrativamente l’Omegascape non è stato particolarmente emozionante, quindi al di fuori della meravigliosa battaglia, il boss perde un po’ di mordente.
4. Bahamut Prime
Come abbiamo detto nel primo episodio di Eorzea, our Fantasy, Bahamut ha un significato speciale per i giocatori di Final Fantasy XIV. La fine della sciagurata patch 1.0, e la rinascita del titolo, portano il nome del re dei draghi; quindi lo scontro con questo nemico, all’interno dell’ultimo raid di A Realm Reborn, che racconta le vicende che han portato alla fine e rinascita di Eorzea, non poteva toppare.
Lo scontro con Bahamut Prime partiva con tutte le migliori premesse, era il finale di un raid narrativamente fenomenale, che a distanza di 5 anni ancora risalta come uno dei migliori climax del gioco, ed era la resa dei conti per tagliare i ponti con il passato di Eorzea. Entrando nella battaglia, si possono subito sentire delle parole familiari, che caratterizzano la tragedia che Eorzea ha vissuto in passato.
L’ironia del testo di Answers, è che nonostante non fosse stato composto per rappresentare la calamità di Bahamut, le sue parole erano perfette per quell’evento. Yoshida ha utilizzato alla perfezione questa canzone nel costruire il video “End of an Era”… ma nello scontro con Bahamut Prime, si supera. Ora i Warrior of Light sono pronti ad affrontare la tragedia, quel muro insormontabile che ha distrutto il loro mondo, e il testo della canzone cambia totalmente di significato.
I close my eyes, tell us why must we suffer
Release your hands, for your will drags us under
My legs grow tired, tell us where must we wander
How can we carry on if redemption’s beyond us?
Ora non è una descrizione dello stato d’animo dei personaggi, ma un monito a ciò che han dovuto superare, Bahamut, come Answers, è un ricordo della grande calamità, ma stavolta il destino è in mano ai giocatori. Ovviamente, con queste premesse, è inutile sottolineare come questa battaglia sia tra le più emotivamente struggenti non solo di Final Fantasy XIV, ma del panorama videoludico generale. La magnifica colonna sonora, cambia assieme alle fasi del nemico, e tocca il proprio climax assieme al cast del attacco che polverizzò Eorzea: Teraflare
Witness (Feel) Suffer (Think) Borrow (Teach) Reason
(Hear) Follow (Feel) Stumble (Think) Wander (Teach) Listen
(Blink) Whisper (Blink) Shoulder (Blink) Ponder (Blink) Weather
(Hear) Answer (Look) Answer (Think) Answer together
A livello di meccaniche, Bahamut è, e rimane, uno dei boss più difficili e punitivi del gioco. Purtroppo lo troviamo anche troppo punitivo, specie nella sua versione normal, che impedisce a troppi giocatori di poter affrontare uno dei migliori nemici del gioco e di vivere il miglior raid presente a ora. Probabilmente la stessa Square Enix si è accorta di questo limite della battaglia, difatti dal raid successivo è stato pensato un metodo migliore per bilanciare gli scontri, e permettere a tutti di viverli al meglio.
3 Shinryu
Uno dei punti di forza della narrativa di Stormblood è il suo villain: Zenos. Un principe imperiale spietato e potentissimo, in grado di battere più volte i Warrior of Light durante il corso della guerra di liberazione di Ala Mhigo. Durante l’intera espansione, pensavamo il boss finale sarebbe stato proprio Zenos… tuttavia il principe aveva un’asso nella manica. Dopo aver sconfitto il potente guerriero nel corso del dungeon finale dell’espansione, i Warrior of Light dovranno affrontare il suo asso nella manica, Shinryu. Il terribile drago era stato evocato per distruggere l’impero, allo stesso modo in cui Bahamut aveva distrutto Eorzea.
Fermare il drago ha richiesto l’impiego di un’arma “ammazza-dei”, creata dall’antico popolo Allagan, e la vita di uno dei compagni principali del Warrior of Light Papalymo. Tuttavia, al termine dello scontro, Shinryu è andato disperso, sebbene fosse presunta la sua morte in seguito all’esplosione di Omega (che poi verrà approfondita nel raid Omegascape di cui abbiamo già parlato). Zenos ha catturato Shinryu, intendendo usare il suo potere contro l’alleanza di Eorzea; e così, si procede verso la battaglie della Royal Menagerie, che deciderà il destino dello stato di Ala Mhigo.
Il più grande punto di forza della battaglia di Shinryu, è il suo essere incredibilmente varia e divertente. Il drago ha a sua disposizione tantissime mosse, che già a modalità normale presentano un muro non da poco per un giocatore non abituato ai trial di difficoltà “extreme”. Sconfiggere Shinryu è stato per molti il primo passo verso l’interesse alle difficoltà maggiori di Final Fantasy XIV. Questo grazie non solo alla sua difficoltà e varietà, ma anche a un game design magnifico dietro alla battaglia. Le mosse di Shinryu sono prese da altri primal già affrontati, il che ti porta già ad avere un’idea di cosa potrebbe fare, anche se il comportamento cambia sempre almeno leggermente, e il tempo di cast è abbastanza lento da permetterti di prendere contromisure senza già conoscere la battaglia. Per quanto ci riguarda, Shinryu rappresenta, come design di battaglia, il boss finale perfetto per la modalità standard.
Per quanto riguarda invece la sua versione Extreme, si tratta di una battaglia che amplia quanto visto nel normal. Integra tante nuove meccaniche, molte delle quali uniche e memorabili (come l’utilizzare il corpo di Shinryu come ponte tra le varie arene di gioco, evitando i laser che escono dalle sue ali. Tra gli extreme di Stormblood spicca per essere sia il più difficile, che il più divertente, senza però risultare troppo punitivo. L’epicità della battaglia è anche fortemente aiutata dalla colonna sonora “The Worm Tail”, una delle migliori traccie presenti nel gioco, in grado di far salire a mille l’adrenalina durante quello che è uno dei migliori boss che abbia affrontato in recente memoria.
2. Thordan
Thordan è un caso molto particolare in questa classifica. Si trova al secondo posto, ma a livello narrativo non ha la potenza emotiva di Bahamut o Shinryu. né le chicche da amante del gioco di Omega M/F. Come mai quindi, una posizione tanto alta? Beh, semplicemente, Thordan è il miglior boss extreme del gioco, a livello di gameplay. In una battaglia da circa 10 minuti, il caro capo degli heavensward non ripeterà una sola meccanica, ma continuerà a sorprendere il giocatore, mettendolo alla prova con una varietà di meccaniche unica per questo boss.
A livello standard, il boss è in realtà piuttosto deludente, molto debole, per quanto veramente bello esteticamente. Narrativamente si tratta di uno scontro che poteva essere gestito meglio, difatti, pur essendo il boss finale della miglior espansione di Final Fantasy XIV, Thordan è posto come un nemico intermedio di una storia più lunga, che si concluderà nella patch 3.3 “Revenge of the Horde”.
Tuttavia, la versione extreme di Thordan rimedia ampiamente ai difetti della sua versione normal, rappresentando il picco a livello di gameplay dell’intero titolo. Ad alzare ulteriormente la qualità dello scontro, ci sono l’ispirazione estetica e musicale della battaglia. L’arena cambia diverse volte, assieme alle mosse di Thordan e dei suoi cavalieri, donando alcuni degli scorci più belli del titolo. Per quanto riguarda la ost invece, Masayoshi Soken ha composto una delle sue migliori perle per questa battaglia, “Heroes”. Per i fan di Final Fantasy VII, c’è anche una chicca nel design degli Heavensward, difatti durante lo scontro con Thordan si scopre come questi siano, in realtà, i Knights of the Rounds, summon definitiva del settimo capitolo.
1. Nidhogg
Il primo posto di Nidhogg in questa classifica lo si può spiegare prendendo un’elemento da ognuna delle precedenti posizioni.
Children of the land do you hear,
Echoes of truths that once rang clear?
Two souls intertwined
One true love they did find
Bringing land and heavens near
Lo scontro con il drago vendicativo, che ha portato avanti la guerra dei mille anni, assieme agli Heavensward, rappresenta l’assoluto picco emotivo di Final Fantasy XIV, superando anche i Binding coil of Bahamut. Nidhogg è un nemico formidabile, guidato dall’odio per gli Ishgardiani, che hanno infranto la promessa di pace eterna fatta da Shiva e il fratello di Nidhogg Hrasvelgr, portando anche quest’ultimo a dover uccidere la propria amata. Una storia iniziata come un’amore vero, in grado di portare due dimensioni separate a una pace impossibile, si è tramutata in quella di un massacro.
But flames that burned full bright, soon fell dark
Memories dimmed by shadowed hearts
In the waxing gloom, did wane the lovers’ moon
Watching as their worlds drift apart
L’oscurità nel cuore degli Ishgardiani ha cominciato il massacro, e il dolore di Nidhogg e Hrasvelgr lo ha continuato. La sete di potere degli Heavensward ha distrutto il mondo formato da Hrasvelgr, rubato gli occhi a Nidhogg e dato inizio al ciclo di dolore che porterà entrambe le fazioni a una guerra infinita…solamente che a Ishgard nessuno conosce più nemmeno il motivo del conflitto, essendo gli umani esseri dalla corta vita, rispetto ai millenari draghi. I warrior of Light han combattuto, con assieme alla guerriera che porta il desiderio di Shiva, per concludere la guerra e sconfiggere gli Heavensward.
Ma questo non è bastato per Nidhogg. Il suo cuore è ormai corrotto da un giusto odio, che però non riesce a superare. Quindi dopo la fine degli Heavensward, dopo la pace di Ishgard con Hrasvelgr, Nidhogg porta un’ultimo assalto alla capitale, affrontando e sconfiggendo persino suo fratello il quale, in un’ultimo segno di speranza per quel mondo che aveva creato con la sua amata Shiva, dona i suoi occhi ai Warrior of Light, così che posano usarne il potere contro Nidhogg e finire questo massacro.
One soul’s cry, A passion dwelling within
Sacrifice, A final plea to her kin
Yet this bond of hope, by treachery was broke
Scattering her words to the windSwelling over long,
Seas of blood, are a song
And death an afterthought
To those who fight for naught
A throne lying empty
A pain incomplete
Alone, for eternity
A pain…
Così finisce la questline di Heavensward. Con il drago che muore, il Warrior of Light che riesce a salvare il proprio compagno Estinien, che come Nidhogg era stato consumato dall’odio creato da questa guerra, fino a diventare parte del nuovo corpo del drago… ma con un sapore amaro. La guerra non è finita con la pace per cui avevano combattuto, la guerra è finita perché sono morti tutti coloro che ne rappresentavano i valori distorti. Così come è iniziata, la storia della guerra millenaria, finisce con un massacro.
Lo scontro, chiamato “Final Steps of Faith”, rappresenta la forza e la libertà narrativa che Final Fantasy XIV ha potuto prendersi, passando da una banale storia di avventurieri in un nuovo continente, nella 1.0, fino a poter essere un’opera in grado di trattare con una brutale verosimile le emozioni degli abitanti di Eorzea, rendendo tutti i giocatori partecipi della vita di questo mondo